SPORT & NOTE

02-ECHI DEL PASSATO

08-UN GIORNO COME OGGI, AGOSTO

07/04/2016 - 08:31:17

 

 

 

IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIO

di Primiano Michele Schiavone

 
1 agosto
 
Salvatore Fabrizio, dall'Italia all'Europa
Il calabrese Salvatore Fabrizio divenne campione italiano dei pesi gallo al secondo tentativo. Accadde l’1 agosto 1972 a Genova, città dove edificò la sua carriera professionistica, superando sulle 12 riprese il bolognese Enzo Farinelli, contro il quale aveva perduto nel giugno dell’anno precedente per squalifica. In entrambe le occasioni le sfide si concretizzarono per il vacante campionato. Fabrizio debuttò a torso nudo nel marzo 1969 con un carnet amatoriale rispettabile, avvalorato dal primo posto occupato ai campionati assoluti del 1966 a Genova e del 1968 a Cecina. Il calabrese difese il titolo italiano professionisti tre volte prima di lasciarlo per giocarsi la carta europea. La prima volta a Cagliari sconfisse il locale Efisio Onidi ai punti, la seconda a Bergamo quando pareggiò con il locale Fernando Ripamonti, poi ancora nel capoluogo ligure contro il bresciano Ambrogio Mariani che superò con decisione. Nel gennaio 1974 Fabrizio si recò a Kensington, quartiere di Londra, per spodestare il titolare EBU dei pesi gallo Johnny Clark, ma rimase sconfitto dopo 15 riprese. Nel luglio successivo provò a recuperare la cintura italiana per tornare a scalare la  classifica europea, ma il pareggio con Ambrogio Mariani a Brescia vanificò la sua strategia. Questo fine gli riuscì nell’ottobre 1975 quando il bresciano Mariani fu fermato per ferita nel decimo tempo, sul ring di Arma di Taggia, in provincia di Imperia, consegnandogli il titolo nazionale. Riprese la corsa per il titolo continentale e nell’agosto 1976 spodestò il francese Daniel Trioulaire nel piccolo comune di Ospedaletti, pure provincia di Imperia, dopo 15 riprese. Alla prima difesa della cintura EBU venne sconfitto nel febbraio 1977 dal blasonato brindisino Franco Zurlo, nella nota cittadina pugliese di Fasano. Il calabrese abbandonò la sua storica categoria di peso e provò vanamente ad emergere tra i piuma e superpiuma, finendo sconfitto prima dal siciliano Salvatore Melluzzo nel maggio 1978, e poi da Salvatore Liscapade, pugliese trapiantato nella capitale, nell’agosto 1979.  Lasciò la boxe dopo 42 sfide: 31-9-2. (
pubblicato l'1 agosto 2016)
 
2 agosto
 
Giuseppe Mura contro Giovanni Girgenti
Il secondo pugile sardo capace di conquistare il titolo italiano dei pesi superpiuma fu Giuseppe Mura di Porto Torres, Sassari, chiamato affettuosamente Pino. La vittoria tricolore arrivò il 2 agosto 1975, tra i suoi concittadini isolani, quando tolse la cintura al siciliano Giovanni Girgenti per abbandono nella settima ripresa. Mura aveva tentato di destituire il pugile di Marsala nell’aprile di quell’anno a Milano, ma dovette desistere nel nono tempo. Il sardo si distinse tra i dilettanti con il primo posto agli assoluti del 1965 a Cagliari, tra i pesi gallo, categoria nella quale prese parte alle olimpiadi del 1968 a Città del Messico, dove uscì al secondo turno. Debuttò al professionismo nel marzo dell’anno seguente ed arrivò imbattuto al primo appuntamento per il campionato italiano, dopo aver abbandonato la divisione dei peso gallo ed essere giunto a militare tra i leggeri jr. Rimase inattivo per due lunghi periodi: dal settembre 1970 all’agosto 1972 e dall’ottobre di quest’ultimo anno al settembre del 1974. Nel marzo 1975 pareggiò a Milano con l’allora campione italiano dei pesi piuma Michele Siracusa, in 8 tempi senza titolo in palio. Disputò l’ultimo combattimento nel Santo Stefano del 1975 a Brescia, dove lasciò il titolo italiano al locale Natale Vezzoli, che lo sconfisse per fuori combattimento nella decima ripresa. Aveva combattuto 25 volte: 22-2-1. (pubblicato il 2 agosto 2016)
 
3 agosto
 
Sotgia, campione con molte qualità inespresse
Agli inizi degli anni ’80 ci fu un interessante peso leggero per il quale nacquero molte aspettative, si trattò di Sebastiano Sotgia, nato in provincia di Sassari e cresciuto a tirare pugni nella palestra di San Donà di Piave, in provincia di Venezia. Il 3 agosto 1983, dopo quattro mesi dalla conquista del titolo italiano, il sardo-veneto mise in palio il suo primato nazionale contro il brindisino Lorenzo Paciullo, ex tricolore dei pesi superpiuma. Il confronto si svolse nel caratteristico comune pugliese di Alberobello, in un singolare scenario ricco di trulli, quel particolare tipo di costruzione conica in pietra tradizionale della Puglia centrro-meridionale. Il combattimento tra Sotgia e Paciullo fu interrotto nel corso della seconda ripresa, dopo che entrambi i pugili rimasero feriti e dichiarati non idonei alla prosecuzione della sfida. Il risultato fu di no-contest e la cintura rimase al campione. Sotgia si presentò per la prima volta a torso nudo nel febbraio 1981, dopo aver concluso la parentesi dilettantistica con il secondo posto agli assoluti dell’anno precedente a Terracina, tra i superleggeri. Arrivò all’appuntamento del campionato italiano professionistico nel primo giorno di aprile del 1983 a Grosseto, dove annientò nel primo tempo il locale Alessandro Scapecchi, portandogli via la cintura tricolore dei pesi leggeri. Difese quel titolo due volte nel 1984: in aprile superò ai punti il casertano Luigi De Rosa, già titolare italiano dei superpiuma, in dicembre si liberò in tre riprese del milanese di origine siciliana Aristide Pizzo, tre volte campione nazionale della categoria inferiore. Dopo quel tangibile successo Sotgia dovette lasciare titolo ed attività con il record di 28 confronti: 26-1-0-1 NC.
(pubblicato il 3 agosto 2016)
 
4 agosto
 
Evangelista, europeo per due mondiali
Il 4 agosto 1979 a Vigo, Spagna, uno dei maggiori esponenti del pugilato spagnolo, il peso massimo Alfredo Evangelista, originario dell’Uruguay, chiuse la partita con lo statunitense Elliott Bryant nella terza ripresa, confermando la sua posizione preminente in campo internazionale. Evangelista debuttò tra i professionisti nell’ottobre 1975 e nel maggio del 1977, nonostante la prima sconfitta dall’italiano Lorenzo Zanon sul ring di Bilbao, affrontò negli Stati Uniti il campione del mondo Muhammad Ali, cedendo ai punti in 15 tempi. Nel settembre di quell’anno tolse il titolo EBU al francese Lucien Rodriguez, imponendogli la soluzione anticipata nell’undicesima frazione. Due mesi dopo annientò nella prima ripresa il belga Jean-Pierre Coopman in difesa della cintura. Mantenne la corona contro l’inglese Billy Aird nel marzo 1978, imponendosi ai punti. Sconfitto da Larry Holmes in sette tempi per la cintura mondiale WBC nel novembre di quell’anno, si rifece il mese successivo a spese dell’italiano Dante Canè con una sbrigativa prestazione che lo confermò monarca continentale. Nel marzo 1979 concesse la rivincita al transalpino Lucien Rodriguez, liquidandolo nel secondo capitolo. Il mese seguente trovò ancora disco rosso con il lombardo Lorenzo Zanon che gli tolse la corona EBU dopo 12 riprese combattute a Torino. Nel luglio seguente provò a conquistare il titolo spagnolo ma il campione Felipe Rodriguez lottò fino al verdetto di parità. Dopo innumerevoli successi Evangelista conobbe un’altra sconfitta, nel quinto round, con l’americano Leon Spinks, già campione mondiale. La nuova serie di vittorie fu frenata da un altro pareggio imposto dal campione nazionale Felipe Rodriguez. Un’altra battuta d’arresto arrivò per mani dello statunitense Greg Page, futuro mondiale WBA, che lo annichilì in due tempi. Nel giugno 1982 si ripresentò per il campionato EBU e sfidò il titolare Lucien Rodriguez, cedendo ai punti. Evangelista continuò a combattere, sommando più vittorie che perdite, con l’intento di avere ancora una chance europea, cosa che si concretizzò con successo nel gennaio 1987, per il titolo vacante, contro l’olandese Andre van den Oetelaar, fermato nella quinta ripresa. Il su secondo regno durò fino alla dine di marzo quando dovette cedere in sette tempi allo svedese Anders Eklund. Lasciò il ring nell’aprile dell’anno seguente dopo 78 combattimenti: 61-13-4. (pubblicato il 5 agosto 2016)
 
