SPORT & NOTE

02-ECHI DEL PASSATO

04-UN GIORNO COME OGGI, APRILE

07/04/2016 - 08:32:29

 

 

IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIO

di Primiano Michele Schiavone

1 aprile
 
Giuseppe Spalla contro Mariano Barbaresi
Il terzo campione italiano dei pesi massimi fu Giuseppe Spalla, che conquistò la corona nel 1919 al suo debutto professionistico, ma non la difese. Tre anni dopo si interessò nuovamente al titolo, così il 1° aprile 1922, a Roma, affrontò il locale Mariano Barbaresi, campione italiano tra i dilettanti agli assoluti del 1920 e 1921. La sorte del confronto, valevole per il vacante titolo nazionale, diede ragione a Spalla che vinse per fuori combattimento nell’undicesima ripresa. Il piemontese Giuseppe Spalla, fratello di Erminio (pure campione nazionale e titolare europeo), continuò la carriera senza difendere la sua seconda cintura, esibendosi spesso all’estero, con alterna fortuna; ritornò a combattere nuovamente per il titolo italiano, vacante, solo nel 1928, cedendo ai punti sulle 15 riprese a Giacomo Panfilo. La sua carriera continuò ancora un anno: lasciò la boxe dopo il combattimento numero 94: 52-33-9. (pubblicato il 1° aprile 2016)
 
2 aprile 
 
Tiberia a Roma contro Barrera
Negli anni in cui gli organizzatori erano alla continua ricerca di proporre al pubblico combattimenti impegnativi per i pugili italiani a cui tenevano, anche se ufficialmente non potevano lasciare traccia scritta della “complicità”, il campione italiano dei pesi welter Domenico Tiberia non sfuggiva a tale pratica ed il 2 aprile 1965, a Roma, il pugile di Ceccano, Frosinone, si trovò sul ring con lo spagnolo Cesareo Barrera, campione nazionale dei superwelter che aveva retto 15 riprese con Bruno Visintin per il titolo europeo. Quella sera l’italiano picchiò più dell’iberico e si aggiudicò il verdetto ai punti dopo 10 riprese. Tiberia, professionista dal febbraio 1961, cedette il primato nazionale dei welter a Carmelo Bossi dopo una difesa vittoriosa. Il frusinate conquistò quel titolo ancora due volte prima di passare tra i medi jr, vincere il titolo nazionale nella nuova divisione di peso e competere per il campionato d’Europa con lo spagnolo Jose Hernandez, riconquistare la cintura italiana dei superwelter per poi combattere per il titolo mondiale contro l’inarrestabile giapponese Koichi Wajima. Chiuse la carriera in tarda età nel dicembre 1977 dopo aver cinto la fascia tricolore dei pesi medi tre anni prima. La sua formidabile storia pugilistica è stata scritta da 104 combattimenti: 66-29-9. (pubblicato il 2 aprile 2016)

3 aprile

Urtain, dalle pietre ai pugni di successo
Il peso massimo spagnolo Urtain, al secolo Jose Manuel Ibar Azpiazu, originario dei Paesi Baschi, infiammò la fantasia degli aficionados iberici fin dal suo debutto del luglio 1968, quando fulminò l’avversario in 17 secondi. Seguirono altri 26 successi prima del limite che lo proiettarono in campo continentale. Il 3 aprile 1970 smenti quanti lo vedevano vincitore contro avversari di scarsa qualità: sul ring di Madrid mise fuori combattimento nel settimo round il tedesco Peter Weiland, strappandogli il titolo di campione d’Europa. In seguito Urtain respinse l’altro tedesco Jurgen Blin e per la prima volta disputò tutte le riprese programmate, vincendo con decisione sulle 15. Perse il primo match contro l’italiano Alfredo Vogrig, per squalifica, senza titolo in palio, che invece lasciò a Londra nelle mani del veterano Henry Cooper. Il pugile basco riprese con umiltà dal campionato spagnolo che lo rilanciò nel vecchio continente: tolse il titolo europeo all’inglese Jack Bodell in due riprese ma lo dovette cedere alla sua vecchia conoscenza Jurgen Biln. Continuò a combattere, dominando in Patria, con l’aspirazione di una terza chance europea. Sconfitto Dante Canè nella semifinale al titolo europeo, vide infranti in quattro tempi i suoi sogni di gloria contro il belga Jean-Pierre Coopman. Era marzo 1977 ed aveva combattuto il match numero 71: 56-11-4. (pubblicato il 3 aprile 2016)
 
4 aprile
 
L’ultimo match di Gustav Scholz
La carriera del tedesco Gustav Scholz, iniziata nell’ottobre 1948, si concluse il 4 aprile 1964 a Dortmund, in Germania, con l’ultimo risultato positivo che adornò meglio la teca contenente gli allori conquistati sul ring. Quella sera “Bubi”, come veniva chiamato dai suoi sostenitori, enfatizzò una presunta scorrettezza del campione europeo dei pesi mediomassimi Giulio Rinaldi ed ottenne la squalifica dell’italiano. Alla nona ripresa si trovò proclamato nuovo campione continentale. Il tedesco si era affacciato al mondo professionistico senza esperienza dilettantistica; impostato in guardia destra, mostrò particolari doti di apprendimento ed in tre anni cinse la cintura nazionale dei pesi welter, difesa con successo più volte. Nel 1957 vestì la fascia tedesca dei pesi medi; l’anno seguente a Parigi perse ai punti in 10 riprese dal transalpino Charles Humez, contro il quale si prese una sonora rivincita che gli valse la corona europea, lasciata vacante dopo tre difese vittoriose. Nel 1962 tentò di spodestare il campione mondiale mediomassimi Harold Johnson, senza riuscirci. Gli rimase la strada del vecchio continente che soddisfò il vanto del secondo titolo europeo conquistato. Il record contiene 96 confronti: 88-2-6. (pubblicato il 4 aprile 2016)
 
