SPORT & NOTE

02-ECHI DEL PASSATO

06-UN GIORNO COME OGGI, GIUGNO

07/04/2016 - 08:31:52

 

 

 

IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIO

di Primiano Michele Schiavone

 
1 giugno

Emili batte Masala sulla via del tricolore
Il segno dei tempi che il pugilato italiano sta vivendo, connesso ai suoi mutamenti, fornisce la stima del suo valore intrinseco e la portata della sua parabola. Fatte poche eccezioni oggi si debutta sulla distanza delle 4 riprese e si va avanti per troppi combattimenti entro quel limite massimo, mentre i campioni o ex continuano ad esibirsi in 6 riprese, quando manca un titolo in palio. L’1 giugno 1974 Palmiro Masala disputò il suo primo match sulle 8 riprese dopo sette precedenti confronti fissati in 6 tempi. Per l’occasione affrontò a Tolentino, provincia di Macerata, il marchigiano Sergio Emili, che di confronti a torso nudo ne aveva disputati il doppio, la metà dei quali programmati sulle 8 riprese. La vittoria ai punti andò al pugile locale che nel 1971 aveva vinto il campionato italiano dilettanti agli assoluti di Udine, superando in finale il qualificato laziale Pasqualino Morbidelli tra i pesi piuma. Emili, passato professionista nel dicembre 1972, si ritrovò di fronte a Morbidelli nel luglio 1975, a Civitanova Marche, dove gli tolse il titolo nazionale dei pesi piuma al limite delle 12 riprese. Sulla stessa distanza, alla fine di quell’anno, il pugile di Camerino perse il primato alla sua prima difesa contro il veterano Nevio Carbi a Trieste, città dello sfidante. Emili riprese il titolo italiano nell’aprile 1976 con un irrisorio successo su Ambrogio Mariani; sconfisse nuovamente ai punti Morbidelli nella difesa della sua corona che dovette poi lasciare a Cagliari nelle mani del locale Natale Caredda. Nel giugno 1977 il marchigiano divenne campione nazionale per la terza volta dopo il successo ai punti sul sardo Caredda. Nel novembre successivo Emili cedette al siciliano Salvatore Melluzzo risultato e titolo tricolore. L’anno seguente passò a combattere tra i superpiuma, senza successo, e nel maggio 1979 perse ai punti da Salvatore Liscapade per il campionato italiano. Continuò fino al marzo 1980 sommando 42 sfide: 27-10-5. (pubblicato l'1 giugno 2016)
 
2 giugno
 
Fortunato Manca, campione anche all'estero
Gli italiani vincitori all’estero in occasione di campionati europei non sono stati numerosi. In quell’elenco di espugnatori figura il sardo Fortunato Manca, trionfatore a Madrid, Spagna, il 2 giugno 1965, quando mise fuori combattimento nella terza ripresa l’iberico Carmelo Garcia Gancho, campione spagnolo superleggeri e welter, capace di imporsi prima del limite a Fred Galiana, uno dei più grandi connazionali di quell’epoca. Il campione cagliaritano fu uno dei più grandi della sua isola. Debuttò come professionista nel settembre 1955 e dopo un anno di sosta forzata riprese la corsa verso la grandezza, passando attraverso lo scontro del maggio 1960 con il ligure Bruno Visintin, finito in parità per il titolo italiano posseduto dal campione spezzino. Continuò a mietere successi importanti fino a trovarsi sulla strada di Duilio Loi, contro il quale perse sulle 15 riprese per la corona europea dei pesi welter nel luglio 1962. Nel dicembre successivo arrivò al secondo appuntamento tricolore, vacante, e lo vinse a spese di Fernando Proietti. Difese il titolo nazione nell’aprile 1964 quando rese arrendevole Franco Nenci. Poche vittorie ancora e venne chiamato a confrontarsi con il francese Francois Pavilla per il vacante campionato europeo dei pesi welter: la vittoria di Manca arrivò nel corso della sesta ripresa. La significativa affermazione sul valido transalpino lo indusse ad accettare il confronto con il campione mondiale medi jr Sandro Mazzinghi: nel dicembre 1964 il nuovo campione continentale impegnò per 15 riprese il toscano, confermando le sue doti di combattente appassionato ed esplosivo, pur perdendo ai punti con il più pesante ed impetuoso campione iridato. Manca chiuse la carriera con una vittoria in Thailandia nell’agosto 1965 dopo 83 sfide: 70-8-4-1 NC. Da giugno 2015 a Monserrato, Cagliari, si trova Piazza Fortunato Manca, intitolata al compianto concittadino per ricordare le sue gesta. (pubblicato il 2 giugno 2016)
 
3 giugno

Dick Turpin, primo di una famiglia di pugili
In Gran Bretagna la famiglia Turpin rappresentò un nucleo importante per il pugilato nazionale. A Dick, il primogenito, seguirono Jackie e Randy, il più famoso. Figli di un inglese originario della British Guyana, furono accomunati dalla passione per la boxe oltre che dalla parentela. Il 3 giugno 1940 Dick superò il connazionale Tommy Davies sulla distanza delle 10 riprese, pensando ad incontri titolati. Turpin lavorò duro prima di porsi all’attenzione britannica: iniziò come professionista nel settembre 1937 e continuò fino al 1940; bloccato a causa della seconda guerra mondiale, ritornò sul ring per un solo match nel 1944; riprese a combattere nel 1946 e andò avanti fino all’estate del 1950. Le sue stagioni migliori furono il biennio 1948-1949. Raggiunse l’eccellenza vincendo la semifinale al campionato Britannico dei pesi medi. Il fausto periodo proseguì con la conquista del titolo British Empire, quindi con la vittoria della cintura British e la semifinale al titolo europeo dei pesi medi, pareggiata a Londra con l’italiano Tiberio Mitri. Per accedere alla corona continentale i due si ritrovarono a Trieste dove la vittoria ai punti arrise al pugile locale. Fermato in seguito anche dal francese Marcel Cerdan, l’inglese si dedicò alla difesa delle due corone: superò il londinese Albert Finch ma dovette cedere la cintura dell’Impero Britannico all’australiano Dave Sands; in seguito venne privato del titolo British da Finch, contro il quale perse poi anche l’ultima battaglia della sua carriera, la numero 104: 77-20-6-1 NC. Dick rimase nell’ambiente del pugilato per seguire l’attività dei fratelli Jackie e Randy, collaborando alla loro preparazione come trainer. (pubblicato il 3 giugno 2016)
 
4 giugno

Campanino, la volpe del ring
L’argentino “Zorro” Miguel Angel Campanino, originario della città di Santa Rosa, situata nella provincia La Pampa, prima ancora di diventare popolare fu presentato sovente nella capitale, opposto a validi avversari capaci di impegnarlo sulla rotta delle 10 riprese. Il 4 giugno 1969 a Buenos Aires si trovò a combattere contro il connazionale "El Jabalí" Anibal Di Lella, abitante a Mar del Plata, provincia di Buenos Aires, che superò ai punti in 10 tempi. Un anno prima Di Lella aveva pareggiato con “El Intocable” Nicolino Locche, futuro campione del mondo. Anche Campanino aveva già dimostrato di avere grandi qualità: le tre sfide con Everaldo Costa Azevedo, brasiliano domiciliato in Argentina prima di trasferirsi a Pavia e diventare cittadino italiano, finite con due pareggi ed una sconfitta, furono garanzia per ulteriori ingaggi nel tempio della boxe nazionale. Campanino sovrastò in altre tre occasioni Di Lella, con il quale condivise una breve trasferta in Italia nel 1973. Nell’ottobre dell’anno seguente conquistò il vacante titolo nazionale dei welter, cosa che gli era sfuggita nel 1972. Campanino difese la cintura argentina sei volte fino al settembre 1978 quando appese i guantoni al chiodo. In campo nazionale dominò in modo assoluto nel corso di quegli anni, soffocando le mire di Mario Omar Guillotti, un altro grande protagonista dell’epoca. Tra una difesa e l’altra nel marzo 1977 sfidò il titolare mondiale WBA dei welter Pipino Cuevas. La pelea si svolse a Città del Messico, dove  l’argentino dovette cedere al campione nel secondo assalto. Campanino chiuse la carriera iniziata nel luglio 1966 con 102 combattimenti: 93-5-4. (pubblicato il 4 giugno 2016)