5 agosto
 
Chianese 'molto' campione nazionale
L’ultima vittoria del peso massimo Biagio Chianese porta la data del 5 agosto 1995. Per l’occasione l’italiano rientrò sul ring dopo l’inattività del 1994, ed ottenne il risultato ai punti in 8 riprese contro lo statunitense Calvin Veasley sul ring di Albuquerque, nel Nuovo Messico. La carriera professionistica di Chianese iniziò nel febbraio 1989 dopo un lungo dominio nazionale tra i dilettanti. Con la maglietta, infatti, vinse la fascia tricolore in sei edizioni degli assoluti, una volta tra i massimi e cinque tra i supermassimi, dal 1981 al 1987, ad eccezione del 1983 per mancanza di avversari. Con la canottiera azzurra si aggiudicò due medaglie di bronzo nella categoria +91 kg: nel 1980 al campionato europeo jr tenutosi a Rimini e nel 1986 al campionato mondiale svoltosi a Reno, Nevada. Come professionista conquistò il titolo italiano dei pesi massimi nel luglio 1991, togliendo la cintura all’abruzzese Cesare di Benedetto per fuori combattimento tecnico in 6 riprese. La prima sconfitta per Chianese arrivò nel giugno dell’anno seguente a Marsiglia, in Francia, dove fu sconfitto ai punti in 8 tempi da Samuel M'Bendjob, africano del Camerun con licenza francese. Nel dicembre successivo si lasciò imbrigliare dal guardia destra americano Ken Jackson, finendo in parità il confronto sulle 8 riprese. Nel 1993, dopo due successi convincenti, in dicembre ottenne la chance di competere per il campionato EBU della sua categoria e sfidò a Londra il titolare Henry Akinwande, futuro campione del mondo WBO, perdendo per ferita nella quarta frazione. Il ritorno vittorioso del 1995 lo impegnò in un secondo confronto statunitense, nel settembre di quell’anno, quando si esibì ad Atlantic City cedendo in quattro riprese all’americano Rick Sullivan. Subito dopo l’abbandonò l’attività agonistica con il record di 19 sfide: 14-13-1-1 NC. (pubblicato il 5 agosto 2016)
 
6 agosto
 
Lavoine, europeo welter
Il francese Gilbert Lavoine successe sul trono europeo dei pesi welter al connazionale Charles Humez, rinunciatario al titolo. Il 6 agosto 1953 a Nizza avvenne la prima difesa da parte del nuovo campione continentale della sua cintura contro il belga Kid Dussart, già campione nazionale dei piuma ed europeo dei leggeri, ponendo fine alla sfida nella quarta ripresa. Lavoine debuttò tra i professionisti nell’ottobre 1948 e nel luglio di due anni dopo divenne campione francese dei pesi welter, quando tolse il primato ad Emmanuel Clavel. Difese vittoriosamente la sua posizione due volte, con Bruno Marostegan ed Omar Kid Le Noir. Nel febbraio 1951 cedette lo scettro a Charles Humez. Continuò a combattere tanto, perdendo solo dal connazionale Pierre Langlois e dell’italiano Gianpaolo Melis, con l’obiettivo di competere per il campionato europeo dei pesi welter. L’occasione si presentò nel marzo 1953, per il vacante titolo, contro il guardia destra gallese Cliff Curvis. Nella capitale francese il pugile britannico venne squalificato nel corso della decima ripresa e Lavoine incoronato nuovo campione d’Europa. Dopo la facile difesa con Dussart si ritrovò dinanzi al belga nel marzo 1954 a Liegi, senza titolo il palio, perdendo ai punti sulle 10 riprese. Nell’agosto di quell’anno mise in palio la corona continentale contro l’inglese Wally Thorn a Liverpool, dove lasciò la corona per manifesta inferiorità nella decima ripresa. Lavoine aumentò di peso e nel  febbraio 1957 conquistò il vacante titolo francese dei pesi medi a spese di Robert Guivarch, ex campione nazionale dei welter come lui. Quella seconda cintura dovette consegnarla nel giugno seguente ad Andre Drille. La carriera di Lavoine continuò per alcuni anni ancora senza l’intensa attività delle stagioni precedenti e si concluse nell’agosto 1962 dopo 126 confronti: 100-18-8. (pubblicato il 6 agosto 2016)
 
7 agosto
 
Affermazione di Secchi su Rodriguez
Il primo campione di pugilato vantato dalla città di La Spezia fu Giuliano Secchi che il 7 agosto 1937, nella sua città, difese il titolo italiano dei pesi gallo contro il riminese Edelweiss Rodriguez, già possessore di quella cintura. Il confronto tra il pugile ligure e l’avversario romagnolo arrivò al limite delle 12 riprese e si risolse con verdetto a favore del campione. Secchi si affacciò al professionismo nel marzo 1930 e nel dicembre di due anni dopo si presentò al primo appuntamento per il campionato italiano dei pesi gallo, perdendo in 12 tempi contro il toscano Alfredo Magnolfi. Dal 1933 al 1935 continuò a combattere senza aspettative particolari, con ingaggi anche all’estero, in Svizzera e Sudafrica. Nel 1936 ritrovò nuova fiducia, sorretta dalla sua città, che lo catapultò nuovamente sullo scenario nazionale. Nel luglio di quell’anno si ritrovò di fronte al fiorentino Alfredo Magnolfi e gli tolse la fascia tricolore dei pesi gallo dopo 12 riprese. In novembre respinse ai punti il bolognese Leone Blasi, confermandosi leader italiano della sua categoria. L’anno seguente attestò la sua condizione su Edelweiss Rodriguez ma cedette ai punti, senza titolo in palio, al lombardo Gino Cattaneo, contro il quale dovette poi mettere in gioco la cintura nazionale. Nel marzo 1938, a La Spezia, il risultato del secondo incontro con Cattaneo fu lo stesso, anche se durò due riprese in più, come previsto per i campionati italiani, e Secchi gli dovette cedere il titolo. Il pugile spezzino proseguì l’attività fino all’aprile 1940, quando perse nuovamente da Cattaneo per il campionato nazionale dei pesi gallo, lasciando il ring dopo 60 sfide: 32-21-7. (pubblicato il 7 agosto 2016)
 
8 agosto
 
Cleroux, un massimo ricordato poco
L’unico canadese capace di sconfiggere George Chuvalo, addirittura due volte, fu Bob Cleroux che l’8 agosto 1961 lo superò con verdetto ai punti deciso al termine di 12 riprese, risultato utile a riprendersi la cintura nazionale dei pesi massimi. I due si affrontarono una prima volta dodici mesi avanti quando Cleroux, di Montreal, sconfisse Chuvalo, di Toronto, vincendo il titolo canadese, scettro ceduto nel secondo match disputato nel novembre 1960. La trilogia tra i due pesi massimi ebbe luogo a Montreal, nel Quebec, dove la boxe era ed è seguita, come ai giorni nostri, con maggiore interesse rispetto a Toronto, con soddisfazione degli organizzatori e dei pugili. Cleroux debuttò tra i professionisti nel giugno 1957 dopo aver vinto il torneo Montreal Golden Gloves dell’anno precedente. Nel quinto confronto a torso nudo pareggiò con l’americano Eddie Vick, che superò nella rivincita. Nel secondo match statunitense conobbe la prima sconfitta ad opera del veterano texano Bobby Turman, risultato riscattato anzitempo alcuni mesi dopo. Il secondo regno canadese impegnò Cleroux nel gennaio 1962 a difendere la sua corona contro Cecil Gray, già superato per la via rapida nell’estate del 1959, con una soluzione in tre tempi. Quell’anno registrò altre due sconfitte, negli Stati Uniti, contro gli americani Zora Folley e Mike DeJohn. Tornato alla vittoria dovette segnare un’altra perdita ad opera di Zora Folley nella sua Montreal, evento che lo allontanò dal ring per quattro anni. Si ripresentò tra le corde nel luglio 1968 e, vittoria dopo vittoria, sconfisse anche Cleveland Williams, già sfidante di Muhammad Ali per il titolo mondiale WBC. Nel 1969 pensò seriamente di poter contendere a Jimmy Ellis la cintura iridata WBA dei pesi massimi, ma la sconfitta dallo statunitense Billy Joiner lo indusse a lasciare la boxe per sempre, dopo 55 confronti (48-6-1), con il vanto di aver perduto sempre ai punti. (pubblicato l'8 agosto 2016)
 
