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PRIMO MAGGIO, RIFLESSIONI DI UN DIRIGENTE REGIONALE

01/05/2013 - 11.07.28

 

 

1° MAGGIO: Auguri a tutti i “lavoratori del pugilato” ma giù le mani dai ragazzi!

          La festa del primo maggio è un’occasione ghiotta per salutare i lavoratori e, nella fattispecie a coloro che operano (e quindi “lavorano”) nel mondo del pugilato: dirigenti, tecnici, arbitri, staff medico, genitori e soprattutto gli atleti. Sì, in particolare gli atleti, perché non esiste pugilato senza la presenza di questi indiscussi protagonisti pronti ad incrociare i guantoni sul ring. Ovviamente nella formazione dei ragazzi, necessariamente deve essere presente un’organizzazione e quindi una struttura a supporto proprio degli atleti e, a fungere da “chiave di volta”, è appunto il tecnico: una figura che molto spesso si trasforma in un valido collaboratore (o in questo caso “lavoratore”) di tante famiglie che decidono di affidare la costruzione etica, prim’ancora che quella sportiva, dei loro figli.
 
          E proprio per il personale apprezzamento verso questa figura (quella appunto del tecnico) che mi spinge a dedicare una riflessione maturata dopo pochi mesi vissuti nel ruolo di vicepresidente del Comitato Regionale FPI Puglia-Basilicata: “I ragazzi prima di tutto”. Non è uno slogan elettorale ma è un richiamo, da chi, in punta di piedi, è entrato nel mondo del pugilato senza alcun interesse economico ma solo perché attratto da questa disciplina; quindi posso osservare determinate cose, anche senza possedere una decennale esperienza in merito; al contempo peraltro, ho notato che spesso, chi non appartiene alla storia della boxe può osservare determinate dinamiche con occhi diversi e soprattutto distaccati. Quindi, torno a ribadire che “i ragazzi devono essere anteposti a qualsiasi vicenda, frutto di vicissitudini personali e quindi non collegata all’etica sportiva”. Purtroppo ho potuto assistere a delle discussioni poco edificanti a tal riguardo: non è assolutamente ammissibile non far partecipare un proprio pugile ad una manifestazione (anche a carattere nazionale) perché ospitata da una società “sgradita”. Ma la domanda è un’altra: Come giustificate ai vostri ragazzi la mancata partecipazione ad un determinato evento? E qual è la colpa di questi ragazzi il cui intento è solo quello di confrontarsi amichevolmente (e agonisticamente) al cospetto dell’avversario? Qualcuno mi potrà dire: “Cosa ne sai tu! Io sono da trent’anni che opero nel pugilato!”. Di certo potrei rispondere: Rispetto la tua cultura pugilistica ma nel tuo operato c’è qualcosa che andrebbe rivista; ma soltanto per il bene dei ragazzi, non per altro.
 
          Circa un anno fa, il Comitato FPI Puglia-Basilicata, ha voluto organizzare la prima edizione del torneo Appulo-Lucano; per farla breve, quella manifestazione è stata praticamente un’occasione propedeutica per riunire le varie correnti di pensiero sparse nel territorio di competenza; e proprio in quella occasione c’è stato qualche tecnico (come Antonio Portoghese e Francesco Stifani, giusto per fare i nomi) che nel giustificare questa specie di riappacificazione generale, ha avuto l’onesta culturale, sportiva ed etica di ammettere che la colpa di determinati rapporti incrinati era da addebitare un po’ tutti e che era giunto il momento di chiudersi la bocca e pensare solo a lavorare per il bene dei ragazzi. Questo per dire che come il pugile deve rialzarsi dopo un atterramento, così anche un tecnico (a prescindere dalla sua storia) deve ammettere i propri sbagli e chiedere scusa, non alla Federazione ma solo e soltanto ai propri ragazzi e alle rispettive famiglie.
 
          Scusate questa riflessione ma pensavo che questo genere di malcostume fosse isolato, mentre invece ho notato purtroppo che i casi registrati non sono poi così sporadici.
 
          A questo punto mi domando: Perché continuiamo a puntare il dito d’accusa sulla Federazione, sul sistema arbitrale, sullo staff sanitario e non parliamo anche di chi obbliga i suoi atleti a non farli salire sul ring per fare un “dispetto” a chissà chi?
 
          Accettiamo la sana competizione tra società (che stimola sempre a migliorarsi) ma non varchiamo la soglia della correttezza etica e sportiva.
 
          Infine, ancora un augurio a tutti i lavoratori (specialmente a chi ancora è alla ricerca di un’occupazione) e un grosso saluto a tutti i pugili.
 
Sandro TURCO
Vicepresidente del CR FPI Puglia-Basilicata