5 giugno

Schiavetta supera Linzalone
Negli anni ’60 furono diversi i pugili cresciuti sotto le ali della pugilistica cremonese capaci di onorare il valore della scuola professionistica locale, anche quando mancarono i risultati più significati, come avvenne per Alessandro Schiavetta, che il 5 giugno 1965, a Pesaro, costrinse all’abbandono nella nona ripresa Giuseppe Linzalone, pugile locale originario di Taranto, già campione italiano dei pesi gallo tra i dilettanti nel 1958 e da professionista tra il 1963 ed il 1964. In precedenza Schiavetta, sconfitto solo da Carmelo Coscia, poi campione italiano dei pesi leggeri e sfidante al titolo europeo, aveva dimostrato di avere i numeri per affermarsi dopo i successi su Primo Zamparini – tre volte campione agli assoluti dilettanti, medaglia d’argento alle olimpiadi di Roma e di bronzo agli europei di Belgrado tra i pesi gallo – e Lino Mastellaro – campione nazionale sia con la maglietta che a torso nudo e sfidante al campionato europeo dei piuma – che lo caratterizzarono a livello italiano. Schiavetta sfruttò l’ultimo successo su Linzalone per reclamare la qualificazione al campionato tricolore dei pesi leggeri. Nel novembre 1965 a Busseto, in provincia di Parma, il pugile di Cremona sfidò il titolare italiano Aldo Pravisani, diventato campione quattro mesi prima, mentre vantava anche la cintura australiana dei pesi leggeri vinta nel ’62 e difesa l’anno seguente. Schiavetta rimase sconfitto al termine delle 12 riprese ma l’apprezzamento riservatogli e la reputazione mostrata lo posero al livello del campione. Come accade a tutti i pugili sconfitti in un campionato, anche il cremonese accettò ingaggi tra le mura degli avversari e, tra sconfitte esterne e vittorie sul ring di casa, continuò fino al marzo 1967. Professionista dall’aprile 1963 chiuse la carriera dopo 27 confronti: 18-6-2-1 NC. (pubblicato il 5 giugno 2016)

6 giugno

Joey Giambra sconfigge Tony Amato
Uno dei tanti campioni senza corona fu Joey Giambra, appartenente alla schiera di americani nati da italiani emigrati negli States che popolarono la boxe del nuovo continente nel secolo trascorso. La sera del 6 giugno 1952 il Madison Square Garden di New York ospitò la sfida tra Giambra ed un altro italo-americano, Tony Amato, meno talentuoso dell’avversario ma in grado di far valere le sue doti. Giambra vinse in 7 riprese e guardò oltre per emulare altri rampolli di “paisà” che si erano fatti largo a suon di pugni. Nell’ottobre seguente perse da Joey Giardello, futuro campione del mondo; il mese dopo ribaltò il risultato, sempre ai punti in 10 riprese. Dopo una serie di vittorie, nel gennaio 1954 a Miami venne fermato da Bobby Dykes, già challenger mondiale dei welter. Riprese la serie positiva prima di perdere con un verdetto discusso da Bob Olson, titolare mondiale dei medi che non volle mettere in palio la sua cintura. Tornato al successo Giambra superò due volte Rocky Castellani, sconfitto in precedenza da Olson per il campionato del mondo, ed altri due titolati iridati Sugar Ray Robinson e Gene Fullmer. Ripresa la corsa vittoriosa Giambra intoppò nell’estate del 1957 contro Rory Calhoun, sconfitto tre anni dopo. Tornò ad affermarsi dal 1958 al 1960 senza ottenere la chance mondiale che tanto sognava. Con lo spirito sempre più intaccato, tra le poche vittorie perse contro Yama Behama di Bahamas e Farid Salim, campione argentino che aveva sconfitto anche Ubaldo Francisco Sacco e  Juan Carlos Duran (in seguito campione italiano ed europeo), Giambra ebbe l’unica opportunità mondiale nell’ottobre 1962 per contendere inutilmente a Denny Moyer l’inaugurale campionato mondiale dei pesi medi jr. Sconfitto successivamente da Luis Manuel Rodriguez e Joe DeNucci, chiuse nell’aprile 1963 con il record di 77 confronti: 65-10-2. Nel suo lungo palmares si leggono tanti altri nomi importanti di quell’epoca quali Sal DiMartino, Danny Womber, Bernard Docusen, Jimmy Herring, Italo Scortichini, Johnny Sullivan, Gil Turner, Chico Vejar, Al Andrews, Ralph Jones, Pat Lowry e Florentino Fernandez. Rimase nell’ambiente come arbitro-giudice e lo ricordiamo terzo uomo nel confronto del 1977 che Lorenzo Zanon disputò a Las Vegas contro Jerry Quarry. (pubblicato il 6 giugno 2016)
 
7 giugno
 
Nino Castellini contro Osvaldo Smerilli
La Sicilia ha offerto una sfilza di pugili conosciuti oltre i confini regionali. Uno di essi fu il palermitano Antonio Castellini, chiamato affettuosamente Nino, che arrivò spedito al titolo italiano dei pesi superwelter in 18 mesi dal passaggio al professionismo. Il siciliano debuttò a torso nudo nell’ottobre 1972 a conclusione di una smagliante carriera dilettantistica: campione italiano agli assoluti di Sassari nel 1970 tra i welter, e di Roma nel 1972 nei superwelter, conquistò anche la medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo del 1971 a Smirne, Turchia, come superwelter, prima di rappresentare l’Italia ai Giochi olimpici del 1972 a Monaco di Baviera, Germania. Il 7 giugno 1975 Castellini mise in palio la sua cintura nazionale, dopo due difese vittoriose, contro il marchigiano Osvaldo Smerilli. Nell’antica città di Fermo, oggi capoluogo di provincia, il siciliano costrinse il valente ascolano alla prima ed unica sconfitta prima del limite, chiudendo il confronto nella settima ripresa. Smerilli non tornò mai più sul ring mentre Castellini si presentò 20 giorni dopo a Milano contro il combattivo Vito Antuofermo – in seguito campione europeo superwelter e mondiale medi – cedendo nel quarto tempo. Il resto di quell’anno fu sconsolante per il brillante siciliano: lasciò il primato tricolore a Damiano Lassandro dopo essere stato squalificato nella quarta frazione, quindi rimase sconfitto a Parigi dal francese Jules Bellaiche che aveva superato oltre due anni prima a Palermo. Castellini tornò al successo nel nuovo anno con un fruttuoso match interlocutorio che lo portò poi alla vittoriosa rivincita con Lassandro, al quale tolse il titolo nazionale superwelter per ferita dell’avversario nella quarta frazione. Il siciliano si esibì inconsapevolmente per l’ultima volta alla vigilia di ferragosto del 1976, dodici giorni prima del fatale evento motociclistico che gli tolse la vita all’età di 25 anni. Aveva combattuto 32 volte: 27-4-1. (pubblicato il 7 giugno 2016)
 
8 giugno
 
Jose Luis Duran, una promessa mancata
Le relazioni pugilistiche italo-argentine sono state ripetute e, quando Jose Menno tornò in Italia in veste di trainer, presentò alle platee italiane, a più riprese, diversi pugili provenienti dalla terra dei gauchos. Uno sul quale avrebbe scommesso tutto fu Jose Luis Duran, che la sera dell’8 giugno 1973 fu presentato a Milano per la terza volta in due mesi. La promessa sudamericana superò in quell’occasione l’algerino con tessera francese Ahmed Bouchara. Archiviate altre vittorie, il giocattolo s’inceppò di fronte a Clement Tshinza, un lussemburghese di origine africana da tenere alla larga a quel tempo; seguì il no-contest con Osvaldo Smerilli ed un ulteriore successo a chiusura di  quell’anno. Nel 1974 Duran continuò la striscia positiva fino a quando il romano Aldo Bentini lo bloccò sul pari. Il 1975 iniziò con una sconfitta per mani di Guerrino Cirpriani, pugile che aveva sconfitto al debutto professionistico avvenuto a Torino nel marzo 1973. Quel risultato frenò ancora una volta l’entusiasmo di chi lo guidava, ma l’argentino ritornò a dimostrare le sue qualità nel confronto vittorioso sulle 10 riprese con Emile Griffith, in un round su Guerrino Cipriani ed in tre tempi a spese dei collaudati Matt Donovan e Damiano Lassandro, quindi in una frazione sul ferito Domenico Tiberia. Tutta quella serie positiva evaporò dinanzi al laziale Elio Calcabrini. Nel 1976 il trend di Duran regredì al punto da pareggiare con Gabriele Lazzari, prima di perdere contro Roberto Benacquista e Tony Licata. L’anno seguente si rifece su Gabriele Lazzari ma venne fermato da Ayub Kalule. Salutò il 1978 con una vittoria per poi chiuderlo con un’altra perdita. Al quel punto Dura fece ritorno in Argentina, dove si riposò per un intero anno. Riprese l’attività nel 1980 con un trionfo al quale seguirono altre sconfitte, una contro il potente Juan Domingo Roldan. Tornato in Italia nell’estate dell’anno successivo, dopo una facile preda s’inchinò a Sumbu Kalambay. Disputò altri due confronti, perduti entrambi a Nizza, prima di dire basta. Aveva combattuto 41 volte: 24-14-2-1 NC. (pubblicato l'8 giugno 2016)
 
