SPORT & NOTE

02-ECHI DEL PASSATO

01-UN GIORNO COME OGGI, GENNAIO

07/04/2016 - 08:33:19

 

 

 

IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIO

di Primiano Michele Schiavone

 
1 gennaio
 
Rory Calhoun batte Hank Casey
La penultima vittoria guadagnata dal peso medio statunitense Rory Calhoun arrivò al termine di 10 riprese combattute l’1 gennaio 1961 con il connazionale Hank Casey, ex campione californiano della categoria, sul ring del Municipal Auditorium di New Orleans, in Louisiana. Professionista dal settembre 1954, Calhoun continuò a scambiare pugni fino al gennaio seguente, quando cadde sotto i colpi di Jimmy Ellis, futuro campione mondiale dei pesi massimi. Lasciò il ring con il record di 62 confronti: 45-15-2. La prima sconfitta a torso nudo gliela procurò nell’agosto 1956 Spider Webb, contro il quale perse altri due incontri. Due mesi dopo sottomise l’europeo Johnny Sullivan, campione British e dell’Impero britannico. Nel 1957 iniziò ad affrontare i migliori del nord America: sconfisse Charley Cotton, perse da Joey Giardello, futuro campione del mondo; pareggiò con Joey Giambra, superò Germinal Ballarin, Joey Giambra, Rocky Castellani e Bobby Boyd. L’anno seguente assoggettò Randy Sandy e Roland Pompey, cedette nuovamente a Joey Giardello e perse da Gene Armstrong; sconfisse Franz Szuzina ma venne battuto da Ralph Jones, che piegò nella rivincita. Nel 1959 continuò a misurarsi con il meglio presente nel nuovo continente: eliminò Al Hauser e perse contro l’ex titolare iridato Bobo Olson; affrontò due volte il futuro campione mondiale dei pesi medi e mediomassimi Dick Tiger, con il quale pareggiò e vinse; sconfitto da Rudy Ellis, trionfò due volte a Montreal, in Canada, poi ancora a New York, quindi tornò a perdere anche contro Henry Hank, Florentino Fernandez, Eddie Cotton e Lindo Rendon. (pubblicato l'1 gennaio 2017)
 
2 gennaio
 
Bruno Bisterzo vince contro Giuseppe Fusaro
La conquista del titolo italiano per la terza volta è un traguardo riservato a pochi. L’esiguo numero contempla Bruno Bisterzo, varesino di Busto Arsizio originario di Padova, che il 2 gennaio 1948 vinse il suo terzo italiano dei pesi leggeri, allora vacante, superando sulla distanza delle 12 riprese Giuseppe Fusaro. I due pugili si trovarono sul ring nel novembre seguente a Vercelli dove il locale di origine rodigina vinse la rivincita con lo stesso risultato ai punti. Per Bisterzo, soprannominato "Il Leone Bustocco", quello fu l’ultimo anno di attività dai risultati positivi. Professionista dal giugno 1938, lasciò la boxe dopo l’ultimo incontro disputato nel luglio 1950, il numero 132: 74-32-25-1 NC. Il suo primo campionato italiano, vacante, lo disputò senza successo nel novembre 1939 a Roma, dove vinse il locale Oberdan Romero in 12 tempi. Il secondo tentativo giunse a lieto fine sulla stessa distanza combattuta con il romano Otello Abbruciati l’anno successivo. Dopo la conferma sul capitolino Gustavo Ansini, nel maggio 1931 a Monaco di Baviera, in Germania, tolse la cintura europea all’austriaco Karl Blaho. In novembre lasciò il titolo italiano a Roma nelle mani del laziale Ascenzo Botta che lo liquidò nel primo tempo. Un mese dopo, ancora nella capitale, Bisterzo sconfisse Botta e si riprese il primato nazionale. Nel maggio dell’anno seguente dovette cedere nuovamente a Botta che gli portò via i titoli d’Italia e d’Europa. Riconquistò le due corone un anno dopo a Lucca dove sconfisse il romano Roberto Proietti. Rimase campione continentale ma perse il tricolore nell’aprile 1944 a Modena dopo la sfida portatagli dal bergamasco Aldo Minelli, sul quale vinse nel dicembre dell’anno successivo, riprendendosi il titolo nazionale per la seconda volta. La parentesi europea di Bisterzo si concluse nel maggio 1946 dinanzi al romano Roberto Proietti, al quale dovette lasciare per la seconda volta anche il titolo italiano. (pubblicato il 2 gennaio 2017)
 
3 gennaio
 
Jose Torres mantiene il titolo portoricano
Il Madison Square Garden di New York presentò nella serata pugilistica del 3 gennaio 1964 il campionato portoricano dei pesi medi, combattuto da due caraibici affermatisi negli Stati Uniti, quali Jose Torres, medaglia d’argento dei medi jr alle olimpiadi di Melbourne del 1956, e Jose Monon Gonzalez. Il match fu combattuto sulla distanza delle 10 riprese e la vittoria ai punti fu assegnata a Torres, che mantenne il titolo nazionale. Prima di quella sera il vincitore, professionista dal maggio 1958, dopo il pareggio con il futuro campione mondiale dei welter Benny Paret, aveva perso solo con il cubano Florentino Fernandez e sottomesso avversari di valore internazionale come Randy Sandy, Tony Dupas e Don Fullmer, in seguito sfidante iridato dei pesi medi. L’ascesa dell’olimpico portoricano proseguì con affermazioni sempre più convincenti a spese anche di Wilbert McClure, medaglia d’oro alle olimpiadi di Roma del 1960 al limite dei 71 chili,  dell’attivissimo Gomeo Brennan e dell’ex campione del mondo Bobo Olson, abbattuto in un round. Il 30 marzo 1965 Torres tornò nel Madison Square Garden di New York per sfidare il campione del mondo dei pesi mediomassimi Willie Pastrano, italo-americano di New Orleans, vincendo il confronto nel decimo round e conquistando la cintura iridata. Il portoricano mantenne la corona contro gli americani Wayne Thornton ed Eddie Cotton con decisione in 15 tempi, ed in due sessioni con lo scozzese Chic Calderwood, tra il maggio e l’ottobre 1966; in dicembre lasciò il primato mondiale al nigeriano Dick Tiger, già campione del mondo tra i pesi mesi, dopo 15 sessioni combattute nel tempio Newyorkese della boxe. Nel maggio seguente tornò sullo stesso ring senza riuscire a riprendersi la cintura dall’africano, perdendo nuovamente ai punti, con decisione divisa. Torres salì sul ring ancora due volte, vincendo a Sydney, Australia, contro il locale Bob Dunlop ed a New York sull’americano Charley Green. Lasciò il pugilato dopo l’ultimo successo del luglio 1969 con il palmares di 45 incontri: 41-3-1. (pubblicato il 3 gennaio 2017)
 
4 gennaio
 
Giovanni De Marco sconfigge Aldo Buzzetti
Il campione italiano dei pesi medi numero 42 fu il campano Giovanni De Marco che il 4 gennaio 1985 a Lucca vinse il titolo nella quinta ripresa, quando il guardia destra piacentino Aldo Buzzetti abbandonò la difesa. De Marco, casertano di Alvignano, debuttò al professionismo nell’aprile 1982, dopo aver raggiunto il massimo traguardo tricolore tra i dilettanti, vincendo l’anno prima agli assoluti di Grosseto nella la categoria dei pesi medi. Dall’esordio a torso nudo continuò a vincere senza mostrare fretta di arrivare alla meta nazionale, dove giunse con successo da imbattuto. Tornò nella stessa città toscana nel giugno seguente e difese il primato italiano contro il milanese Edmondo Buttiglione, con il quale ottenne il risultato di parità deciso al termine delle 12 riprese. In dicembre dovette incontrare l’anconetano di origine zairese Sumbu Kalmaby, in seguito campione europeo,  mondiale WBA e nuovamente europeo, al quale cedette con verdetto ai punti. De Marco ottenne la rivincita da Kalmbay nel settembre dell’anno seguente, a Silvi Marina, in Abruzzo, ma dovette abbandonare il confronto nell’undicesima frazione. Il campano si ricostruì la reputazione passando nella categoria inferiore, dove nel dicembre 1987 tolse il titolo Wbc International all’argentino Ramon Gaspar Abeldano, cintura che difese vittoriosamente contro il cileno Felipe Carvallo nell’agosto dell’anno seguente. Nel novembre 1989 a Ferrara incappò in una serata infausta che lo vide soccombere nel quarto round dinanzi al francese Martin Camara, in seguito challenger WBO e campione nazionale medi jr. Ad onta dell’insuccesso, De Marco ottenne la chance di sfidare il campione continentale superwelter Gilbert Dele. Il match si svolse a Caserta nel maggio 1990 e nonostante il clima favorevole al pugile locale il successo ai punti venne assegnato al guardia destra transalpino, futuro detentore mondiale WBA. Il casertano ottenne altre due occasioni tricolori, senza successo: contro il campione superwelter Santo Colombo nel 1991 ed il titolare medi Silvio Branco nel 1993. Dopo l’ultimo tentativo del dicembre 1993 De Marco lasciò il ring con il record di 40 combattimenti: 31-8-1. (pubblicato il 4 gennaio 2017)
 