9 agosto
 
Tiberio Mitri, un campione colmo di classe
La prima difesa del titolo italiano dei pesi medi da parte del campione Tiberio Mitri si concretizzò il 9 agosto 1948 contro il romano Giovanni Manca, possessore di quella cintura un anno prima. I due si erano affrontati nella città eterna nel gennaio 1947 ed il risultato fu di parità deciso al termine delle 8 riprese. La rivincita si disputò a Trieste, città del campione, ed il verdetto ai punti decretato dopo 12 tempi fu favorevole al pugile locale. Il triestino iniziò a combattere come professionista nel luglio 1946. Conquistò la vacante fascia tricolore nel marzo di due anni dopo superando ai punti Michele Marini. Fino al quel momento aveva riportato un altro pareggio con Antoine Toniolo in Svizzera ed una sconfitta, per squalifica contro Mario Casadei. Nel novembre 1948 si recò a Londra dove disputò l’eliminatoria per il campionato europeo dei pesi medi con l’inglese Dick Turpin, ma il risultato di parità rimandò la scelta dello sfidante al titolo continentale. Un nuovo appuntamento con il britannico fu fissato a Trieste per il mese di marzo 1949, quando la vittoria andò al pugile locale che ottenne l’accesso al match europeo. Mitri dovette viaggiare nuovamente all’estero per catturare l’ambito trofeo europeo, raggiungendo Bruxelles, in Belgio, per snidare il campione Cyrille Delannoit. Il 7 maggio di quell’anno il triestino si trovò sul tetto del vecchio continente dopo 15 riprese. L’italiano era abituato alle esibizioni in terra straniera dopo le diverse sortite in Svizzera, oltre che nella capitale britannica. A fine ottobre debuttò a Parigi regolando sulle 10 riprese il transalpino Gilbert Stock. Ritornò nella capitale francese in dicembre e mise vittoriosamente in palio il titolo europeo contro Jean Stock, fratello di Gilbert, che riportò a casa dopo 15 tempi. L’esordio di Mitri a New York del maggio 1950, con un successo in 10 riprese su Dick Wagner, confermò i requisiti ed i buoni propositi di sfidare il ‘Toro del Bronx’ per la pregiata cintura mondiale. Il 12 luglio però Jake LaMotta lo sconfisse dopo 15 assalti, bruciandogli la chance iridata. Tornò a Parigi in ottobre perdendo da Claude Ritter. L’anno seguente, dopo alcune vittorie di rilievo pareggiò a Milano con Livio Minelli, ex campione europeo welter, e perse a Parigi da Charles Humez, campione continentale welter. Tra i tanti trionfi del 1952 e 1953 trovò due pareggi in Svizzera e Belgio. Nel maggio 1954 fu incoronato nuovamente campione d’Europa dei pesi medi travolgendo nel primo round l’inglese Randy Turpin, fratello di Dick affrontato anni prima. Sconfitto in 10 frazioni a Londra dall’inglese Gordon Hazell, senza titolo in palio, si riprese la rivincita a Roma demolendolo in 6 riprese. Il suo secondo regnò finì nel novembre di quell’anno quando il transalpino Charles Humez lo fermò nel terzo round. Mitri continuò a fare sfoggio della sua classe fino al settembre 1957, addizionando tanti risultati positivi anche in Tunisia, Francia ed Australia, contro un insuccesso occorso in Rhodesia, attuale Zimbabwe. Lasciò la boxe dopo 101 confronti: 88-7-6. (pubblicato il 9 agosto 2016)
 
10 agosto
 
Massimo Consolati, campione italiano welter jr
Il secondo ed ultimo vincitore di Bruno Arcari, futuro campione italiano, europeo e mondiale, fu il marchigiano Massimo Consolati che il 10 agosto 1966 a Senigallia lo superò per ferita nella decima ripresa, conquistando il vacante titolo nazionale dei pesi superleggeri. L’anconetato passò professionista nel dicembre 1960 e nel luglio di quattro anni dopo sfidò l’allora titolare italiano welter jr Sandro Lopopolo, primo campione della nuova categoria di peso, finendo sconfitto ai punti in 12 riprese. Consolati mise in palio la sua cintura tricolore nel settembre 1966 a Verona contro il locale Giulio Graziani, con il quale perse nella stessa città all’inizio dell’anno precedente, ed ottenne la decisione dopo 12 tempi. Nel mese successivo accettò di andare a Forlì per affrontare, senza rischiare il titolo italiano, l’imbattuto locale Pietro Vargellini e rimase sconfitto al termine delle 8 riprese. Poi gli toccò nuovamente Arcari che, nel dicembre di quell’anno, gli tolse a Genova la cintura per squalifica nel settimo round. Consolati continuò la sua intensa attività, accettando tutti gli ingaggi che gli arrivarono, molti dei quali dall’estero, e solo una volta ancora ottenne la possibilità di combattere per il campionato italiano superleggeri, pareggiano nel gennaio 1969 con Romano Fanali. Lasciò l’attività nel settembre 1973 dopo 87 confronti: 50-31-5-1 NC. Il suo record contiene, oltre ai migliori connazionali di quegli anni, ulteriori nomi di pugili affermati in campo europeo e mondiale quali Juan Albornoz, Paul Armstead, Joao Henrique, Roger Menetrey, Pedro Carrasco, Miguel Velasquez, Marcel Cerdan Jr, Rene Roque, Johann Orsolics ed altri. (pubblicato il 10 agosto 2016)
 
11 agosto
 
Luigi Boschi, un titolo alla costanza
Il peso mosca comasco Luigi Boschi lavorò a lungo per arrivare al campionato italiano della sua categoria. Con la cintura nazionale l’11 agosto 1971 tornò a combattere a Bellagio, dove aveva debuttato con successo al professionismo nel febbraio 1965, per difenderla dalla sfida del  cagliaritano Franco Sperati, già titolare di quel titolo che gli garantì due confronti europei contro Fernando Atzori. Nella perla del Lario, resa ancor più celebre nel mondo dal lussuoso Bellagio Resort & Casino sorto anni dopo a Las Vegas, il match tra Boschi e Sperati arrivò al limite delle 12 riprese e terminò con il risultati di parità che permise al lombardo di mantenere il primato nazionale. La carriera a torso nudo di Boschi fu molto travagliata per una serie di insuccessi accumulati nel corso degli anni. Nel febbraio 1970 ottenne la prima chance dallo stesso sardo Franco Sperati, ma dovette desistere nel corso della settima frazione. La seconda occasione arrivò nel marzo dell’anno seguente, per il campionato vacante, e la sfruttò in modo definitivo fino a piegare nell’undicesimo tempo il cagliaritano Michele Spina, con il quale aveva vinto, perso e pareggiato in precedenza. Dopo il risultato nullo con Sperati rimase sconfitto ai punti dal toscano Dino Contemori, senza titolo in palio, ma nel Santo Stefano pugilistico del 1971, a Cantù, dovette cedere nuovamente al sardo Franco Sperati, abbandonando la difesa del tricolore nel nono tempo. Boschi tornò tra le corde per l’ultima volta nell’aprile dell’anno successivo, quando decise di lasciare l’attività agonistica dopo 38 combattimenti: 8-23-7. (pubblicato l'11 agosto 2016)
 
12 agosto
 
Sergio Caprari, un campione singolare
Fino agli anni ’50 non furono molti i pugili che dopo affermazioni olimpiche riuscirono a compiere tutta la parabola professionistica, dal titolo nazionale fino al mondiale. Uno dei pochi fu il viterbese Sergio Caprari. Il 12 agosto 1956 nella sua Civita Castellana tolse il titolo italiano dei pesi piuma a Nello Barbadoro per abbandono nella sesta ripresa. Caprari arrivò a quel primo appuntamento tricolore da imbattuto, dopo aver debuttato a torso nudo nel settembre 1952, anno nel quale vinse la medaglia d’argento ai giochi olimpici di Helsinki, in Finlandia, tra i pesi piuma, al limite dei 57 chili. Dopo la conquista del titolo italiano fece una breve trasferta in Australia, dove riportò la prima sconfitta a fronte di due successi. Tornò in Italia e continuò la serie positiva anche contro l’invitto pavese Giordano Campari, che superò in 12 tempi nel novembre 1957 a difesa della cintura nazionale. Prolungò la sequela favorevole e nel maggio 1958 sconfisse pure il friulano Aldo Pravisani sulle rotta delle 12 riprese a tutela della fascia tricolore. Nell’agosto seguente affrontò a San Remo il belga Jean Sneyers per il vacante campionato europeo dei pesi piuma e centrò l’obiettivo imponendo all’avversario l’abbandono nell’undicesima frazione. La sfilza di risultati positivi non si arrestò nemmeno in Venezuela dove si avvantaggiò in 10 assalti sul locale Sonny Leon. Tornò nella città dei fiori nel ferragosto del 1959 per difendere lo scettro continentale contro il francese Gracieux Lamperti, ma il risultato non gli fu favorevole dopo 15 riprese. L’anno seguente tornò a Caracas dove superò il venezuelano Tony Epifanio Padron ma cedette in 8 tempi allo statunitense Davey Moore, campione del mondo in carica. Ritornò a farsi valere in patria, pareggiano solo con il ghanese Floyd Robertson, in seguito campione dell’Impero Britannico e challenger mondiale. Caprari uscì di scena nel dicembre 1961, dopo il fallito tentativo di deporre dal trono mondiale dei pesi leggeri jr il leggendario filippino Flash Elorde, concluso nel primo round. Chiuse la singolare carriera dopo 58 confronti: 52-4-2. (pubblicato il 12 agosto 2016)
 
