SPORT & NOTE

02-ECHI DEL PASSATO

10-UN GIORNO COME OGGI, OTTOBRE

07/04/2016 - 08:30:09

 

 

IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIO

di Primiano Michele Schiavone

 
1 ottobre
 
L'ultimo successo di Paciullo
Il campione italiano numero 15 dei pesi superpiuma, categoria istituita nel 1970, fu Lorenzo Paciullo che l’1 ottobre 1982 a Palermo effettuò l’ultima difesa vittoriosa della sua cintura, contro il sardo Franco Siddu. Il campione brindisino superò per la seconda volta il cagliaritano con verdetto ai punti deciso dopo 12 riprese. Il pugliese passò tra i professionisti nel 1977 e dopo una serie di risultati più negativi che positivi, imbroccò una buona stagione nel 1980 con una serie di successi che gli diedero la fiducia necessaria per guardare in alto. Nel 1981 migliorò il suo rendimento e in dicembre conquistò il titolo nazionale superpiuma a Loano, in provincia di Savona, a spese del campano Alfredo Raininger, fermato nel quinto tempo a causa di una ferita. In precedenza i due si erano affrontati a Napoli sulle 8 riprese ed il risultato andò al pugile locale. Nel 1982 si adoperò per cinque difese: in marzo superò a Sorrento, in provincia di Napoli, il cagliaritano Franco Siddu per intervento medico nell’ottava frazione; in maggio a Gioia Tauro, nel territorio di Reggio Calabria, il verdetto di vittoria ai punti venne in seguito dichiarato no-contest per errore tecnico arbitrale; in agosto, nella sua Brindisi, respinse in quattro riprese il casertano Luigi De Rosa, ferito, con il quale aveva pareggiato a Napoli all’inizio del precedente anno; dopo il successo ai punti contro Siddu arrivò la sconfitta da Raininger, in dicembre ad Amalfi, in provincia di Salerno, che gli costò la cintura alla fine delle 12 riprese. L’anno seguente provò a destituire dal trono italiano dei pesi leggeri Sebastiano Sotgia, ma reciproche ferite fermarono il match nel secondo tempo per il verdetto di no-contest. Paciullo salì sul ring l’ultima volta nel giugno 1984, chiudendo l’esperienza agonistica dopo 31 confronti: 17-10-2-2 NC. (pubblicato l'1 ottobre 2016)
 
2 ottobre
 
Mazzola, due titoli italiani
Il potentino Rocco Mazzola fu uno dei pochi pugili che divenne campione italiano dei mediomassimi e massimi. Nel periodo in cui detenne la seconda cintura nazionale, il 2 ottobre 1961 la mise in gioco a Bologna contro il locale Franco Cavicchi, ex titolare europeo della categoria. Il campione lucano mantenne la fascia tricolore con il risultato di parità deciso dopo 12 riprese. Mazzola debuttò come professionista nel dicembre 1955, lasciando alle spalle l’esperienza dilettantistica nella quale trionfò agli assoluti dell’anno precedente a Grosseto, nella categoria dei mediomassimi. Nel luglio 1957 disputò il suo primo campionato italiano a torso nudo, affrontando a Roma il locale Alessandro D’Ottavio, al quale andò il verdetto ai punti ed il vacante titolo. Il mancino basilisco ottenne la rivincita in dicembre, a Milano, e superò il pugile capitolino con decisione in 12 tempi. Nel giugno seguente ci fu il terzo atto tra i due, con Mazzola vincitore nella quarta frazione nei confronti del ferito D’Ottavio, impossibilitato a proseguire. In settembre si fece sorprendere a Civitavecchia dal toscano Domenico Baccheschi, sconfitto due volte in precedenza, lasciandogli la cintura dopo 12 riprese. Nell’aprile 1959 Mazzola si cimentò nel campionato europeo mediomassimi affrontando a Dortmund, in Germania, il tedesco Erich Schoppner ma perse con verdetto in 15 tempi. Ritornò ad interessarsi del titolo italiano mediomassimi ed in giugno a Roma sfidò senza successo il campione Santo Amonti. Continuò a combattere con alterna fortuna e nel maggio 1961 a Padova tolse la cintura nazionale dei pesi massimi al locale Federico Friso con verdetto in 12 riprese. Dopo il risultato di parità con Cavicchi, nel dicembre 1961 a Torino sconfisse per la seconda volta Friso, mantenendo il titolo. Mazzola si esibì l’ultima volta nel marzo dell’anno seguente a Bologna, dove lasciò il titolo dei massimi al locale Cavicchi dopo 12 riprese, disputando il match numero 42: 28-10-4. (pubblicato il 2 ottobre 201
6)
 
3 ottobre
 
Carlos Hernandez, duraturo campione continentale
Uno degli spagnoli con il titolo di campione europeo di lunga durata fu Carlos Hernandez, che governò per tre anni, sommando complessivamente 12 sfide. Il 3 ottobre 1981, nel corso del secondo regno, mise in gioco la sua corona continentale dei pesi superpiuma nella città spagnola di Vigo, contro il locale Carlos Miguel Rodriguez, e la mantenne con un fuori combattimento dell’avversario nella nona ripresa. Hernandez abbandonò la canottiera nel novembre 1975 ed arrivò al suo appuntamento nazionale dei pesi superpiuma nel febbraio 1978 perdendo da Isidro Cabeza al sesto assalto. Nel marzo dell’anno successivo divenne il numero uno in Europa togliendo la cintura continentale superpiuma al bresciano Natale Vezzoli, ferito e fermato nella quarta frazione. Tre mesi dopo Hernandez consegnò la cintura europea al connazionale Rodolfo Sanchez che lo superò dopo 12 tempi. In dicembre si riprese la corona del vecchio continente dallo stesso Sanchez, con verdetto ai punti. Nel 1980 condusse tre difese vittoriose: in aprile a Nepi, in provincia di Viterbo, surclassò in sei riprese l’italiano Salvatore Liscapade; in settembre nella sua terra respinse ai punti il connazionale Ramon Garcia Marichal; in novembre tornò in Italia e bruciò l’aspirazione di Aristide Pizzo in 7 riprese a Marsala. L’anno successivo si presentò sul ring per cinque difese nelle quali riportò tre successi e due verdetti di parità. Infilò le vittorie a scapito del conterraneo Amalio Galan, del francese Alain Le Fol e del compatriota Carlos Miguel Rodriguez, mentre i risultati nulli li conseguì con gli altri spagnoli Jose Luis Vicho e Roberto Castanon. La sua epoca d’oro si chiuse a Londra nel marzo 1982, quando il britannico di origine ugandese Cornelius Boza Edwards lo spodestò nel quarto round. L’anno seguente conquistò la sua prima cintura nazionale dei pesi superpiuma che la difese con il risultato di parità prima di perderla. Nel dicembre 1984 vinse ancora una volta il titolo spagnolo superpiuma e lasciò la boxe nel marzo dell’anno seguente, dopo il fallito tentativo di riprendersi la cintura europea, quando perse ai punti dall’inglese Pat Cowdell a Birmingham. Compilò il palmares con 50 peleas: 36-9-5. (pubblicato il 3 ottobre 2016)
 
4 ottobre
 
Soprani sconfigge Lamagna
Il forlivese Sauro Soprani divenne il campione italiano dei pesi medi numero 33 la sera del 4 ottobre 1972, nella sua città, togliendo il titolo al napoletano Mario Lamagna con verdetto deciso al termine di 12 riprese. Soprani debuttò a torso nudo nel marzo 1964 ed impiegò ben otto anni per ottenere una sfida al campionato italiano, che seppe concretizzare contro un atleta esperto e duro da domare qual era il campano. Soprani mise in palio la sua cintura tricolore nel gennaio 1973, ancora nella sua Forlì, dove respinse sulla rotta delle 12 riprese le mire del marchigiano Nicola Menchi, con il quale aveva pareggiato due anni prima. La seconda difesa la dovette sostenere contro il laziale Elio Calcabrini, futuro campione europeo della categoria: in agosto a Modigliana, nella sua provincia di residenza, dovette cedere il risultato ed il primato nazionale per una ferita che lo fermò nel corso dell’ottavo tempo. Nel gennaio 1974 si ripresentò all’appuntamento tricolore a Padova, dove affrontò il locale Luciano Sarti per il vacante titolo, ma il verdetto gli fu contro dopo 12 riprese. In seguito quella decisione fa cambiata nel risultato di no-contest per la positività al doping da parte del suo avversario. Tornata vacante la cintura italiana, per Soprani fu facile riproporre l’aspirazione al titolo e nel settembre di quell’anno si trovò di fronte al laziale Domenico Tiberia, ancora nella sua Forlì, dove venne dichiarato sconfitto in 12 tempi. Nel maggio 1975 chiuse la carriera tra i suoi sostenitori che lo videro soccombere al padovano Luciano Sarti dopo 12 riprese, nel suo sesto confronto tricolore. Fu quello il suo incontro numero 54: 29-15-9-1 NC. (pubblicato il 4 ottobre 2016)
 