5 gennaio
 
Lion Furuyama conserva il titolo nazionale
Il giapponese Lion Furuyama mantenne la cintura nazionale dei pesi superleggeri il 5 gennaio 1975 a Tokyo, dove impattò al termine delle 10 riprese combattute con Battlehawk Kazama, nato col  nome di Kiyoshi, con il quale pareggiò anche nell’agosto successivo. Furuyama era alla nona sfida del campionato nipponico e da quella data disputò ancora 6 incontri valevoli per quel titolo, perdendo l’ultimo, l’unico delle 15 sfide affrontate. La perdita del titolo accadde nell’ottobre 1977, la cui soluzione determinò il suo abbandono dell’attività dopo 54 confronti: 38-12-4. Furuyama iniziò a combattere a torso nudo nel giugno 1967 ed arrivò al campionato giapponese superleggeri nell’aprile di due anni dopo. Nel settembre 1970 si fregiò della cintura OPBF superleggeri dopo aver sconfitto in 7 tempi il sudcoreano Chun-Kyo Shin. Mantenne la corona continentale in dicembre contro un altro sudcoreano, EuiTai Cha, con verdetto deciso dopo 12 riprese, sulla cui distanza nel maggio dell’anno seguente la dovette cedere a Chang-Kil Lee, altro sud coreano, nella capitale Seul. Intanto, durante quell’ultimo biennio, affrontò senza successo l’ex campione iridato Eddie Pekins, il più volte challenger mondiale Adolph Pruitt, entrambi statunitensi, ed il filippino ex campione del mondo Pedro Adigue Jr, sul quale vantò un successo nell’aprile 1973, anno in cui disputò il suo primo campionato mondiale affrontando a Panama il titolare WBA, il colombiano Antonio Cervantes, noto con il nomignolo di “Kid Pambelé”. La seconda chance iridata lo portò a Roma, nel settembre 1974, quando dovette competere con lo spagnolo Perico Fernandez per la vacante cintura WBC lasciata vacante dall’italiano Bruno Arcari. Nel gennaio 1976 giocò la sua terza partita mondiale, ancora per la sigla WBC, contro il titolare thailandese Saensak Muangsurin, dal quale era stato sconfitto l’anno presedente a Bangkok. Nel record di Furuyama si trova il nome di un altro campione mondiale, l’americano Bruce Curry, fratello dell’altro titolato Donald. (pubblicato il 5 gennaio 2017)
 
6 gennaio
 
Efrem Donati sfidante di Piero Brandi
Il guardia destra riminese Efrem Donati ebbe solo due occasioni di competere per il campionato italiano dei pesi superleggeri. La prima volta il 6 gennaio 1965 nella sua città di adozione, con la sfida al campione Piero Brandi, finita con il risultato di parità deciso al termine delle 12 riprese; la seconda nel febbraio di due anni dopo a Genova, dove dovette cedere sulla massima distanza all’incontenibile Bruno Arcari, mancino come lui che arrivò a conquistare la cintura europea e la corona mondiale WBC superleggeri. Donati, forlivese di San Mauro Pascoli, iniziò la carriera professionistica nel novembre 1961 e giunse al primo appuntamento tricolore con il record immacolato. La prima sconfitta arrivò nell’agosto 1965 a causa di una ferita capitatagli a Senigallia contro Massimo Consolati, con il quale impattò nel maggio dell’anno seguente. Il secondo insuccesso giunse due mesi dopo il primo, a Roma, dove una nuova ferita lo eliminò nel primo confronto con Arcari. Tra le due vittorie del 1966 perse a Forlì dal locale Pietro Vargellini, campione italiano dei dilettanti nel 1962, pareggiò a Rimini con il francese Roger Younsi, già sfidante nazionale dei pesi leggeri, quindi subì la squalifica contro Bruno De Pace a Pesaro. Anche nel 1967 Donati riportò due trionfi contro i rovesci dinanzi ad Ermanno Fasoli, futuro campione italiano superleggeri, a Michele Gullotti, già sfidante tricolore e continentale dei pesi leggeri, e agli spagnoli Juan Albornoz, campione nazionale in tre diverse categorie di peso e d’Europa tra i superleggeri, e Domingo Barrera Corpas, in seguito due volte challenger mondiale di Nicolino Locche e Bruno Arcari, prima di conquistare la cintura nazionale. Nel febbraio 1968, dopo aver perso prima dal futuro titolare italiano Romani Fanali e poi da Italo Duranti, lasciò la boxe con il palmares di 50 incontri: 36-11-3. (pubblicato il 6 gennaio 2017)
 
7 gennaio
 
Luigi Quadrini campione d’Europa
Una delle prime vittorie professionistiche italiane all’estero porta la data del 7 gennaio 1928 ed il suo realizzatore, Luigi Quadrini, la concretizzò a Barcellona contro lo spagnolo Antonio Ruiz, al quale tolse il titolo di campione d’Europa dei pesi piuma dopo 15 assalti. I due pugili si erano affrontati due volte l’anno precedente a Madrid, senza titolo in palio, prima con il risultato di pareggio, poi con il successo a favore del pugile locale. Si misurarono per la quarta volta, la terza a Madrid, dove il verdetto sulle 10 riprese premiò l’iberico. Quadrini, nativo di Castelliri, quando il comune faceva parte della provincia di Caserta, fece il suo ingresso tra i professionisti nel marzo 1922 a Lione, in Francia. Tornò in Italia nel 1926 e dopo un solo incontro si trasferì in Spagna, dove rimase fino al marzo dell’anno seguente. Si ripresentò brevemente in terra iberica prima di competere per il campionato italiano dei pesi piuma, che vinse a Milano contro il locale Ambrogio Redaelli. La difesa del titolo continentale portò Quadrini a combattere due volte a Copenaghen, in Danimarca, nel febbraio 1928 e nel gennaio 1929, incrociando i guantoni sulle 15 riprese con il locale Knud Larsen, pareggiano nel primo match e perdendo nel secondo. Privato della corona europea,  Quadrini si trovò a difendere la fascia tricolore, affrontando nel febbraio 1929, ancora una volta con successo Ambrogio Redaelli, che sconfisse una terza volta nel novembre seguente, per il campionato vacante. Nel gennaio 1930 debuttò negli Stati Uniti, con due sortite in Canada, e tornò in patria alla fine dell’anno per una nuova sfida al vacante titolo nazionale, che perse con Vittorio Tamagnini. Riprese ad esibirsi all’estero, in Francia, Gran Bretagna, Algeria, Libia, Spagna, Argentina, Marocco e Germania, mentre provò a riconquistare il titolo nazionale, pareggiando con il romano Otello Abbruciati. L’attività a torso nudo di Quadrini si concluse nel marzo 1937 dopo 123 combattimenti: 57-47-19. (pubblicato il 7 gennaio 2017)
 
8 gennaio
 
Paul Pender, rivincita su Norman Hayes
Il peso medio statunitense Paul Pender riscattò la prima sconfitta a torso nudo l’8 gennaio 1951, piegando nel settimo round Norman Hayes che lo aveva sconfitto sullo stesso ring di Boston, Massachusetts, un mese prima. Pender, figlio di irlandesi emigrati negli Stati Uniti, iniziò la carriera professionistica nel gennaio 1949, debuttando nella città di Boston, dove svolse il resto dell’attività. Sempre nel ’51 arrivò il secondo insuccesso per mani dell’italo-americano Joe Rindone, con il quale poi pareggio, e gli toccò perdere dal newyorkese Gene Hairston prima di vincere con Otis Graham. La perdita sofferta contro Jimmy Beau nel marzo dell’anno seguente lo tenne lontano dal ring fino all’estate del 1954. Sommò ancora tre successi ma l’invitto Gene Fullmer, futuro campione del mondo lo sconfisse a Brooklyn nel febbraio 1955. Tornò a combattere nel dicembre dell’anno successivo e rimase inattivo ancora per molti mesi, riapparendo nel novembre 1958, da quando infilò una serie straordinaria di esiti positivi che lo condussero alla corte di Sugar Ray Robinson, regnante mondiale dei pesi medi, che affrontò e sconfisse nel gennaio 1960 al termine di 15 riprese. Pender si riprodusse nel medesimo modo contro lo stesso Robinson cinque mesi dopo, ancora nel Boston Garden, sempre con decisione divisa sulla massima distanza. L’anno seguente Pender fu protagonista di tre difese: in gennaio respinse nella settima frazione il londinese Terry Downes; in aprile superò con decisione unanime l’italo-americano Carmen Basilio, ex titolare iridato in due divisioni di peso alla sua ultima fatica sul ring; in luglio lasciò la cintura nel Wembley Pool di Londra al locale Terry Downes, dopo essere stato fermato nel decimo round. Pender non volle lasciare il quadrato da sconfitto e nell’aprile 1962 tornò nel Boston Garden, dove aveva vinto negli altri confronti mondiali, per riprendersi la massima cintura dei pesi medi dall’inglese Downes, cosa che gli riuscì dopo 15 tempi giudicati in suo favore con unanimità. Pender non salì più sul ring e lasciò la boxe dopo 48 incontri: 40-6-2. (pubblicato l’8 gennaio 2017)
 
9 gennaio
 
Gratien Tonna, stella francese dei medi
Il marsigliese Gratien Tonna mostrò di possedere una strepitosa potenza fin dal suo debutto professionistico, avvenuto a Marsiglia nel dicembre 1970. Non si smentì al secondo match combattuto nella stessa città il 9 gennaio 1971, quando eliminò nella seconda ripresa il connazionale Jean Claude Courteille, così come fece per il resto di quell’anno. La sua influenza di pugno lo portò a confrontarsi presto con avversari molto più esperti, così nel gennaio 1972 subì la prima sconfitta a Parigi dal connazionale Nessim Max Cohen, nativo del Marocco. Dopo altre vittorie fulminee gli toccò finire prima del limite dinanzi all’italo-francese Fabio Bettini per il campionato transalpino. Tornò a vincere nella Polinesia francese ma con il veterano argentino Jorge Fernandez incappò nella squalifica a Marsiglia. Riprese la via del successo e nel febbraio 1974 sconfisse in 12 tempi Fabio Bettini, al quale tolse la cintura nazionale dei medi, e contro il quale la difese tre mesi dopo con una superba prestazione conclusa nella settima frazione. In novembre sfidò a Parigi il colombiano Rodrigo Valdez, campione mondiale WBC medi, perdendo il confronto nell’undicesimo round. Dopo il fallito tentativo iridato Tonna pensò di ridurre in proprio dominio il vecchio continente e nel maggio 1975 a Monte Carlo, nel principato di Monaco, assoggettò sulle 15 riprese Kevin Finnegan, togliendogli la cintura europea che l’inglese aveva preso dall’altro celebrato transalpino Jean Claude Bouttier, un anno prima nella capitale francese. In dicembre si prestò ad una impresa immane contro l’argentino Carlos Monzon, nella chance per il titolo WBA medi, finita nel quinto assalto. Tonna si ricostruì la nomea in campo nazionale, disponendo in due riprese di Jules Bellaiche e Jean Mateo, poi riprese a guardare in campo europeo e nel settembre 1977 si riprese la corona del vecchio continente spodestando nell’ottavo round l’inglese Alan Minter a Milano. Nell’anno seguente si esibì solo due volte: in febbraio debuttò senza successo negli Stati Uniti contro l’imbattuto americano Ronnie Harris, con verdetto in 12 riprese, sulla via di una nuova opportunità mondiale; in novembre cedette la fascia europea al mancino Alan Minter sul ring di Londra, fermato nel quinto round. Nel maggio 1979 mantenne ancora una volta la cintura nazionale a spese di Gerard Nosley, eliminato nella sesta frazione. Nel febbraio dell’anno successivo a Bercy, in Francia, si giocò nuovamente la carta europea, per il campionato vacante, ma la sua vecchia vittima Kevin Finnegan gli tolse l’ambizione dopo 12 riprese. Tonna, nativo di Tunisi, rimase lontano dal ring per alcuni anni e tornò a combattere nel luglio 1984, ma i pessimi risultati, superiori alle prove positive, lo indussero al ritiro nel giugno 1985, dopo 57 confronti: 46-11-0. (pubblicato il 9 gennaio 2017)
 