5 aprile
 
Belcastro, seconda corona europea
L’albo d’oro EBU della categoria supergallo inizia con il nome dell’italiano Vincenzo Belcastro. Il piccolo italiano, lombardo di origine calabrese, fece scrivere il suo appellativo il 5 aprile 1995, dopo aver sconfitto sulla distanza delle 12 riprese l’ucraino Sergey Devakov, nella città di Alassio, in provincia di Savona. Con quel successo Belcastro intraprese una seconda fruttuosa carriera: lui era stato campione italiano dei pesi gallo, categoria nella quale aveva conquistato due volte anche il titolo continentale per complessivi 11 confronti (8 vinti, 2 perduti, 1 pareggiato). In quella fase aveva tentato anche di aprire i suoi orizzonti fuori dal vecchio continente, disputando tre mondiali IBF, un supergallo prima e due supermosca dopo, senza spuntarla. Nella nuova divisione di peso Belcastro regnò per 15 mesi, nei quali difese la cintura con due successi ed un pareggio prima di cederla nel luglio 1996. Il pavese d’adozione ottenne una nuova chance EBU, in Inghilterra, dove rimase sconfitto ai punti. Belcastro si ostinò ad esibirsi all’estero, anche se per pochissime occasioni, fino al 2 dicembre 2000 quando disputò l’ultimo match in Polonia. Dal dicembre 1984, mese del debutto a torso nudo, sommò 50 combattimenti: 32-13-5. (pubblicato il 5 aprile 2016)
 
6 aprile
 
Zambon, campione ante litteram
Il primo nominativo della lista dei campioni italiani pesi welter welter è quello di Abelardo Zambon, che conquistò l’inaugurale titolo al debutto professionistico, quando la Fpi non era ancora ufficialmente costituita. Gli toccò la prima difesa il 6 aprile 1915 a Genova, contro il locale Andrea Risso. Il confrontò durò 10 riprese, come da programma e la vittoria fu assegnata al campione. La prima guerra mondiale costrinse Zambon alla inattività. Difese il titolo due volte nel 1919 grazie alla sua straordinaria potenza per poi perderlo a causa del suo eccessivo peso. Ritornò a vestire i panni del campione d’Italia nel 1922, ma i soliti problemi di peso lo misero fuori gioco ancora una volta: la sua particolare altezza lo faceva faticare più del dovuto per rientrare nel limite dei medioleggeri, come si chiamavano a quel tempo i pugili che oggi militano tra i pesi welter. Zambon si recava in Inghilterra per assoggettarsi a nuove metodiche di allenamento, capaci di fargli perdere il giusto peso e lasciargli intatta l’efficacia dei suoi colpi. Nella difesa con Mario Bosisio del 1923 perse il titolo nuovamente sulla bilancia ma vinse il confronto al termine delle 15 riprese. La carriera di Zambon, iniziata nel 1915, si concluse nel novembre 1924 dopo 59 combattimenti: 42-13-0-2 ND-2 NC. (pubblicato il 6 aprile 2016)
 
7 aprile
 
Del Papa, un europeo in Finlandia
La carriera internazionale del mediomassimo pisano Piero Del Papa, dopo la perdita del titolo italiano, sbocciò d’incanto nel 1966 quando tolse a Giulio Rinaldi il titolo di campione d’Europa. Fino ad allora aveva comunque dimostrato qualità superiori alla media nazionale, affrontando avversari di indubbio valore. Dopo due difese nello stesso anno il toscano accettò di mettere in palio la cintura europea in Finlandia: venerdì 7 aprile 1967 nella capitale Helsinki, concesse la rivincita al locale Pekka Kokkonen, sconfitto due anni prima a Stoccolma, in Svezia, sulla distanza delle 8 riprese. Nel secondo confronto l’andamento del match rimase invariato: cambiò l’estensione delle riprese, diventate 15 per via del titolo, ma la vittoria ai punsi arrise ancora una volta all’italiano. Dopo una facile difesa lasciò la corona europea in Germania, al locale Lothar Stengel, una meteora dell’empireo continentale. Archiviato il tentativo di riconquistare lo scettro europeo in Danimarca contro il locale Tom Bogs, il toscano ritornò campione d’Europa nel febbraio 1970. Da allora fece tre difese in Germania, dove lasciò lo scettro continentale nel gennaio 1971, anno in cui ottenne anche la chance mondiale contro il campione WBA Vicente Rondon, consumata in un solo round. Del Papa continuò a combattere ancora per un anno, più all’estero che in Italia. Passato professionista nel dicembre 1960, anno in cui era diventato campione nazionale mediomassimi tra i dilettanti, salì sul ring per l’ultima volta nell’ottobre 1972, quando disputò il match numero 62: 44-11-4-3 NC. (pubblicato il 7 aprile 2016)
 
8 aprile
 
Bondavalli supera Abbruciati e inizia una luminosa carriera
Il reggiano Gino Bondavalli fu uno dei più attivi pugili italiani, militando con successo tra i pesi piuma ed i pesi gallo, dal giugno 1934 all’aprile 1950. Quando era campione italiano dei pesi piuma accettò il confronto con il romano Otello Abbruciati, ex campione nazionale di quella categoria e dei pesi leggeri. Lunedì 8 aprile 1940 a Reggio Emilia il locale Bondavalli respinse le velleità del “Moro” Abbruciati con verdetto deciso al termine delle 12 riprese. Dopo quel combattimento il romano tornò a combattere con esiti positivi tra i pesi leggeri, mentre l’emiliano continuò a mietere importanti successi: tra i pesi piuma conquistò anche la cintura europea; nei gallo annesse i titoli d’Italia e d’Europa; mantenne le quattro corone contemporaneamente con delle sfide memorabili nelle due distinte divisioni di peso.  In 16 anni di professionismo disputò 23 campionati: 17 italiani (10 tra i piuma, 7 nei gallo) e 6 europei (4 tra i piuma, 2 nei gallo). Oltre all’elevato numero di confronti titolati, l’aspetto ancor più particolare della carriera a torso nudo di Bondavalli fu l’eccezionale numero di combattimenti sostenuti: 194 (139-27-26-2 NC). (pubblicato l'8 aprile 2016
 