13 agosto
 
Vittorio Conte, per una volta campione d’Italia
Ci sono pugili che tra le tante sfide titolate riescono a vincere una sola volta. L’elenco contempla il nome di Vittorio Conte, peso welter campano trapiantato a Pistoia, che il 13 agosto 1976 ottenne il successo nel vacante campionato italiano della sua categoria, disputato a Rimini contro il romagnolo Italo Venturi. Il pugile toscano si aggiudicò il risultato con decisione in 12 riprese. L’approccio di Conte con il mondo professionistico avvenne nel dicembre 1972. Chiuse l’anno seguente da imbattuto con una vittoria a Zurigo, Svizzera. Nel marzo 1974 una ferita lo penalizzò contro Luciano Borraccia, che lo costrinse a lasciare il ring nel secondo tempo. Ripresa la serie positiva l’anno seguente e chiuse la stagione con un successo in Belgio, dove ritornò nel marzo 1976 rimediando un pari. Nel frattempo superò ai punti il veneto Paolo Zanusso e per ferita Giuseppe Martinese – futuro campione nazionale ed europeo superleggeri – e Tommaso Marocco, in seguito suo vincitore. Con il titolo di campione d’Italia nell’ottobre 1976 si trovò di fronte nuovamente a Paolo Zanusso, pareggiando al termine delle 12 riprese sul ring di Montecatini, in provincia di Pistoia. Concluse l’anno a Madrid con una sconfitta per ferita dallo spagnolo Horacio Ruiz Iglesias. Iniziò il 1977 con un’altra perdita, in marzo, quando a Latina cedette la cintura italiana a Tommaso Marocco per squalifica nella seconda frazione. Provò a riconquistare la fascia tricolore ma capitolò nuovamente dinanzi a Marocco per ferita nel quarto round. Terminò l’anno a Zeltweg, in Austria, perdendo in 10 riprese con il locale Joseph Pachlere, futuro titolare continentale. Due successi del 1978 lo riportarono in auge ed in luglio provò a catturare nuovamente il titolo italiano contro il campione Gianni Molesini, ma la sfida si risolse con il risultato di parità al termine delle 12 riprese. Finì quella stagione con una sconfitta per ferita in Danimarca da Joergen Hansen, già campione del vecchio continente. Nell’agosto 1980 disputò il suo ultimo campionato italiano contro il riminese Pierangelo Pira, perdendo ai punti. Ultimò la carriera nell’aprile dell’anno seguente dopo 37 sfide: 23-9-4-1 NC. (pubblicato il 13 agosto 2016)
 
14 agosto
 
Alex Miteff, tradizione argentina dei pesi massimi
La tradizione argentina di avere propri alfieri affascinati dal mondo pugilistico statunitense catturò anche Alex Miteff, peso massimo nato con il lungo ‘apellido’ di Pablo Alexis Antonio Miteff nella provincia di Santa Fe. Il 14 agosto 1959 a New York il sudamericano dispose sulla distanza delle 10 riprese del capace nordamericano Alonzo Johnson, reduce dal brillante successo nei confronti di Willie Pastrano. L’argentino iniziò l’esperienza professionistica nella ‘grande mela’ in giugno 1956. Conobbe la prima sconfitta nell’ottobre dell’anno dopo per mani del più espero Mike DeJohn, che seppe stroncarlo nel primo round. Nel 1958 soggiogò in 10 tempi il veterano cubano Nino Valdes, pareggiò a Toronto con il canadese George Chuvalo, superò il californiano Reuben Vargas, ma cadde nuovamente nel primo tempo contro Willi Besmanoff, tedesco trapiantato negli States. Nel gennaio dell’anno successivo lasciò a Zora Folley il risultato sulle 10 riprese. Ritornò alla vittoria contro Harold Carter, vinse poi con il navigato Wayne Bethea ed infine con Alonzo Johnson, prima di cedere per due volte a Billy Hunter. Nel febbraio 1960 si fece conoscere dai suoi connazionali quando a Buenos Aires piegò in due assalti il conterraneo Jose Giorgetti. Nel viaggio di ritorno verso gli Stati Uniti fece tappa a Tijuana, Messico, dove travolse il californiano Don Warner. Il rinnovato spirito vincente di Miteff venne nuovamente intaccato da Eddie Machen che lo sconfisse a New York. Chiuse l’anno a Londra dove venne superato da Henry Cooper. Nel 1961 assoggettò nuovamente Alonzo Johnson, ma lasciò le vittorie a George Chuvalo, Cleveland Williams e Bob Cleroux. Ritrovò il successo contro Jimmy McCarter prima di cedere al giovane Cassius Clay ed al meno titolato Ray Batey. Dopo una lunga inattività tornò sul ring nella sua Argentina con una facile vittoria nel 1966. L’ultimo match lo disputò inutilmente al cospetto di Jerry Quarry a Los Angeles nell’aprile 1967, compilando il palmares complessivo di 39 peleas: 25-13-1. (pubblicato il 14 agosto 2016)
 
15 agosto
 
Luigi Marfurt PARI con Pietro Bianchi
Una delle prime famiglie di pugilatori italiani fu il nucleo romano Marfurt, conosciuto anche come Marfut, che ebbe in Luigi l’esponente di spicco. Gi altri furono Fernando, Francesco e Ilario. Il 15 agosto 1926 Luigi Marfurt mise in gioco la sua cintura di campione italiano dei pesi piuma nella città di Ferrara contro il milanese Pietro Bianchi – suo vincitore in 10 tempi nei due anni precedenti confronti, una volta a Roma ed un’altra a Milano – ed il confronto si concluse con il risultato di parità deciso al termine delle 15 riprese. I due pugili si affrontarono due volte ancora nell’anno seguente ed il verdetto nullo confermò l’equivalenza raggiunta nell’ultimo periodo dagli oppositori. Il romano debuttò al professionismo nel marzo 1924 e nell’ottobre dell’anno successivo divenne il titolare italiano numero 7 dei pesi piuma, dopo aver superato per il vacante campionato il quotato concittadino Leo Giunchi, vincitore di quella cintura nel 1923. Luigi Marfurt lasciò lo scettro nazionale per assolvere agli obblighi di leva. Nel biennio 1928-1929 fece una discreta tournée in Argentina. Tornò a combattere in Italia nel 1930 e l’anno seguente si diresse nuovamente in Sudamerica, dove si esibì in Argentina, Cile, Perù ed Ecuador. Disputò il suo ultimo combattimento a Lima nel giugno 1939 e si ritirò dall’attività dopo 90 sfide: 46-25-18-1 ND. Durante l’attività svolta in Italia affrontò, oltre ai citati Bianchi e Giunchi, calibri quali Vittorio Venturi, Mario Farabullini, Cleto Locatelli, Ambrogio Redaelli, Luigi Bonetti e Saverio Turiello. (pubblicato il 15 agosto 2016)
 
16 agosto
 
Luciano Piazza, campione d'Italia medi jr
Il terzo campione italiano dei pesi medi jr fu Luciano Piazza, fiorentino di nascita, passato professionista nel novembre 1961 come peso welter. La conquista del titolo nella più pesante divisione di peso avvenne il 16 agosto 1965 a Senigallia, in provincia di Ancona, dove tolse la cintura tricolore al bresciano Giampaolo Gabanetti per fuori combattimento tecnico nella seconda ripresa. Tra i dilettanti il toscano salì sul podio più alto due volte: ai campionati assoluti di Torino del 1960, tra i pesi superleggeri, ed ai campionati mondiali militari del 1961 svolti a Fort Dix, New Jersey, nei pesi welter. A torso nudo Piazza comprovò le sue doti non comuni, perdendo solo per ferita da Mirko Rossi e l’argentino Oscar Miranda. Pareggiò con Sugar Cliff, veterano di Bahamas cresciuto con i guantoni a Miami, in Florida, e con il rodato statunitense Ted Wright. Nel dicembre 1964 a Roma disputò il suo primo campionato italiano, quello vacante dei pesi welter, cedendo con decisione in 12 tempi al laziale Domenico Tiberia, superato nella stessa città due anni prima. Nel febbraio 1965 cedette al meneghino Carmelo Bossi, dopo 8 riprese, sul ring di Milano. La vittoria sbrigativa su Gabanetti sembrò rilanciare Piazza, ma nel novembre di quell’anno a Pesaro il fiorentino lasciò la cintura italiana a Ciro Patronelli, originario di Brindisi, dopo 12 riprese. Piazza lasciò la boxe dopo 26 combattimenti: 19-5-2. (pubblicato il 16 agosto 2016)
 
17 agosto
 
Elis Ask, un finlandese campione d’Europa
Nel gruppo dei pugili finlandesi campioni d’Europa si trova Elis Ask che il 17 agosto 1951, nella sua Helsinki, tolse il titolo continentale dei pesi leggeri al francese Pierre Montane, per fuori combattimento tecnico nella dodicesima ripresa. Il finnico iniziò la carriera professionistica nel dicembre 1946, debuttando a Malmo, in Svezia, sul cui territorio si esibì innumerevoli volte negli anni futuri. L’anno seguente frequentò anche i quadrati dell’Inghilterra dove trovò il primo insuccesso. Nel 1949 fece una breve tournée negli Stati Uniti, conclusa con la sconfitta da un pugile superato in precedenza. In seguito riprese a combattere con alterna fortuna in Finlandia, Svezia, Danimarca e Gran Bretagna, con una breve riapparizione in USA. Nel giugno 1951 toccò la Germania dove rimediò un risultato di parità. Dopo il successo nel campionato europeo andò a Parigi, senza mettere in palio la sua corona, e piegò nel nono round il transalpino Jacques Dehaye. Chiuse quell’anno con l’inaspettata perdita da Allan Tanner, inglese di Liverpool originario della Guyana, che a Goteborg, Svezia, s’impose sulle 10 riprese. Il 4 gennaio del 1952 lasciò la cintura europea a Copenaghen dove il locale Jorgen Johansen lo sconfisse con verdetto deciso dopo 15 tempi. Ask continuò a combattere in giro per l’Europa, toccando anche Milano dove perse nel marzo 1954 dall’italo-francese Mario Ciccarelli. Il finlandese disputò l’ultimo match nella sua città, pareggiando nell’ottobre 1957 con l’ex campione francese Jacques Prigent, ed appese i guantoni dopo 62 sfide: 40-17-5. (pubblicato il 17 agosto 2016)
 