10 gennaio
 
Billy Conn, uno spirito irlandese
Il mediomassimo statunitense Billy Conn, durante il suo regno mondiale affrontò avversari anche senza mettere in palio la sua corona. In una di quelle occasioni, il 10 gennaio 1940 a New York, vinse sulla distanza delle 12 riprese contro il connazionale peso massimo Henry Cooper, omonimo del britannico che iniziò la carriera a torno nudo alcuni anni dopo, nel settembre del 1954. "Pittsburgh Kid" Conn debuttò tra i professionisti senza alcuna esperienza dilettantistica nel giugno del 1934, con esito negativo. I suoi alti e bassi continuarono anche nel corso dell’anno seguente. Dal 1936, invece, infilò una serie di successi che fecero scommettere sulle sue grandi qualità. Chiuse quella stagione con un successo in 10 tempi sul più quotato Fritzie Zivic, statunitense di origine croata che divenne in seguito campione del modo dei pesi welter. Nell’anno successivo sconfisse tre ex campioni mondiali NYSAC, quali Babe Risco con sangue polacco-lituano, l’italo-americano Vince Dundee e l’americano di origine polacca Teddy Yarosz; perse e vinse con il guardia destra italo-americano Young Corbett III, già titolare mondiale NBA, e cedette al futuro campione mondiale NBA Solly Krieger. Nel 1938 perse solo da Teddy Yarosz, mentre battette tra gli altri Solly Krieger. Nel 1939 Conn sconfisse due volte l’italo-americano Fred Apostoli, il campione mondiale dei pesi medi in carica; superò nuovamente Solly Krieger e nel mese di luglio si affermò a New York contro il titolare mondiale mediomassimi Melio Bettina, altro italo-americano; in settembre concesse la rivincita a Bettina nella sua Pittsburgh con esito positivo dopo 15 riprese, come nel precedente match; in novembre ammise la sfida di Gus Lesnevich che respinse sulla massima distanza a New York. L’apogeo di Conn, figlio di irlandesi emigrati negli States, continuò nell’anno seguente, quando sottomise ancora in 15 tempi Lesnevich a Chicago. L’anno seguente lasciò la corona dei mediomassimi e sfidò il campione della massima divisione di peso Joe Louis, con l’intento di diventare il primo campione dei mediomassimi capace di affermarsi anche nella categoria superiore. In giugno a New York si trovò di fronte al grande "The Brown Bomber" e dopo averlo surclassato per 12 riprese, nel round seguente cercò di stenderlo, ma cadde sotto i colpi magistrali che il campione seppe tirare fuori nel momento del bisogno. Nel febbraio 1942 tornò nella grande mela e sconfisse sulle 12 riprese il campione del mondo dei pesi medi in carica Tony Zale. Rimase inattivo per tre anni a causa del secondo conflitto mondiale e tornò a combattere nel giugno 1946, per la seconda volta contro Joe Louis, finendo la sua corso nell’ottavo round. Si fermò per un altro anno e riprese a calcare il quadrato alla fine del 1948, chiudendo la brillante carriera a Chicago, dopo una esibizione in 6 tempi con Joe Louis, campione assoluto da 10 anni. Conn lasciò il ring con il record di 77 incontri: 64-12-1. (pubblicato il 10 gennaio 2017)
 
11 gennaio
 
Gullotti e Lommi vincitori nella stessa riunione
Il messinese Michele Gullotti mosse i primi passi come professionista a Milano, dove debuttò con successo alla fine di dicembre del 1960. Vi ritornò ventuno giorni dopo, l’11 gennaio 1961, quando sconfisse ai punti in 6 riprese il comasco Angelo Canclini. Nella stessa riunione si esibì anche il peso medio Gianni Lommi, parmense di Fidenza, che ottenne una delle ultime vittorie dell’attività a torso nudo iniziata nell’aprile 1958. Quella sera, nel capoluogo lombardo, superò con verdetto in 8 tempi l’aostano Paolo Cottino. Sei mesi dopo nella sua Fidenza sfidò il campione italiano dei pesi medi, il genovese Bruno Fortilli, con il quale pareggiò al termine delle 12 riprese. Lommi lasciò definitivamente la boxe nell’aprile 1965, dopo due anni di inattività, con il record di 31 incontri: 17-9-5. Quella sera a Milano, mentre la carriera di Lommi esplodeva le ultime fiammate, quella di Gullotti si apriva ad una fase ricca di novità. Il siciliano, infatti, nel febbraio 1962 si misurò con il campione italiano dei pesi piuma, il livornese Mario Sitri, già titolare nazionale dei pesi gallo, perdendo a Milano con verdetto deciso dopo 12 sessioni. Il siciliano continuò ad essere il beniamino della tifoseria meneghina, ricambiando la stima con prestazioni lodevoli. Nel gennaio 1963 impose il risultato di parità al tedesco Willy Quatuor a Dortmund, in Germania. Tra gli altri risultati milanesi di quella stagione annoverò la sconfitta ai punti dal più pesante Sandro Lopopolo, che un mese dopo conquistò l’inaugurale titolo italiano dei pesi superleggeri ed in seguito arrivò sul trono mondiale. Gullotti si guadagnò l’apprezzamento degli organi internazionali e nel maggio 1964 si confrontò per la seconda volta con il tedesco Willy Quatuor a Berlino, in Germania, dove disputò il vacante campionato europeo dei pesi leggeri. La sfida si concluse nel quattordicesimo round, quando l’italiano lasciò al pugile locale l’onore della vittoria e la cintura continentale. Il siciliano ridimensionò i progetti in ambito nazionale ed in ottobre sfidò a Torino il campione italiano dei pesi leggeri Franco Brondi, cedendo ad un passo dal termine della dodicesima ed ultima frazione. Solo cinque mesi dopo il livornese verrà incoronato campione d’Europa. Gullotti continuò a combattere fino all’ottobre 1968 senza altre occasioni tricolori. Lasciò il ring dopo 39 combattimenti: 22-8-9. (pubblicato l'11 gennaio 2017)
 
12 gennaio
 
La rivincita di Navarra su Gallo
La prima sconfitta da professionista del barese Luciano Navarra fu causata da Francesco Gallo, calabrese di nascita trapiantato a Torino, in uno scontro combattuto nel Santo Stefano pugilistico milanese del 1977, sulla distanza delle 8 riprese. Sullo stesso ring di Milano il pugliese conseguì la sua rivalsa il 12 gennaio 1979, quando il pugliese trionfò nel secondo tempo a causa di una ferita riportata dal piemontese d’adozione. Navarra iniziò la carriera a torso nudo nell’ottobre 1976 e nel giro di pochi anni arrivò alla classificazione di prima serie, in posizione utile per aspirare al campionato italiano dei pesi superleggeri. Appuntamento che si presentò nel luglio 1979, nonostante l’insuccesso contro il corregionale Giuseppe Russi, sfidando a Fabriano, in provincia di Ancona, il titolare Giuseppe Martinese, altro pugliese radicato a Senigallia, contro il quale perse dopo 12 tempi. In novembre registrò un’altra perdita ai punti in Svizzera contro il francese Richard Rodriguez, futuro campione nazionale dei pesi welter. Nel gennaio 1980 Navarra tornò alla carica di Martinese, nel secondo tentativo di togliergli il titolo a Viterbo, ma trovò disco rosso nella seconda frazione. Il barese tornò al successo due mesi dopo nella rivincita con il sanseverese Giuseppe Russi; poi cedette in Belgio al locale Frankie Decaestecker, in seguito campione nazionale e Benelux dei welter e superwelter ed a Roma contro il locale di origine siciliana Salvatore Cascio, a causa di una ferita. Affermatosi in un altro confronto chiuse l’anno a Torino con la vittoria sul locale di origine sarda Francesco Marcello, decisa dopo 12 riprese di un confronto valevole per il vacante campionato italiano dei pesi superleggeri. Il suo regno tricolore si concluse alla fine di maggio dell’anno seguente tra la piccola comunità molisana di Agnone, in provincia di Isernia, ancora per mani di Giuseppe Martinese, che lo superò sulla massima distanza dei 12 tempi. Due mesi dopo Navarra affrontò per la terza volta Gallo con il risultato nullo deciso al termine delle 8 riprese. Nel settembre 1981, dopo una trasferta in Australia, sfidò il nuovo campione italiano superleggeri, il napoletano Patrizio Oliva a Forio d'Ischia, cedendo ai punti. Navarra continuò a combattere come peso welter, nella cui categoria disputò ancora due campionati italiani, entrambi persi, contro il tarantino Eupremio Epifani nel dicembre 1984 ed il capitolino Romolo Casamonica nell’ottobre 1987, quando salì sul ring per l’ultima volta. Lasciò l’attività con il record di 50 combattimenti: 24-23-3. (pubblicato il 12 gennaio 1979)
 