9 aprile
 
La rivincita di Burruni su Vetroff
La gloriosa carriera di Salvatore Burruni si chiuse a Reggio Calabria il 9 aprile 1969 quando il sardo difese per l’ultima volta la cintura europea dei pesi gallo. Il suo avversario, il francese Pierre Vetroff, venne fermato nella nona ripresa per ferita, la stessa causa capitata a Burruni due anni prima a Torino, che gli costò la sconfitta nel settimo round. Tore Burruni, come veniva confidenzialmente chiamato dai suoi estimatori, debuttò a torno nudo nell’aprile 1957 dopo aver partecipato alle olimpiadi di Melbourne nell’anno prima, rimasto sconfitto al primo turno; in precedenza aveva vinto due volte i campionati assoluti, la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo e a due edizioni dei Campionati Mondiali Militari. Tra i professionisti vinse tutto: nei pesi mosca il campionato italiano, il titolo d’Europa e la cintura mondiale; nei gallo il titolo continentale. Rimase imbattuto come campione d’Italia e d’Europa, nei mosca e tra i gallo. Quando annunciò l’abbandono dell’attività aveva disputato 109 confronti: 99-9-1. (pubblicato il 9 aprile 2016)
 
10 aprile
 
Giannelli tra due europei
Il peso mosca Nazzareno Giannelli, padovano trapiantato a Milano, dopo il fallito assalto alla corona europea del campione Louis Skena, ritornò a gestire il suo patrimonio nazionale in attesa di una nuova chance continentale. Il 10 aprile 1954 a Milano mise in palio il suo titolo italiano dei pesi mosca contro il romano Franco Lombardozzi, un principiante rispetto al campione, ma dotato di grande temperamento forgiato sui quadrati stranieri. Nel capoluogo lombardo Giannelli confermò la sua qualità di campione d’Italia con verdetto deciso alla fine delle 12 riprese. Cinque mesi dopo Giannelli coronò il sogno europeo contro il londinese Terry Allen, ex campione del Mondo, d’Europa, Bristish e Commonwealth della più leggera categoria di allora. L’italiano perse la corona del vecchio contingentante sei mesi dopo, lasciandola al giovanissimo gallese Dai Dower sul ring di Kensington, in Inghilterra. Per Giannelli l’avventura professionistica era iniziata nell’aprile 1944. Dopo tante battaglie affrontante in Svizzera, Francia, Marocco, Gran Bretagna e Filippine, fece l’ultima apparizione sul ring nel settembre 1956 quando disputò il match numero 58: 35-13-10. (pubblicato il 10 aprile 2016)

11 aprile
 
Rocky Mattioli contro Billy Backus
Rocky Mattioli fu un australiano d’adozione, nato in Italia ed emigrato piccino nella terra dei canguri insieme alla famiglia. Passato professionista all’età di 16 anni, conquistò la cintura australiana dei pesi welter quando mancavano quattro mesi al suo ventesimo compleanno. Vincitore dell’ex campione mondiale Eddie Perkins e del pericoloso Ray Chavez Guerrero, rimase sconfitto per ferita da Ali Afakasi, samoano cresciuto tra l’Australia e la Nuova Zelanda. Nonostante la cocente perdita, la carriera di Mattioli proseguì sull’onda della popolarità che Melbourne gli tributava. I suoi mentori gli proposero quindi un altro ex campione del mondo, Billy Backus, un americano che nei welter aveva sconfitto addirittura Jose Napoles. Il venerdì 11 aprile 1975 Melbourne rimase ancora una volta stupita dalla carica agonistica di Mattioli che ridusse all’impotenza Backus nella quinta ripresa. Il mese seguente Mattioli debuttò in Italia, dopve rimase per il resto della carriera, stabilendosi a Milano. Due anni dopo divenne campione mondiale WBC, togliendo la cintura al tedesco Eckhard Dagge nella sua Berlino per ko alla quinta ripresa. Difese con successo il titolo iridato prima di cederlo all’inglese Maurice Hope – già vincitore di Vito Antuofermo per l’europeo – in una serata decisamente sfortunata. Sconfitto nuovamente da Hope, lasciò il pugilato nell’agosto 1982 dopo 72 combattimenti: 63-7-2. (pubblicato l'11 aprile 2016)

 
12 aprile
 
Guillotti, campione argentino
Il peso welter argentino Mario Omar Guillotti coronò la sua lunga carriera professionistica con la conquista della cintura nazionale: ci riuscì al terzo tentativo il 12 aprile 1980, sgominando nella dodicesima ripresa Eduardo Jorge Yanni, alla sua prima difesa del titolo ottenuto sette mesi prima. Guillotti fu un dilettante di primo piano, con tre vittorie ai campionati nazionali, ed atleta di punta della nazionale argentina, con la quale ottenne una medaglia d’argento ai Giochi Panamericani di Winnipeg, Canada, del 1967 ed una di bronzo ai Giochi Olimpici di Città del Messico nel 1968. Passato professionista nel marzo 1969, trovò la strada sbarrata dal connazionale Miguel Angel Campanino, contro il quale rimediò cinque sconfitte in altrettanti confronti. Svolse attività in Italia dal maggio 1976 al luglio 1978, perdendo solo da Everaldo Costa Azevedo (dopo un pareggio), sconfitto nel terzo match, e dal due volte campione europeo Dave Green in Inghilterra. Il titolo nazionale lo cedette alla prima difesa, dopo cinque mesi dall’averlo vinto. Continuò a combattere ancora per tre anni, racimolando poche vittorie e numerosi verdetti contro. Chiuse nel novembre 1983 dopo 101 incontri: 72-20-9. (pubblicato il 12 aprile 2016)
 