18 agosto
 
Mario Sanna campione d'Italia
Il quarto campione italiano dei pesi leggeri jr fu Mario Sanna, sardo domiciliato nella cittadina di Aprilia, in provincia di Roma. Il titolo gli arrivò la sera del 18 agosto 1971 al termine di 12 riprese combattute con il lombardo Ugo Poli a Castrovillari, nella provincia calabrese di Cosenza. Il sardo-laziale debuttò a torso nudo nel gennaio 1969, dopo aver concluso la parentesi dilettantistica con la vittoria agli assoluti dell’anno precedente a Cecina, tra i pesi leggeri. Arrivò all’appuntamento tricolore con una sconfitta da Paolo Russo, riscattata in seguito, ed un risultato di parità con l’esperto triestino Nevio Carbi, già campione nazionale dei pesi gallo e piuma. Sanna mise in palio la cintura tricolore nell’ottobre 1971 a Novara e la mantenne in cinque riprese contro il mancino Oronzo Pesare, tarantino residente a Pesaro. Nel dicembre seguente tornò nella stessa città piemontese e perse per ferita nella settima frazione dal locale Giorgio Merlin, senza titolo in palio. L’infortunio di quel match lo tenne lontano dal ring per molti mesi e lo fece decadere. Tornò alla vittoria nell’agosto 1972 contro il romano Enrico Gismondi. In ottobre fece la sua prima trasferta all’estero, a Marsiglia, inchiodando in cinque tempi l’algerino Ould Makloufi, in seguito sfidante mondiale WBC del giapponese Kuniaki Shibata. Nell’aprile 1973 per Sanna si ripresentò l’occasione del campionato italiano dei pesi leggeri jr, nuovamente contro il sondriese Ugo Poli, ritornato ad essere campione d’Italia, ma la sciupò con una squalifica che lo eliminò nel settimo tempo. Calzò nuovamente i guantoni per una seconda uscita straniera, nell’ottobre seguente a Helsinki, cedendo sulle 10 riprese al guardia destra finlandese Erik Nikkinen, capace di superare tutti gli italiani affrontati. Nel 1974, dopo un successo ai punti in maggio sfidò il campione nazionale leggeri jr Giovanni Girgenti nel mese di agosto, concludendo la chance con il risultato di parità deciso al termine di 12 riprese. Sanna disputò un altro match ancora, nel giugno 1975 a Milano, combattuto con l’italo-americano Dominick Monaco e finito nel quinto round con il verdetto di no-contest. Lasciò la boxe dopo 25 sfide: 18-4-2-1 NC. (pubblicato il 18 agosto 2016)
 
19 agosto
 
Eder Jofre, O Galo Do Ouro
Il massimo esponente del pugilato brasiliano rimane Eder Jofre, le cui qualità lo portarono ad avere l’appellativo di “O Galo Do Ouro”, ovverosia “il gallo d’oro” negli anni in cui trionfò a livello mondiale. Il sudamericano di San Paolo la sera del 19 agosto 1961 mise in palio la cintura mondiale dei pesi gallo contro il venezuelano Ramon Arias, portandosi nella ‘tana’ del suo rivale, a Caracas, dove lo eliminò nel corso del settimo assalto. Jofre debuttò a torso nudo nel marzo 1957 dopo aver partecipato alle olimpiadi dell’anno precedente a Melbourne, Australia, ed essere stato eliminato nel secondo turno dei pesi gallo. Come professionista pareggiò nella sua città due volte con l’argentino Ernesto Miranda, molto apprezzato in Italia pochi anni dopo. In Uruguay ottenne un altro verdetto di parità con l’altro argentino Ruben Caceres. Sul finire del 1959 superò ai punti il suo primo avversario italiano, il cagliaritano Gianni Zuddas. Nel 1960 dimostrò i progressi fatti quando tolse la cintura sudamericana dei pesi gallo all’argentino Ernesto Miranda con verdetto in 15 riprese e la difese contro lo stesso avversario in tre tempi. Quell’anno debuttò a Los Angeles, in California, imponendosi al campione messicano Jose Medel con un fuori combattimento nella decima frazione. Ritornò nella ‘città degli angeli’ californiana in novembre e demolì in 6 riprese l’altro azteca Eloy Sanchez per il vacante campionato mondiale dei pesi gallo. Fece la prima difesa della cintura iridata nel marzo 1961 a Rio de Janeiro e piegò in 9 tempi il mancino cagliaritano Piero Rollo, campione d’Italia e d’Europa della categoria. Dopo il successo su Ramon Arias, gli altri impegni mondiali lo videro travolgere tra il 1962 ed il 1964 il britannico Johnny Caldwell, il messicano-californiano Herman Marques, il messicano Jose Medel, il giapponese Katsutoshi Aoki a Tokyo, il filippino Johnny Jamito a Quezon City ed il colombiano Bernardo Caraballo a Bogotà. Nel maggio 1965, tornato in Giappone, dovette cedere lo scettro mondiale al termine di 15 riprese combattute con il nipponico Fighting Harada, contro il quale provò inutilmente a riconquistarlo nel maggio dell’anno seguente, dopo aver rimediato un risultato nullo con lo statunitense Manny Elias. Annunciò il suo ritiro nel gennaio 1967 ma non seppe resistere al richiamo del ring, ritornando a calcare le sue tavole nell’agosto 1969. Nel maggio 1973 tolse il titolo mondiale dei pesi piuma a Jose Legra, cubano naturalizzato spagnolo. Mantenne la seconda cintura iridata contro l’ex titolare Vicente Saldivar con uno spettacolare fuori combattimento nel quarto assalto. Privato del titolo nel giugno dell’anno successivo continuò a combattere fino all’ottobre 1976, senza subire sconfitte, lasciando definitivamente la boxe dopo 78 confronti: 72-2-4. (pubblicato il 19 agosto 2016)
 
20 agosto
 
Tommaso Galli, campione dimenticato
Diventare campione continentale in tre diverse categoria di peso è un primato che dovrebbe essere ricordato più volte dai media italiani e dalle istituzioni federali, in particolar modo quando l’impresa non è accaduta per caso ma a spese di avversari di primo piano. Purtroppo per il romano Tommaso Galli la sua peculiare preminenza è stata scordata da molti degli ‘addetti ai lavori’. Il 20 agosto 1969 l’allora sfidante europeo dei pesi piuma dovette affrontare a Barcellona il titolare Manuel Calvo, spagnolo, reduce dalla conquista della vacante corona contro il triestino Nevio Carbi. Il romano giocò al meglio la sua seconda carta europea ed obbligò il madrileno a cedere anzitempo nel corso del quindicesimo ed ultimo assalto. Galli debuttò tra i professionisti nel marzo 1963 dopo aver indossato la fascia tricolore agli assoluti dell’anno precedente a Modena, dove gareggiò nella categoria dei pesi mosca. Nel giugno 1965 iniziò la sua epopea con i guantoni, quando tolse il titolo nazionale dei pesi gallo al veterano Federico Scarponi. Due mesi dopo salì per la prima volta sul tetto d’Europa, strappando al guardia destra spagnolo Mimoun Ben Ali il primato dei pesi gallo. In dicembre con il risultato di parità salvò la corona continentale dall’abilità combattiva dello scozzese Walter McGowan, divenuto campione del mondo dei mosca l’anno seguente a discapito del sardo Salvatore Burruni. Iniziò il 1966 con una successo in Svezia contro il finlandese Risto Lukkonen, ex campione europeo dei mosca e gallo, poi mantenne lo scettro europeo contro il francese Pierre Vetroff in marzo, ma lo perse tre mesi dopo a Barcellona di fronte a Mimoun Ben Ali. Provò a riprendersi il titolo nazionale ma venne superato dal brindisino Franco Zurlo. Nell’aprile 1968 affrontò a Melbourne, in Australia, il campione mondiale dei gallo Lionel Rose, cedendo ai punti senza titolo in palio. Il suo secondo regno europeo, quello dei pesi piuma, dopo un nuovo successo su Manuel Calvo finì a Madrid nel giugno 1970 per mani di Jose Legra, spagnolo di origine cubana che già aveva vantato quel titolo oltre al mondiale WBC. Nel gennaio 1971 Galli conquistò la sua terza cintura europea, in una diversa divisione di peso, quella inaugurale dei superpiuma, superando lo spagnolo Luis Aisa. Respinse le sfide del tedesco Lothar Abend, del belga Jean de Keers e nuovamente dell’iberico Luis Aisa, prima di abdicare a favore del tarantino Domenico Chiloiro nell’agosto 1972. Al termine di quel match lasciò la boxe dopo 51 sfide: 38-9-4. (pubblicato il 20 agosto 2016)
 
