L'11 ottobre 1969 ad Anzio tra la sorpresa generale Aldo Battistutta metteva ko alla quinta ripresa l’idolo locale Massimo Bruschini, colui che sostituiva Giulio Rinaldi nel cuore degli abitanti della cittadina marittima. Tra i due era in palio il titolo italiano dei superwelter che Bruschini aveva conquistato in precedenza proprio contro Battistutta, essendo allora il titolo vacante. L’anziate aveva già corso seri rischi nella seconda ripresa quando accusava le pesanti bordate al volto e al corpo, tanto che il pugile locale finiva il round a stento aggrappandosi al rivale. Il minuto di intervallo non fu sufficiente per smaltire gli effetti dei colpi del pugile friulano, che oltrettutto nei round seguenti non dava tregua al rivale. Per la verità Bruschini replicava con un numero maggiore di pugni, ma quelli, sia pure isolati di Battistutta erano molto più efficaci. Nel V round Bruschini cercava di capovolgere la situazione, ma in verità faceva il gioco dell’avversario rimanendo scoperto di fronte a un micidiale gancio sinistro al mento. Il campione crollava di peso al tappeto, con un incredibile sforzo si rialzava in piedi ma era malfermo sulle gambe. L’arbitro avrebbe dovuto intervenire per fermare il match, ma a farlo per fortuna fu Gigi Proietti, il manager, che gettò l’asciugamano vedendo il suo pugile ormai al limite. Battistutta si dimostrò degno campione superando ai punti Remo Golfarini, ma perse nella successiva difesa contro Domenico Tiberia, sua bestia nera con tre vittorie.
L'11 ottobre 1969 ad Anzio tra la sorpresa generale Aldo Battistutta metteva ko alla quinta ripresa l’idolo locale Massimo Bruschini, colui che sostituiva Giulio Rinaldi nel cuore degli abitanti della cittadina marittima. Tra i due era in palio il titolo italiano dei superwelter che Bruschini aveva conquistato in precedenza proprio contro Battistutta, essendo allora il titolo vacante. L’anziate aveva già corso seri rischi nella seconda ripresa quando accusava le pesanti bordate al volto e al corpo, tanto che il pugile locale finiva il round a stento aggrappandosi al rivale. Il minuto di intervallo non fu sufficiente per smaltire gli effetti dei colpi del pugile friulano, che oltrettutto nei round seguenti non dava tregua al rivale. Per la verità Bruschini replicava con un numero maggiore di pugni, ma quelli, sia pure isolati di Battistutta erano molto più efficaci. Nel V round Bruschini cercava di capovolgere la situazione, ma in verità faceva il gioco dell’avversario rimanendo scoperto di fronte a un micidiale gancio sinistro al mento. Il campione crollava di peso al tappeto, con un incredibile sforzo si rialzava in piedi ma era malfermo sulle gambe. L’arbitro avrebbe dovuto intervenire per fermare il match, ma a farlo per fortuna fu Gigi Proietti, il manager, che gettò l’asciugamano vedendo il suo pugile ormai al limite. Battistutta si dimostrò degno campione superando ai punti Remo Golfarini, ma perse nella successiva difesa contro Domenico Tiberia, sua bestia nera con tre vittorie.