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INTERVISTA A LUCIANO ABIS
13/04/2013 - 23.11.42
Il sardo riepiloga la carriera prima dell’appuntamento tricoloredi Giuseppe Giallara E' arrivato il momento per Luciano “Bazooka” Abis (33-3-1, 15 ko) di affrontare una nuova tappa della sua carriera, un match che il prossimo 3 maggio, sul ring di Alghero, lo vedrà incrociare i guantoni con il salernitano di stanza a Milano [Gianluca Frezza] (19-2-2, 7 ko) con in palio il titolo tricolore dei pesi welter. Sarà questo fight il clou della riunione organizzata dalla Promosport Sardegna di Tonino Puddu in collaborazione con la OPI 2000 di Salvatore Cherchi. Tanto il detentore che lo sfidante cagliaritano hanno 33 anni e ancora frecce nella faretra.
![]() Per il detentore Gianluca Frezza, meno incontri all'attivo ma una carriera sin qui nobilitata dalla conquista del titolo di campione d'Italia avvenuta il 2 dicembre del 2011 ai danni di Giuseppe Langella (sq. 10). Il 9 settembre del 2012 il boxeur milanese d'adozione ha difeso il titolo battendo ai punti Italo Brussolo e si è ripetuto il 7 dicembre successivo respingendo l'assalto di Antonio Moscatiello. La terza difesa della corona Frezza la sosterrà contro Luciano Abis (che nell'occasione disputerà il suo dodicesimo fight con un titolo in palio) e non sarà una pratica facile da sbrigare. Almeno sulla carta. Poi sarà il ring a dare il suo responso, come sempre inappellabile.
Nell'attesa, il “Bazooka” isolano è tranquillo e consapevole del compito che lo attende. Si sta preparando puntigliosamente come sempre e ha piena fiducia nei propri mezzi. “Sono molto motivato – fa presente – perché per me questa è un'occasione importante di riscatto dopo la sconfitta contro Jackiewicz, una buona chance che in caso di vittoria mi consentirà di riprendere a puntare nuovamente in alto. Ho sempre considerato assai prestigioso il titolo italiano, e ho aspirato a più riprese a battermi per cercare di conquistarlo. Mi è stato concesso di farlo una volta sola, contro Leonard Bundu; non ho vinto, ma non ho neppure perso visto il verdetto di pari tecnico per ferita. Adesso ci riproverò contro Frezza, che conosco per averlo visto combattere e che ritengo alla mia portata, pur con tutto il rispetto che nutro nei suoi confronti. Non voglio addentrarmi a parlare di tattiche perché ritengo che non serva a niente; capirò sul ring in quale modo mi converrà comportarmi. L'importante è l'allenamento, la preparazione scrupolosa per sostenere il combattimento, e sotto questo profilo sono un professionista serio che cura tutti i dettagli. Come sempre, mi sto preparato nell'Accademia pugilistica “Franco Loi” con i miei maestri Marco Scano e Fabrizio Cappai che è anche mio zio”.
Quale bilancio stilerebbe della sua carriera dall'esordio a oggi?
Direi che la mia carriera sin qui è stata piena, ho combattuto un po' dovunque, anche all'estero, e non sto arrivando al titolo italiano da novellino ma da boxeur che ha una storia alle spalle. Ho 37 match all'attivo e un'età, 33 anni, che oggi non è sinonimo di “anzianità” nella boxe, come confermano i tanti pugili di valore europeo e mondiale che hanno anche più anni di me. Per quanto mi riguarda, sono ancora integro e ritengo di poter fare ancora tanto con l'aiuto di allenamenti mirati e di una vita sana.
Come si può portare avanti e poi concludere degnamente la sua carriera?
Potrei dire vincendo il titolo italiano e poi riprovando per l'europeo. Tuttavia, sono abituato a fare un passo alla volta, anche per una questione scaramantica. Oggi mi si presenta la possibilità di conquistare il titolo italiano. Spero di riuscirci, ma mi fermo qui; al resto, se tutto andrà bene, penseremo dopo.
Non ha un sogno nel cassetto?
Lo abbiamo tutti, credo. Il mio è comune a quello di tanti altri pugili: mi piacerebbe salire un giorno sul ring per battermi per il titolo mondiale a prescindere da quello che potrebbe essere il risultato. Sarebbe un grande traguardo, il coronamento di una carriera nel corso della quale mi sarei battuto per tutti i titoli importanti. Ho combattuto per il titolo italiano e per quello europeo, mi manca solo il mondiale. Ovviamente, lo abbiamo premesso, si tratta solo di un sogno, anche se nella vita non si può mai dire, e a sognare non si fa peccato.
Ha dei rimpianti?
Si, uno: essere andato in Polonia e non essere riuscito a mettere a segno il montante sinistro su Jackiewicz dopo averlo scosso con un gancio destro alla seconda ripresa. Purtroppo avevo il gomito destro infortunato e ciò mi ha costretto a combattere praticamente con un braccio solo. Pazienza, vuol dire che doveva andare così.
Cosa non rifarebbe se potesse ritornare indietro?
Rifarei tutto. Ogni momento della vita ha un suo fascino, un suo significato. Sono nel pugilato sin da quando ero bambino, ho vinto titoli, medaglie, ricevuto applausi. Ho anche perduto dei match, ma ci sta pure quello, nel pugilato si vince e si perde. Diciamo che sono soddisfatto delle cose che ho fatto. Questo, tuttavia, non significa che mi senta appagato, anzi ho più fame di vittorie di prima e cercherò pertanto di togliermi altre soddisfazioni.
Cosa le ha dato il pugilato e che cosa, eventualmente, le ha tolto?
Partiamo dalla fine: non mi ha tolto nulla. Cosa mi ha dato? Tutto. Sono cresciuto nell'ambiente del pugilato dove ho imparato tante cose e mi sono forgiato. Tutto quello che sono oggi lo devo alla boxe, intorno alla quale la mia vita continua a ruotare. E' uno sport che consiglierei a tutti i ragazzini perché è ricco di insegnamenti non solo sportivi ma anche di vita.
Un saluto ai suoi fan?
Più che volentieri. Li abbraccio tutti e chiedo loro di venire a vedere il match e a sostenermi come sempre. Sono convinto che non li deluderò e che vedranno in azione un Luciano Abis che ce la metterà tutta per vincere e per diventare finalmente campione italiano.
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