21 agosto
 
Mario Lamagna, campione esclusivo di Napoli
L’unico partenopeo verace, di Napoli città, diventato campione d’Italia dei pesi medi fu Mario Lamagna, che il 21 agosto 1970 sull’isola di Ischia mantenne la sua cintura dopo 12 riprese combattute con il padovano Luciano Sarti. Il napoletano debuttò tra i professionisti nel dicembre 1964, dopo aver chiuso la carriera dilettantistica con un secondo posto agli assoluti di quell’anno, svolti a Roma, perdendo la finale dei pesi medi contro Dino Murru. La sua ascesa in campo nazionale fu molto agevole, con una serie di successi che lo condussero alla semifinale per il campionato italiano, vinta in cinque riprese nel dicembre 1966, a Torino, contro il veneziano Enrico Simoni, già sconfitto ai punti nel capoluogo campano. Nel maggio dell’anno seguente a Napoli tentò di togliere il tricolore al più esperto Carlo Duran, ferrarese di origine argentina che in seguito divenne diverse volte campione europeo, ma dovette cedere al termine di 12 tempi. In quella stagione sconfisse il campione spagnolo superwelter Moya Cesareo Barrera e l’ex titolare transalpino welter e superwelter Jean Baptiste Rolland. Nel maggio 1967, dopo due vittorie, conobbe una brusca battuta d’arresto dal francese Yoland Leveque, già campione nazionale ed europeo superwelter e futuro titolare transalpino dei medi. Tornò al successo per ferita dello spagnolo Jose Hernandez, più volte campione nazionale superwelter, europeo della stessa categoria e sfidante al mondiale di Carmelo Bossi con il quale pareggiò. Il sogno di Lamagna di conquistare il titolo italiano dei pesi medi naufragò per altre due volte, entrambe per il vacante campionato, sempre per ferita, davanti ai suoi concittadini: nell’agosto 1968 contro il livornese Remo Golfarini e nell’aprile dell’anno seguente dinanzi all’aostano di origine ligure Luigi Patruno. La cintura arrivò finalmente per lui nel marzo 1970, quando piegò a Caserta il mancino Patruno nel corso dell’ottava frazione. Prima di difendere il primato nazionale affrontò a Johannesburg sulle 10 riprese il sudafricano Pierre Fourie, superato nei suoi migliori anni solo da Bob Foster, Victor Galindez e Richie Kates. Al rientro in Italia affrontò due volte per il titolo italiano Luciano Sarti, vincendo ad Ischia e perdendo a Padova. Il napoletano si rifece nel luglio 1972 quando tornò nel capoluogo veneto e spodestò il locale Sarti. Il secondo regno nazionale di Lamagna si concluse nell’ottobre di quell’anno a Forlì dove cedette la cintura al locale Sauro Soprani. La carriera del campano si concluse a Parigi nel marzo 1973 dopo 52 sfide: 36-15-1. Nel suo record figurano altri nomi di considerevole valore in quegli anni quali Elio Calcabrini, Mario Romersi, Jacques Kekichian, Vincent Parra, Gratien Tonna e Tom Bogs. (pubblicato il 21 agosto 2016)
 
22 agosto
 
Masteghin sconfigge Manzur ai punti
Il peso massimo piemontese Giorgio Masteghin nella calda domenica del 22 agosto 1965 appassionò il pubblico di Francavilla al Mare, in provincia di Chieti, quando sopravanzò sull’argentino Jose Angel Manzur, già campione nazionale dei mediomassimi, al termine delle 8 riprese. Il pugile di Valenza, provincia di Alessandria, passò al professionismo nel settembre 1961 dopo una incoraggiante esperienza dilettantistica che lo vide trionfare ai campionati italiani di Terni del 1958; indossò più volte con soddisfazione la maglia azzurra; in seguito fu secondo solo a Franco De Piccoli, contro il quale perse due finali agli assoluti del 1959 a Milano e del 1960 a Torino. Chiuse il primo anno a torso nudo con una sconfitta ai punti dal pisano Fanco Badalassi. Nel febbraio 1962 fece la prima trasferta all’estero superando sulle 8 riprese a Goteborg lo svedese Lars Olof Norling. Continuò sbarazzandosi degli avversari stranieri grazie alla sua potenza di pungo, ma cadde vittima della forza dello statunitense Garvin Sawyer nel novembre di quell’anno a Roma, dove l’americano aveva ceduto prima del limite a De Piccoli. Il piemontese ritornò nella capitale all’inizio del nuovo anno e riscattò la precedente esibizione con un rassicurante successo in 8 tempi sul suo giustiziere Sawyer. Dopo altri due travolgenti risultati a Milano impegnò per 8 riprese Alonzo Johnson, statunitense di valore internazionale con il record zeppo di nomi di prima grandezza. In settembre, sempre nel capoluogo lombardo cedette in 10 riprese al mancino bresciano Piero Tomasoni, nella prospettiva di arrivare al campionato d’Italia, il cui primato apparteneva all’altro bresciano Santo Amonti. Nell’aprile 1964 superò il padovano Federico Friso, ex campione nazionale, cedette per ferita al ferrarese Giuseppe Migliari in agosto e diede la seconda sconfitta all’argentino Eduardo Corletti nel novembre successivo. Aprì il 1965 perdendo in quattro tempi a Blackpool, in Inghilterra, con il locale Brian London, reduce da tutte le sfide, Britannica, Commonwealth, Europea e Mondiale con Floyd Patterson. Si rifece a Bilbao, in Spagna, piegando nel primo assalto il campione nazionale Benito Canal e terminò l’attività annuale a Johannesburg, in Sudafrica, dove cedette in 10 tempi al campione nazionale Billy Lotter. Nell’aprile 1966 a Roma disputò il suo unico campionato italiano dei pesi massimi perdendo per la seconda volta dal lombardo Piero Tomasoni, con la squalifica nella decima ripresa. Masteghin oltrepassò le corde per l’ultima volta nel novembre di quell’anno nella città inglese di Wolverhampton, dove abbandonò nel secondo round dinanzi al mancino britannico Jack Bodell, futuro campione British, Commonwealth e d’Europa. La rinuncia arrivò dopo 25 combattimenti: 17-8-0. (pubblicato il 22 agosto 2016)
 
23 agosto
 
Giovanni De Luca, peso massimo campano
Vedere sul ring due pesi massimi campani affrontarsi è un evento raro. Il 23 agosto 1977 a Sant'Anastasia, in provincia di Napoli, l’eccezionalità fu realizzata dal confronto sostenuto da Giovanni De Luca e Domenico Scala, che si affrontarono al limite delle 6 riprese. La vittoria ai punti andò al più giovane De Luca che si ripeté sulla stessa distanza tre mesi dopo a Scafati, in provincia di Salerno. L’inizio professionistico di De Luca avvenne nel luglio 1976, dopo aver coronato la carriera dilettantistica con la vittoria finale ai campionati assoluti di due anni prima a Rimini. Nei primi passi a torso nudo si trovò di fronte due bresciani: Ferruccio Mazzardi con il quale pareggiò a Milano e Rinaldo Pelizzari che gli diede la prima sconfitta a Brescia. Da quell’insuccesso De Luca seppe edificare un record dovizioso che lo portò a competere per il vacante campionato italiano dei pesi massimi. La sfida avvenne nel febbraio 1979 a Milano, proprio contro l’imbattuto lombardo Rinaldo Pelizzari che gli aveva procurato fino ad allora l’unica sconfitta della carriera a pagamento. Il campano superò l’avversario bresciano con verdetto ai punti dopo 12 riprese e divenne campione nazionale della più pesante divisione di peso. In seguito De Luca ebbe come sfidante Pelizzari ancora due volte, vincendo sempre: per ferita a Toscolano Maderno, Brescia, e nuovamente con decisione a Boscotrecase, Napoli. Tra le due sfide De Luca mise in palio la sua cintura contro l’anconetano di origine brasiliana Vasco Faustinho, superandolo sulla massima distanza dei 12 tempi. Il regno italiano del campano finì nell’agosto 1980 a Norcia, in provincia di Perugia, ad opera del più esperto laziale Domenico Adinolfi, in precedenza campione italiano ed europeo dei mediomassimi. Nel febbraio dell’anno seguente si esibì per la prima volta all’estero, a Zele, dove superò per ferita il campione belga Rudy Gauwe. In ottobre sfidò il ceccanese Adinolfi a Novara ma perse nuovamente sulle 12 riprese senza togliergli la cintura nazionale. Concluse quella stagione a Seregno dove cedette in 8 tempi all’imbattuto brindisino Guido Trane. Continuò a combattere anche nel 1982, contro Guido Cassanelli a Crevalcore ed il campione continentale Lucien Rodriguez a Parigi, senza titolo in palio, perdendo entrambi i confronti ai punti. Lasciò il pugilato dopo 23 sfide: 16-6-1. (pubblicato il 23 agosto 2016)
 
24 agosto
 
L'ascesa di Cerasani
La terza trasferta fuori dai confini romani di Alvaro Cerasani avvenne il 24 agosto 1945 a Terni, dove superò l’umbro Quinto Massi nella quarta ripresa. ‘Er Palletta’, come veniva chiamato affettuosamente il romano, reduce dalla sconfitta con il piacentino Ermanno Bonetti, era alla seconda stagione di attività professionistica iniziata nel luglio dell’anno precedente. Dopo gli esiti positivi sull’umbro Giuseppe Farfanelli ed il concittadino Giuseppe Colasanti, sfidò il campione italiano dei pesi piuma Federico Cortonesi nel giugno 1946, a Livorno, dove rimase sconfitto nel settimo tempo. Tra vittorie ed insuccessi, l’ultimo dei quali contro il campione continentale Ray Famechon, senza titolo in palio, arrivò al secondo appuntamento tricolore, nel maggio 1949 a Roma, togliendo il titolo nazione dei piuma al rodigino Enzo Correggioli con verdetto ai punti. Mantenne la cintura italiana cinque mesi dopo a Terracina, pareggiando con il locale Dante Venturi, e nel dicembre successivo con un fulmineo primo round a spese del titolato Guido Ferracin, ex campione d’Italia e d’Europa dei pesi gallo. Il francese Marcel Lesage gli frenò la spinta internazionale all’inizio del 1950 con un repentino stop nella terza frazione. Cinque mesi dopo lasciò lo scettro italico all’imbattuto milanese Enzo Formenti, per squalifica nella settima ripresa, nel capoluogo lombardo. Nel settembre seguente Cerasani si prese una sonora rivincita su Formenti, sempre a Milano, fulminandolo nel primo round. Continuò a vincere sullo stesso ring meneghino fino ad avere la chance europea contro il formidabile francese Ray Famechon, suo vincitore ai punti nel dicembre 1948 e dominatore nel vecchio continente: nel giugno 1951 a Milano il romano dovette cedere nella tredicesima frazione all’autorità del transalpino. Tredici mesi dopo Cerasani disputò il suo ultimo campionato italiano dei pesi piuma, ancora a Milano, lasciando a Nello Barbadoro la vacante cintura, sopraffatto nella terza ripresa. Il romano continuò ad esibirsi fino al marzo 1956, lasciando la boxe dopo 85 sfide: 59-22-4. (pubblicato il 24 agosto 2016)
 