5 ottobre
 
Carmelo Bossi, campione come pochi
Il milanese Carmelo Bossi, nonostante l’eccellente medagliere dilettantistico, arrivò all’appuntamento tricolore alla fine del quinto anno professionistico, il 5 ottobre 1965 a Napoli, dove tolse la cintura italiana dei pesi welter al laziale Domenico Tiberia dopo 12 riprese. Il suo debutto a torso nudo avvenne nel marzo 1961, dopo aver messo sul carnet due medaglie d’argento, una ai campionati europei di Lucerna, in Svizzera, nel 1959, l’altra alle olimpiadi di Roma dell’anno seguente. Bossi sostenne la prima difesa del titolo nel gennaio 1967, nella località laziale di Aprilia, dove superò ancora ai punti il frusinate Tiberia. In maggio sfruttò la chance europea e sconfisse in 15 riprese il francese Jean Josselin a Sanremo, in provincia di Imperia. Tre mesi dopo tornò nella città dei fiori e mantenne la corona continentale contro l’inglese Johnny Cookie, respinto prima del limite nel dodicesimo tempo. Chiuse quell’anno con due trasferte a Johannesburg, Sudafrica, dove venne dato sconfitto, entrambe le volte sulla distanza delle 15 riprese, a favore del mancino locale Willie Ludick. Nel maggio 1968, a Roma, difese la cintura europea contro il transalpino Josselin, al quale l’aveva tolta 12 mesi prima, mantenendola dopo 15 frazioni. In agosto a Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine, un infortunio lo costrinse a cedere nel decimo round il primato europeo ad Edwin Mack, olandese originario delle Antille. Si ripresentò all’appuntamento europeo nell’aprile 1970 a Vienna, in Austria, ma il risultato ai punti fu favorevole al locale Johann Orsolics. Poco dopo gli venne offerta la chance mondiale ed in luglio si concretizzò a Monza, alle porte di Milano, la sfida al campione Freddie Little, dal quale era stato sconfitto per ferita nove mesi prima a Roma. La rivincita con lo statunitense andò nel migliore dei modi ed il milanese fu proclamato campione del mondo dei pesi medi jr dopo 15 riprese. L’anno seguente Bossi mantenne la cintura iridata a Madrid dove, in aprile, pareggiò con lo spagnolo Jose Hernandez, ma la lasciò sul ring di Tokyo in ottobre, quando fu superato dal giapponese Kocki Wajima con verdetto ai punti. Lasciò la boxe dopo 50 confronti: 39-8-3. (pubblicato il 5 ottobre 2016)
 
6 ottobre
 
Benes, uno degli ultimi jugoslavi
Uno dei pugili della Jugoslavia che ottennero risultati considerevoli nel vecchio continente fu Marijan Benes, un guardia destra che si esibì in Germania, Austria ed Olanda prima di combattere nella sua terra d’origine. Il 6 ottobre 1980 a Parigi mise in palio la sua cintura di campione europeo dei pesi superwelter contro il francese George Warusfel, riportando un rapido successo in cinque riprese per ferita dello sfidante. Lo slavo debuttò a torso nudo nell’agosto 1977 superando Clement Tshinza, dopo aver indossato tra i dilettanti la maglia della sua nazionale. Quindi si fece valere, tra gli altri, contro Pascal Zito ed Alain Ruocco. Nel secondo anno sottomise Pat Thomas, perse per ferita da Tiger Quaye, in seguito sconfitto due volte, ed ottenne vittorie nei confronti dell’ex campione iridato Elisha Obed e del due volte sfidante mondiale Everardo Costa Azevedo. Nel marzo 1979 combattette per la prima volta come professionista in Jugoslavia, a Banja Luka, dove divenne campione d’Europa dei pesi superwelter disponendo nel quarto tempo del francese Gilbert Cohen. Quell’anno mantenne la cintura europea in altrettante difese: in giugno debellò in otto assalti lo spagnolo Andoni Amana a Bilbao, nei Paesi Baschi; in novembre a Rotterdam eliminò nel terzo round l’olandese Adrie Huussen. Tra le due prove continentali Benes conobbe la seconda sconfitta, ancora per ferita, dal portoricano Sandy Torres. Aprì il 1980 con una difesa contro l’italiano Damiano Lassandro, con il quale pareggiò dopo 12 riprese combattute in febbraio a Pesaro. Quattro mesi dopo a Randers, in Danimarca affrontò il campione del mondo WBA medi jr Ayub Kalule, cedendo ai punti sulle 15 riprese. Chiuse quella stagione con un successo sul portoricano Torres che lo aveva battuto per ferita l’anno precedente. Nel marzo 1981 si ripresentò nella capitale francese, dove lasciò la cintura europea al campione transalpino Louis Acaries dopo 12 tempi. Benes tornò a competere per il campionato continentale nell’ottobre dell’anno successivo, sfidano il titolare Luigi Minchillo, dal quale perse ai punti dopo una feroce battaglia. Continuò a competere ancora per anno, poi abbandonò la palestra e ritornò a combattere un solo match nel 1991; ritiratosi ci ripensò nel 1997 quando disputò l’ultimo incontro, il numero 39: 32-6-1. (pubblicato il 6 ottobre 2016)
 
7 ottobre
 
Ziino, difesa italiana contro Campari
Il livornese di origine siciliana Pietro Ziino fece la sua prima difesa del titolo italiano dei pesi leggeri il 7 ottobre 1966 a Pavia, mettendo in gioco la sua cintura contro il locale Giordano Campari, già titolare nazionale dei pesi piuma e dei pesi leggeri. L’incontro finì all’ottava ripresa con il risultato di no-contest derivato da reciproche ferite dei due avversari che hanno imposto lo stop ad entrambi. Ziino debuttò a torso nudo nel giugno 1962 e disputò il suo primo campionato tricolore nel giugno 1966 a San Donà di Piave, in provincia di Venezia, con la sfida al campione Aldo Pravisani, che superò nel sesto tempo dopo che una ferita del friulano gli ostacolò il proseguimento nella difesa del titolo. Nel Santo Stefano pugilistico ravennate di quell’anno Ziino cedette il suo primato italiano allo sfidante locale Enrico Barlatti, con il quale aveva pareggiato sullo stesso ring nell'ottobre di due anni prima, assoggettato alla decisione di squalifica disposta dall’arbitro nella settima frazione. Dopo un 1967 ricco di soddisfazioni, Ziino provò a farsi largo in campo continentale, affrontando a Livorno nel febbraio 1968 l’ex coronato europeo della categoria, il francese Maurice Tavant, contro il quale non superò la nona ripresa. Nel dicembre seguente tornò ad interessarsi del campionato italiano posseduto da Bruno Melissano, ma un pari deciso sul ring di Pesaro gli negò la seconda fascia tricolore. Nell’aprile dell’anno successivo disputò la semifinale al titolo italiano con Italo Biscotti a Torino, perdendo la sfida nel corso dell’ottavo tempo. Lasciò la scena con il record di 34 incontri (21-6-6-1 NC), dopo l’insuccesso rimediato in giugno a Cagliari contro il locale Antonio Puddu. (pubblicato il 7 ottobre 2016)
 
8 ottobre
 
Carlo Frassinetti campione d'Italia
Il pugile laziale Carlo Frassinetti si trovò a competere per il vacante campionato italiano dei pesi superpiuma l’8 ottobre 1977 a Morbegno, in provincia di Sondrio, contro l’ex titolare Ugo Poli, residente in quel territorio lombardo fin dalla nascita. L’atleta di Pomezia, in provincia di Roma, conquistò la cintura quando il co-sfidante venne squalificato nell’ottava ripresa. Frassinetti restò in carica tre mesi giacché nel gennaio 1977 lasciò la fascia tricolore a Cinisello Balsamo, nell’hinterland milanese, nelle mani dello sfidante locale di origine pugliese Biagio Pierri, al termine di 12 riprese. Il laziale passò professionista nel febbraio 1971, a disposizione di tutti gli organizzatori italiani alla ricerca di un avversario capace di impegnare il proprio protetto di turno. Il suo spirito generoso lo portò a misurarsi ben presto con tutti i pugili prima serie che circolavano in Italia, percorrendo in lungo e largo la penisola. Dopo la perdita della cintura italiana continuò a viaggiare senza aspirazioni e lasciò la boxe dopo l’ennesimo insuccesso riportato nell’agosto 1981, con il record ricco di 47 combattimenti: 11-32-4. (pubblicato l'8 ottobre 2016)
 