13 aprile
 
Tagliatti, il primo campione ferrarese
Il primo pugile ferrarese diventato campione italiano tra i professionisti fu Arnaldo Tagliatti che, nella città estense, tolse il titolo dei pesi gallo a Luigi Bonanomi nel settembre 1941. Tagliatti in quegli anni viveva a Milano, dove si era trasferito con la famiglia da alcune stagioni, ma i suoi natali ferraresi lo portarono spesso a combattere nella sua città d’origine. Archiviata la prima difesa, sempre a Ferrara con una vittoria ai punti su Beniamino Serpi, fece ritorno il 13 aprile 1942 quando affrontò per la seconda volta Luigi Bonanomi per difendere la cintura nazionale. Il combattimento durò 12 riprese anche quella volta e “rasoterra”, come veniva chiamato Tagliatti dai suoi sostenitori per la statura bassa, vinse con verdetto ai punti. Il mese dopo, ancora a Ferrara, lasciò la fascia tricolore a Gino Bondavalli nella sfida valevole anche per la corona europea detenuta dal campione reggiano: il verdetto per il quotato Bondavalli (contemporaneamente campione d’Italia e d’Europa dei gallo e dei piuma) arrivò ai punti al termine delle 15 riprese. Tagliatti fu professionista dal novembre 1938 all’agosto 1946 e disputò 51 sfide: 16-27-8. Il ferrarese tornò ad interessarsi di boxe negli anni ’60, quando divenne procuratore sportivo ed importò pugili dal Sudamerica; continuò negli anni ’80 con africani, utili alla crescita professionale degli italiani. (pubblicato il 13 aprile 2016)
 
14 aprile
 
Pizzo campione d'Italia
La categoria dei pesi superpiuma, inaugurata alla fine del 1970, dopo Giovanni Girgenti ha avuto in Aristide Pizzo un altro siciliano campione d’Italia. La sua vittoria porta la data del 14 aprile 1978, quando a Milano tolse la corona a Biagio Pierri per fuori combattimento tecnico nell’ottava ripresa. Gli aspetti singolari di quel confronto riguardarono le origini dei due pugili e la loro dislocazione al momento della sfida: Pizzo, proveniente da Menfi, provincia di Agrigento, viveva a Paullo in provincia di Milano; il guardia destra Pierri abitava a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, ma era partito da Carosino in provincia di Taranto. Pizzo, undicesimo titolare nazionale della categoria, difese la fascia tricolore una volta, decadde per poi riconquistarla l’anno seguente. Dopo una difesa vittoriosa l’abbandonò per sfidare nel novembre 1980 il campione continentale Carlos Hernandez, rimanendo sconfitto nel settimo round. Si riappropriò del titolo italiano l’anno successivo, per la terza volta, ma decadde nuovamente. La carriera professionistica di Pizzo, iniziata con una sconfitta per ferita nel gennaio 1975, si concluse nel dicembre 1984 con l’ultimo insuccesso, nella sfida per il titolo italiano dei pesi leggeri. In totale disputò 37 combattimenti: 29-6-2. (pubblicato il 14 aprile 2016)

 
15 aprile
 
Castellani, un Rocky italo-americano
La storia del pugilato Americano è piena di Rocky, alcuni celebrati, altri meno noti, tutti dotati dello stesso temperamento sanguigno e della matrice italo-americana. Uno dei tanti Rocky che arrivò ad un passo dalla gloria mondiale, senza poterla godere, si chiamava Rocky Castellani, iscritto all’anagrafe di Luzerne, Pennsylvania con il nome di Attilio, come suo padre, giunta negli Stati Uniti dall’Italia. Dopo una lunga gavetta ottenne la promessa di competere per il titolo mondiale dei pesi medi. In attesa di partecipare alla competizione iridata, il 15 aprile 1954 a Cleveland, l’italo-americano dovette affrontare Pedro Gonzales, al secolo Howard Page, un pugile solido che conosceva bene il mestiere del fighter. Castellani lo sconfisse ai punti sulle 10 riprese, mostrando le abilità che lo avevano condotto fino alla soglia dell’eden. Quattro mesi dopo sfidò l’hawaiiano Bobo Olson a San Francisco per cercare di strappargli la corona mondiale dei pesi medi. Il sogno di Castellani durò 15 riprese prima di svanire all’annuncio del verdetto. L’anno seguente si misurò con il grande Sugar Ray Robinson, ex campione iridato dei welter e dei medi, pure lui alla ricerca della chance mondiale contro Olson, dopo una pausa di due anni. Castellani perse ai punti con decisione divisa dopo aver spedito al tappeto Robinson nella sesta ripresa. La carriera professionistica di Castellani, iniziata in sordina nel febbraio 1944, si concluse nell’ottobre 1957 dopo 83 combattimenti: 65-14-4. Dopo il ritiro Castellani rimase nell’ambiente della boxe come giudice. La sua biografia è stata raccolta in un libro intitolato Young Rocky: A True Story of Attilio "Rocky" Castellani, scritto da Joe Kinney. (pubblicato il 15 aprile 2016)
 
16 aprile
 
L'apoteosi di Aldo Minelli
Negli anni '40 la città di Bergamo poteva vantare due assi del pugilato, i fratelli Aldo e Livio Minelli, l’uno peso leggero, l’altro peso welter. Livio, nato 5 anni prima del fratello, iniziò a competere in campo professionistico nel gennaio 1940; ben presto si misurò con i migliori pugili di quel decennio quali Botta, Fabriani, Bondavalli, Proietti, Cortonesi ed altri. Dopo quattro anni di sfide impegnative, Aldo Minelli ebbe il suo momento di maggiore notorietà: il 16 aprile 1944 si trovò a sfidare il campione italiano dei pesi leggeri Bruno Bisterzo, contro il quale aveva ottenuto un pari nel 1942 ed una vittoria nel 1943, senza titolo in palio. Quella sera a Modena, nel loro terzo confronto, Minelli sconfisse Bisterzo con verdetto deciso al termine delle 12 riprese e coronò l’aspirazione di essere chiamato campione d’Italia. I due pugili si affrontarono otto volte ancora, con alterna fortuna; nell’ultimo confronto del dicembre 1945 Minelli riconsegnò a Bisterzo, due volte anche campione d’Europa, la fascia tricolore. Il bergamasco lasciò l’Italia alla volta di Spagna, Portogallo e Stati Uniti. Tornato in Patria sfidò Giuseppe Fusaro per il campionato nazionale dei leggeri, rimediando il risultato di parità. Riprese la via degli Stati Uniti e chiuse la carriera nel dicembre 1951 in Argentina, dove rimase a vivere per sempre, dopo 131 combattimenti: 73-41-16-1. (pubblicato il 16 aprile 2016)
 