25 agosto

Faustinho, outsider di rispetto
La prima sconfitta del promettente peso massimo lombardo Romeo Malgarini avvenne per mani di Vasco Faustinho che il 25 agosto 1978 nella località di Orzinuovi, in provincia di Brescia, s’impose nella terza ripresa per abbandono. Per Faustinho si trattò dell’ultimo successo della carriera professionistica iniziata in Brasile nel maggio 1966; debuttò in Europa nel giugno 1969 a Helsinki, in Finlandia, dove perse per squalifica contro il veterano statunitense Ray Patterson, fratello dell’ex campione del mondo Floyd. Vasco cedette a Malgarini sulle 8 riprese nella rivincita di due anni dopo a Milano. Faustinho, noto anche come Faustino, arrivò in Italia da San Paolo del Brasile per stabilirsi ad Ancona sotto la procura sportiva di un manager italiano. Dal capoluogo marchigiano viaggiò in tutta Europa, in Finlandia, Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, Belgio, Norvegia, Turchia e Jugoslavia, fino al settembre 1981, quando lasciò il pugilato dopo essere salito sul ring 69 volte: 18-46-7. Nel settembre 1975 tornò in Brasile come sfidante del campione nazionale Luis Faustino Pires, cedendogli il passo nella sesta ripresa per ferita. In seguito divenne cittadino italiano e disputò un campionato tricolore con il campano Giovanni De Luca, perdendo ai punti nel novembre 1979 ad Ascoli Piceno. Il suo palmares, pieno di nomi qualificati, tradisce il suo reale valore. In 13 anni di attività si trovò di fronte a campioni europei quali Jose Manuel Urtain, Giulio Rinaldi, Juergen Blin, Lorenzo Zanon, Jean-Pierre Coopman e Domenico Adinolfi, a titolari nazionali come Mario Baruzzi, Armando Zanini, Christian Poncelet, Horst Benedens, Dante Canè, Bepi Ros, Miguel Angel Paez, Bernd August, Alfio Righetti, Rudy Gauwe, Guido Trane e Albert Syben, oltre al campione d’Africa Ba Sounkalo e tanti validi sfidanti quali Alfredo Vogrig, Harald Skog, Eddie Neilson, Bjorn Rudy, Giaconto Cattani, Claudio Cassanelli, Vincenzo Pesapane e Dragomir Popovic. (pubblicato il 25 agosto 2016)
 
26 agosto
 
Antonio Sassarini, tre volte campione d’Italia
In vista della sfida al campionato europeo dei pesi gallo il ligure Antonio Sassarini lasciò la sua seconda cintura italiana della categoria e, per collaudare le sue condizioni, il 26 agosto 1972, nella località balneare di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine, affrontò il francese di origine algerina Antoine Porcel, anch’egli due volte campione nazionale dei pesi gallo, superandolo ai punti dopo 8 riprese. Sassarini debuttò al professionismo nel marzo 1963 e continuò la marcia invincibile fino alla prima chance per il titolo italiano detenuto dal brindisino Franco Zurlo nel giugno 1967 a Subiaco, in provincia di Roma, quando cedette con decisione in 12 tempi, risultato ripetuto a Brindisi nel febbraio dell’anno seguente per il medesimo campionato. Tradito da una ferita nel dicembre 1969 Sassarini conobbe la terza sconfitta a vantaggio del franco-algerino Achene Saifi. Nel settembre dell’anno seguente lo spezzino si aggiudicò la vacante corona nazionale dei gallo, chiudendo il confronto di La Spezia con l’aretino Franco Innocenti nella dodicesima ed ultima frazione. Decaduto per non averla difesa, ritornò alla conquista del campionato nel dicembre 1971, ancora nella sua città, ripetendo il risultato dell’anno prima a spese del bolognese Enzo Farinelli. Mise in palio quel titolo una sola volta, nel gennaio 1972 a Milano, vincendo ai punti sul bresciano Ambrogio Mariani. Puntò a sostituire lo scettro nazionale con quello europeo ma il 27 settembre 1972, di fronte ai suoi sostenitori che lo videro trionfare sempre in precedenza, Sassarini dovette abbandonare il suo sforzo nella sesta ripresa contro l’imbattuto guardia desta spagnolo Agustin Senin, che in seguito rinunciò alla corona continentale ed al pugilato. Sassarini tornò al successo nell’anno seguente e, nonostante il risultato nullo con lo spagnolo Daniel Rodriguez Figueroa, nell’aprile 1974, ancora a La Spezia, si guadagnò la terza fascia tricolore, la prima al limite dei pesi piuma, dopo l’esito positivo in 12 tempi contro l’emiliano Farinelli, già superato tra i gallo. In quell’anno Sassarini lasciò la nuova cintura nazionale e l’attività dopo 41 sfide: 36-4-1. (pubblicato il 26 agosto 2016)
 
27 agosto
 
Tanda batte De Filippo
I pugili che passano professionisti sono animati dal desiderio di conquistare perlomeno il titolo italiano. La stessa brama ispirò il sardo Claudio Tanda quando debuttò a torso nudo nel giugno 1975. Soddisfatta questa aspirazione, il 27 agosto 1977 a Ozieri, in provincia di Sassari, mise in palio la sua cintura di campione nazionale dei pesi mosca contro Sabatino De Filippo, sardo come lui stabilitosi a Savona, in Liguria, che lo aveva sconfitto nella stessa località per ferita alla fine del precedente anno. Nella rivincita, titolo in palio, le cose andarono diversamente dal primo confronto e Tanda salvò il tricolore con la squalifica dello sfidante nella decima ripresa. Il percorso di Tanda per raggiungere la vetta nazionale non fu agevole, ma nell’aprile 1977 cinse la vacante cintura dei pesi mosca, al primo tentativo, superando ai punti il blasonato campano Franco Buglione. Due mesi dopo provò a guadagnarsi la seconda corona italiana, al limite dei pesi gallo, detenuta da Luigi Tessarin, chiudendo la nobile sfida con la sconfitta ai punti. Dopo il successo su De Filippo, in ottobre a Milano gli toccò affrontare il campano Giovanni Camputaro, al quale dovette cedere il suo primato nazionale dei pesi mosca per ferita nella decima frazione. Nel marzo 1978 ritornò a competere per il campionato italiano dei pesi gallo cedendo a Capua, in provincia di Caserta, al locale detentore Franco Buglione dopo 12 riprese. Tanda continuò a combattere senza altri acuti fino al maggio 1986, quando decise di lasciare la pratica del pugilato dopo 35 esibizioni: 9-23-3. (pubblicato il 27 agosto 2016)
 
28 agosto
 
Pravisani, campione d'Australia e d'Italia
Nel gruppeto di pugili italiani capaci di conquistare titoli nazionali stranieri si trova Aldo Pravisani, nato in provincia di Gorizia e cresciuto a Trieste. Al friulano toccò vincere la cintura italiana dei pesi leggeri per la seconda volta il 28 agosto 1967 a Trieste, spodestando dopo 12 riprese il ravennate Enrico Barlatti, dal quale era stato sconfitto ai punti nella città romagnola dieci mesi prima. Pravisani iniziò l’esperienza a torso nudo nella città d’adozione in luglio del 1950. Conobbe la prima sconfitta a Ginevra, Svizzera, nel gennaio 1953 da Mohammed Chickaoui, futuro campione francese dei pesi piuma. Il secondo insuccesso arrivò a Grosseto nel luglio 1954 da Altidoro Polidori per il campionato italiano piuma. Continuò a raccogliere successi in patria, perdendo a Parigi da Cherif Hamia, in seguito titolare transalpino piuma, a Liegi da Jean Sneyers, campione europeo in tre diverse categorie di peso, e a Marsiglia dal titolare continentale Ray Famechon. Nel luglio 1955 si ripresentò senza successo a Grosseto contro il campione italiano piuma Altidoro Polidori. Negli anni seguenti in Italia fu secondo solo al pavese Giordano Campari ed al viterbese Sergio Caprari, mentre in Francia dovette cedere a Gracieux Lamperti, futuro campione nazionale ed europeo. Nel 1959, dopo una breve tournée in Australia, sfidò inutilmente ancora Giordano Campari, campione nazionale piuma. Nello stesso anno ritornò nella terra dei canguri dove, tra trionfi ed insuccessi, rimase fino al 1963, conquistando la cintura australiana dei pesi leggeri. Nel marzo 1964 Pravisani riprese a combattere in Italia ed inferì la prima ‘derrota’ allo spagnolo Pedro Carrasco, in seguito campione europeo leggeri e superleggeri oltre che mondiale WBC leggeri. A Berlino perse dal tedesco Conny Rudhof, già campione continentale, a Torino la rivincita con l’iberico Pedro Carrasco. Nel luglio 1965 il friulano annesse la vacante cintura italiana dei pesi leggeri quando chiuse la partita nell’ultima ripresa a spese del torinese Armando Scorda. Sconfitto ai punti in Aalborg dal giovane danese Borge Krogh, futuro campione continentale, respinse la sfida al suo titolo nazionale portatagli dal cremonese Alessandro Schiavetta con decisione in 12 tempi. Aprì il 1966 a Torino con un successo a scapito del locale Armando Scorda, già suo sfidante al titolo; in aprile a Lione, Francia, tentò di togliere al transalpino Maurice Tavant la corona europea ma alla fine delle 15 riprese lo scettro rimase oltralpe, mentre in giugno lasciò il primato italiano al livornese di origine siciliana Pietro Ziino per ferita al sesto round. Il secondo regno nazionale di Pravisani fu confermato nel dicembre 1967 dal successo in sei tempi su Bruno Melissano, al quale dovette passare il testimone nel maggio 1968 con decisione ai punti. Pravisani continuò a disputare ancora pochi confronti fino al gennaio 1971, quando – a 40 anni suonati – decise di smettere dopo 142 sfide: 88-41-11-2 NC. (pubblicato il 28 agsoto 2016)
 