9 ottobre
 
Maurice Tavant avversario di sette italiani
Tra le tante sfide continentali combattute tra italiani e francesi, quella tenuta il 9 ottobre 1965 a Lione, in Francia, tra il livornese Franco Brondi, allora campione europeo dei pesi leggeri in carica, ed il locale campione nazionale superleggeri Maurice Tavant, si concluse nella nona ripresa per la felicità dello sfidante. In precedenza Tavant aveva affrontato un solo italiano, il toscano Piero Brandi, dal quale aveva perduto ai punti sulla distanza delle 8 riprese nell’agosto 1963. Dopo il successo prima del limite riportato ai danni di Brondi, il francese affrontò un terzo italiano, il friulano Aldo Pravisani, con il quale disputò 15 riprese, nell’aprile 1966 a Lione, in difesa della cintura del vecchio continente. Il quarto italiano ad incrociare i guantoni con Tavares fu Bruno Melissano che a Pesaro, nel marzo 1967,  lo superò al termine delle 10 riprese; in aprile toccò al ravennate Giancarlo Medri raggiungere Lione ed essere fermato nel quinto tempo. Nel febbraio dell’anno seguente Pietro Ziino argomentò con il francese a Livorno, dove l’italiano dovette inchinarsi nella nona frazione. Il sesto italiano che incrociò la carriera di Tavant fu il torinese di origine foggiana Italo Biscotti, che disputò 10 riprese a Ginevra, Svizzera, concluse a favore del transalpino. Sulla stessa distanza, nel dicembre 1969 a Villeurbanne, comune limitrofo a Lione, il francese riscattò l’insuccesso con Bruno Melissano, aggiudicandosi il verdetto. Il guardia destra Tavant lasciò la corona europea dei pesi leggeri al danese Borge Krogh, nel novembre 1966 a Copenaghen, dopo averla difesa nel febbraio di quell’anno anche contro il tedesco Lothar Abend a Kiel, in Germania, per arresto del combattimento nella decima ripresa. Conquistò anche la vacante cintura francese dei pesi leggeri nel gennaio 1969, quando travolse Leonard Tavarez nella quindicesima tornata. Tavant chiuse con il pugilato dopo la sconfitta del novembre 1971 per mani di Roger Zami, futuro campione europeo, che conservò il titolo nazionale dei pesi superleggeri nella sesta frazione. Fu quello per lui l’incontro numero 71 (51.16.4) di una carriera professionistica iniziata nell’ottobre 1959. (pubblicato il 9 ottobre 2016
)
 
10 ottobre
 
Claudio Nitti campione d'Italia
Il tarantino Claudio Nitti tornò al successo dopo il fallito tentativo di conquistare la cintura italiana dei pesi superpiuma con una trasferta all’estero, il 10 ottobre 1986 a Ruesselsheim, in Germania, dove superò con verdetto ai punti in 6 riprese il tedesco Theo Hauser, campione nazionale in carica. Il guardia destra pugliese debuttò vittoriosamente come professionista, di fronte ai suoi concittadini, nel dicembre 1982. Superò i confini nazionali per la prima volta nel maggio 1984 quando si recò a Cannes, in Francia, e si aggiudicò il verdetto in 8 tempi a spese del francese di origine algerina Nourredine Hamdani. La terza missione straniera lo vide impegnato nell’ottobre 1987 a Copenaghen, nella capitale danese, dove sfidò il campione europeo dei pesi leggeri Gert Bo Jakobsen, contro il quale concluse la chance nel quarto round. Il quarto ingaggio estero lo portò nel febbraio 1990 in Svizzera, nella città di Ascona, nel Canton Ticino, per un confronto con il locale di origine tunisina Michelle (Hichem) Dahmani, perso ai punti dopo 10 riprese. Nitti divenne campione italiano dei pesi superpiuma al secondo tentativo, vincendo contro lo stesso pugile con il quale disputò la prima prova, il foggiano Salvatore Curcetti: perdette ai punti nell’agosto 1986; vinse per ferita dell’avversario nel maggio 1989 a Frosinone, per il vacante campionato. Nitti rimase in carica fino al novembre seguente, quando a Rozzano, nel comprensorio milanese, cedette la cintura tricolore al laziale Gianni Di Napoli al termine di 12 tempi. Il tarantino calcò il ring per l’ultima volta come pugile nel marzo 1990 e chiuse la carriera dopo 31 confronti: 22-7-2. In seguito riprese a calpestare la stuoia come arbitro di pugilato. (pubblicato il 10 ottobre 2016)
 
11 ottobre
 
Luigi Marini, due volte campione nazionale
Tra i pugili che hanno conquistato più di una volta il titolo italiano si trova il marchigiano Luigi Marini che l’11 ottobre 1984 a Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo, tolse la cintura nazionale dei pesi superwelter al trevigiano Ernesto Ros, fratello del più volte campione italiano dei pesi massimi Bepi. Il pugile di Sant’Elpidio al Mare, della provincia di Ascoli Piceno, si aggiudicò il confronto con il verdetto ai punti deciso al termine delle 12 riprese. Per l’occasione il marchigiano riportò il terzo successo ai punti nei confronti dell’avversario di Santa Maria di Piave, Treviso: sulle 8 riprese a Monturano nel dicembre 1980, sulla stessa distanza a Modena nel febbraio 1981. Il passaggio al professionismo di Marini avvenne in modo vittorioso nel dicembre 1976. Sconfitto dal ghanese Roy Gaba in un torneo a Reggio Emilia, infilò una serie di vittorie interrotte solo da Luigi Minchillo nel settembre di due anni dopo, seguita dall’insuccesso contro Alvaro Scarpelli, superato un anno prima. Tornato ai risultati positivi nel 1979, conobbe altre sconfitte da Vincenzo Ungaro e Sumbu Kalambay nella stagione successiva. Nel 1981 il marchigiano sommò altre vittorie che lo condussero al campionato italiano dei pesi superwelter, cosa che accadde nel gennaio 1982 a San Ginesio, in provincia di Macerata, e gli risultò favorevole dopo che il co-sfidante Vincenzo Ungaro venne squalificato nel corso dell’ottava ripresa. Marini perse la cintura italiana alla prima difesa, nel giugno di quell’anno a Boario Terme, nella provincia bresciana dello sfidante Vincenzo Ungaro, cedendogli ai punti sulle 12 riprese. Anche il secondo titolo venne ceduto da Marini alla prima difesa, avvenuta nel marzo 1985 a Bagheria, in provincia di Palermo, a favore del siciliano Giuseppe Leto, in seguito anche campione d’Europa, al termine di 12 tempi. Il marchigiano disputò ancora due combattimenti prima di lasciare il ring nel gennaio 1986, dopo 34 sfide: 21-12-1. (pubblicato l'11 ottobre 2016)
 
12 ottobre
 
Efisio Pinna vincitore in Sudafrica
Il pugile cagliaritano Efisio Pinna fu l’unico vincitore prima del limite del sudafricano Kokkie Oliver, che affrontò a Johannesburg il 12 ottobre 1974, quando lo annichilì nella decima ripresa. Il pugile sardo iniziò la carriera professionistica a Lione, in Francia, nel marzo 1970, dove continuò ad esibirsi 22 volte, prima di ritornare a fine carriera come avversario degli idoli transalpini per altri quattro confronti. Nel maggio 1972, a Milano, il cagliaritano si aggiudicò il vacante titolo italiano dei pesi leggeri, piegando nella dodicesima ed ultima ripresa Italo Biscotti. Cinque mesi dopo, in Ancona, fu costretto ad abdicare a favore di Enzo Pizzoni dopo 12 riprese. Nel settembre dell’anno seguente si riprese la corona da Pizzoni, con verdetto ai punti, sul ring di Terni. Anche il secondo titolo lo dovette cedere alla prima difesa, in dicembre a Cagliari, dove fu fermato in quattro tempi da Ugo Di Pietro. Dopo quel bruciante rovescio il sardo continuò a combattere come peso superleggero, categoria nella quale disputò senza successo due campionati italiani: nel luglio 1976 a Rimini contro il titolare Primo Bandini, futuro campione europeo; nello stesse mese di due anni dopo a Senigallia al cospetto del detentore Giuseppe Martinese. Il sardo disputò l’ultimo match nell’aprile 1979 a Lione, dove aveva debuttato a torso nudo dieci anni prima, e lasciò la boxe dopo 63 confronti: 46-16-1. (pubblicato il 12 ottobre 2016)
 