17 aprile
 
Willie Ritchie, 20 riprese per il mondiale
Agli inizi del XX secolo i combattimenti valevoli per il titolo mondiale avevano la durata di 20 riprese. Uno dei confronti che andò al limite dell’ultimo round si svolse il 17 aprile 1914 a San Francisco, in California, tra il titolare mondiale dei pesi leggeri Willie Ritchie e lo sfidante Harlem Tommy Murphy. Il campione, nato a San Francisco con il nome di Gerhardt Anthony Steffen, assunse l’appellativo di Willie Ritchie al debutto professionistico, avvenuto nel gennaio 1907. La cintura mondiale tolta al connazionale Ad Wolgast alla fine del 1912, la lasciò alla terza difesa nelle mani del gallese Freddie Welsh, nell’estate del 1914 sul ring di Kensington, a Londra. Nel corso della sua lunga carriera affrontò e sconfisse, tra gli altri, Jack Britton, "Mexican" Joe Rivers, Battling Ortega, Tommy McFarland, Anton LaGrave, Bobby LaSalle, Willie Hoppe, Dick Hoppe e Johnny McCarthy. Chiuse con la boxe attiva nell’agosto 1927 dopo 75 combattimenti: 36-9-12-18 ND. Rimase nell’ambiente pugilistico come ispettore capo della Commissione Atletica dello Stato della California, ruolo che ricoprì dal 1937 al 1961. Il nome di Ritchie fu inserito nel 1962 nella Ring Boxing Hall of Fame e nel 2004 nell'International Boxing Hall of Fame. (pubblicato il 17 aprile 2016)

 
18 aprile
 
Paul Ferreri, orgoglio italo-australiano
Tra i tanti figli d’Italia emigrati in Australia che si sono dedicati al pugilato, uno che si distinse tanto fu Paul Ferreri, nato con il nome di Paolo nel comune di Aidone, in Provincia di Enna, Sicilia. L’italo-australiano il 18 aprile 1986, nel suo ultimo anno di attività professionistica, si esibì per la prima ed unica volta a Canberra, capitale dell’Australia, affrontando il campione nazionale dei pesi minimosca Junior Thompson. Il guardia destra Ferreri, oltre alla sue migliori qualità combattive fece valere la differenza di peso e dispose del suo avversario in 5 riprese, custodendo le cinture d’Australia e Commonwealth dei pesi gallo. La sua storia a torso nudo era iniziata nell’agosto 1968, a vent’anni d’età. Diventato campione nazionale dei gallo 12 mesi dopo, conquistò anche la vacante cintura British Empire della categoria. Si fece apprezzare in Italia con due vittorie ed un pareggio tra il ’75 ed il ’76, anno in cui sfidò il campione del mondo Carlos Zarate, imbattuto messicano dal pugno proibitivo, per il titolo WBC delle 118 libbre. Affrontò altri tre campioni iridati, il sudafricano Arnold Taylor, mondiale dei gallo, il sudcoreano Min-Keun Oh, campione Ibf dei piuma, ed il messicano Gilberto Roman, titolare WBC supermosca, cedendo ai punti sulle 10 tempi in tutti i confronti. Ferreri conquistò anche i titoli nazionali dei piuma e superpiuma. Chiuse la carriera nel settembre 1987 a Nassau, Bahamas, dopo aver capitolato dinanzi al locale Ray Minus, lasciandogli la cintura Commonwealth dei pesi gallo. Era salito sul ring 95 volte (77-13-5) ed aveva sostenuto 35 combattimenti valevoli per un titolo. (pubblicato il 18 apile 2016)

 
19 aprile
 
Vinales, sorpresa per Briscoe
La serie positiva di 11 combattimenti, vinti tutti prima del limite da parte del peso medio Bennie Briscoe, pugile di Filadelfia, Pennsylvania, situato nei primi posti della classifica mondiale, in attesa di sfidare il grande Carlos Monzon, si spezzò il 19 aprile 1972 sul ring di Scranton, Pennsylvania, dinanzi a Luis Vinales, un portoricano cresciuto a New York. Quella sera l’outsider caraibico eluse la potenza del picchiatore statunitense, rimontò lungo la rotta delle 10 riprese e tagliò vittorioso il traguardo, anche se con decisione divisa. L’imprevista battuta d’arresto non impedì all’americano di affrontare il campione argentino, già impegnato per l’estate di quell’anno a difendere il titolo a Parigi contro il francese Jean Claude Bouttier e a Copenaghen con il danese Tom Bogs. Nel secondo match tenutosi a Filadelfia sei mesi dopo, Vinales cedette a Briscoe nel settimo round. Il portoricano, capace di stupire di tanto in tanto, come aveva fatto con il più quotato Bobby Cassidy nel 1970, sbalordì il pubblico milanese quando infierì a Germano Valsecchi la prima sconfitta. Vinales tornò al Palalido perdendo ai punti contro Mario Almanzo, un più abile Valsecchi e Roberto Benacquista. Il portoricano incontrò molti altri pugili di rango internazionale quali Angel Espada, Ralph Charles, Tony Licata, Willie Monroe, Carlos Duran, Bobby Watts, Miguel De Oliveira, Tom Bogs, Gratien Tonna, Tony Mundine, Vinnie Curto, Stanley Hayward, Marcelo Quinones e Jean Mateo. Professionista dal novembre 1964, smise nel gennaio 1977 dopo 57 combattimenti: 20-32-5. (pubblicato il 19 aprile 2016)