9 giugno
 
Livio Minelli, un campione molto apprezzato all’estero
Dopo una lunga trasferta spagnola il bergamasco Livio Minelli, insieme al fratello Aldo, navigò verso il nord America, dove gli italiani trovavano ingaggi ben remunerati. Il 9 giugno 1947 il lombardo si ritrovò sul ring di Long Island City, New York, per disputare il suo quinto match in tre mesi di permanenza negli Stati Uniti, il primo sulla distanza delle 10 riprese nel nuovo continente. Minelli affrontò il più esperto Norman Rubio, statunitense di Albany, New York e vinse anche quel confronto ai punti. Dopo altri tre successi debuttò a Filadelfia dove sottomise in 10 tempi anche il locale Bob Montgomery, ex campione mondiale Nysac dei pesi leggeri. Nel gennaio dell’anno seguente superò pure Johnny Bratton, futuro titolare mondiale Nba dei pesi welter. La prima sconfitta americana arrivò il mese dopo ad opera di Ike Williams, campione mondiale dei pesi leggeri in carica. Sconfitto da Bobby Lee, l’italiano ottenne altre due affermazioni prima di fare ritorno in patria. Dopo il pari del gennaio 1949 con il portoghese Rafael da Silva arrivò la chance per il vacante campionato europeo dei pesi welter: nel marzo di quell’anno a L’Aja, in Olanda, Minelli piegò in 11 riprese il pugile locale Giel de Roode e conquistò la corona continentale. Ritornato in America con il fratello Aldo, vinse tre confronti ma conobbe due sconfitte con Bert Linam e Beau Jack, già campione iridato Nysac dei pesi leggeri. Chiamato in Europa per difendere la cintura del vecchio continente, nel dicembre 1949 s’impose a Omar Kouidri sul ring ostile di Algeri. Sette mesi dopo lasciò il primato europeo al campione italiano Michele Palermo. Nel 1951, tra le tante vittorie conobbe la prima sconfitta anzitempo contro il medio francese Gaston Chambraud (superato nella rivincita) e riportò il pari con i più pesanti Tiberio Mitri e Giovanni Manca. Alla fine di quell’anno riprese il mare per gli Stati Uniti, dove rimase a vivere per sempre. Continuò a combattere fino a giugno 1955, affrontando i migliori statunitensi con grande lealtà, soprattutto con la dignità del combattente di razza. Professionista dal dicembre 1943 il suo record conta 87 confronti: 58-21-8. (pubblicato il 9 giugno 2016)
 
10 giugno
 
Altidoro Polidori vincitore in Australia
Le storie di molti pugili professionisti hanno in comune l’esito delle loro carriere: quasi tutte, indipendentemente dal loro passato, terminano con una serie prolungata di confronti che non accrescono l’immagine. A questa condizione non seppe sottrarsi il grossetano Altidoro Polidori che spese all’estero gli ultimi anni come pugile. Il 10 giugno 1960 il toscano si esibì per la seconda volta a Melbourne, in Australia, vincendo la sfida sulle 10 riprese con il locale Bobby Liddle. Le vicende a torso nudo di Polidori iniziarono nel dicembre 1949, dopo la medaglia d’oro tra i dilettanti ottenuta quell’anno ai Giochi del Mediterraneo svoltisi a Palermo. Da allora seppe farsi valere fino a guadagnarsi la chance per il titolo italiano dei pesi piuma posseduto da Ernesto Formenti, due volte campione nazionale con la maglietta e medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Londra nel 1948. Nel luglio 1951 a Roma, il toscano dovette cedere sulla distanza delle 12 riprese al più abile milanese. Polidori non si perse d’animo e continuò a combattere con assiduità fino a procurarsi una seconda opportunità tricolore: nel gennaio 1953, nella sua città, spodestò con verdetto ai punti in 12 tempi Nello Barbadoro, reduce dalla sfida europea persa contro il francese Ray Famechon. Il toscano regnò con la corona di campione italiano dei piuma per oltre tre anni, attraverso quattro difese vittoriose, prima di riconsegnare a Barbadoro lo scettro nazionale nell’aprile 1956, sul ring amico di Grosseto. Nel frattempo non ottenne alcuna possibilità in campo continentale, anche perché sconfitto da uomini di primo piano quali Jean Sneyres, Billy Spider Kelly, Ray Famechon e Cherif Hamia. L’ultima occasione tricolore per Polidori arrivò nel novembre 1958, quando contese la vacante cintura a Giordano Campari, cedendo ai punti in 12 riprese. Il grossetano continuò a calcare il ring, più all’estero che in patria, fino all’aprile del 1961. In quella circostanza scrisse il combattimento numero 86: 50-26-10. (pubblicato il 10 giugno 2016)

 
11 giugno
 
Terry Allen, girandola di campionati
Il londinese Terry Allen arrivò a competere per il titolo Britannico dei pesi mosca dopo essere stato campione mondiale ed europeo. Il lunedì 11 giugno 1951 a Leicester affrontò lo scozzese Vic Herman per la vacante cintura e vinse il confronto ai punti sulla distanza delle 15 riprese. Allen, figlio di un ex pugile professionista, debuttò tra i prizefighters nel settembre 1942 e sette anni dopo si trovò di fronte al nord irlandese Rinty Monaghan, nel tentativo di togliergli i titoli del Mondo, d’Europa e British Empire dei pesi mosca: il match finì con il verdetto di parità deciso dopo 15 riprese. Monaghan lasciò vacanti le tre cinture e rinunciò all’attività agonistica per una bronchite cronica. Nell’aprile 1950 Allen vinse in 15 tempi contro il francese Honore Pratesi e sì impadronì della vacante corona iridata e della vacante cintura continentale. Il regno mondiale durò meno di quattro mesi ad opera dell’hawaiano Dado Marino che a Honolulu lo detronizzò dopo 15 riprese. Anche la monarchia europea non durò a lungo: nel dicembre di quell’anno lasciò il titolo nelle mani del belga Jean Sneyers al termine di 15 frazioni combattute a Notingham. L’inglese tornò a Honolulu nel novembre 1951 per sfidare Dado Marino, ma non riuscì a ribaltare il verdetto dell’anno precedente, lasciando la corona mondiale all’hawaiano. Sconfitto dal francese Maurice Sandeyron, già titolare europeo dei mosca, cedette anche al connazionale Teddy Gardner per le tre corone d’Europa, Britannica ed Impero Britannico. Ripresosi il titolo Britannico tornò a competere per il campionato mondiale dei pesi mosca: nell’ottobre 1953 affrontò a Tokyo il titolare Yoshio Shirai, perdendo al termine delle 15 riprese. Allen provò a riprendersi il titolo europeo nel settembre 1954, allora vacante, ma venne superato dall’italiano Nazareno Giannelli a Milano. Per Allen fu l’ultimo match, il numero 75: 61-13-1. (pubblicato l'11 giugno 2016)
 