13 ottobre
 
Guido Mazzinghi batte Marino Faverzani
La prima ed unica difesa del titolo italiano dei pesi medi sostenuta dal toscano Guido Mazzinghi avvenne il 13 ottobre 1956 a Milano contro Marino Faverzani, conclusasi con una facile vittoria conseguita nella terza ripresa per squalifica dello sfidante. Guido debuttò a torso nudo nell’ottobre 1954, dopo una carriera dilettantistica che lo vide rappresentare l’Italia ai giochi olimpici di Helsinki, Finlandia, nel 1952, dove venne eliminato nei quarti di finale dopo due successi; con la maglietta vinse un torneo ‘golden gloves’ ed il campionato italiano agli assoluti di Bologna del 1953, militando tra i pesi medio leggeri. Arrivò al campionato italiano professionisti dei pesi medi da imbattuto, nell’aprile 1956 a Milano, e lo vinse a spese di Bruno Tripodi, titolare dal giugno 1954 con due vittoriose difese. La sfida di Mazzinghi si concluse con il fuori combattimento del campione nella dodicesima ed ultima ripresa. Per Tripodi si trattò dell’ultimo combattimento della carriera. La serie positiva del toscano fu interrotta dal campione francese dei pesi medi Andre Drille che a Parigi, nel giugno 1957, lo inchiodò nella decima ed ultima frazione. Tornò a combattere ancora due volte quell’anno, sommando altrettante vittorie anzitempo prima di dover lasciare l’attività per motivi di ordine sanitario. Chiuse con il brillante record di 36 confronti: 35-1-0. Quattro anni dopo affiancò la carriera del più giovane fratello Sandro che arrivò a conquistare la corona mondiale e la cintura europea dei pesi medi jr. (pubblicato il 13 ottobre 2016)
 
14 ottobre
 
A Milano, un programma, tre titoli
Quando il capoluogo lombardo poteva essere definito un baluardo dell’organizzazione pugilistica italiana, il promoter milanese Egidio Tana presentò nella stessa serata di venerdì 14 ottobre 1983 una manifestazione con tre campionati, uno europeo e due italiani, preceduti da altrettanti incontri di arricchimento. Nel match di apertura l’imbattuto superwelter casertano Domenico Raucci, due volte campione italiano tra i dilettanti, prevalse sul mancino Giovanni Cannizzo, ferito e fermato nella quinta ripresa. Nel secondo confronto il welter cagliaritano Efisio Galici rimase invitto dopo aver abbattuto nel secondo tempo lo zairese Folly Muyanga Kia, oggi cittadino del Congo. Il terzo vincitore fu il superpiuma Aniello Iovino, campano residente a Cinisello Balsamo, che superò sulla distanza delle 8 riprese il brindisino Cosimo Lavino. Poi fu la volta del primo campionato nazionale, quello vacante dei pesi gallo, assegnato al guardia destra napoletano Ciro De Leva, ex titolare dei pesi mosca, che venne incoronato nel decimo tempo per squalifica del piemontese di origine pugliese Paolo Castrovilli, tricolore tra i dilettanti ed a torso nudo come peso mosca. Quindi toccò a Walter Cevoli salire sul ring per mettere in palio il titolo italiano dei pesi mediomassimi conquistato sei mesi prima. Il riminese affrontò il bellunese Alessandro Casanova e lo superò con verdetto ai punti dopo 12 riprese. Infine si arrivò al clou del programma con l’allora invitto napoletano Patrizio Oliva, impegnato per la quarta volta a difendere la sua cintura continentale dei pesi superleggeri. Avversario di turno fu Juan Jose Gimenez, argentino di nascita diventato cittadino italiano per naturalizzazione. La sfida arrivò al limite delle 12 riprese ed il successo arrise al campione partenopeo. (pubblicato il 14 ottobre 2016)
 
15 ottobre
 
Carmelo Coscia, un campione di lungo corso
Uno di quei pugili che si spesero a lungo prima di arrivare all’appuntamento con il campionato italiano professionistico fu il ligure Carmelo Coscia, che dal debutto a torso nudo nel maggio 1962, come peso piuma, fu ammesso ad una sfida tricolore otto anni dopo. Diventato titolare italiano dei pesi leggeri, il 15 ottobre 1969 a Forte dei Marmi, in provincia di Lucca, mise in palio la sua cintura contro il bolognese Vincenzo Pitardi, completando le 12 riprese con il risultato di parità. Il titolo lo aveva vinto quando era vacante, sette mesi prima a Finale Ligure, in provincia di Savona, superando ai punti Bruno Melissano, dal quale era stato sconfitto in due tempi nel dicembre di tre anni prima. Dopo la prima difesa del titolo italiano, nel dicembre di quell’anno Coscia affrontò a Ravenna il locale Enrico Barlatti, ex campione nazionale, perdendo ai punti dopo 10 riprese. Nel febbraio 1970 si presentò nella sua città di La Spezia in qualità di campione italiano affrontando lo sfidante Italo Biscotti per 12 tempi, alla fine dei quali conservò la sua cintura. Lasciò il titolo per misurarsi a livello europeo con il campione Miguel Velazquez e nel giugno 1970 lo sfidò a Madrid, perdendo nel corso dell’undicesimo assalto. Esattamente un anno dopo affrontò a Rapallo, in provincia di Genova, il romano Enzo Petriglia per il vacante campionato italiano dei pesi leggeri ma finì la sua prova nella nona ripresa. Disputò ancora tre incontri e chiuse con la boxe nel giugno 1973, dopo 52 confronti: 37-12-3. In dodici anni di professionismo affrontò tanti altri campioni quali Renato Galli, Mario Sitri, Lino Mastellaro, Jean de Keers in Belgio, Johnny Famechon e Manny Santos in Australia, Freddie Rengifo in Venezuela, Lothar Abend in Germania, Antonio Puddu e Domenico Chiloiro. (pubblicato il 15 ottobre 2016)
 
16 ottobre

La rivincita di Serti su Mastellaro
Uno dei pochi pugili che conquistarono il titolo italiano per la prima volta, al secondo tentativo, dopo aver perduto la cintura europea fu Alberto Serti, peso piuma di La Spezia, vincitore di Lino Mastellaro il 16 ottobre 1964 a Torino, con verdetto deciso al termine delle 12 riprese. Quel risultato, oltre a conferirgli la qualità di campione italiano dei pesi piuma, fu utile per vendicare la sconfitta patita nel maggio 1961. Serti entrò nel mondo professionistico nel settembre 1955 e disputò il suo primo campionato nazionale dei pesi piuma nell’agosto 1960, al cospetto dei suoi concittadini, che lo videro pareggiare dopo 12 riprese con il campione Raimondo Nobile, contro il quale aveva conosciuto il primo insuccesso a torso nudo nel dicembre di due anni prima. Lo spezzino continuò senza esiti positivi fino a tutto l’anno seguente. Ritornò a gioire nel 1962, arrivando a conquistare la cintura europea dei pesi piuma, in agosto, a Sanremo, togliendola al francese Gracieux Lamperti al termine di 15 tempi. Il primato continentale lo lasciò nel luglio 1963 a Cardiff, dove il gallese Howard Winstone lo spodestò nel corso della quattordicesima ripresa. L’anno seguente segnò la fine della sua carriera, dopo aver ceduto il titolo italiano alla prima difesa al sardo Andrea Silanos che a Sassari, in dicembre, lo spodestò ai punti dopo 12 sessioni. Lasciò la boxe con il record di 40 confronti: 25-9-5-1 NC. (pubblicato il 16 ottobre 2016)