29 agosto
 
Fernanzo Atzori, numero uno in Europa
Ci sono pugili giunti sul tetto europeo senza passare al vaglio del campo nazionale. Uno di essi fu il fiorentino di origine sarda Fernando Atzori che il 29 agosto 1970, mentre era campione continentale, a Iglesias affrontò e sconfisse in quattro riprese, senza titolo in palio, lo spagnolo Jose Lopez Gallego. Atzori divenne professionista nel febbraio 1965 dopo aver chiuso una scintillante carriera dilettantistica culminata con la medaglia d’oro alle olimpiadi di Tokyo del 1964, tra i pesi mosca, categoria nella quale aveva in precedenza dominato due volte sia ai campionati italiani che ai mondiali militari, ed una ai giochi del Mediterraneo. Nel gennaio 1967, da imbattuto, s’impadronì della vacante cintura europea a Lione, Francia, superando sulle 15 riprese il più espero transalpino Rene Libeer, già campione continentale, che nell’agosto seguente a Levico Terme, in provincia di Trento, gli impose il verdetto di parità nel suo ultimo combattimento. Tra i due impegni Atzori viaggiò fino a Paisley, Scozia, dove obbligò alla prima sconfitta il locale John McCluskey, campione britannico. Chiuse l’anno a Berna, Svizzera, mantenendo la corona contro il nativo Fritz Chervet. Nel gennaio 1968 a Città del Messico cedette in quattro assalti al messicano ‘Famoso’ Octavio Gomez. Si rifece in campo europeo con le difese del titolo a spese dello scozzese John McCluskey, liquidato in quattro tempi, e del corregionale Franco Sperati, respinto nella nona frazione. Nel primo mese del 1969 a Manila, Filippine, capitolò nella settima ripresa dinanzi al locale mancino Bernabe Villacampo, reduce dalla sfida mondiale WBC al thailandese Chartchai Chionoi e futuro titolare iridato WBA. Continuò a dominare nel vecchio continente a spese del francese Kamara Diop, ancora del cagliaritano Franco Sperati, dello spagnolo Andres Sainz Romero, nuovamente dello scozzese John McCluskey e del transalpino Gerard Macrez. L’egemonia europea di Atzori finì nel marzo 1972 a Berna, Svizzera, abbandonando nell’undicesima ripresa contro il locale Fritz Chervet. Nell’agosto seguente a Melbourne, Australia, cedette in 10 tempi all’invitto Henry Nissen, nato in Germania con il nome di Henry Nissenbaum, che vantava le cinture Australian e Commonwealth. Nel giugno 1973 la vacante cintura europea dei pesi mosca tornò a cingere la cintola di Atzori dopo il successo anzitempo in 12 frazioni sul francese Dominique Cesari. Sei mesi dopo dovette tornare nella capitale svizzera e consegnare per la seconda volta la corona continentale al locale Fritz Chervet, fermato nel settimo round. Pochissime apparizioni ancora e la parabola di Atzori si concluse nel febbraio 1975, dopo 52 sfide: 44-6-2. (pubblicato il 29 agosto 2016)
 
30 agosto
 
Salvatore Curcetti sconfigge Claudio Nitti
L’ultimo pugile della famiglia foggiana dei Curcetti fu Salvatore, figlio di Paolo che partecipò alle olimpiadi di Roma del 1960 e nipote di Gaetano che rappresentò gli azzurri ai giochi olimpici di Monaco del 1972. Il 30 agosto 1986 a Ormignano, in provincia di Salerno, il campione italiano dei pesi superpiuma Salvatore Curcetti mantenne la cintura nazionale dopo 12 riprese combattute con il tarantino Claudio Nitti. Il foggiano passò professionista nel marzo 1963 ed arrivò da imbattuto a competere per il vacante campionato italiano dei pesi superpiuma: nel marzo 1986 a Pavia superò con decisione ai punti il calabrese Antonio Renzo, anch’egli invitto. Dopo la difesa con Nitti il foggiano si trovò proiettato verso il titolo europeo. Nel maggio 1987 a Reims, in Francia, Curcetti liquidò nella prima ripresa il campione transalpino Daniel Londas, originario della Martinica, e si ritrovò incoronato campione del vecchio continente. Il nuovo successo catapultò il foggiano ancora più in alto e nel dicembre di quell’anno sfidò il titolare mondiale WBA leggeri jr Brian Mitchell, sudafricano in carica da oltre un anno, che dominò la scena iridata fino al 1991. Sul ring di Capo d’Orlando, in provincia di Messina, il tentativo del pugliese finì nella nona ripresa per ferita. Nel febbraio 1988 il foggiano lasciò la cintura europeo a Piero Morello, siciliano domiciliato a Lucca, dopo 12 riprese combattute a Brescia. Nel maggio 1989 Curcetti e Nitti si trovarono nuovamente contro, a Frosinone, per il vacante campionato italiano superpiuma, ed il successo andò al pugile di Taranto per ferita nell’ottavo tempo. Frattanto il francese Daniel Londas divenne nuovo campione continentale superpiuma e nell’ottobre 1990 offrì a Curcetti la difesa volontaria della sua cintura, per lavare l’onta della sconfitta di tre anni prima, stroncandolo nel sesto round a Lione. Il foggiano tornò ad essere campione d’Italia nel giugno 1991, per il vacante titolo combattuto con Piero Morello, al quale ricambiò il verdetto ai punti del 1988. Cedette il primato nazionale nel settembre seguente al bergamasco Paziente Adobati, dopo che una ferita lo fermò nella terza frazione. Nei panni di sfidante Curcetti affrontò Adobati nel giugno 1992, perdendo ai punti. A quel punto della carriera, dopo 27 confronti (19-7-1), decise di lasciare la boxe. (pubblicato il 30 agosto 2016)
 
31 agosto
 
Domenico Di Jorio, campione italiano welter
Il campano Domenico Di Jorio fu chiamato a difendere il titolo italiano dei pesi welter il 31 agosto 1974 contro il sardo Marco Scano, al quale aveva tolto la cintura nell’ottobre dell’anno precedente. La rivincita tra il napoletano ed il cagliaritano avvenne ad Alghero, in provincia di Sassari, ed il risultato di parità deciso al termine delle 12 riprese lasciò le cose invariate. Di Jorio iniziò la carriera a torso nudo nell’agosto 1970 ed arrivò all’appuntamento con il campionato italiano nell’ottobre 1973, da imbattuto, quando spodestò il blasonato Scano con verdetto ai punti sul ring di Albenga, in provincia di Savona. Il campano mantenne la cintura in dicembre a Napoli contro Pietro Gasparri, marchigiano militante in Francia, con decisione in 12 tempi. Nel marzo dell’anno seguente ad Ancona mise in palio il titolo nazionale contro il locale Wladimiro Riga, sconfitto già due volte, una per ferita, l’altra sulle sei riprese, e chiuse la sfida nel quinto tempo. Nel gennaio 1975 a Milano superò la chance dell’invitto cremonese Gianni Molesini per ferita nella quarta frazione. Nello stesso anno si ripresentò la sfida ufficiale di Scano: la trilogia si consumò in luglio, a Santa Teresa di Gallura, dove il campano restituì al sardo la cintura tricolore dopo 12 riprese. Di Jorio sconfisse poi ai punti il guardia destra toscano Piero Cerù, più volte campione italiano superleggeri, ma osò contro il più pesante italo-australiano Rocky Mattioli, in seguito campione mondiale Wbc superwelter, contro il quale resistette sei riprese a Milano. Si ripresentò nel capoluogo lombardo nel febbraio 1976, per il vacante campionato italiano dei pesi welter, contro il napoletano Luciano Borraccia, al quale cedette ai punti. Fu per Di Jorio l’ultimo confronto, il numero 38: 30-3-5. (pubblicato il 31 agosto 2016)