12 giugno
 
Melio Bettina, mancino efficace
L’ex campione mondiale dei pesi mediomassimi Melio Bettina tornò a combattere per la seconda volta a Chicago, Illinois, il 12 giugno 1942 per affrontare il peso massimo locale Altus Allen. Come avvenne due mesi prima contro Booker Beckwith, l’ex iridato vinse il confronto con decisione ai punti in 10 tempi. Il guardia destra Bettina debuttò al professionismo nell’ottobre 1934 dopo aver vinto il torneo Inter-City Golden Gloves dei mediomassimi, superando Tony Zale, futuro campione del mondo tra i pesi medi. L’ascesa non fu facile per Bettina, disponibile a misurarsi ovunque, senza curare il livello degli avversari. Nel 1938 trovò le condizioni migliori per affermarsi senza intoppi e pensare di allargare i suoi orizzonti internazionali. Nel febbraio dell’anno seguente a New York affrontò Tiger Jack Fox per il vacante campionato del mondo Nysac e vinse la cintura per fuori combattimento tecnico nella nona ripresa. Cinque mesi dopo, sempre a New York, si misurò con Billy Conn per il vacante titolo mondiale assoluto dei mediomassimi, perdendo ai punti dopo 15 riprese. La rivincita combattuta nel settembre successivo si concluse con lo stesso risultato. Nel gennaio 1940 cedette sulle 12 riprese a Fred Apostoli, già titolare mondiale dei pesi medi, contro il quale vinse il mese seguente entro il dodicesimo round. Riprovò il mondiale nel gennaio 1941 a Cleveland, Ohio, ma venne sconfitto in 15 tempi dal greco Anton Cristoforidis per il vacante campionato Nba. Continuò a combattere tra i pesi massimi perdendo solo contro Jimmy Bivins, con cui pareggiò nel secondo match, Gus Lesnevich, campione mondiale in carica, e Johnny Flynn. Decise di abbandonare la carriera nel dicembre 1948 dopo 99 sfide: 82-14-3. Nel 1995 il nome di Bettina venne incluso nella World Boxing Hall of Fame. (pubblicato il 12 giugno 2016)
 
13 giugno
 
Mentrey, un colpitore eccezionale
Uno dei più efficaci pugili francesi delle ultime generazioni fu il peso welter Roger Menetrey che il 13 giugno 1970 difese per la seconda volta il titolo nazionale, disponendo del connazionale Yvon Mariolle nella quarta ripresa. Menetrey fu un pugile spettacolare che ebbe nel suo temperamento il limite per andare oltre i confini continentali. Passato professionista nel novembre 1967, in due anni toccò la vetta transalpina più elevata spodestando in sei tempi Jean Josselin, un grande della sua terra, già campione d’Europa e sfidante mondiale Wba a Dallas del texano Curtis Cokes. Sconfitto dal britannico Ricky Porter e dall’italiano Sandro Lopopolo, nel giugno 1971 Menetrey tolse la cintura europea al londinese Ralph Charles, piegandolo in sette riprese a Ginevra, Svizzera. Sottomesso l’inglese Porter nella rivincita, nel novembre di quell’anno tornò a Ginevra per difendere la corona continentale contro il toscano Silvano Bertini, il quale si arrese alla fine della tredicesima frazione. Il miglior anno di Menetrey fu il 1972, quando, oltre a superare avversari d’oltre oceano, mantenne la cintura europea per tre volte: annientò in cinque riprese il connazionale Robert Gallois a Parigi, eliminò nel decimo round il danese Joergen Hansen a Copenaghen e sbaragliò nella rivincita il milanese Sandro Lopopolo, concludendo la sfida nel corso della tredicesima frazione a Grenoble. Nel giugno 1973 il tentativo di privare il cubano Jose Napoles del titolo mondiale Wba finì con una dignitosa sconfitta ai punti in 15 riprese. Nel novembre seguente conservò il primato del vecchio continente contro lo spagnolo Jesus Gonzalez Dopico. Nel 1974 superò in due tempi Clement Tshinza prima d’imporsi sulle 12 riprese all’ex campione del mondo Billy Backus, reduce dal trionfo prima del limite sul francese Roger Zami e poi vincitore ancora per la via rapida dell’altro transalpino Jacques Kekichian. Nel maggio di quell’anno Menetrey finì sotto i colpi del londinese John H Stracey che gli tolse il titolo europeo nell’ottavo round. Lasciò la boxe con il palmares di 59 incontri: 52-6-1. (pubblicato il 13 giugno 2016)
 
14 giugno
 
Folledo, pugile capace anche sul set
Lo spagnolo Luis Folledo iniziò a praticare il pugilato all’età di 16 anni per irrobustire il fisico gracilino e debuttò sul ring come peso mosca; passò professionista tra i pesi leggeri prima di compiere i 21 anni ed arrivò a militare tra i pesi medi. Il 14 giugno 1963 Folledo affrontò a Madrid, sua città natale, l’italiano Francesco Fiori (sfidante di Nino Benvenuti per il campionato italiano) e vinse ai punti in 10 riprese. Il madrileno combatteva nella nuova divisione di peso da oltre un anno, dopo essere stato il numero uno nazionale tra i pesi welter dal marzo 1960 al dicembre 1961 con 8 confronti titolati vittoriosi. Le due trasferte all’estero lo videro perdere ai punti in Danimarca contro il locale Christian Christensen – in seguito campione d’Europa tra i medi – ed in Inghilterra per mani di Brian Curvis – titolare Britannico e Btitish Empire dei welter. Dominatore nazionale anche tra i pesi medi, Folledo sfidò l’invitto campione continentale Laszlo Papp, mancino ungherese che tra i dilettanti aveva vinto medaglie l’oro in tre olimpiadi e due campionati europei. Nel dicembre 1963 Folledo osò troppo contro l’imbattibile magiaro e, nonostante l’incandescente sostegno dei suoi aficionados madrileni, non superò l’ottavo assalto. Lo spagnolo Folledo si ripresentò all’appuntamento per il vacante campionato europeo, dopo la rinuncia al titolo da parte di Papp, ed affrontò a Roma l’italiano Nino Benvenuti – campione mondiale medi jr in carica – nell’ottobre 1965, finendo la corsa nel sesto round. "El Cid de España" ottenne per la terza volta la chance alla  vacante cintura continentale, affrontando a Torino, nel novembre 1967, il ferrarese di origine argentina Carlo Duran, contro il quale perse nella dodicesima ripresa. Folledo continuò a combattere fino al marzo 1969 realizzando la pelea numero 129: 121-6-1-1 NC. Rimase per alcuni anni nell’ambiente pugilistico dedicandosi alla preparazione di giovani atleti. Nonostante gli insuccessi in campo continentale fu molto popolare in patria al punto da essere impiegato come attore in alcuni film. (pubblicato il 14 giugno 2016)
 
15 giugno
 
Gibilisco, fausto ritorno in patria
Al suo secondo combattimento in Italia il leggero Giuseppe Gibilisco sostenne il clou di una riunione svoltasi il 15 giugno 1978 nella città di Imola, in provincia di Bologna. Avversario di turno fu Giuseppe Minotti, mestierante giunto da Frosinone che lo impegnò per 8 riprese prima di cedere ai punti. Gibilisco era al quinto anno di attività professionistica. Nato in Sicilia si trasferì con la famiglia in Australia, dove debuttò a torso nudo nel febbraio 1974, prima di compiere 20 anni. Nell’ottobre 1977 Joey – come veniva chiamato nella terra dei canguri – s’impegnò nel vacante campionato australiano dei pesi leggeri ma venne sconfitto da Billy Mulholland sulla distanza delle 15 riprese. L’anno seguente decise di trasferirsi in Italia, seguendo le orme del ‘paesano’ Rocky Mattioli, facendo una scelta oculata che lo portò alla notorietà nel vecchio continente. Disputò confronti adatti alle sue capacità, in grado di farlo crescere in vista di eventuali appuntamenti importanti. Definito italiano, Gibilisco non disputò mai un combattimento valevole per il tricolore, allora posseduto prima da Giancarlo Usai e poi da Lucio Cusmà, con il quale pareggiò nel luglio 1979 sulle 8 riprese. Gibilisco colse l’occasione di conquistare il titolo europeo dei pesi leggeri in una magica sera del maggio 1981 a Dublino, Irlanda, con un singolare fuori combattimento imposto al mancino nordirlandese Charlie Nash, tanto abile con i pugni quanto fragile. Nell’ottobre seguente Gibilisco debuttò nella sua Sicilia, a Taormina, dove piegò nel nono tempo lo spagnolo Jose Luis Heredia, confermando il primato continentale. Nel febbraio 1982 difese nuovamente la cintura europea ma dovette accontentarsi del pari impostogli dall’inglese Ray Cattouse; mantenne nuovamente la corona nel novembre di quell’anno a spese dello spagnolo Jose Antonio Garcia che naufragò nella quarta frazione. La gloria durò ancora pochi mesi: nel marzo 1983 fu costretto a cedere il titolo europeo alla sua vecchia conoscenza Lucio Cusmà, che lo spodestò nel corso dell’undicesima ripresa. Per Gibilisco fu l’ultimo match, il numero 35: 25-6-4. (pubblicato il 15 giugno 2016)
 