17 ottobre

Jacobsen, un danese che fece la differenza
La storia pugilistica della Danimarca, anche se scritta da pochi pugili rispetto al maggior numero dei colleghi di altre nazioni del vecchio continente, offre spunti di atleti capaci di farsi preferire a livello internazionale. Tra l’esiguo panorama si distingue il nome di Gert Bo Jacobsen che il 17 ottobre 1986 a Randers difese per la seconda volta il titolo europeo dei pesi leggeri imponendosi allo spagnolo Fernando Blanco con decisione in 12 riprese. Il danese iniziò come professionista nell’ottobre 1982 e conquistò la cintura continentale nel gennaio 1986, togliendola al tedesco Rene Weller per fuori combattimento nell’ottavo round. Tre mesi dopo respinse l’italiano Alfredo Raininger sulla rotta delle 12 riprese. Mantenne la corona per altre tre difese nel 1987: in febbraio prevalse ai punti sullo spagnolo Jose Antonio Hernando, in giugno sul transalpino Alain Simoes, quando per la prima volta si esibì all’estero, a Merignac in Francia, e travolse lo sfidante nell’ottava sessione; in ottobre contro l’italiano Claudio Nitti, liquidato in quattro tempi. L’anno seguente lasciò la cintura del vecchio continente per dedicarsi alla chance mondiale che si realizzò in ottobre contro il campione IBF dei pesi leggeri, l’americano Greg Haugen, sfida gli procurò la prima sconfitta a torso nudo durante la decima ripresa. Nel giugno 1989 provò a riprendersi il primato europeo ma lo spagnolo Policarpo Diaz gli sbarrò la strada nel sesto assalto a Madrid. Ritornò a combattere tra i pesi welter e sfidò senza successo l’americano Manning Galloway, campione mondiale WBO, che lo eliminò in nove tempi nel febbraio 1991. Riprovò contro lo stesso titolare nel novembre dell’anno seguente ma il match finì nel primo tempo con il risultato di no-contest. La terza sfida a Galloway, tenuta nel febbraio 1993, fu fausta e si concluse con una vittoria ai punti in 12 tempi che lo incoronò campione mondiale WBO dei pesi welter. Non difese mai quel titolo ma continuò a vincere e nel novembre 1994 si interessò alla cintura europea dei pesi superleggeri posseduta dal francese Khalid Rahilou, che non gli diede scampo nella terza ripresa. Jacobsen si ostinò inutilmente ad inseguire quel titolo e quell’avversario fino a capitolare nuovamente, in 9 tempi, nell’aprile 1995, quando chiuse con il pugilato dopo 49 incontri: 43-5-0-1 NC. (pubblicato il 17 ottobre 2016)

18 ottobre

Vittorio Saraudi sconfigge Giovanni Biancardi
Il terzo campione italiano di Civitavecchia fu Vittorio Saraudi, figlio di Carlo, precursore del pugilato nella città etrusca, e fratello minore di Giulio, grande tra i dilettanti nella categoria mediomassimi. Vittorio fu l’unico della famiglia in grado di conquistare un titolo italiano tra i professionisti, quello dei mediomassimi, categoria in cui militò suo padre, ed il 18 ottobre 1968 a Pavia mise in palio la cintura tricolore contro il locale Giovanni Biancardi, costringendo lo sfidante ad abbandonare il confronto nella sesta ripresa. Vittorio, benché più giovane di Giulio, debuttò a torso nudo prima del fratello, nel marzo 1963, ed arrivò imbattuto all’appuntamento per il campionato italiano nel giugno 1965, quando a Milano spodestò l’alessandrino di origine padovana Benito Michelon per fuori combattimento tecnico nella nona ripresa. Continuò a vincere nel 1966 ed incappò nella prima sconfitta nel gennaio 1967 a Bologna per mani dello statunitense Bobby Stinitato che lo sbaragliò nell’ottava sessione. In giugno difese il titolo italiano a Treviso imponendosi al veneto Guerrino Scattolin con decisione in 12 tempi. In Agosto tentò di diventare campione continentale a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, ma il campione Piero Del Papa lo eliminò nel quarto round. Nel maggio dell’anno seguente fece una trasferta a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, dove pareggiò al termine di 10 assalti condotti contro il quotato Gregorio Peralta. Proseguì l’attività con esiti positivi fino allo scontro con l’americano Charley Green, avvenuto a Roma nel marzo 1969, quando rimase folgorato nella prima ripresa. Lasciò la boxe con il record di 32 combattimenti: 27-3-2. (pubblicato il 18 ottobre 2016)

19 ottobre

McCallum, tre corone iridate
Dagli anni ’80 del secolo passato si è assistito alla crescita del numero di pugili che hanno voluto superare i primati di colleghi diventati campioni del mondo in diverse categorie di peso. Uno dei primi fu Mike McCallum, giamaicano residente a New York, conquistatore tra i superwelter, medi e mediomassimi. La prima cintura, quella vacante WBA dei medi jr l’ottenne nella grande mela il 19 ottobre 1984, con una vittoria ai punti sulle 15 riprese nei confronti di Sean Mannion, guardia destra irlandese radicato negli States. In dicembre mantenne la corona a Milano contro l’italiano Luigi Minchillo, costretto a rinunciare alla sfida nel tredicesimo round. Difese vittoriosamente il titolo iridato nei tre anni seguenti con cinque impegni ad alto livello, conclusi tutti con affermazioni prima del limite. Questi i nomi dei suoi sfidanti: David Braxton di Detroit, Julian Jackson delle isole Vergini, Said Skouma di Parigi, Milton McCrory di Detroit e Donald Curry di Fort Worth. Dominatore di quella categoria, pensò di spingersi tra i pesi medi e nel marzo 1988 arrivò a Pesaro per togliere il titolo mondiale WBA delle 160 libbre a Sumbu Kalambay, zairese di nascita naturalizzato italiano, ma al termine delle 12 riprese il giamaicano conobbe la prima sconfitta. Si ripresentò all’appuntamento mondiale tra i pesi medi nel maggio dell’anno successivo a Londra, dove superò in 12 tempi il mancino inglese Herol Graham e si appropriò della vacante cintura WBA. Il caraibico sfruttò la nuova corona con tre vittoriose difese: a spese dell’irlandese Steve Collins, sconfitto ai punti, dell’inglese Michael Watson eliminato nell’undicesima frazione, e dell’italiano Sumbu Kalambay, respinto dopo 12 riprese. Lasciò la cintura WBA e si orientò sul titolo iridato IBF posseduto da James Toney, senza riuscire a prenderlo: pareggiò la prima volte e perse nel secondo tentativo. Nel 1993 debuttò tra i mediomassimi e nel marzo dell’anno seguente ottenne la vacante cintura WBC interim delle 176 libbre sbaragliando in 5 frazioni l’americano Randall Yonker; in luglio sconfisse ai punti l’australiano Jeff Harding e si elevò al rango di campione assoluto di quella sigla. Difese la corona con una facile vittoria sullo statunitense Carl Jones prima di cederla al transalpino Fabrice Tiozzo in Francia nel giugno 1995. Tentò di riprenderla ma il nuovo campione Roy Jones Jr lo sorpassò al termine delle 12 riprese nel novembre 1996. McCallum debuttò a torso nudo nel gennaio 1981 e chiuse la lunga carriera nel febbraio 1997, successivamente al secondo insuccesso contro James Toney per il vacante campionato WBU dei pesi massimi-leggeri, dopo 55 combattimenti: 49-5-1. (pubblicato il 19 ottobre 2016)

20 ottobre

John Tate vincitore di Gerrie Coetzee
Il primo campionato del mondo disputato in Sudafrica da pesi massimi fu ospitato a Pretoria il 20 ottobre 1979, combattuto tra il pugile locale Gerrie Coetzee ed il negro statunitense John Tate, valevole per la vacante cintura WBA. Il match durò 15 riprese ed il risultato fu favorevole a ‘Big John’ con il verdetto deciso all’unanimità. Nello stesso Stato seguirono altri appuntamenti per il massimo titolo della più pesante categoria di peso: Il 25 ottobre 1980 a Sun City l’altro coloured americano Mike Weaver, vincitore di John Tate sette mesi prima, fermò per la seconda volta le aspirazioni del sudafricano Gerrie Coetzee nella tredicesima ripresa, pure per la sigla WBA; l’1 dicembre 1984 ancora un americano di colore, Greg Page, sempre a Sun City, mise fuori combattimento nell’ottavo tempo lo stesso Gerrie Coetzee, difensore della cintura WBA tolta a Michael Dokes negli Stati Uniti. L’ultima sfida avvenne il 22 aprile 2011 a Brakpan, dove lo statunitense Hasim Rahman stroncò il britannico-canadese Lennox Lewis nella quinta frazione, togliendogli le cinture WBC ed IBF. John Tate debuttò al professionismo nel maggio 1977, dopo aver chiuso la parentesi dilettantistica con la medaglia di bronzo ottenuta l’estate precedente alle olimpiadi di Montreal, dove venne fermato nel primo round dal cubano Teofilo Stevenson. Il regno mondiale con la cintura WBA di Tate svanì alla prima difesa, nel marzo 1980, dinanzi al connazionale Mike Weaver, che lo inchiodò nella quindicesima ed ultima ripresa. Nel giugno seguente, tornato a Montreal, in Canada, finì sotto i colpi del locale di origine giamaicana Trevor Berbick che lo stroncò nel nono tempo. Ritornato a vincere dal 1981 in poi, continuò ad esibirsi senza avere alcun’altra chance per un campionato del mondo. Salì sul ring per l’ultima volta a Londra, nel marzo 1988, quando perse dal modesto inglese Noel Quarless. Lasciò la boxe con il record di 37 incontri: 34-3-0. (pubblicato il 20 ottobre 2016)