 
20 aprile
 
Gene Fullmer, un “Cyclone” Mormone
Alla storia mondiale dei pesi medi, particolarmente ricca di talenti negli anni ’50 e ’60, partecipò “Cyclone” Gene Fullmer, statunitense dello Utah, appartenente alla comunità dei Mormoni, che ebbe nei più giovani fratelli Don e Jay, anch’essi pugili professionisti, due validi collaboratori. Archiviata la prima sfida mondiale, finita malamente contro Sugar Ray Robinson, Gene si appropriò della cintura iridata Nba dei pesi medi, togliendola a Carmen Basilio. Dopo aver respinto Spider Webb, il 20 aprile 1960 a Bozeman, nel Montana, si trovò di fronte a Joey Giardello – all’anagrafe Carmine Tilelli – italo-americano come Basilio, che lo impegnò a fondo per 15 riprese, al termine delle quali un salomonico verdetto di pareggio lasciò sul trono mondiale Fullmer e fece apprezzare molto il più giovane Giardello. Il campione si tolse altre belle soddisfazioni nel secondo confronto vincente su Basilio, il pari e la vittoria contro Robinson, i successi convincenti su Florentino Fernandez ed il titolare mondiale dei pesi welter Benny Paret. Dopo tre anni il suo regno fu compromesso dal nigeriano Dick Tiger, contro il quale perse nel primo confronto, pareggiò nel secondo match e capitolò nel terzo incontro. La smagliante carriera di Gene Fullmer, iniziata nel giugno 1951, con una breve pausa nel ’53, si concluse nell’agosto 1963 dopo 64 combattimenti: 55-6-3. (pubblicato il 20 aprile 2016)
 
21 aprile
 
Calzavara supera Jannilli
A metà degli anni ’50 l’Italia vantava ottimi pugili anche tra i pesi mediomassimi. Uno di essi fu il romano Fernando Jannilli che dopo le cinture nazionali dei pesi welter e dei medi si appropriò anche del titolo italiano dei mediomassimi, destituendo Ivano Fontana per ferita nella quinta ripresa. Alla prima difesa si trovò di fronte Artemio Calzavara, varesino di origine padovana con un discreto ruolino di marcia. I due si affrontarono il 21 aprile 1956 a Milano e lo sfidante Calzavara spodestò il campione per fuori combattimento tecnico nel dodicesimo round. Quella vittoria fortificò nello spirito il nuovo titolare nazionale, capace di infilare una serie di successi e tre convincenti difese della fascia tricolore che lo proiettarono in campo europeo. Ottenuta la chance, Calzavara venne incoronato campione del vecchio continente nel luglio 1957, imponendosi al tedesco Gerhard Hecht con verdetto ai punti in 15 riprese. Purtroppo l’italiano non seppe mantenere il pregio raggiunto nella competizione europea e dopo una serie di deludenti prestazioni, nel maggio 1958, cedette la corona continentale per squalifica al tedesco Willi Hoepner, altra stella al lumicino. Calzavara continuò con alterna fortuna fino al dicembre 1959. Dal marzo del 1953, mese del debutto professionistico, aveva sommato 51 sfide: 32-12-7. (pubblicato il 21 aprile 2016)
 
22 aprile
 
Reeson, primo campione EBU cruiser
La categoria dei pesi massimi-leggeri in Europa debuttò ufficialmente il 22 aprile 1987 ed i primi protagonisti furono l’inglese Sammy Reeson ed il tedesco Manfred Jassmann, che si affrontarono a Kenskington, uno dei quartieri più esclusivi e lussuosi di Londra. Il match durò 12 riprese e la vittoria decisa con verdetto unanime andò al giovane londinese. Reeson aveva 24 anni all’epoca di quella impresa mentre a Jassmann mancavano meno di tre mesi per brindare i 35 anni. L’inglese, ex campione British della categoria, difese con successo la corona continentale alla fine di quell’anno mediante una impressionante prova a spese del belga Luigi Ricci, conclusa con un fuori combattimento nella settima ripresa. Lasciato il titolo l’anno seguente, l’inglese si trovò a competere con il portoricano Carlos De Leon per il vacante campionato mondiale WBC dei massimi-leggeri, il cui limite in quegli anni era di kg 86.182, nel maggio 1989. Sul ring di Millwall, sobborgo di Londra, la sua aspirazione s’infranse nel nono round, lasciando al portoricano la quarta conquista della stessa corona iridata. La carriera di Reeson si concluse quella sera, dopo 26 combattimenti: 24-2-0. Aveva iniziato come professionista nel maggio 1983. (pubblicato il 22 aprile 2016)
 
23 aprile

Tony Mundine, un aborigeno extra
Era ancora in attività Lionel Rose, il più famoso pugile aborigeno australiano, divenuto campione del mondo, quando spuntò la stessa di un altro fighter autoctono le cui gesta superarono i confini della estesa terra dei canguri, Tony Mundine, un formidabile colpitore che scalò la classifica mondiale dei pesi medi. Passato professionista nel marzo 1969, arrivò al primo appuntamento con il campionato australiano il 23 aprile 1970 a Sydney, quando spodestò il campione Billy Choules per fuori combattimento nella quarta ripresa, calcando le orme del loro primo confronto disputato poco più di due mesi prima. La sua eccezionale potenza era pari alla fragilità della sua mandibola, il cui deficit rappresentò il suo limite più grande. Tolse la cintura British Empire all’inglese Bunny Sterling nel ’72 dopo aver pareggiato nel primo confronto dell’anno precedente, quando cadde nella prima ripresa contro il cubano Luis Manuel Rodriguez. Vittoria dopo vittoria arrivò a Parigi nel ’73 dove piegò in 4 tempi il locale Nessim Max Cohen; ritornò alla fine dello stesso anno per sconfiggere Emile Griffith in 12 riprese. Nella capitale francese riapparve l’anno seguente ma finì sotto i colpi di Bennie Briscoe nel quinto round. Altre vittorie prima del limite lo portarono alla fine dello stesso anno al cospetto di Carlos Monzon, contro il quale non superò la settima tornata. Continuò a combattere tra i mediomassimi e massimi, annettendo altre cinture, e tra il ’79 e l’80 si esibì 5 volte in Italia, perdendo solo da Mate Parlov. Disputò l’ultimo match nell’aprile 1984. Aveva combattuto 96 volte: 80-15-1. (pubblicato il 22 aprile 2016)