13 gennaio

Il promettente debutto di Ivano Fontana
Il 13 gennaio 1950 debuttò al professionismo a Roma come peso medio Ivano Fontana, teramano di Mutignano trasferitosi a Lucca, con un successo straordinario a spese del lodigiano Albino Gaboardi. La sua carriera iniziò dopo una gratificante parentesi amatoriale che lo vide trionfare a livello nazionale nei campionati assoluti in tre edizioni di seguito, nel 1946 a Lucca, nel 1947 a Viareggio e nel 1948 a Milano, anno in cui ottenne la medaglia di bronzo ai giochi olimpici di Londra, perdendo ai punti nella semifinale combattuta con il grande ungherese Laszlo Papp; nel 1949 ad Oslo, in Norvegia, si guadagnò un’altra medaglia di bronzo ai campionati europei, cedendo ancora una volta in semifinale al campionissimo magiaro. Fontana scalò in fretta la classifica nazionale e nel giugno 1951 si trovò a sfidare il titolare italiano Gino Campagna a La Spezia, città adottiva del campione veneziano, lasciando il ring dopo 12 riprese che segnarono il suo primo insuccesso a torso nudo. Riprese la via delle affermazioni e nel febbraio 1952 a Milano conobbe la seconda perdita dinanzi all’ex campione spagnolo Antonio Soldevilla. Nel maggio seguente si scontrò nuovamente con Gino Gampagna per vacante campionato italiano dei pesi medi a Lucca, dove vendicò la precedente sconfitta con un risultato anzitempo, ottenuto nella nona ripresa. In seguito affrontò due volte l’americano Bobby Dawson, pareggiando a Milano e perdendo a Roma, prima di mettere in palio il titolo italiano contro Widmer Milandri a Forlì, città dello sfidante, dove lo mantenne con il risultato di parità assegnato al termine delle 12 sessioni. L’anno seguente fece un breve viaggio nell’America meridionale dove disputò senza successo due combattimenti, prima a Montevideo in Uruguay, poi a Buenos Aires in Argentina. Tornato in Italia riprese a combattere a Lucca ma trovò una nuova sconfitta contro il francese Serge Barthelemy che aveva superato nella precedente stagione. Ottenne poi un successo in Belgio sul campione nazionale mediomassimi Marcel Limage ed un risultato nullo in Germania con il tedesco Franz Szusina. Tra le vittorie italiane del 1954 perse a Londra contro Yolande Pompey di Trinidad, pareggiò a Milano con il campione francese mediomassimi Charles Colin e si fermò ancona a Milano al cospetto dello statunitense Jimmy King. Aprì l’anno successivo con una infelice trasferta in Germania dove inciampò dinanzi al mancino tedesco Gustavo Scholz, ma si rifece in maggio a spese di Lorenzo Rocci, calabrese trapiantato a Milano, nella sfida valevole per il vacante campionato italiano dei pesi mediomassimi. Perse la seconda cintura nel gennaio 1952 a Roma, dove una ferita favorì il locale Fernando Jannilli nel quinto tempo. Provò a riappropriarsi di quel titolo italiano in ottobre, a Prato, contro il nuovo campione in carica Artemio Calzavara, vincitore di Jannilli alcuni mesi prima, rinunciando all’aspirazione nella decima tornata. Ancora due match e Fontana lasciò la boxe nel gennaio 1958, al ritorno da Dortmund dove cedette al tedesco Erich Schoppner, in seguito campione tedesco ed europeo. Compilò il record di 47 incontri: 26-13-8. (pubblicato il 13 gennaio 2017)
 
14 gennaio
 
Franco Scisciani e Ferdinando Proietti vittoriosi a Roma
In una riunione romana del 14 gennaio 1958 si trovarono a competere, tra le altre promesse della serata, il medio Franco Scisciani ed il welter Ferdinando Proietti, entrambi vincitori ai punti dei rispettivi avversari. Il civitavecchiese regolò sulle 8 riprese il francese Roger Maziou, mentre il romano prevale sul concittadino Aldo Aversa in 6 tempi. Scisciani aveva debuttato al professionismo nell’aprile dell’anno precedente, dopo aver chiuso l’esperienza dilettantistica con una medaglia d’argento ai giochi del Mediterraneo del 1955 a Barcellona, Spagna, nella divisione dei pesi welter, e la partecipazione alle olimpiadi del 1956 a Melbourne, in Australia, dove venne eliminato al secondo turno dal portoricano Jose Torre, finalista in quella competizione e futuro campione mondiale tra i professionisti. Scisciani incappò nel primo insuccesso a torso nudo nel gennaio 1959, quando una ferità lo fermò nel confronto con il campione italiano Italo Scortichini, senza titolo in palio. In novembre s’impegnò nel vacante campionato italiano dei pesi medi che lo vinse dopo 12 riprese combattute con il bolognese Remo Carati. Il civitavecchiese accettò una trasferta a Londra nel febbraio 1960 che si concluse con la sconfitta ai punti in 10 riprese contro il sudafricano Henry Speedie. In giugno mise in gioco il titolo nazionale dei pesi medi a St Vincent, Aosta, contro lo sfidante ligure Bruno Fortilli, che glielo portò via con il risultato di squalifica decretato dall’arbitro nella decima sessione. Scisciani lasciò la boxe quella sera, dopo 24 confronti: 20-3-1. Mentre la carriera professionistica del civitavecchiese durò solo quattro stagioni, quella di Ferdinando Proietti, iniziata nel marzo 1957, si protrasse per quattordici anni. Nella sua lunga parabola ottenne due occasioni di competere per il campionato italiano dei pesi welter: la prima volta nel dicembre 1962 a Roma, per la cintura vacante, perse ai punti in 12 tempi contro il sardo Fortunato Manca, in seguito anche campione europeo welter e sfidante mondiale medi jr. del toscano Sandro Mazzinghi; la seconda otto anni dopo, nel settembre 1970, quando una ferità lo eliminò nella sesta ripresa al cospetto del concittadino Giovanni Zampieri. Tra i due appuntamenti tricolori Proietti partecipò ad una eliminatoria che perse ai punti in 1° tempi dal guardia destra bresciano Giuliano Nervino, nel dicembre 1965 a Roma. Concluse la sua lunga traiettoria pugilistica nell’ottobre 1971 dopo 49 combattimenti: 28-15-5-1 NC. (pubblicato il 14 gennaio 2017)
 
15 gennaio
 
Joe Frazier troppo forte per Terry Daniels
Era campione mondiale da quattro anni quando il 15 gennaio 1972 a New Orleans, in Louisiana, Joe Frazier diede al connazionale Terry Daniels la chance di togliergli la cintura iridata dei pesi massimi. Il campione di Filadelfia non diede scampo al suo avversario e lo demolì entro il quarto round. Frazier iniziò la carriera a torso nudo nell’agosto 1965, dopo aver regalato agli Stati Uniti d’America la quarta medaglia d’oro olimpica dei pesi massimi, ottenuta un anno prima a Tokyo, in Giappone. In quella categoria di peso ai giochi della XII olimpiade aveva avuto l’accesso Buster Mathis, vincitore di Frazier nella competizione nazionale dei Trials, ma il pugile di Grand Rapids, Michigan, infortunatosi ad una mano, venne sostituito da "Smokin' Joe". Nel marzo 1974, sul ring del Madison Square Garden di New York, nel confronto valevole per il vacante campionato mondiale NYSAC dei pesi massimi, Frazier si prese una sonora rivincita su Mathis, eliminandolo nella’undicesimo round. Il successo gli conferì il record di essere stato il primo vincitore della medaglia d’oro olimpica della massima divisione di peso a conquistare il titolo mondiale dei professionisti. In quella stessa stagione, dopo una facile difesa con il messicano Manuel Ramos, conclusa nella seconda ripresa, la disputa con l’argentino Oscar Bonavena durò 15 tempi. L’anno seguente annientò all’avvio del match Dave Zyglewicz e superò il ferito Jerry Quarry nella settima tornata. Nel febbraio 1970 divenne campione assoluto dopo aver assoggettato in cinque frazioni Jimmy Ellis; in novembre fece meglio contro il campione mondiale mediomassimi Bob Foster, liquidato nel secondo round. Nel marzo 1971 sconfisse dopo una furiosa battaglia durata 15 riprese l’imbattuto Muhammad Ali. Nell’anno successivo salì sul ring due volte, eliminando Terry Daniels e Ron Stander. La stella di Frazier perse la sua scia luminosa nel gennaio 1973 a Kingston, in Giamaica, dove il texano George Foreman lo demolì nella seconda ripresa, togliendogli il titolo di campione del mondo. In luglio tornò al successo sul ring di Londra, in Inghilterra, contro il locale campione europeo Joe Bugner. Nella rivincita combattuta con Muhammad Ali nel gennaio 1974 finì sconfitto ai punti dopo 12 tempi. Si rifece cinque mesi dopo con un altro successo contro Jerry Quarry, ottenuto nella quinta sessione. L’ultimo risultato positivo lo conseguì nel marzo 1975 a Melbourne, in Australia, dove superò nel nono round il connazionale Jimmy Ellis. In ottobre a Quezon City, nelle Filippine, affrontò per la terza volta Muhammad Ali, nel tentativo di togliergli il primato mondiale, ma dovette abbandonare nel penultimo round. L’anno seguente accettò la rivincita con George Foreman, senza andare oltre il quinto tempo. Annunciò il ritiro dal ring ma tornò a calcarlo nel dicembre 1981, ottenendo solo il risultato di parità con Floyd Cummings. Capì allora di dover chiudere definitivamente con la boxe, dopo 37 combattimenti: 32-4-1. (pubblicato il 15 gennaio 2017)
 