16 giugno
 
Dejana, instancabile rincorsa tricolore
Un pugile italiano che combattette molte volte per il campionato nazionale senza riuscire a vincerlo fu Amedeo Dejana: il sardo sommò complessivamente sei sfide tricolori, metà tra i pesi welter e l’altra parte tra i pesi medi. Nonostante i vani tentativi, Dejana continuò ad affrontare i migliori della sua epoca per dimostrare la validità delle sue aspirazioni. Il 16 giugno 1941 a Genova il sassarese di Tempio Pausania affrontò il milanese Carlo Orlandi, campione nazionale dei pesi welter in carica, senza titolo in palio, e lo superò con decisione ai punti. I precedenti confronti tra i due, del 1939 e 1940, si risolsero entrambi a favore di Orlando, sempre con verdetti al limite delle riprese; lo stesso accadde nel settembre di quell’anno, pure a Milano come i primi due. Le competizioni italiane che impegnarono Dejana iniziarono nel maggio 1936 quando perse contro Vittorio Venturi al limite dei welter; seguì il confronto con Alfredo Oldoini tra medi, che si concluse con il verdetto di parità nel dicembre 1937; continuò nei welter durante il 1938 quando fu sconfitto da Mario Bianchi in gennaio; seguitò nel giugno 1943 nuovamente tra i medi con una perdita da Italo Palmarini; riprovò nuovamente nel 1944, prima nei medi ancora una volta con Palmarini, finito in parità in maggio, poi tra i welter con Egisto Peyre, conclusosi con la sconfitta in luglio. Dejana sostenne alcune trasferte all’estero contro nomi eccellenti quali il tedesco Jupp Besselmann – più volte titolare nazionale e campione europeo dei pesi medi – il francese Marcel Cerdan – vincitore delle corone di Francia e d’Europa tra i welter ed i medi ed infine campione mondiale dei medi – ed il tedesco Gustav Eder – coronato nazionale e continentale dei welter – sempre con distinte prove che, nonostante gli insuccessi, confermarono il suo elevato valore. La carriera professionistica di Dejana durò 17 anni: iniziò nel febbraio 1934 e si concluse nel giugno del 1950, dopo una serie di 150 combattimenti: 101-30-19. (pubblicato il 16 giugno 2016)
 
17 giugno
 
Keenan, secondo titolo europeo
Lo scozzese Peter Keenan fu il primo pugile britannico ad aver vinto per la seconda volta il campionato europeo dei pesi gallo. L’impresa gli riuscì a Glasgow, Scozia, il 17 giugno 1953, quando riconquistò la vacante cintura a spese del francese Maurice Sandeyron, con il quale aveva pareggiato 20 mesi prima. Il combattimento con Sandeyron, campione nazionale della categoria ed ex titolare transalpino e continentale dei pesi mosca, andò al limite delle 15 riprese ed il pugile di casa s’impose con verdetto ai punti. Fino ad allora il miglior anno di Keenan fu il 1951, con l’affermazione per il titolo British in maggio, la successiva difesa della corona in giugno e la vittoria sullo spagnolo Luis Romero, in settembre, che gli conferì la fascia di campione europeo. L’anno seguente fu il peggiore della sua lucente carriera: nel gennaio perse in 15 tempi a Johannesburg, Sudafrica, contro il locale Vic Toweel per il titolo mondiale e la cintura British Empire; in maggio cedette la corona europea in cinque riprese al belga Jean Sneyers, riportando l’unico insuccesso dinanzi ai suoi connazionali di Glasgow; ad ottobre si piegò pure in cinque tempi dinanzi all’italiano Amleto Falcinelli, sconfitto ai punti nell’anno precedente. Il secondo regno europeo di Keenan durò meno di quattro mesi, ad opera del nordirlandese John Kelly che gli tolse anche la cintura britannica alla fine di 15 riprese combattute a Belfast. Lo scozzese non ottenne più una chance continentale nonostante le nuove conquiste del titolo britannico e del vacante British Empire a Sydney, in Australia. Lasciò la boxe nel gennaio 1959 dopo aver ceduto le due cinture al mancino nordirlandese Freddie Gilroy. La carriera professionistica di Keenan, iniziata nel settembre 1948, si concluse con 66 combattimenti: 54-11-1. (pubblicato il 17 giugno 2016)
 
18 giugno
 
Wissenbach, una carriera finita troppo presto
Il superwelter tedesco Frank Wissenbach doveva compiere ancora 20 anni quando affrontò il più esperto campione d’Europa della categoria, il pugliese Vito Antuofermo, nato pugile negli Stati Uniti dove aveva affrontato con successo pugili come Denny Moyer, Emile Griffith e Vinnie Curto, solo per citare alcuni. L’italo-americano aveva tolto il primato continentale al tedesco Eckhard Dagge, sul ring di Berlino. Il 18 giugno 1976 Wissenbach affrontò Antuofermo a Charlottenburg, oggi quartiere di Berlino, sulla distanza delle 8 riprese, senza titolo in palio, e si affermò con decisione ai punti. Quella sera, nel clou della manifestazione, Eckhard Dagge salì sul trono mondiale Wbc superwelter dopo aver deposto Elisha Obed nella decima ripresa. Nel dicembre di quell’anno il mancino Wissenbach tolse il titolo nazionale superwelter a Jean-Andre Emmerich con decisione ai punti. Nel maggio 1977 provò a togliere la cintura europea superwelter al britannico Maurice Hope, vincitore di Antuofermo, nella città di Amburgo ma rimase sconfitte in 15 tempi. L’anno seguente divenne campione tedesco dei pesi medi battendo Frank Reiche, titolo che mantenne fino al 1982 quando lo lasciò dopo tre difese. Wissenbach salì l’ultima volta sul ring nel dicembre di quell’anno a Parigi, dove venne sconfitto in sei riprese dal francese Louis Acaries per il vacante campionato europeo dei pesi medi. Professionista dal maggio 1974, lasciò il pugilato a 26 anni d’età, dopo 45 confronti: 40-4-1. (pubblicato il 18 giugno 2016)
 
19 giugno
 
Trane, il massimo che arrivò a Foreman
Il peso massimo brindisino Guido Trane riuscì nell’intento di vincere il campionato italiano al quinto tentativo: il 19 giugno 1986 a Senigallia, provincia di Ancona, conquistò il vacante titolo per ferita dell’imbattuto avversario ligure Stefano Vassallo, fermato nella terza ripresa. Trane passò professionista nel settembre 1980 e nel dicembre dell’anno seguente arrivò al primo appuntamento tricolore, per la vacante cintura, cedendo nel settimo round al più alto romagnolo Daniele Laghi. Nella prima chance il pugliese non riuscì ad imporre la sua tattica che lo vide trionfare mesi prima a Vienna contro l’austriaco Helmuth Owessle, vincitore prima del limite di Laghi in Italia, e nei confronti del campione tedesco Bernd August a Kiel. Nel 1983, dopo la sconfitta da Angelo Rottoli a Bergamo, il brindisino travolse il londinese Billy Aird in Inghilterra e viaggiò due volte a Copenaghen, in Danimarca, dove pareggiò con lo svedese Anders Eklund e perdette contro lo svedese Anders Eklund. Tre sfide per il campionato italiano impegnarono Trane nel biennio successivo, tutte con il titolare Angelo Rottoli, contro il quale perse, pareggiò e cedette ancora ai punti. Come campione d’Italia il brindisino si confermò nei confronti di Cesare Di Benedetto nel dicembre 1986 e Stefano Vassallo nel giugno dell’anno seguente, entrambe le volte con soluzioni anticipate. Nel febbraio 1987 il brindisino volò a Las Vegas, negli Stati Uniti, per confrontarsi sulle 10 riprese con l’ex campione mondiale ‘Big’ George Foreman: il match finì nel quinto round per una fastidiosa ferita, sanguinolenta al punto da togliere al coraggioso italiano ogni visuale. Per Trane si trattò della sua ultima esibizione, la numero 24: 13-7-4. (pubblicato il 19 giugno 2016)
 