24 aprile

Don Jordan, una carriera all'insegna di Geronimo
A volte i pugili nordamericani hanno preferito assumere nomignoli che riecheggiavano nomi famosi di capi indiani d’America. Uno di essi fu il californiano Don Jordan che portò l’appellativo di “Geronimo”, come il noto capo degli indiani Apache Bedonkohe. Questi iniziò il professionismo nell’aprile 1953, all’età di 18 anni come peso leggero. Con il passare degli anni s’irrobustì e militò con successo tra i pesi welter fino a conquistare il titolo di campione del mondo nel dicembre 1958, togliendolo al connazionale Virgil Akins. Il 24 aprile 1959 la rivincita portò Jordan ad andare a Saint Louis, Missouri, città di Akins. Il fattore campo non influì sul rendimento del nuovo campione che s’impose ai punti dopo 15 riprese, come nel primo confronto. Jordan difese con successo la corona mondiale contro Denny Moyer prima di cederla al cubano Benny Paret nel maggio 1960, quando era già iniziata la sua fase calante, come dimostrarono le sconfitte con Luis Federico Thompson in Argentina e Candy McFarland a Baltimore, Maryland. Continuò a combattere fino all’ottobre 1962, anno in cui fece tappa a Milano perdendo ai punti contro l’italiano Giancarlo Garbelli. Appese i guantoni dopo 76 sfide: 51-23-1-1 NC. Nel settembre 1996 Jordan fu aggredito in un parcheggio di Los Angeles per essere derubato. Andò in coma per le ferite riportate nel feroce attacco e morì cinque mesi dopo senza riprendere conoscenza. (pubblicato il 24 aprile 2016)

25 aprile

Tony Montano, una carriera dai molti risvolti
La storia americana è piena di pugili che sotto l’aspetto delle qualità tecnico-combattive sono stati al di sopra della media nazionale, capaci di competere a livello internazionale, ma non sufficientemente abili per affermarsi. Uno di questi fu Tony Montano, peso medio di Phoenix, Arizona. Il 25 aprile 1962 Montano, già campione dello Stato di Arizona, disputò il derby con il concittadino Fred McWilliams, vincendo il confronto con verdetto ai punti in 10 tempi. Montano, professionista dal maggio 1956, fece il primo viaggio in Europa nel maggio 1961, ingaggiato per collaudare le condizioni dell’inglese Terry Downes in vista della seconda sfida mondiale dei medi a Paul Pender, vinta anzitempo in 10 riprese. Tornò nel vecchio continente nell’aprile 1963 impegnando Sandro Mazzinghi per 10 riprese a Roma, dove ridivenne nel giugno successivo per vincolare Nino Benvenuti sulla stessa distanza. Ceduta la sua cintura a Charley Austin altro girovago del ring, ricominciò a vincere anche a Honolulu contro il locale Stan Harrington, che in carriera ebbe due chance mondiali. Fermato dal texano Curtis Cokes, futuro titolare iridato dei welter, e da Stan Harrington nella rivincita sempre nelle isole Hawaii, sbarcò nuovamente in Italia nell’ottobre 1964 come sfidante mondiale di Sandro Mazzinghi, a Genova, cedendo nel dodicesimo round. Montano riprese la sua vita di pugile errante, annettendo in seguito i titoli del suo Stato, nei mediomassimi ed addirittura tra i massimi. Chiuse la carriera itinerante nel maggio 1971 dopo 87 sfide: 50-34-3. (pubblicato il 25 aprile 2016)

26 aprile
 
Denny Moyer, un pugile per tutte le stagioni
Il territorio statunitense dell’Oregon ha espresso pochi pugili capaci di distinguersi a livello mondiale. Nell’esiguo numero si distinse Denny Moyer, americano di origine irlandese, che iniziò a combattere come professionista nell’agosto 1957, insieme al fratello Phil, nato nove mesi prima. Si affermò in breve tempo tra i pesi welter e dopo due anni dal debutto, nella sua Portland, si giocò la sua prima carta mondiale contro il californiano Dan Jordan, rimanendo sconfitto dopo 15 riprese. Il 26 aprile 1960, nella sua città, affrontò per la seconda volta Emile Griffith, contro il quale aveva ceduto in 10 riprese a New York nel mese precedente. Il retour match fu favorevole al pugile di casa che confermò le sue particolari qualità. Nell’agosto successivo Moyer tornò a New York e sconfisse sulle 10 riprese il campione mondiale dei welter in carica, il cubano Benny Paret. La sua bestia nera fu l’argentino Jorge Jose Fernandez, contro il quale rimediò due sconfitte ai punti. Perse e vinse contro il portoricano Obdulio Nunez, addirittura con Sugar Ray Robinson e con Ted Wright, sempre nell’esigente piazza di New York. Conquistò l’inaugurale cintura mondiale dei medi jr a spese dell’italo-americano Joey Giambra; cedette la corona iridata alla seconda difesa al connazionale Ralph Dupas. Combattette anche in Italia: nel 1964 impegnò per 10 riprese Nino Benvenuti, allora imbattuto campione nazionale dei medi; nel 1972 durò 5 tempi dinanzi a Carlos Monzon, nella terza difesa mondiale. Moyer continuò con l’intensa attività ad alto livello fino al marzo 1975, sommando 140 combattimenti: 97-38-4-1 NC. (pubblicato il 26 aprile 2016)