16 gennaio
 
Giancarlo Barabotti sconfigge Piero Meraviglia
Il 16 gennaio 1976 nel comune di Empoli, in provincia di Firenze, il toscano Giancarlo Barabotti divenne il campione italiano dei pesi leggeri numero 48, dopo aver sconfitto il lombardo di origine marchigiana Piero Meraviglia con verdetto ai punti deciso alla fine delle 12 riprese. Barabotti, pisano di Pontedera, ottenne il vacante titolo lasciato dal tarantino Quero, impegnato a disputare l’eliminatoria al campionato europeo. Il toscano, professionista dal luglio 1974, conobbe la prima sconfitta nel settembre dell’anno seguente a Milano, per mani del francese Pierre Petit, dopo aver riportato un significato successo in Belgio sul futuro titolare europeo Fernand Roelands. Mentre era campione nazionale, Barabotti in marzo pareggiò sulle 8 riprese con il laziale Giuseppe Minotti; in aprile a Caracas, in Venezuela, finì sotto i colpi del colombiano Hugo Barraza nel round di apertura; in luglio cedette ai punti al fiorentino di origine palermitana Vincenzo Burgio, passandogli il testimone tricolore; in agosto rimase sconfitto a Taranto dal locale Vincenzo Quero; dopo due vittorie tornò ad affrontare in Belgio il locale Fernand Roelands, cedendo sulla distanza. Nel gennaio 1977 impegnò in Francia il transalpino Jean-Baptiste Piedvache, ex campione nazionale e futuro detentore europeo dei pesi superleggeri. Dopo altri due successi, in ottobre a Milano sfidò il campione italiano superleggeri Giuseppe Martinese, vincolandogli la difesa entro l’ultima ripresa. Barabotti continuò a calcare il ring fino al maggio 1980, quando decise di lasciare l’attività, dopo 36 combattimenti: 20-14-2. Sul suo record si trova traccia di altri incontri onerosi sostenuti contro i campioni italiani Efisio Pinna, Bruno Freschi, Luciano Navarra e Giuseppe Di Padova, i belgi Alois Carmeliet e Frankie Decaestecker, detentore dei titoli di Belgio e del BeNeLux, ed i titolari continentali Joergen Hansen e Perico Fernandez, pure campione del mondo. (pubblicato il 16 gennaio 2017)
 
17 gennaio
 
La prima affermazione di Sergio Milan
Il peso piuma Sergio Milan conseguì il primo successo a torso nudo la sera del 17 gennaio 1951 a Venezia, nella sua città, al termine di 6 riprese combattute con Pietro Schettino di Legnano. Perse al debutto tra i professionisti nell’ottobre dell’anno precedente e pareggiò al secondo incontro due mesi dopo. Riportò un’altra sconfitta, tra le diverse vittorie, nel febbraio 1952 a Milano contro il locale Mario Posca. L’anno successivo incrementò l’attività con risultati ragguardevoli anche in Francia e Marocco. Nel paese nordafricano affrontò due volte la vedette locale Hanania Bohbot, vincendo il primo match e perdendo il secondo. Aprì il 1954 con un pareggio in Belgio con Juan Oscar Alvarez e proseguì la trasferta estera in Australia, da dove tornò in dicembre senza sconfitte. Nel gennaio dell’anno seguente a Milano disputò l’incontro più importante della sua carriera, quando sfidò il campione europeo dei pesi piuma Ray Famechon, il francese che divideva la professione di pugile con i fratelli Alfred, Andre ed Emile. Il veneziano si accontentò di una sconfitta decisa dopo 12 riprese. Milan riprese a combattere in Australia dopo una puntata in Germania. Tornò in Italia alla fine del 1956 per poi riprendere la via dell’emigrazione che lo portò in Argentina all’inizio del nuovo anno. Continuò a combattere senza grandi aspirazioni, raggiungendo anche la Spagna, la Gran Bretagna e nuovamente il Belgio. Nel febbraio 1960 si esibì anche nel suo unico campionato d’Italia dei pesi piuma, a Bologna contro il locale di origine siciliana Raimondo Nobile, alla sua prima difesa del titolo, la cui sfida si concluse nella nona ripresa dopo che una ferita gli negò la continuazione del combattimento. Milan salì sul ring per l’ultima volta nel maggio 1963, dopodiché lasciò il pugilato con il record di 80 incontri (33-27-10), sul quale si leggono altri  nomi degni di nota come Letterio Petilli, Gavino Furesi, Aldo Pravisani, Rafiu King, Nello Barbadoro, Manolo Garcia, Giordano Campari, Howard Winstone, Francesco Musco, Michele Gullotti, Olli Maki, Mario Sitri e Felice Becco. (pubblicato il 17 gennaio 2017)
 
18 gennaio
 
Santino Reali, sfidante al campionato nazionale
L’unica sfida al titolo italiano concessa al pavese Santino Reali si concretizzò il 18 gennaio 1978 a Roma, dove affrontò il titolare dei pesi leggeri Giancarlo Usai e lo impegnò per 12 riprese prima di essere dichiarato sconfitto ai punti. Il lombardo debuttò al professionismo nell’ottobre 1970 con una sconfitta; vinse due mesi dopo a Pavia dove trionfò anche nel gennaio 1971; andò avanti per altri quattro combattimenti fino all’agosto 1972, rimediando tre sconfitte ed un verdetto di parità. Dal novembre successivo infilò diversi risultati positivi che gli alimentarono la fiducia nelle proprie capacità. Nel 1973 a Zaragoza, Spagna, strappò il risultato di parità al locale Perico Fernandez, campione nazionale dei pesi leggeri in carica, futuro titolare europeo e mondiale superleggeri oltreché campione europeo leggeri. Tra le altre prove affermative riportò anche due verdetti nulli ed un solo insuccesso a Helsinki contro il finlandese Erkki Meronen. Continuò con impegno anche nell’anno seguente, nel quale, oltre alle vittorie riportò il risultato di parità con l’ex campione italiano Efisio Pinna, e sconfitte estere con il belga Fredo Roelands, in seguito detentore nazionale superleggeri, e con gli spagnoli Jose Ramon Gomez Fouz, campione nazionale e d’Europa, e Miguel Velazquez, titolare spagnolo e continentale dei leggeri, in seguito anche mondiale Wbc superleggeri. Tra il 1975 ed il 1976 viaggiò molto all’estero, dove si misurò con il turco Cemal Kamaci, già campione d’Europa superleggeri, in Germania ed Austria, ad Oslo con il norvegese Svein Erik Paulsen, titolare continentale superpiuma in carica, in Nigeria con il locale Jonathan Dele, in Francia con il detentore nazionale superleggeri Jean Saadli, in Turchia con il locale Cemal Kamaci ed in Danimarca con Hans-Henrik Palm, in seguito campione europeo dei pesi welter. L’anno seguente ottenne due successi a Pavia ed un risultato di pareggio in Belgio. Chiuse con la boxe dopo l’ultimo combattimento del novembre 1978 a completamento dell’incontro numero 48: 19-21-7-1 NC. (pubblicato il 18 gennaio 2017)
 
19 gennaio
 
Romersi vince lo scontro con Facciocchi
L’ultima stagione di vittorie del romano Mario Romersi iniziò la sera del 19 gennaio 1977 a Sanremo, in provincia di Imperia, con la difesa della sua cintura italiana dei pesi medi realizzata contro il cremonese Trento Facciocchi. Il campione capitolino s’impose sul lombardo per arresto del combattimento alla dodicesima ed ultima ripresa. Per l’occasione il laziale mantenne il titolo nazionale per la seconda volta. In aprile a Padova mise in gioco la sua fascia tricolore per la terza volta, quando affrontò il locale Luciano Sarti, già detentore di quel titolo per due volte, superandolo ai punti sulla massima distanza. La quarta difesa, combattuta in agosto a Civitavecchia, gli fu fatale a causa di una ferita che gli fece perdere la cintura nella nona frazione a favore di Angelo Jacopucci, altro laziale di Tarquinia, in provincia di Viterbo, ex campione italiano ed europeo della categoria. Romersi aveva vinto il vacante campionato nel giugno 1976 a Milano dopo che il concittadino Roberto Benacquista era stato fermato nel sesto tempo a causa di una ferita. In settembre a Mestre affrontò nella prima difesa l’altro laziale Elio Calcabrini, che respinse con verdetto deciso dopo 12 riprese. Romersi disputò solo altri tre incontri, tutti persi, ma contro gente di levatura internazionale quali l’argentino Hugo Pastor Corro, campione nazionale e sudamericano, in seguito anche titolare mondiale, lo spagnolo Jose Lozano, futuro titolare del suo paese, ed il francese Jacques Chinon, poi campione transalpino. L’ultimo insuccesso, registrato nell’ottobre 1979, coincise con la conclusione della sua carriera, costruita attraverso 34 incontri: 26-6-2. Il debutto a torso nudo di Romersi avvenne nel gennaio 1969, dopo la fase dilettantistica culminata con il secondo posto ai campionati assoluti dell’anno precedente a Cecina, dove perse la finale superwelter con il corregionale Aldo Bentini. Il romano scalò la classifica nazionale dei pesi medi e nel settembre 1971 si giocò la prima carta tricolore a Milano contro il campione Luciano Sarti. La sfida si concluse con il risultato di parità ed il padovano rimase detentore del titolo. Romersi salì sul ring una sola volta l’anno seguente, con una vittoria fulminea, ed un’altra nella stagione successiva ancora, nella quale conobbe la prima sconfitta, derivata da una ferita che lo eliminò nel settimo tempo ad Oslo, in Norvegia, nel confronto con il danese Tom Jensen. Nel 1974, ad un successo anzitempo seguì il suo secondo stop, ancora a causa di una ferita che favorì il francese Vincent Parra. Tornò sul ring alla fine dell’anno successivo per un solo incontro vittorioso. Nel 1976 s’impegnò in modo fruttuoso, superando positivamente anche il primo esame sostenuto contro l’ex campione italiano ed europeo Elio Calcabrini, fino alla conquista del titolo italiano. (pubblicato il 19 gennaio 2017)
 