21 ottobre

Edelweiss Rodriguez campione d’Italia
Uno dei primi pugili riminesi che si fece conoscere a livello italiano fu Edelweiss Rodriguez, vincitore del titolo nazionale professionistico dei pesi gallo il 21 ottobre 1934, nella sua cittadina turistica, a spese del fiorentino Alfredo Magnolfi, che difendeva quella cintura per la terza volta, dopo un confronto durato 15 riprese. Rodriguez debuttò al professionismo nel marzo 1933 e nell’aprile dell’anno seguente si presentò al primo appuntamento di campionato nazionale nella categoria dei pesi mosca, sfidando a Parma il campione Carlo Cavagnoli, con il quale pareggiò al termine di 12 riprese. La sua fascia tricolore la dovette cedere alla prima difesa avvenuta nel gennaio 1935 a Parma, dopo 12 tempi combattuti con il lombardo Gino Cattaneo, con il quale aveva pareggiato due mesi prima in 10 tempi a Forlì, e con il quale tornò a pareggiare sulle 12 riprese nel giugno seguente a Brescia, nel tentativo di riprendersi il primato nazionale dei pesi gallo. Tornò a competere per la fascia tricolore nell’agosto 1937 a La Spezia, contro il locale campione Giuliano Secchi che lo superò al termine di 12 tornate. Dal 1938 al 1940 si esibì in Eritrea ed Etiopia, all’epoca territori-colonia dell’Italia. Lasciò i guantoni nel 1941 e per il restante periodo del secondo conflitto mondiale, fino al 1946. Salutò definitivamente il ring dopo l’ultimo successo ottenuto nel gennaio 1947, tra la sua gente di Rimini, dove aveva iniziato, dopo 34 confronti: 22-7-4-1 NC. Prima del professionismo riscosse importanti affermazioni tra i dilettanti, nel cui ambito vinse per due anni di seguito i campionati assoluti tra i pesi gallo, nel 1929 e 1939, sempre a Roma. (pubblicato il 21 ottobre 2016)

22 ottobre

Lassandro, tre volte titolare nazionale
L’elenco dei pugili diventati campioni italiani per tre volte nella stessa categoria contempla il nome di Damiano Lassandro, barese residente a Pesaro. Nella sua città d’adozione la sera del 22 ottobre 1977 mise in palio volontariamente la cintura nazionale dei pesi superwelter contro Walter Guernieri, con il quale aveva pareggiato a Milano due anni prima, ottenendo il verdetto ai punti dopo 12 riprese. Il pugliese debuttò a torso nudo nel novembre 1972 e conobbe il primo insuccesso nell’agosto 1975 dall’argentino Jose Luis Duran. In novembre a Pesaro disputò il suo primo campionato italiano e lo vinse con la squalifica del palermitano Antonio Castellini nella quarta ripresa. Si concluse nello stesso round anche il secondo match disputato da due cinque mesi dopo nel capoluogo siciliano, quando il titolo ritornò al pugile di casa per una ferita sofferta da Lassandro, che si riprese la cintura vacante, ancora a Pesaro, nel novembre 1976 quando il romano Aldo Bentini venne squalificato nel secondo tempo. L’anno seguente affrontò due trasferte all’estero, entrambe sfavorevoli: in Danimarca contro Ayub Kaluke, futuro campione mondiale WBA medi jr ed europeo dei medi; in Germania quale avversario del campione tedesco dei pesi medi Frank Reiche. Nella stessa stagione respinse la sfida tricolore di Bentini. Nel giugno 1978 Lassandro prese parte ancora al vacante campionato italiano superwelter e vinse la sua terza cintura, pure a Pesaro, con un facile successo in due tempi ai danni di Clemente Gessi. Nel febbraio 1980 contese la cintura continentale superwelter al campione Marijan Benes, guardia destra jugoslavo, che gli impose a Pesaro il risultato di parità. Affrontò ancora due avversari, che gli costarono altrettanti insuccessi, prima di chiudere la carriera: in Germania il titolare tedesco dei medi Frank Wissenbach; a Pesaro il futuro campione italiano, europeo e mondiale Sumbu Kalambay nell’aprile 1981. Compilò il record di 37 incontri: 29-6-2. Prima del professionismo Lassandro si distinse anche con la canottiera, vincendo agli assoluti di Cecina del 1968, conquistando nel 1971 medaglie di bronzo agli europei di Madrid, Spagna, ed ai giochi del Mediterraneo di Smirne, in Turchia. (pubblicato il 22 ottobre 2016)

23 ottobre

Kalule, ugandese con licenza danese
Tra i tanti africani che trovarono nel vecchio continente il luogo ideale per realizzare i loro sogni ci fu Ayub Kalule, l’ugandese che il 23 ottobre 1979 nella città giapponese di Akita spodestò l’imbattuto nipponico Masashi Kudo dal trono mondiale WBA dei pesi medi jr. Kalule, anch’egli invitto, si aggiudicò il verdetto al termine di 15 riprese con decisione unanime ed ampia. Originario della capitale Kampala, si stabilì in Danimarca dopo una coinvolgente stagione dilettantistica che lo vide affermarsi nel 1974 in due importanti tornei internazionali: al decimo appuntamento dei giochi del Commonwealth ospitati a Christchurch in Nuova Zelanda nei pesi leggeri, ed alla prima edizione dei campionati mondiali tenuti nella capitale cubana tra i superleggeri. Impostato in guardia destra debuttò tra i professionisti a Copenaghen nell’aprile 1976 e nel maggio di due anni dopo, nella stessa capitale danese tolse la cintura Commonwealt dei pesi medi al fijiano Al Korovou per fuori combattimento tecnico nella quattordicesima tornata. Quattro mesi dopo, sullo stesso ring mantenne quel titolo piegando in cinque tempi il guyanese Reggie Ford, mancino come lui. Diventato campione del mondo, raccolse tre successi in altrettante difese disputate nel 1980 sul suolo danese: in aprile demolì in 11 riprese il colombiano Emiliano Villa; in giugno respinse il titolare europeo Marijan Benes con verdetto unanime in 15 riprese; allo stesso modo rigettò la sfida del campione sudafricano Bushy Bester in settembre. La corona mondiale la lasciò a Houston, in Texas, nel luglio dell’anno successivo, quando lo statunitense Sugar Ray Leonard lo fermò nella nona frazione. Dopo altre vittorie provò a riprendersi la cintura iridata WBA medi jr ma l’imbattuto americano Davey Moore lo frenò nella decima ripresa nel luglio 1982 ad Atlantic City. La stessa sorte, nella medesima città americana, gli toccò in settembre contro il giamaicano Mike McCallum. Dopo un anno di riposo Kalule ritornò al successo nel 1984 e nel giugno dell’anno seguente, con la cittadinanza danese, disputò il vacante campionato europeo dei pesi medi stroncando in otto tempi il francese Pierre Joly. In dicembre mantenne la cintura continentale nella città marchigiana di Ancona contro l’italiano di origine zairese Sumbu Kalmbay, superato dopo 12 riprese con decisione divisa. Nel febbraio 1985 disputò il suo ultimo match nella città inglese di Sheffield dove lasciò la cintura europea al locale Herol Graham nel corso della decima tornata. Lasciò la boxe con il record di 50 combattimenti: 46-4-0. (pubblicato il 23 ottobre 2016)

24 ottobre

Pira batte Torsello
Il pugliese con licenza svizzera Antonio Torsello venne ingaggiato per una difesa volontaria accordata al campione italiano dei pesi welter Pierangelo Pira. Il combattimento si svolse il 24 ottobre 1980 a Grosseto ed il risultato arrise al campione quando lo sfidante venne fermato nella quarta ripresa a causa di una ferita, come avvenuto l’anno precedente a Rimini, dove lo stesso verdetto fu pronunciato nel sesto tempo. Pira conquistò il titolo nazionale nella sua Rimini nel luglio 1979, quando tolse la cintura a Gianni Molesini nella quinta ripresa. In due anni difese con successo il titolo sei volte, rintuzzando le pretese di Remo Costa (già sconfitto dodici mesi prima) con una squalifica nella nona tornata, Giuseppe Di Padova con un fuori combattimento nel nono tempo, Vittorio Costa ai punti sulle 12 riprese, Antonio Torsello e nuovamente Giuseppe Di Padova con una squalifica all’ottavo round. Nel settembre 1981 a Cagliari capitolò nel decimo tempo dinanzi al locale Francesco Aresti, passandogli il testimone tricolore. Nell’aprile dell’anno seguente si recò a Copenaghen, in Danimarca, per sfidare il campione europeo welter Hans-Henrik Palm, dal quale rimase sconfitto ai punti in 12 riprese. Dodici mesi dopo Il riminese si confrontò a Perugia con il campione italiano welter Gianfranco Rosi, ma venne superato nel quinto tempo. Diventato professionista nel novembre 1976, Pira chiuse la carriera nell’aprile 1983 dopo 32 confronti: 28-4-0. (pubblicato il 24 ottobre 2016)