 
27 aprile
 
Scortichini, un campione allevato all'estero
Dopo 44 anni dall’inizio della storia del campionato italiano professionistico dei pesi medi, nel 1958 arrivò il vincitore numero 22 nella persona del pugile marchigiano Italo Scortichini. Questi, il 27 aprile 1958 a Milano, nel confronto con il friulano Gino Rossi si aggiudicò il verdetto ai punti e, di conseguenza, il vacante titolo nazionale, succedendo al toscano Guido Mazzinghi. Il nuovo campione arrivò al suo primo appuntamento tricolore dopo molti anni dal passaggio professionistico, avvenuto nel novembre 1948, anzitutto per la sua lunga permanenza all’estero. Dopo aver disputato poco meno della metà dei suoi combattimenti in Francia, nel 1953 debuttò negli Stati Uniti, dove rimase per tre anni, con una trasferta in Australia e due nelle Filippine (laddove sembra aver vinto il titolo nazionale). Conseguì convincenti successi al suo rientrò in Italia nel 1956, anno concluso a New York  con due vittorie. Nel maggio dell’anno seguente, a Milano, provò a destituire dal trono europeo il francese Charles Humez (già prepotente vincitore nel capoluogo lombardo di Tiberio Mitri e Franco Festucci) ma rimase sconfitto dopo 15 riprese. Nel record di Scortichini si trovano i nomi di alcuni campioni del mondo quali il cubano Kid Gavilan (una sconfitta), Willie Pastrano (una vittoria) e Carmen Basilio (un pari e 2 sconfitte), oltre a tanti altri prima serie internazionali che popolarono i quadrati del nord America. Lasciò la boxe nel settembre 1960 dopo 74 sfide: 40-26-7-1 NC. (pubblicato il 27 aprile 2016)
 
28 aprile
 
Bacilieri, campione italiano dei massimi
La provincia di Ferrara tornò ad avere un campione italiano circa 11 anni dopo l’avvento del gallo Arnaldo Tagliatti. Era il 28 aprile 1952 quando salì sul piedistallo tricolore dei pesi massimi Uber Bacilieri: nella città estense il pugile di Copparo tolse la cintura tricolore a Giorgio Milan, veneto trapiantato a Torino, dopo 12 riprese. Nel novembre precedente il ferrarese aveva abbattuto l’avversario veneto-piemontese in due riprese, senza titolo in palio, a Torino; ribadì la superiorità a Reggio Emilia nel 1955 con un fulmineo fuori combattimento nel primo round. Bacilieri, presente ai Giochi olimpici di Londra nel 1948, fu il campione numero 19 della lista italiana della più pesante divisione di peso. Il ferrarese perse la cintura nazionale alla prima difesa contro il bolognese Franco Cavicchi verso la fine del 1954; recuperò la fascia nazionale nell’estate 1956 e la perse alla metà del 1958, nella quarta difesa di quel suo secondo regno. Bacilieri non disdegnò lauti ingaggi all’estero, contro i migliori della sua epoca, nonché campioni del vecchio continente quali Conny Rux, Hein Ten Hoff, Don Cockell (anche challenger di Rocky Marciano per il mondiale), Jack Gardner, Ingemar Johansson (pure campione del mondo), Sir Henry Cooper (oppositore tra gli altri di Cassius Clay/Muhammad Ali, Zora Folley e Floyd Patterson). L’ultimo combattimento di Bacilieri si svolse nel dicembre 1958: fu il numero 51 (23-19-8-1 NC). (pubblicato il 28 aprile 2016)
 
29 aprile
 
Buchanan, scozzese fuori dal comune
Al peso leggero scozzese Ken Buchanan accadde una circostanza capitata al superleggero italiano Sandro Lopopolo: diventare campione mondiale dopo aver perduto la chance per il vacante campionato europeo, in Spagna. Buchanan, professionista dal settembre 1965, conquistò la cintura iridata in Portorico e la difese sempre all’estero, a causa delle rivalse tra la federazione Britannica e l’ente mondiale che non gli permisero di combattere in Scozia. Una delle tante trasferte all’estero portò lo scozzese a combattere a Johannesburg, in Sudafrica. Il 29 aprile 1972 affrontò il campione sudafricano Andries Steyn, senza mettere in palio il titolo iridato, e lo liquidò nella terza ripresa. Nel giugno seguente Buchanan perse la cintura mondiale alla terza difesa, lasciandola al fenomenale panamense Roberto Duran sul ring di New York. Il campione di Edimburgo non ritornò ad essere campione del mondo. L’anno successivo si rifece con il secondo titolo British, tolto a Jim Watt, scozzese di Glasgow; nel 1974, a Cagliari, spodestò l’italiano Antonio Puddu dal trono continentale dei leggeri e regnò per un anno, fino alla vittoriosa difesa nella stessa città isolana contro l’altro italiano Giancarlo Usai, sardo come Puddu. Lo scozzese veniva dalla sconfitta in Giappone per mani del nipponico Guts Ishimatsu per il campionato mondiale WBC. Rimase lontano dal ring per oltre 3 anni e ritornò a combattere senza lo smalto dei giorni migliori. Decise di abbandonare l’attività nel gennaio 1982 dopo 69 confronti: 61-8-0. (pubblicato il 29 aprile 2016)
 
30 aprile
 
Mauriello e Manfredini, primi cruiser d'Italia
Il battesimo del campionato inaugurale italiano della categoria dei pesi massimi-leggeri, il cui limite era di kg 86.182 e rimase tale per 11 anni, avvenne il 30 aprile 1988 a Montecatini Terme, in provincia di Pistoia. I primi due contendenti furono il campano Gennaro Mauriello e l’emiliano Antonio Manfredini. L’iniziazione in Italia della nuova divisione di peso fu rattristata dall’esito del combattimento, conclusosi nella prima ripresa per una ferita sofferta da Manfredini. Il suo vincitore Mauriello, due volte campione nazionale dei pesi mediomassimi, cedette il primato italiano dei massimi leggeri a Manfredini nell’ottobre dello stesso anno con verdetto in 12 riprese e lasciò l’attività agonistica, iniziata nel febbraio 1980, dopo 25 confronti: 20-3-2. Mafredini, campione tricolore con la maglietta nel 1984, dopo una medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 1983, anno in cui arrivò ai quarti dei campionati europei, debuttò a torso nudo nel settembre 1986. L’emiliano dovette cedere il titolo professionistico all’abruzzese Alfredo Cacciatore nel giugno 1989, ma lo riprese come campionato vacante, nell’agosto 1990, superando il pugliese Francesco Terlizzi ai punti in 12 tempi. Nel dicembre successivo Manfredini abbandonò il ring dopo 14 sfide: 10-4-0. (pubblicato il 30 aprile 2016)