20 gennaio
 
Tullio Alessandri batte Giovanni Bosetti
La sera del 20 gennaio 1923 a Roma si disputò uno dei primi campionati italiani tra pugili professionisti. In quella data il campione dei pesi gallo Giovanni Bosetti, milanese, mise in palio il titolo contro il locale Tullio Alessandri e lo lasciò nella capitale dopo 15 riprese. Il romano iniziò la professione nel dicembre 1921 con una vittoria in 10 tempi sul campione nazionale dei gallo in carica Pietro Petasecca, che lo affrontò senza rischiare la fascia tricolore. L’anno seguente perse a Roma dal francese Friquet ed ottenne il risultato di no-contest nella rivincita con il concittadino Pietro Petasecca. Nel 1923, dopo la conquista del titolo Alessandri sommò diversi risultati favorevoli, due volte contro Petasecca, lo stesso fece con Alberto Farabulli, con il quale pareggiò in uno dei tre confronti, una sul transalpino Ray Parpayonne. Nel 1924 Alessandri salì sul ring due volte in più dell’anno precedente, eguagliando il numero dei successi e delle sconfitte, con l’aggiunta di un risultato di parità. Le sconfitte arrivarono da Farabullini e Luigi Marfut in Italia, da Young Blaise in Francia e da Percy Lake in Inghilterra, dove superò Tommy White, in coda agli altri risultati positivi ottenuti contro Young Marceau, Guido Carosi e Franz Sladek. Aprì il 1925 con un altro successo inglese a spese di Jim Mason. In Francia riportò il no-contest con Kid Francis e ritornò a combattere oltremanica, dove venne superato da Tommy Haddock e Billy Shaw, prima di pareggiare con Joe McKenzie. Sulla via del ritorno in patria perse in Francia contro Andre Gleizes. In maggio a Milano lasciò il titolo italiano al lombardo Domenico Bernasconi che trionfò nella quarta ripresa. Alessandri tornò a combattere una sola volta nell’anno seguente perdendo per mani di Aurelio Angelini. Dopo una lunga inattività si esibì altre due volte alla fine del 1928, superando Ottavio Gori e Jean Julien. A quel punto decise di appendere i guantoni, con il record di 29 combattimenti: 14-10-3-2 NC. (pubblicato il 20 gennaio 2017)
 
21 gennaio
 
Biagio Pierri sconfigge Carlo Frassinetti
L’albo d’oro italiano dei pesi superpiuma, istituito alla fine del 1970, scrisse il suo decimo campione nazionale il 21 gennaio 1978, quando Biagio Pierri superò sulla distanza delle 12 riprese il laziale Carlo Frassinetti, campione da tre mesi. La sfida si svolse a Cinisello Balsamo, comune della cintura milanese, dove lo sfidante si era stabilito al suo arrivo dal comune natale di Carosino, in provincia di Taranto. Il guardia destra Pierri intraprese il viaggio tra i professionisti nel marzo 1974, con un successo che lo infervorò a proseguire con entusiasmo. I risultai successivi stimolarono il suo impegno. L’anno seguente pareggiò con il difficile peso leggero Domenico Radiccioni; ancora due vittorie ed impattò con altri due leggeri, l’argentino Jose Sanchez e l’esperto tarantino Vincenzo Quero; dopo un altro successo registrò la prima sconfitta contro il sardo Giuseppe Mura, campione italiano superpiuma in carica che accettò il confronto sulle 8 riprese senza rischiare il titolo. Nel 1976 annoverò altri due risultati positivi, ma una ferita lo fermò dinanzi a Palmiro Masala. Iniziò l’anno successivo con la sfida al campione italiano superpiuma, il romano di origine leccese Salvatore Liscapade, mancino come lui, con il quale disputò a Rieti 12 tempi prima di essere dichiarato sconfitto ai punti. Continuò la stagione con tre affermazioni, una delle quali a spese di Ugo Poli, già due volte titolare italiano. Nel 1978 il regno nazionale di Pierri cessò a metà aprile per mani dello sfidante lombardo Aristide Pizzo, originario di Menfi, Agrigento. Seguirono la sconfitta a Cagliari con il locale Natale Caredda, ex e futuro detentore della fascia tricolore, e lo scacco contro l’australiano Brian Schofield causato da una ferita. L’anno seguente salì sul ring una volta, vincendo a Cinisello, dove si ripresentò validamente all’inizio del 1980. Seguirono un pareggio a Brindisi con il locale Cosimo Lavino, due volte sfidante al titolo italiano; due perdite, l’una a Cagliari contro l’imbattuto Bruno De Montis, locale guardia destra che divenne poi campione nazionale leggeri, l’altra a Taranto dall’indigeno Giovanni Carrino; una vittoria determinata da una ferita di Giovanni Vitillo. Ancora un match, nel febbraio 1981 in Belgio, e Pierri decise di lasciare l’attività agonistica, dopo 30 combattimenti: 17-9-4. (pubblicato il 21 gennaio 2017)
 
22 gennaio
 
Ballarin pareggia con Schoppner
Il francese di origine italiana Germinal Ballarin, il cui cognome era Ballarini, il 22 gennaio 1960 si presentò per la quarta volta in Germania, dove aveva riportato tre insuccessi, e strappò al tedesco Erich Schoppner, campione europeo dei mediomassimi in carica, il risultato di pareggio deciso al termine di 10 riprese, in un confronto senza titolo in palio. Il match si svolse nella città di Amburgo, dove Ballarin tornò e sconfisse il guardia destra tedesco Max Resch nella quarta frazione. Ballarin fece il suo ingresso nel mondo professionistico nell’ottobre 1950 come peso medio e continuò fino al giugno 1964, quando ottenne l’ultimo successo e decise di lasciare la boxe con il palmares di 88 combattimenti: 61-16-11. Nella lunga carriera disputò due campionati francesi dei pesi mediomassimi contro il campione nazionale Paul Roux, entrambe le volte a Parigi, pareggiando dopo 15 riprese nell’ottobre 1960 e perdendo nella 13ma tornata nel dicembre dell’anno seguente. Affrontò molti avversari di valore internazionale, con risultati divergenti, quali il cubano Kid Gavilan, il più volte campione tedesco Peter Mueller, il connazionale e campione europeo Charles Humez, lo statunitense Rory Calhoun, gli italiani Angelo Brisci ed Italo Scortichini, l’americano Jimmi Martinez, il connazionale campione transalpino Andre Drille, il canadese Yvon Durelle, il pluricampione tedesco e continentale Gustav Scholz, il mancino ungherese Laszlo Papp, vincitore di tre medaglie d’oro olimpiche ed imbattuto campione europeo tra i professionisti, il titolare tricolore e continentale mediomassimi Giulio Rinaldi, e tanti altri di valore nazionale. (pubblicato il 22 gennaio 2017)
 
23 gennaio
 
Luise, De Persio e Bettazzoni, insieme a Bologna
Per lungo tempo la piazza di Bologna rappresentò un’alternativa ai programmi della boxe professionistica varati a Roma e Milano. In uno dei tanti appuntamenti tenuti nella città delle due torri, la sera del 23 gennaio 1956 sfilarono sullo stesso ring, oltre a Bacilieri, Friso e Carati, anche i pesi massimi Luise e De Persio, insieme al mediomassimo Bettazzoni, tutti vincitori con soluzioni anticipate. Il padovano Giannino Luise, a quel momento il più esperto rispetto agli altri due, vinse nella settima ripresa quando l’austriaco Kurt Schiegl venne fermato a causa di una ferita. Il pugile veneto, professionista dall’ottobre 1952, esercitò la pratica pugilistica fino al giugno 1958, quando lasciò l’attività dopo 32 incontri (22-9-1), senza aver coronato il sogno di competere per il campionato italiano. Perse e vinse con il campione nazionale Antonio Crosia. Lo stesso fece con Giorgio Milan, altro titolare italiano. Pareggiò con Uber Bacilieri, pure campione tricolore. Si misurò in Inghilterra con i campioni britannici ed europei Henry Cooper e Dick Richardson. Perse dal titolare nazionale Bruno Scarabellin mentre vinse contro l’altro titolato italiano Mario De Persio. Impegnò il campione tricolore ed europeo Franco Cavicchi e lo sfidante al titolo Massimo Zanaboni. Il romano Mario De Persio nel capoluogo emiliano demolì nel primo tempo Andre Moumouloff, un bulgaro-greco tesserato in Austria. Il laziale iniziò ad esibirsi a torso nudo nel settembre 1955 e, nonostante la sconfitta da Giannino Luise nel gennaio 1958, arrivò all’appuntamento tricolore nel giugno seguente, superando Uber Bacilieri grazie ad una ferita che fermò l’incontro nella decima ripresa. De Persio rimase inattivo l’anno successivo e dopo un rientro positivo incappò in due insuccessi che lo fecero desistere. Lasciò con il record di 19 confronti: 16-3-0. Il romano aveva chiuso la parentesi dilettantistica con due medaglie d’oro, l’una guadagnata in Francia nel 1954 ai campionati mondiali militari, l’altra in Spagna nel 1955 ai giochi del Mediterraneo. In quella serata bolognese il locale Giancarlo Bettazzoni s’impose in un round al toscano Domenico Baccheschi, futuro campione italiano mediomassimi. L’emiliano debuttò a torso nudo nel settembre 1955, anno in cui conobbe la sconfitta dal più esperto Artemio Calzavara, in seguito campione tricolore ed europeo mediomassimi. Bettazzoni aggiunse altri tre successi ma le perdite contro altri due titolati italiani dei pesi massimi, Mario De Persio e Federico Friso, lo indussero ad abbandonare la professione. Nell’agosto 1956 appese i guantoni dopo 9 incontri: 6-3-0. (pubblicato il 23 gennaio 2017)
 