20 giugno
 
Cavina e Lemma per il titolo italiano
La città di Cagliari ha ospitato pochi confronti titolati tra pugili provenienti da altre regioni. Tra l’esiguo numero si trova la sfida combattuta il 20 giugno 1980 tra Cristiano Cavina di Faenza, provincia di Ravenna, e Lino Lemma di Rocca Priora, provincia di Roma, valevole per il vacante campionato italiano dei pesi mediomassimi. Il match si concluse a favore del romagnolo per knockout tecnico alla nona ripresa. I due si erano affrontati nell’ottobre dell’anno precedente per la semifinale al titolo posseduto allora da Ennio Cometti ed il romagnolo s’impose nel decimo round. Quando il bergamasco rinunciò alla fascia tricolore, Cavina e Lemma si sfidarono nuovamente ed il pugile di Faenza divenne il campione nazionale dei mediomassimi  numero 36. Cavina iniziò tra i professionisti nel settembre 1974, come peso medio. Con il passare dei mesi il romagnolo aumentò di peso e passò a militare tra i mediomassimi; la divisione dei supermedi, ancora inesistente, arrivò dieci anni dopo. Cavina aveva tentato due volte la strada del campionato italiano, incocciando contro Aldo Traversaro nel giugno 1977 e Cometti nell’aprile dell’anno seguente. La conquista della corona italiana stimolò positivamente il rendimento di Cavina che respinse una dietro l’altra le sfide di Luciano Sordini, Gino Freo e Cometti. Abbandonò il titolo nazionale per puntare al campionato d’Europa: la sfida si svolse in Italia nel giugno 1982 ma il titolare continentale Rudi Koopmans lo freddò nella prima ripresa. Dopo due anni di inattività tornò inutilmente a combattere. Lasciò la boxe nell’aprile 1985 dopo 42 competizioni: 24-14-3-1 NC. (pubblicato il 20 giugno 2016)
 
21 giugno
 
Cruciani piega Salgado
Il mediomassimo umbro Noè Cruciani, dopo un anno di incontrastato dominio nazionale, guardò fuori dai confini italiani ed il 21 giugno 1987 affrontò a Spoleto, in provincia di Perugia, l’argentino Jorge Juan Salgado, un veterano campione del suo Stato e Sudamericano dei pesi mediomassimi. L’italiano obbligò ‘Violin’ Salgado alla sconfitta prima del limite nella settima ripresa e conquistò la vacante cintura Wbc International della sua categoria dei peso. Cruciani iniziò l’esperienza a torso nudo nel febbraio 1985, dopo l’esperienza amatoriale nella quale vinse la medaglia d’argento ai campionati europei junior del 1982, tra i pesi medi, categoria nella quale partecipò ai giochi olimpici di Los Angeles nel 1984, sconfitto nelle seconde eliminatorie. Nel maggio 1986 tolse la cintura italiana mediomassimi al campano Gennaro Mauriello per fuori combattimento tecnico nel settimo tempo. Due mesi dopo mantenne il suo titolo in due riprese contro Sergio Bosio, italiano residente in Belgio. Nell’ottobre seguente, per la seconda difesa, si portò nella località termale di Abano, in provincia di Padova, dove sconfisse il padovano Marco Rinaldo con decisione ai punti in 12 riprese.Dalla conquista del titolo internazionale la fantastica cavalcata di Cruciani durò per altre due vittorie nel suo scrigno umbro, prima di rimanere vittima dell’altro argentino Nestor Giovannini che, nel marzo 1988, gli portò via in meno di tre minuti la cintura Wbc International e l’orgoglio dell’imbattibilità. ‘Tito’ Giovannini continuò l’ascesa fino a conquistare il titolo mondiale dei massimi-leggeri, mentre Cruciani lasciò la boxe dopo soli 17 combattimenti: 15-1-1. (pubblicato il 21 giugno 2016)
 
22 giugno
 
Cattaneo, un primatista degli incontri
Nel limitato numero di pugili italiani che sono arrivati a disputare poco meno di 200 combattimenti tra i professionisti si trova il nome di Gino Cattaneo, originario della provincia di Pavia, che fece il gran salto nell’agosto del 1933, prima ancora di compiere i 19 anni di età. Il 22 giugno 1935 Cattaneo superò a Pavia il trevigiano Antonio Re per abbandono nella nona ripresa. I due si erano affrontati a Treviso nel giugno dell’anno precedente ed il confronto si era concluso con il verdetto di parità. Il pavese divenne campione italiano dei pesi gallo nel gennaio 1935 a spese del riminese Edelweiss Rodriguez, con il quale aveva pareggiato due mesi prima. Difese la cintura tricolore il mese successivo con la vittoria ai punti sul bolognese Leone Blasi e con il risultato nullo contro Edelweiss Rodriguez nel giugno seguente, la settimana dopo aver regolato i conti con il veneto Re. Perse la corona nazionale nel settembre successivo ad opera del fiorentino Alfredo Magnolfi. Tornò sul trono italiano dei gallo nel marzo 1938 quando sconfisse lo spezzino Giuliano Secchi. Nel giugno di quell’anno contese al romeno Aurel Toma il vacante campionato europeo dei pesi gallo, finendo sconfitto per squalifica nell’ottavo round sul ring di Bucarest. Nell’ottobre 1939 mantenne il primato nazionale contro il lecchese Luigi Bonanomi; nel novembre successivo viaggiò fino a Charlottenburg, oggi periferia di Berlino, e strappò la cintura europea al tedesco Ernst Weiss. Nel 1940 conservò il tricolore per la seconda volta contro Giuliano Secchi e lo perdette da Luigi Bonanomi nel loro secondo incontro titolato. Nel 1941 salvò l’alloro europeo a Monaco di Baviera con il pareggio conseguito contro il tedesco Hermann Remscheid, prima di cederlo al reggiano Gino Bondavalli, nel suo ultimo confronto valevole per un campionato. Cattaneo continuò a calcare i quadrati fino al maggio del 1947, rimediando più sconfitte che vittorie, quando chiuse la carriera con il record di 181 combattimenti: 88-67-25-1 NC. (pubblicato il 22 giugno 2016)

 
23 giugno
 
Petriglia campione d'Italia
Il passaggio al professionismo del peso leggero laziale Enzo Petriglia, avvenuto nel dicembre 1968, fu accolto con entusiasmo dal pugilato nazionale. Il 23 giugno 1971 a Rapallo, in provincia di Genova, il romano di Velletri affrontò Carmelo Coscia, ligure di La Spezia, che aveva detenuto la cintura italiana dei pesi leggeri nel biennio precedente prima di puntare senza effetto alla corona continentale. Petriglia e Coscia si trovarono a competere per il vacante campionato nazionale ed il laziale vinse nella nona ripresa. Prima del debutto a torso nudo Petriglia fu un ottimo dilettante, con un secondo posto ai campionati assoluti del 1965 a Cagliari e due fasce tricolori nelle edizioni successive di Genova nel 1966 e Napoli nel 1967, anno in cui vestì la maglia azzurra nei  campionati europei dove venne eliminato nei quarti dal polacco Jozef Grudzien, medaglia d’oro di quella edizione, dopo essere stato oro ai giochi olimpici di Tokyo; nel 1968 rappresentò l’Italia alle olimpiadi di Città del Messico e, dopo aver eliminato tre valenti avversari, gli toccò la stessa sorte contro il medesimo avversario Grudzien, poi argento. Tra i professionisti bruciò le tappe prima di cadere in un round sotto i colpi del più pesante britannico Pat McCormack, poi pareggiò con il campione ghanese superleggeri Joe Tetteh; sconfitto l’ex campione italiano Enrico Barlatti gli toccò un altro pareggio con il finlandese Olli Maeki, già campione d’Europa dei pesi superleggeri. La prima uscita da campione italiano di Petriglia si concluse con una sconfitta sulle 10 riprese da Bruno Melissano, superato in quattro tempi due anni prima. Nel settembre 1971 Petriglia mise in palio per la prima volta il titolo nazionale contro Melissano e vinse con decisione in 12 frazioni. La seconda difesa lo vide impegnato due mesi dopo dall’umbro Enzo Pizzoni, con il quale pareggiò al termine di 12 riprese. Il successo apprezzabile sull’ex campione francese Leonard Tavarez fu oscurato dalla sconfitta contro il brasiliano Joao dos Santos. Nel settembre 1972 Petriglia tentò la carta dell’europeo ma dovette cedere nell’undicesimo round all’allora incontrastato campione continentale Antonio Puddu. Il laziale provò a rimettersi in corsa per il titolo italiano ma trovò disco rosso dinanzi a Pizzoni nel febbraio 1973. Dopo due incontri dall’esito positivo chiuse la carriera nel gennaio 1974 con il record di 31 incontri: 23-5-3. (pubblicato il 23 giugno 2016)
 