25 ottobre

Menabeni vince contro Rolando
La prima difesa del titolo italiano dei pesi medi da parte del campione Aldo Menabeni si svolse nella città di Firenze il 25 ottobre 1934 contro il torinese Tino Rolando. Il match arrivò al limite delle 12 riprese ed il verdetto ai punti venne assegnato al fiorentino. Menabeni, professionista dall’aprile 1930, conquistò la cintura nazionale dei pesi medi nel giugno 1934, nella sua città, dove spodestò il quotato lombardo Clemente Meroni, reduce da due difese vittoriose, sulla distanza delle 12 riprese. In dicembre, a Roma, una ferita gli causò la sconfitta nell’ottavo tempo a vantaggio del locale Vincenzo Rocchi, che gli portò via il titolo. Per il fiorentino si trattò dell’ultimo campionato tricolore disputato, anche se proseguì l’attività professionistica per molti anni ancora. Infatti lasciò la boxe nell’ottobre 1946, dopo una stasi dal 1943 al 1945 dovuta alla seconda guerra mondiale. Realizzò il record di 95 incontri: 29-47-19. La lunga lista degli avversari conta nomi importanti di quegli anni, alcuni dei quali affrontati all’estero, dove si esibì a lungo in Francia, poi in Spagna, Austria, Germania e Svizzera. (pubblicato il 25 ottobre 2016)

26 ottobre

Rocco Gattellari, un Rocky australiano
Il 26 ottobre 1964 a Sydney, nel Nuovo Galles del Sud, Rocky Gattellari mantenne la sua cintura australiana dei pesi mosca contro il campione nazionale dei pesi gallo Noel Kunde, sgomberando il quadrato in tre riprese. Rocco Gattellari, emigrato nella terra dei canguri dalla nativa Calabria, rappresentò la bandiera australiana ai giochi olimpici di Roma nel 1960, dove, dopo aver superato il marocchino Abdelkader Belghiti, venne eliminato al secondo turno dei pesi mosca dall’ungherese Gyula Torok, vincitore di quella edizione olimpica. Passato professionista nel settembre 1961, incassò il campionato nazionale mosca nel febbraio dell’anno seguente. Difese la cintura con successo dodici mesi dopo e proseguì con il record immacolato fino alla sfida mondiale dei pesi mosca combattuta con il sardo Salvatore Burruni, titolare della cintura WBC. Il match iridato si svolse a Sydney il 2 dicembre 1965 e si risolse a favore del campione di Alghero che stroncò l’italo-australiano nel corso del tredicesimo round. Gattellari riprese a vincere l’anno susseguente e continuò fino all’ottobre 1967. Nel dicembre di quell’anno partecipò al campionato australiano dei pesi gallo ma capitolò nel tredicesimo tempo dinanzi al titolare Lionel Rose, diventato campione del mondo due mesi dopo. Rocky provò a ricostruirsi la carriera in Italia e nel giugno 1968 debuttò a Napoli contro l’uruguayano Wellington Villela, con il quale pareggiò al termine delle otto riprese. Il risultato gli fece capire che i tempi migliori erano ormai passati e, tornato in Australia, lasciò la boxe. L’anno seguente debuttò a torso nudo il fratello minore Lucky (Fortunato) Gattellari, che divenne campione australiano dei pesi piuma. Rocky fu tentato dall’influsso del ring e dopo 10 anni tornò in palestra per sfidare il mancino Paul Ferreri, italo-australiano originario della Sicilia, per la cintura nazionale dei pesi piuma. La lunga inattività ed i chili di troppo della maggiore categoria di peso furono fatali a Rocky che venne zittito nel terzo round. Chiuse definitivamente con il record di 25 incontri: 21-3-1. (pubblicato il 26 ottobre 2016)

27 ottobre

Scattolin, cinque sfide avverse, tutte a fronte alta
Tra i pugili capaci di arrivare a disputare più volte il campionato italiano senza mai riuscirci ci fu il veneto Guerrino Scattolin, abile nel proporsi per cinque sfide tricolori al limite dei mediomassimi, senza mai conseguire l’agognato risultato vincente. Il 27 ottobre 1962 a Mestre superò sulla distanza delle 8 riprese Giuseppe Visentin, confermando le aspettative di giungere al titolo nazionale. Professionista dal novembre 1960, consumò la prima chance nel giugno 1963 quando il confronto con il titolare Piero Del Papa si concluse nell’undicesima ripresa con il risultato di no-contest dovuto alla pioggia che cadde quella sera a Saint Vincent. Tre mesi dopo a Pisa, città del campione, dovette cedere ai punti dopo 12 tempi. La terza opportunità si realizzò a Treviso nel giugno 1967 quando affrontò il campione Vittorio Saraudi, perdendo al termine delle 12 riprese. Salì sul ring per il suo quarto campionato italiano, allora vacante, nell’ottobre 1969 a Pavia, dove lottò 12 riprese con il locale Giovanni Biancardi prima di essere dichiarato sconfitto. Il quinto tentativo terminò allo stesso modo, sulla medesima distanza, contro il titolare Domenico Adinolfi nel settembre 1971 ad Enna. Scattolin disputò l’ultimo match nel febbraio 1972, quando una ferita lo sottomise a Johannesburg, in Sudafrica, al locale Kosie Smith. In precedenza subì solo un altro insuccesso dovuto ad una ferita, in Germania, contro il campione tedesco Klaus Peter Gumbert. Il veneziano fronteggiò al limite delle riprese pattuite altri campioni quali Benito Michelon, Alfredo Vogrig, Lothar Stengel, Chris Finnegan e Conny Velensek. Superò, tra gli altri, Ottavio Panunzi, Luigi Napoleoni nella rivincita, Adriano Rosati, Giuseppe Muzio, Cosimo Bruno in Francia, Renzo Grespan e Tommaso Truppi. La sua personale scheda contempla 42 incontri: 23-15-3-1 NC. (pubblicato il 27 ottobre 2016)

28 ottobre

Cuello, un grande pugno iridato
Il 28 ottobre 1976 fece la sua seconda apparizione a Milano il mediomassimo argentino Miguel Angel Cuello, impegnato nella sua sesta trasferta in campo europeo, alla ricerca di una chance mondiale. Per l’occasione spazzò via in meno di una ripresa il tedesco Kurt Luedecke, che divenne campione nazionale dei pesi massimi nel gennaio dell’anno seguente. Il sudamericano debuttò a torso nudo nel luglio 1973 dopo aver indossato la maglietta celeste alle olimpiadi del 1972 a Monaco di Baviera, allora Germania ovest. Dimostrò fin dai primi incontri di possedere una straordinaria potenza e nel marzo 1975 fece sua la vacante cintura nazionale dei pesi mediomassimi, demolendo in quattro assalti Raul Arturo Loyola. Quell’anno, prima di debuttare a Parigi, mise in palio il suo primato due volte, riportando altrettanti facili successi: in giugno si sbarazzò nella terza tornata di Roberto Gustavo Aguilar ed in ottobre sudò una ripresa in più per abbattere Ivan Ramon Rojas. In dicembre sbarcò nella capitale francese e si liberò nel secondo tempo dello statunitense Billy Freeman, che in precedenza era rimasto in piedi anche dinanzi a Don Fullmer, Richie Kates e Mate Parlov. L’anno seguente arrivò nel vecchio continente cinque volte, tra la Francia, Germania ed Italia, tornando nella sua Santa Fe sempre dopo soluzioni di forza che lo ribaltarono in campo internazionale. Il 21 maggio 1977 salì sul ring di Monte Carlo, nel principato di Monaco, per disputare il vacante campionato del mondo WBC dei mediomassimi contro il californiano Jesse Burnett, fino ad allora un’autentica roccia che tredici mesi prima aveva combattuto 10 riprese con l’altro argentino Victor Galindez, campione del mondo WBA. Quella sera Cuello fu straordinario ed implacabile fino a piegare la resistenza dell’avversario statunitense nel corso della nona ripresa. Il sudamericano fu chiamato a difendere la cintura iridata contro lo jugoslavo Mate Parlov, in un confronto atteso dal settembre 1972, quando i due non si poterono affrontare nei quarti di finali olimpici ed il pugile europeo passò il turno con il risultato di walkover. Il 7 gennaio 1978 a Milano l’energia dell’argentino si esaurì nel nono tempo, lasciando sfogo all’autorità di pugno del suo sfidante che gli sottrasse la cintura mondiale. Cuello lasciò la boxe quella sera, dopo la prima sconfitta seguita a 21 trionfi, 19 prima del limite. (pubblicato il 28 ottobre 2016)