24 gennaio
 
Amleto Falcinelli batte Arturo Paoletti
Il ternano Amleto Falcinelli fu il campione italiano dei pesi gallo numero 17 ed il 24 gennaio 1949 si presentò alla sua tifoseria cittadina per difendere il suo titolo, cosa che fece con successo contro il veneziano Arturo Paoletti, sconfitto con verdetto ai punti deciso dopo 12 riprese. Il campione umbro, professionista dal settembre 1944, aveva conquistato la vacante cintura nazionale a Roma, nel settembre dell’anno precedente, quando superò sulla massima distanza il pugile di casa Alvaro Nuvoloni. Nella qualità di titolare tricolore accettò molti ingaggi all’estero, esibendosi senza ottenere risultati favorevoli in Inghilterra, Spagna e Svizzera. Chiamato a mettere in palio il titolo, Falcinelli affrontò nell’aprile 1950, a Firenze, lo sfidante Tino Cardinale, originario della provincia di Foggia, rimediando il risultato di parità che gli salvò la titolarità della cintura.  Dopo altre due trasferte che lo portarono verso la Spagna e la Francia, in ottobre a Verona lasciò il primato italiano alla sua vecchia conoscenza Alvaro Nuvoloni, al termine di 12 tempi. Altri viaggi all’estero, in  Gran Bretagna e Tunisia, arricchirono le sue prestazioni del 1951. Nell’aprile dell’anno seguente per Falcinelli si ripresentò l’occasione tricolore, ancora una volta contro Alvaro Nuvoloni, nella sua Terni, dove percorse tutta la distanza ma alla fine si riprese il primato. Il nuovo regno durò cinque mesi giacché in settembre a Cagliari lasciò la cintura al locale Gianni Zuddas, suo vincitore in due precedenti incontri. Il mese seguente l’umbro ottenne in Scozia un risultato raggiante a spese del locale Peter Keenan, campione British, Commonwealth e d’Europa. Nel 1953 continuò a combattere in Gran Bretagna ed in Belgio. L’anno successivo lo vide debuttare in Australia. Al ritorno nel vecchio continente Facinelli spese gli ultimi impegni tra l’Italia, Francia, Israele e Tunisia. Il campione umbro smise di calcare il ring dopo l’ultimo confronto dell’aprile 1956, congedandosi con il record di 78 combattimenti (26-36-16), dove si trovano anche i nomi di Guido Ferracin, affrontato la prima volta a Ferrara nel settembre 1946, nel tentativo non riuscito di togliergli il titolo italiano dei pesi gallo, di Theo Medina, Danny O’Sullivan, Stan Rowan, Luis Romero, Otello Belardinelli, Altidoro Polidori, Jan Sneyers, Piero Rollo, Cherif Hamza e tanti altri ancora di indiscutibile valore internazionale.(pubblicato il 24 gennaio 2017)
 
25 gennaio
 
Mario Redi debutta a torso nudo
Il pugile toscano Mario Redi iniziò la carriera professionistica la sera del 25 gennaio 1967 a Firenze, dove incrociò i guantoni con il ferrarese Giovanni Cavazzini, sconfitto al termine delle 6 riprese. Dopo il pareggio con il marchigiano Fortunato Giacona, continuò con una serie positiva per il resto di quella stagione. L’anno seguente a Roma venne fermato da una ferita nel confronto con il lombardo Ugo Poli; impattò con il comasco Luciano Pina ma fece bene con Enrico Gismondi e Domenico Chiloiro, con una solida esperienza australiana alle spalle. Il risultato nullo con l’aretino Franco Innocenti aprì il 1969; seguirono il successo su Felice Becco e due sfide con il lombardo di origine veneta Lino Mastellaro, una persa ed una vinta. Arrivò il 1970, il suo anno migliore, culminato con la conquista dell’inaugurale campionato italiano dei pesi superpiuma, che vinse a Novara dopo 12 riprese combattute con Oronzo Pesare, guardia destra tarantino trapiantato a Pesaro. Il livornese di Marciana Marina poté fare sfoggio del trofeo tricolore per soli tre mesi, fino a quando, nel marzo 1971, affrontò nuovamente il marchigiano di origine pugliese Oronzo Pesare, contro il quale venne dichiarato sconfitto a Bologna con verdetto ai punti. Lo stesso anno trionfò a Parigi con vittorie prima del limite ai danni di Ould Makloufi e Abdou Fakyh. Per Redi si presentò una nuova occasione italiana, valevole per il vacante campionato superpiuma, nell’agosto 1972 a Morbegno, dove il risultato ai punti andò al cosfidante Ugo Poli. Pareggiò a Novara con il locale Giorgio Merlin e nella capitale francese con il tunisino Tahar Ben Hassen. Dopo il successo sul triestino Nevio Carbi sfidò a Marsala il locale campione italiano superpiuma Giovanni Girgenti, contro il quale perse sulle 12 riprese nel novembre 1973. Annotò in seguito risultati positivi anche sull’ex campione italiano dei pesi leggeri Nedo Fabbri, della stessa provincia Livornese, ed il lombardo Renzo Battistelli. Nel 1975 frequentò molto i quadrati dell’allora Yugoslavia, dove affrontò con alterna fortuna i connazionali Nevio Carbi, Giuseppe Agate e Giorgio Merlin. Chiuse quella stagione pareggiando a Milano con Franco Diana, un emergente peso leggero casertano. L’anno seguente Redi sconfisse nuovamente Battistelli e s’impose in Belgio al locale Luc Rudi Haeck. A quel punto lasciò la boxe, ma dopo quasi quattro anni tornò in palestra e nel dicembre 1980 salì ancora una volta sul ring, vincendo il combattimento d’addio, il numero 44: 28-7-7-2 NC. (pubblicato il 25 gennaio 2017)
 
26 gennaio
 
Mario Bianchini sconfigge Amedeo Dejana
Dopo alcuni anni di attività professionistica il romano Mario Bianchini arrivò all’appuntamento tricolore, per il vacante campionato dei pesi welter, che disputò nella sua città la sera del 26 gennaio 1938, contro il sardo di nascita Amedeo Dejana, al suo terzo impegno per un titolo nazionale. Il pugile locale conquistò la cintura con verdetto ai punti deciso dopo 12 tempi. Per il romano quel successo significò anche l’ultima vittoria della carriera iniziata nel maggio 1933. In seguito Bianchini, sesto titolare italiano dei pesi welter in ordine di tempo, rimediò solo sconfitte ed un verdetto di parità, senza mettere in palio la sua fascia tricolore. Lasciò l’attività nel marzo 1939 dopo aver scritto un record di 44 incontri: 22-14-7-1 NC. Il laziale fu brillante tra i dilettanti come peso leggero, vincendo con la maglietta il campionato italiano a Roma nel 1930, anno in cui ottenne la medaglia d’oro ai campionati europei di Budapest, in Ungheria. Nel 1932 partecipò ai giochi olimpici di Los Angeles, in California, perdendo il match per il terzo posto. L’attività a torso nudo lo vide impegnato in modo particolare anche all’estero. Già nel dicembre del 1933, anno del debutto, trovò ingaggi a Parigi, in Francia, dove rimase fino al gennaio seguente, sommando cinque incontri in soli due mesi. Nel 1934 a Milano venne sconfitto per la prima volta dal locale Carlo Orlando, medaglia d’oro alle olimpiadi di Amsterdam del 1928. Tornò nel capoluogo lombardo e spartì con l’altro meneghino Saverio Turiello il verdetto di no-contest. Affrontò due volte il concittadino Ettore Mortale, rimediando un pareggio ed un risultato contro, mentre sconfisse l’altro compaesano Otello Abbruciati. Trascorse l’anno seguente in Argentina, nella cui capitale Buenos Aires dove si esibì sette volte. Nel 1936 tornò a Roma ma i pochi ingaggi lo riportarono nella capitale sudamericana, dove due insuccessi lo indussero a ritornare in patria. Chiuse la stagione nella capitale con tre affermazioni che lo lanciarono al vertice nazionale dei pesi welter, una delle quali con il casertano Michele Palermo, vincitore per sei volte del titolo italiano welter ed anche campione europeo della categoria. (pubblicato il 26 gennaio 2017)
 
27 gennaio
 
Buttiglione, Musone e Bruno nello stesso programma
La riunione presentata a Riva del Garda, in provincia di Trento, il 27 gennaio 1985, imperniata sul campionato mondiale WBA leggeri jr tra l’americano Rocky Lockridge e l’imbattuto tunisino con licenza italiana Kamel Bou-Ali, vide impegnati oltre a Maurizio Stecca, il medio milanese Buttiglione, il massimo casertano Musone ed il superwelter foggiano Bruno. Quella sera il lombardo Edmondo Buttiglione tornò al successo dopo l’uscita dai binari vittoriosi sofferta tre mesi prima per mani di Mabobo Kamunga, zairese residente in Italia. La nuova affermazione, arrivata contro il francese Dominique Delorme al termine delle 6 riprese, lo ribaltò sullo scenario nazionale. In giugno, infatti, sfidò a Lucca il campione italiano dei pesi medi Giovanni De Marco, concludendo la chance con il risultato di parità che lasciò al casertano il titolo nazionale. Il milanese, debuttante a torso nudo nel febbraio 1982, dopo aver vinto tra i dilettanti il titolo assoluto dei medi nell’edizione di Terracina del 1980, continuò a calcare il ring fino al settembre 1987, quando decise di lasciare l’attività dopo aver scritto il record di 23 incontri: 19-3-1. Il campano Angelo Musone superò in 6 tempi Mbuyanba Kalombo, altro zairese con tessera italiana. Con la canottiera vinse molto entro il limite di 91 kg e guadagnò molte medaglie internazionali, oltre al titolo italiano nel 1983, anno in cui aggiunse l’oro ottenuto al Torneo Italia Jr del 1981, l’argento ai giochi del Mediterraneo ed il bronzo al torneo World Cup; nel 1984 indossò il bronzo alle olimpiadi di Los Angeles. Passato al professionismo nell’ottobre seguente ai giochi olimpici, si fece largo a livello internazionale fino a sconfiggere prima del limite lo statunitense Leon Spink, medaglia d’oro alle olimpiadi di Montreal del 1976, tra i mediomassimi, che tolse il titolo di campione mondiale dei massimi al grande Muhammad Ali nel 1978. L’ascesa di Musone s’interruppe bruscamente nel ferragosto del 1987, quando un risultato inatteso gli diede l’unica sconfitta. Lasciò il ring con il record di 21 combattimenti: 20-1-0. Il pugliese Luciano Bruno, veloce ed efficace, si sbarazzò nella seconda frazione dell’avversario di turno Mohamed Bouziani, marocchino residente in Belgio. Il percorso professionistico del foggiano iniziò nel dicembre 1984 con al collo la medaglia di bronzo conquistata a Los Angeles, al limite dei pesi welter, e si concluse nel febbraio 1987 dopo soli 9 incontri, tutti vinti. Con la maglietta dominò il titolo assoluto in tre diverse competizioni: tra i superleggeri nel 1980 a Terracina e nel 1981 a Grosseto; tra i welter nel 1982 a Milano. A livello internazionale ottenne anche la medaglia d’argento agli europei junior di Schwerin, allora Germania dell’est, nel 1982; l’anno seguente acquisì la medaglia d’argento agli europei senior di Varna, Bulgaria, nella cui stagione aggiunse l’argento ai giochi del Mediterraneo di Casablanca, Marocco, e l’oro nel torneo World Cup di Roma. (pubblicato il 27 gennaio 2017)
 