24 giugno
 
Vogrig, viaggiatore instancabile
Uno degli italiani più attivi all’estero fu l’udinese Alfredo Vogrig che da professionista disputò in terra straniera 37 combattimenti su 60 (37-18-4-1 NC). Il 24 giugno 1961 per la sua seconda trasferta a Johannesburg, Sudafrica, concesse la rivincita al locale Mike Holt, ex campione nazionale dei medi e futuro titolare dei mediomassimi. Il match si concluse per squalifica del pugile di Pretoria nella quinta ripresa, lo stesso round in cui finì il primo confronto tra i due, vinto sempre dall’italiano per fuori combattimento tecnico. Pure il terzo combattimento, vinto da Holt, non superò il quinto tempo. Vogrig lasciò la maglietta dopo aver vinto la fascia tricolore tra i mediomassimi agli assoluti di Bologna del 1957, debuttando a torso nudo nell’agosto 1958. Nella lunga carriera disputò una sola volta il campionato italiano dei mediomassimi: nell’ottobre 1964 sfidò l’allora campione Piero Del Papa ma rimase sconfitto dal toscano in undici riprese; il risultato venne poi modificato in no-contest per errore tecnico arbitrale. Nel record di Vogrig figurano tanti nomi importanti del panorama nazionale ed internazionale. L’udinese fu il primo vincitore del fenomeno basco dei pesi massimi Urtain, quando era campione europeo, contro il quale disputò inutilmente anche il suo ultimo confronto nel gennaio 1975, dopo oltre due anni di inattività. Nelle sue 37 sfide sostenute oltre i confini italiani Vogrig visitò 15 paesi, nei quali ottenne 22 trionfi contro 13 insuccessi e 2 risultati di parità. (pubblicato il 24 giugno 2016)
 
25 giugno
 
Dado Marino, mondiale di Hawaii
Il campione hawaiiano dei pesi mosca Dado Marino quando divenne campione mondiale ricevette diversi ingaggi in Giappone, affrontando pugili locali senza arrischiare la cintura iridata. Il 25 giugno 1951 a Tokyo si trovò di fronte al nipponico Hiroshi Horiguchi, più volte campione nazionale, e lo superò nell’ottava ripresa. Marino, nato con il nome di Salvador, debuttò come professionista nel giugno del 1941 e divenne campione nazionale quattro anni dopo. Nel luglio 1947 raggiunse Glasgow, in Scozia, dove superò per squalifica il nordirlandese Rinty Monaghan; rimase in Gran Bretagna opposto a all’inglese Peter Kane, contro il quale finì sconfitto ai punti sul ring di Manchester. Nell’ottobre di quell’anno Marino tornò nel Regno Unito per contendere a Rinty Monaghan il vacante campionato del mondo dei pesi mosca: sul ring di Harringay, a nord di Londra, Marino disputò 15 riprese contro il conosciuto nordirlandese, ma non riuscì a bissare il successo dell’estate precedente. L’anno seguente debuttò negli Stati Uniti perdendo una sola volta dopo quattro successi consecutivi. Riprese a vincere nella sua Honolulu, dove nel marzo 1949 tentò di togliere la corona mondiale dei pesi gallo al californiano Manuel Ortiz, ma dovette accontentarsi della sconfitta ai punti in 15 tempi. In quella stagione Dado risultò vincitore in Canada, ma rimase vittima per due volte del filippino Tirso del Rosario a Manila. Nonostante la battuta d’arresto Marino ottenne una nuova chance mondiale: nell’agosto 1950 la cornice di Honolulu lo vide incoronare iridato dei pesi mosca togliendo lo scettro all’inglese Peter Kane, suo vincitore di tre anni prima, dopo 15 riprese. L’hawaiiano difese con successo il titolo mondiale contro lo stesso Kane nel novembre 1951 con l’uguale risultato. Il mese seguente Marino rimase vittima del giapponese Yoshiro Shirai, al quale lasciò la cintura iridata nel maggio 1952, al termine di 15 tempi, nella capitale del sol levante. Marino ottenne la rivincita da Shirai sei mesi dopo, sulle stesso ring, ma il risultato fu una nuova sconfitta ai punti. Lasciò la boxe dopo 74 confronti: 57-14-3. (pubblicato il 25 giugno 2016)
 
26 giugno
 
Pizzoni, due volte campione
L’ospitalità della città di Pesaro verso pugili provenienti da altre regioni interessò anche il peso leggero Enzo Pizzoni, giunto sulla costa marchigiana dalla natia Foligno, in provincia di Perugia, per svolgere l’attività professionistica. Il 26 giugno 1970 al pugile umbro venne opposto Hector Omar Oliva, un argentino stabilitosi a Cremona da due lustri, collaudatore di molti pugili in circolazione nel vecchio continente. Pizzoni, reduce dal pari a Livorno con il locale Amleto Restano, superò il sudamericano per ferità e continuò la sgroppata fino ad avere la chance per il campionato italiano dei pesi leggeri. Contro l’allora campione Enzo Petriglia, nel novembre 1971, il confronto finì con il risultato di parità deciso al termine delle 12 riprese. Pizzoni, professionista dal gennaio 1969, conobbe la prima sconfitta nel marzo 1972 sul ring di Melbourne, Australia, contro Manny Santos, neozelandese di origine tongana che si esibiva nella città dello Stato di Victoria. Nell’ottobre seguente sfruttò la seconda occasione tricolore togliendo il titolo nazionale al sardo Efisio Pinna dopo 12 tempi. Nel corso del 1973 mantenne la corona con una vittoria ai punti contro Enzo Petriglia e con il risultato nullo rimediato con Giuseppe Carbonara, prima di cederla al precedente possessore Pinna. Chiuse quell’anno con una trasferta in Francia che lo vide soccombere ai punti al superleggero transalpino Jean-Baptiste Piedvache, futuro campione nazionale ed europeo. Dopo un facile successo nell’avvio del nuovo anno venne fermato dal nuovo astro Giancarlo Usai. Il pugile umbro aspettò la realizzazione di un nuovo evento tricolore che si concretizzò nel settembre 1974, quando spodestò con decisione il laziale Ugo Di Pietro, sconfitto per ferita due anni prima. Pizzoni mantenne la cintura per squalifica di Giancarlo Usai nel novembre successivo ma dovette consegnarla allo stesso sardo nel Santo Stefano pugilistico milanese di quell’anno. Le quattro sconfitte del 1975 consigliarono Pinna a lasciare l’attività agonistica, dopo 43 combattimenti: 29-9-4-1 NC. (pubblicato il 26 giugno 2016)
 