29 ottobre

Pereira, un brasiliano scomodo
I tanti pugili brasiliani che si stabilirono in Italia negli anni ’60 trovarono ospitalità nella città di Ancona. Uno di essi, Garibaldi Pereira, partecipò alla riunione organizzata nel capoluogo marchigiano il 29 ottobre 1969, quando affrontò il cremasco Carlo Sambusiti e lo superò nel corso della quinta ripresa. Pereira debuttò a torso nudo nel giugno 1967 ed arrivò in Europa nel giugno di due anni dopo, presentandosi a Helsinki contro l’ex campione continentale Olli Maeki, con il quale perse ai punti dopo 10 tempi. Lo stesso mese cedette a Romano Fanali, campione italiano superleggeri, sulla distanza delle 8 riprese a Montecatini. Proseguì l’attività in Italia vincendo contro Giuseppe De Robertis, pareggiò e vinse con Tullio Zanirato, impattò con Pietro Vargellini, mentre a Ginevra, in Svizzera, finì in quattro riprese dinanzi al campione francese welter Roger Menetrey, futuro campione europeo. Dopo Sambusiti viaggiò a Lione, in Francia, dove annichilì nella seconda frazione il campione nazionale superleggeri Rene Roque, in seguito titolare continentale. Chiuse quella stagione con significati successi a spese di Ermanno Fasoli, titolare italiano superleggeri, e Pietro Vargellini. Rientrò a San Paolo ma trovò un solo ingaggio in Argentina, nell’agosto 1970, quando perse a Buenos Aires sulle 10 riprese contro il campione nazionale superleggeri Juan Alberto Aranda. Decise di tornare nel vecchio continente e si stabilì a Lione, in Francia. Il secondo periodo europeo lo impegnò dall’ottobre 1970 all’aprile 1971. Rincasò nella sua terra sudamericana e nel settembre 1971 cedette nel quarto assalto a Joao Henrique, che realizzò quattro sfide mondiali tra i superleggeri. Pereira continuò a cimentarsi per pochi ingaggi ancora e chiuse con la boxe nel novembre 1974, dopo 30 confronti: 17-9-4. (pubblicato il 29 ottobre 2016)

30 ottobre

Campari, due cinture tricolori
Nell’elenco dei pugili che si affermarono a livello nazionale in due diverse categorie di peso si trova il pavese Giordano Campari, che il 30 ottobre 1960 divenne campione italiano nella sua seconda categoria di peso. Quella sera a Milano affrontò l’udinese Mario Vecchiatto per il vacante campionato dei pesi leggeri e vinse il confronto con verdetto deciso al termine delle 12 riprese. Il lombardo divenne professionista nel settembre 1955 e nel novembre di due anni dopo sfidò a Roma il titolare italiano dei pesi piuma Sergio Caprari, perdendo ai punti dopo 12 tempi. Nel novembre 1958, dopo una breve trasferta in Australia ed una stagione opaca, a Milano affrontò il grossetano Altidoro Polidori per il vacante campionato nazionale dei piuma e vinse la sua prima cintura sulla rotta delle 12 riprese. Tornò nel capoluogo lombardi nel luglio dell’anno seguente e respinse le aspirazioni del triestino Aldo Pravisani con verdetto ai punti. Allo stesso modo, ancora a Milano, nel Santo Stefano seguente lasciò il primato dei piuma al bolognese di origine messinese Raimondo Nobile. Con la seconda cintura italiana, quella dei pesi leggeri, disputò una sola difesa, nel maggio 1961 quando fulminò nella prima frazione il guardia destra faentino Bruno Ravaglia. Pochi giorni dopo viaggiò nelle Filippine dove affrontò sulle 10 riprese il campione mondiale leggeri jr in carica Flash Elorde. Dal settembre seguente, archiviata la sconfitta dallo statunitense LC Morgan, sommò una serie di successi che lo pilotarono verso il vacante campionato europeo dei pesi leggeri. La sfida lo indusse a combattere  in Germania, nel settembre 1963, contro il tedesco Conny Rudhof, al quale andò la cintura dopo 15 riprese. In seguito cercò di farsi largo anche tra i superleggeri e nel giugno 1964, dopo il successo sul campione europeo in carica Olli Maeki, senza titolo in palio, attaccò il campione welter jr Sandro Lopopolo, cedendo con verdetto ai punti. Nell’ottobre 1966 si ripresentò all’appuntamento tricolore nei pesi leggeri contro il campione Pietro Ziino, finito con il risultato di no-contest derivato da reciproche ferite. Provò a riprendersi la cintura dal nuovo campione Enrico Barlatti, nel marzo 1967, ma non andò oltre la seconda ripresa. A quel punto Campari decise di lasciare l’attività, dopo 103 combattimenti: 82-15-4-2 NC. Sul suo record si trovano altri nomi importanti dell’universo pugilistico quali Gracieux Lamperti, Rafiu King, Joe Brown, Angel Robinson Garcia, Juan Albornoz, Jose Napoles e Piero Brandi. (pubblicato il 30 ottobre 2016)

31 ottobre

Renard, campione europeo in due categorie
Uno dei più affermati pugili belgi del passato meno datato fu Jean-Marc Renard, capace di conquistare la cintura europea in due diverse categorie. Durante il suo secondo regno continentale dei pesi superpiuma mise in palio la cintura contro l’inglese di origine marocchina Najib Daho, campione britannico in carica. Il 31 ottobre 1986 sul ring amico di Courtrai liquidò lo sfidante britannico nella quinta frazione. Renard debuttò tra i professionisti nel novembre 1980 e conobbe le prime due sconfitte oltremanica: a Belfast nel settembre 1981 dal locale Barry McGuigan, futuro campione europeo e mondiale Wba dei pesi piuma; a Newport nel dicembre seguente contro il gallese Steve Simms, in seguito titolare British e sfidante europeo dei pesi piuma. Nel gennaio 1982 conquistò il vacante titolo nazionale superpiuma dopo 12 riprese combattute con l’italo-belga Angelo Licata. Nel maggio dell’anno seguente cinse la seconda cintura, la vacante BeNeLux dei piuma, frantumando in due tempi la resistenza di Mohammed Maalem. Nell’aprile 1983 ottenne il suo terzo titolo, il più importante, l’europeo superpiuma, tolto all’italiano Alfredo Raininger dopo 12 riprese combattute a Casavatore, in provincia di Napoli. In luglio conobbe il suo terzo insuccesso, ancora una volta in Gran Bretagna,  a Birmingham, dove lasciò lo scettro continentale all’inglese Pat Cowdell, già regnante tra i pesi piuma, al termine di 12 tempi. Renard si riprese la vacante corona europea superpiuma nel gennaio 1986, a Catanzaro, dove superò nell’ottavo round l’italiano Marco Gallo, fermato da una ferita. In aprile respinse sulla stessa distanza lo spagnolo Fernando Rodriguez con un fuori combattimento. Dopo la difesa contro Daho, in dicembre si recò a Saint-Ouen, in Francia, e conservò la cintura con un pari deciso al termine delle 12 riprese combattute con il campione nazionale Daniel Londas. Mantenne ancora una volta il titolo, contro l’italiano Antonio Renzo a Cosenza, nel marzo 1987, quando s’impose al calabrese nell’ottavo round. Nel giugno dell’anno seguente affrontò il francese Farid Benredjeb nella città transalpina di Compiegne e lo sconfisse dopo 12 riprese valevoli per il vacante campionato europeo dei pesi piuma. Serbò la nuova corona nel novembre successivo a Salerno con una prestazione rapida a spese del campione italiano Vincenzo Limatola, fermato nella terza frazione. Nel giugno 1989 si giocò la carta mondiale WBA sul ring belga di Namur, ma il titolare venezuelano Antonio Esparragoza lo freddò nel sesto round. Renard non fece ritorno sul ring e lasciò la boxe dopo 45 incontri: 40-4-1. (pubblicato il 31 ottobre 2016)