28 gennaio
 
Antonio Fabriani pareggia con Gino Bondavalli
Tra i tanti pugili che avrebbero meritato cingere la cintura italiana tra i professionisti si trova il nome di Antonio Fabriani che il 28 gennaio 1941 disputò il suo secondo campionato nazionale dei pesi piuma contro il reggiano Gino Bondavalli. La seconda sfida al campione emiliano avvenne a Roma, come la prima, e si concluse con il risultato di parità deciso al termine delle 12 riprese. Negli otto anni successivi al laziale non si presentò alcun altra occasione di competere per un titolo, fino a quando rinunciò all’attività, nell’agosto 1947, con il record di 75 incontri: 37-21-17. Il romano debuttò al professionismo nel marzo 1938, dopo aver vestito la fascia tricolore tra i dilettanti agli assoluti del 1936. Nel luglio del 1939 ottenne la prima occasione di diventare campione italiano anche da professionista ma il titolare Gino Bondavalli lo superò con verdetto ai punti. Tra i due appuntamenti titolati il romano ed il reggiano si affrontarono sulle 10 riprese, senza titolo in palio, nel novembre 1939, sempre nella capitale e la vittoria ai punti fu assegnata a Fabriani. Il loro quarto confronto li impegnò nell’aprile 1952 a Milano, dove l’emiliano trionfò in 10 tempi. Il laziale affrontò i migliori connazionali della sua epoca quali Gino Cattaneo, Mario Gualandri, Otello Abbruciati, Arnaldo Tagliatti, Giuseppe Palermo, Giuseppe Farfanelli, Aldo Minelli, Oberdan Romeo, Ascenzo Botta, Roberto Proietti, Bruno Bisterzo, Federico Cortonesi ed Ermanno Bonetti. (pubblicato il 28 gennaio 2017)
 
29 gennaio
 
Fiore e Cesario, italo-americani a confronto
L’alto numero di pugili americani di origine italiana che popolarono le riunioni statunitensi fino agli anni ’50 dello scorso secolo, induceva molti di essi ad affrontarsi tra di loro, in particolar modo quando il valore dei contendenti era più elevato rispetto alla media nazionale. In tale maniera il 29 gennaio 1951, nella città di Holyoke, Massachusetts, si trovarono di fronte Johnny Cesario e Carmine Fiore. Il primo era originario del Massachusetts e residente nel Connecticut, l’altro era nato e cresciuto nell’area di New York. Il confronto durò10 riprese, come da programma, e la vittoria ai punti fu assegnata a Fiore. I due pesi welter si confrontarono una seconda volta nel maggio dell’anno seguente a New York, dove il verdetto premiò Cesario al termine delle 8 riprese. Fiore era passato al professionismo nel gennaio 1948 e condusse una intensa attività conclusa nel luglio 1957, culminata con il match numero 74: 48-19-7. Sul record spiccano i nomi del due volte campione mondiale Carmen Basilio, trionfatore tra i welter e medi, di Chico Vejar, Vince Cardell, Mike Koballa, Vince Martinez e Ramon Fuentes, oltre a tanti altri soggetti impegnati in campo nazionale. L’inizio a torso nudo di Cesario era avvenuto alcuni anni prima dell’oppositore newyorkese, nell’aprile 1943; si concesse alla carriera professionistica fino al maggio 1955, quando decise di appendere i guantoni con il palmares di 104 combattimenti: 86-14-4. Nel frattempo era diventato campione del New England ed aveva scambiato pugni con gente come Gus Mell, Dave Andrews, Tommy Jessup, Charley Fusari, Henry Jordan, Ralph Zannelli, Johnny Potenti, Tommy Bazzano, Johnny Bratton, Joey Giambra, Carmen Basilio, Billy Graham, Johnny Williams, Mike Koballa, Alvin Pellegrini, Willie Pastrano, Tony DeMarco, Vic Cardell e Chico Vejar, ulteriormente ad altri nomi di primo piano nel panorama statunitense. (pubblicato il 29 gennaio 2017)
 
30 gennaio

Vittorio Livan supera Domenico Ceccarelli
Il secondo campione italiano di stirpe veneziana fu Vittorio Livan, che il 30 gennaio 1935 conquistò il vacante titolo nazionale dei pesi mediomassimi, sul ring di Parma, dove superò ai punti in 12 tempi il romano Domenico Ceccarelli, con il quale aveva pareggiato sulle 10 riprese il mese precedente a Venezia. La fascia tricolore rimase a disposizione di Livan per nove mesi: nell’ottobre 1935 a Roma la dovette cedere al capitolino Ceccarelli al termine delle 12 sessioni. Il veneziano iniziò la carriera professionistica nel febbraio 1927. Alla fine di quell’anno perse per la prima volta contro Alberto Farabullini a Roma. Conobbe la sconfitta numero due l’anno seguente da Mario Dobrez, con il quale vinse e pareggiò nel 1929, anno in cui si trasferì negli Stati Uniti. Tornò in Italia nel settembre dell’anno successivo, perse a Roma contro Leone Jacovacci e riattraversò l’atlantico per ristabilirsi a Boston, dove rimase fino all’estate del 1932. Dopo due incontri vittoriosi in Italia, all’inizio del 1933 prese nuovamente la via del mare in direzione dell’Argentina, da dove s’imbarcò per raggiungere ancora una volta l’America del nord. Nell’agosto dell’anno seguente si ripresentò al pubblico romano dove cedette ai punti al locale Rinaldo Palmucci. Nel 1935, tra la conquista e la perdita del campionato italiano vinse e pareggiò con Rinaldo Paris, ottenne il risultato nullo con Alfredo Oldoini, perse contro Heinz Lazek a Vienna ed Adolfo Heuser a Berlino; chiuse la stagione nella sua città con due vittorie. Livan continuò a combattere fino al maggio 1940, quando lasciò la professione con il record di 77 incontri: 39-25-11-2 NC. Negli ultimi cinque anni riportò 12 sconfitte a fronte di 2 risultati positivi e 3 verdetti di parità, sempre contro avversari di valore internazionale, alcuni dei quali affrontati in Germania, Svizzera, Romania e Francia. (pubblicato il 30 gennaio 2017)
 
31 gennaio
 
Bruno Arcari è campione del mondo
L’ottavo italiano iscritto nell’albo mondiale fu Bruno Arcari, che il 31 gennaio 1970 a Roma conquistò il titolo iridato WBC superleggeri, togliendo il primato al filippino Pedro Adigue Jr al termine di un confronto durato 15 riprese. Da quella sera l’italiano rimase sul trono per 5 anni, attraverso i quali sostenne 9 difese vittoriose, una delle quali ottenuta all’estero. Il primo che provò ad insidiare la sua corona fu il francese Rene Roque, squalificato nella sesta sessione. Poi si fece avanti il brasiliano Raimundo Dias, eliminato nella terza tornata. Quindi giunse il turno dell’altro brasiliano Joao Henrique, in veste di sfidante ufficiale, che impegnò il campione per 15 tempi. Seguirono successi prima del limite contro l’argentino Enrique Jara nel nono assalto e lo spagnolo Domingo Barrera Corpas nel decimo. In seguito si ripresentò il brasiliano Joao Henrique, ancora challenger obbligatorio, fermato nella dodicesima sessione. Un'altra difesa volontaria impegnò l’italiano contro Everaldo Costa Azevedo, brasiliano residente in Italia da un anno, che confermò lo stato di grazia del campione dopo 15 tempi. Arrivò l’ingaggio straniero, nella capitale danese, e lo sfidante locale Joergen Hansen non superò il quinto round. L’ultima difesa della cintura porta il nome dello spagnolo Antonio Ortiz, squalificato nell’ottava ripresa. Tra una difesa e l’altra Arcari continuò a combattere con ingaggi sulle 10 riprese, assoggettando tutti gli avversarsi affrontati, chi con verdetti ai punti, chi con soluzioni prima del limite. Dall’estate del 1974, quando lasciò la corona mondiale superleggeri, continuò a combattere come peso welter fino al luglio del 1978, prima di lasciare l’attività agonistica con il record colmo di 73 incontri: 70-2-1. Due anni prima a Milano aveva affrontato Rocky Mattioli, riportando l’unico risultato di parità, deciso dopo 10 tempi. Arcari, guardia destra originario di Atina, provincia di Frosinone, stabilitosi a Genova, come dilettante fu due volte vincitore agli assoluti, di Modena nel 1962 e di Pesaro nel 1963, anno in cui vinse a Napoli la medaglia d’oro ai giochi del Mediterraneo ed ai campionati militari di Francoforte, allora Germania ovest, oltre al bronzo ottenuto ai campionati d’Europa a Mosca, a quel tempo Unione Sovietica; nel 1964 partecipò alle olimpiadi di Tokyo, Giappone, dove uscì al primo turno a causa di una ferita. Il debutto a torso nudo, avvenuto nel dicembre 1964, fu segnato da un’altra ferita che ne decretò la sconfitta. Prese a vincere fino a competere per il vacante campionato italiano superleggeri, ma un’altra insidiosa ferita lo condusse ad un secondo insuccesso a favore dell’anconetano Massimo Consolati nell’agosto 1966. Quattro mesi dopo, nella rivincita, Arcari divenne campione d’Italia con il marchigiano squalificato. Nel 1967 s’impegnò in tre difese del titolo nazionale, superando Efrem Donati ai punti, mentre ottenne soluzioni anticipate contro Romano Bianchi e Pietro Vargellini. Nel maggio dell’anno seguente a Vienna sottomise nella dodicesima sessione l’austriaco Johann Orsolics e gli tolse la cintura europea superleggeri. Mantenne il titolo continentale quattro volte, tutte con risoluzioni anzitempo, a spese del britannico Des Rea, del tedesco Qilly Quatuor, e degli Spagnoli Juan Albornoz e Jose Luis Torcida. Lasciò il primato del vecchio continente dopo essere salito sul tetto del mondo. (pubblicato il 31 gennaio 2017)