27 giugno
 
Prima difesa europea di Bonaglia
La prima difesa del titolo europeo ad opera del titolare Michele Bonaglia avvenne il 27 giugno 1929 a Torino, contro l’imbattuto tedesco Hein Mueller, campione nazionale in carica, che da dilettante aveva vinto tre volte consecutivamente il campionato germanico nei welter, medi e mediomassimi, prima di vincere la medaglia d’oro agli europei del 1927. Il piemontese, sconfitto una sola volta fino ad allora, in una ripresa dal grande Max Schmeling per la cintura europea, sbrigò la faccenda Mueller nel corso del quarto round. Bonaglia iniziò la carriera professionista nel settembre 1925, dopo aver vinto quell’anno la fascia tricolore agli assoluti di Firenze. Nel luglio dell’anno seguente tolse il titolo italiano al romano Rinaldo Palmucci e lo difese a spese dell’umbro Armando De Carolis, uno spirito libero che viaggiò oltre oceano prima di scrivere la parola fine. Dopo una breve trasferta in Argentina mantenne la corona nazionale in un nuovo confronto con il laziale Rinaldo Palmucci. Archiviato l’insuccesso berlinese nel gennaio 1928 con Schmeling, ritornò a Buenos Aires prima di riprendere il cammino che lo riportò alla corte europea, vincendo il vacante campionato nel febbraio 1929, a spese del campione belga Jack Etienne. La seconda sconfitta di Bonaglia arrivò nel dicembre di quell’anno a Manchester per mani dell’inglese Len Johnson. Nel febbraio 1930 respinse nuovamente il belga Jack Etienne, conservando il primato del vecchio continente. Viaggiò due volte a Colonia, pareggiano con Hein Mueller, senza titolo in palio, e perdendo da Hein Domgorgen. L’anno seguente tentò senza successo la carta nordamericana prima di tornare nella capitare argentina. Nel 1932 sfidò due volte il campione italiano dei pesi massimi Innocente Baiguera per poi tornare ad occuparsi del campionato dei mediomassimi, togliendolo all’umbro Prima Ubaldo. Il secondo regno nazionale durò meno di tre mesi, fino a quando incontrò il lombardo Emilio Bernasconi. Chiuse il 1933 con una vittoria su torinese Preciso Merlo, futuro campione d’Italia e d’Europa. Continuò a combattere anche nel 1934, con risultati alterni, lasciando la boxe nel settembre di quell’anno dopo 66 sfide: 48-13-5. Bonaglia morì alla fine della seconda guerra mondiale, assassinato da facinorosi interpreti della politica partigiana  rimasti sconosciuti alla giustizia. (pubblicato il 27 giugno 2016)
 
28 giugno
 
Palmarini, un titolo per renderlo imbattibile
Alcuni pugili sono battibili nei combattimenti senza titolo in palio, ma diventano difficili da superare quando hanno da difendere una cintura. Uno di essi fu il romano Italo Palmarini che il 28 giugno 1942, nella sua città, divenne il campione italiano dei pesi medi numero 12, dopo aver sconfitto il lombardo Mario Casadei, molto più esperto, con decisione maturata al termine delle 12 riprese. Palmarini, professionista dal maggio 1941, arrivò al primo appuntamento tricolore da imbattuto con una manciata di confronti che, per quegli anni, era una singolarità. Due mesi dopo la conquista della corona nazionale conobbe la prima perdita dal parmense Otello Bottarelli, sconfitto alcuni mesi prima; subito dopo arrivò il secondo insuccesso ad opera del sardo Amedeo Dejana. Tornò a vincere difendendo il suo alloro a spese del marchigiano Fausto Rossi, contro il quale conobbe la terza battuta d’arresto senza titolo in palio. Respinse le sfide di Amedeo Dejana, prima con vittoria ai punti poi con un risultato di parità. Conobbe altri insuccessi: con l’americano Floyd Gibson, il trevigiano Giovanni Martin ed il laziale Renato Tontini, prima di mantenere la cintura per ferita del romano Augusto Teti. Sconfitto in Francia, perse poi da Augusto Teti sulle 6 riprese, avanti la difesa contro il forlivese Widmer Milandri, che gli procurò la prima sconfitta in un match titolato. Palmarini non ottenere più l’occasione di competere per un campionato italiano. Continuò a combattere fino ad ottobre del 1949, quando prese la decisione di appendere i guantoni al chiodo. Disputò in totale 43 sfide: 25-15-3. (pubblicato il 28 giugno 2016)
 
29 giugno
 
Fortilli, due volte campione d'Italia
Ci sono stati pugili che hanno vinto il campionato italiano più volte con lo stesso risultato. Uno di essi fu il ligure Bruno Fortilli che vinse il titolo nazionale dei pesi medi due volte per squalifica degli avversari. Il 29 giugno 1960, nella località di St Vincent, in Valle d’Aosta, Fortilli tolse la cintura tricolore a Franco Scisciani, per espulsione del laziale nella decima ripresa, e divenne il campione numero 24 della categoria. Il genovese vinse per la seconda volta  il campionato d’Italia nell’ottobre 1962, ancora per squalifica dell’avversario. Fortlli debuttò tra i professionisti nell’aprile 1957, dopo aver vinto nel 1956 la fascia tricolore agli assoluti di Parma. La carriera a torso nudo di Fortilli non fu facile perché già dal secondo anno affrontò avversari animati dalle sue stesse ambizioni. Continuò a combattere senza evitare pugili di valore internazionale. Quando divenne campione italiano accettò tutte le sfide che si presentarono, affrontando i diversi sfidanti nelle loro sedi preferite. Nell’agosto 1960 mise in palio la cintura per la prima volta a Poggibonsi contro il toscano Renato Bianchini, con il quale pareggiò. Nell’ottobre seguente, per la seconda difesa, affrontò a Pesaro il locale Geppino Gentiletti che superò ai punti. Nel luglio 1961 un secondo risultato nullo lo rimediò a Fidenza contro il parmense Gianni Lommi. Poi venne la sconfitta, nell’aprile 1962 a Bologna, per ferita contro il locale Remo Carati che gli portò via il titolo. Nell’estate seguente Fortilli vendicò la sconfitta patita l’anno prima da Michel Diouf, ex campione francese di origine senegalese, prima di pensare alla rivincita per il campionato italiano. Il secondo match tra il genovese ed il bolognese si svolse in ottobre a Milano, dove Fortilli si riprese il titolo italiano per squalifica di Carati nella seconda ripresa. Nonostante la seconda corona nazionale, Fortilli decise di scrivere la parola fine alla sua carriera. Fino ad allora era salito sul ring 29 volte: 20-6-3. (pubblicato il 29 giugno 2016).

 
30 giugno
 
Bondavalli, primo titolo europeo
Tra le vittorie italiane all’estero per un campionato d’Europa un posto di rilievo spetta a Gino Bondavalli, che il 30 giugno 1941 a Vienna spodestò l’austriaco Ernst Weiss dal trono dei pesi piuma. Il pugile di Reggio Emilia, professionista dal giugno 1934, pervenne alla sfida per il titolo continentale dopo una lunga reggenza italiana dei pesi piuma iniziata nel dicembre 1937. Da quell’inverno difese il titolo nazionale cinque volte, ottenendo tre vittorie e due risultati di parità, prima di sovrastare il viennese. Nel settembre 1941 mantenne ancora una volta la cintura tricolore dei piuma e poi conquistò la corona europea dei pesi gallo togliendola al lombardo Gino Cattaneo. Nel maggio 1942 superò a Ferrara il locale Arnaldo Tagliatti, mantenendo la corona europea dei pesi gallo e conquistando il titolo italiano della categoria. Alla fine dello stesso mese Bondavalli tornò a Vienna per difendere la cintura continentale dei piuma contro il romeno Lucian Popescu, cosa che gli riuscì. L’emiliano respinse lo sfidante italiano dei pesi gallo Ulderico Sergo, poi concesse la chance europea dei pesi piuma al romeno Gheorghe Popescu andando fino a Bucarest, dove lasciò il ring con la vittoria netta. Nell’ultimo mese di quell’anno concesse la rivincita a Ulderico Sergo per il campionato italiano dei pesi gallo e ne uscì vincitore. Nel maggio 1943 pareggiò con Danilo Pasotti e mantenne ancora una volta la cintura nazionale dei piuma, che cedette a Federico Cortonesi nel febbraio dell’anno seguente. In seguito conservò la fascia tricolore dei pesi gallo con due risultati di parità ottenuti nei confronti con Ulderico Sergo ed Antonio Morabito. Nel novembre 1945 sfidò il campione europeo dei pesi piuma Ermanno Bonetti ma non riuscì a riprendersi la corona. Il mese seguente perdette pure la cintura italiana dei gallo contro Arturo Paoletti. Nel dicembre 1947 il reggiano si ripresentò per il campionato nazionale dei pesi piuma ma venne sconfitto da Enzo Correggioli per squalifica. Bondavalli abbandonò la scena nell’aprile del 1950 dopo 193 combattimenti: 138-27-26-2 NC. (pubblicato il 30 giugno 2016)