SPORT & NOTE

Notizie

LIBRI DI SPORT, RASSEGNA DI GIULIANO ORLANDO

15/01/2014 - 18.30.19

 

 

Carlito’s Way vita e opere di Tevez

Matteo Musso – Ultra Sport Heroes - Pag. 142 - Euro 12,90

L’apache venuto dal barrio argentino. L’infanzia nel ghetto alla periferia di Buenos Aires. L’esplosione per approdare alle grandi squadre, senza tradire le origini.

L’ultimo approdo nella casa della “vecchia Signora” sembra averlo appagato e tranquillizzato. I tratti di Carlo Tevez sarebbero piaciuta a Pasolini: faccia assi metrica, zigomi alti da indio, occhi penetranti come i tiri che indirizza in porta. Carlitos arriva dall’Argentina, meglio dal barrio di Buenos Aires, una zona inventata dalla dittatura per traslocare gli straccioni che popolavano un quartiere centrale, in occasione dei mondiali del 1978. Famiglia numerosa, compagnie da brivido e il pericolo quotidiano di finirci dentro. Il ragazzino ha una sola passione: il calcio e su questa strada va avanti nonostante tutto. Mentre tanti amici si perdono, lui è duro come la roccia e continua a giocare., Dopo averla rappresentata ai Giochi di Atene nel 2004, lascia l’Argentina per il Brasile, poi approda in Inghilterra, dove ha l’ardire di passare dal Manchester United al City, sempre protagonista, nonostante l’istinto selvatico, che lo porta spesso a discussioni. Memorabili quelle con Mancini. La stagione scorsa passa alla Juve, che mette a segno il colpo giusto. Tevez dimostra con i fatti d’essere il valore aggiunto che mancava alla squadra di Conte. Con la vecchia signora non ci sono polemiche e neppure con la stampa. Carlitos è casa e squadra. Ruvido e concreto, sembra abbia trovato l’ambiente ideale, dove alla parole si antepongono i fatti, ovvero gioco e gol.
Giuliano Orlando

Voglia di vincere

Franco Paludetto – Libreria dello Sport – Pag. 168 – Euro 10,00

Il rugby insegna ai ragazzi a diventare uomini fin dal tempo della scuola.

Uno spaccato della Marca trevisana in chiave rugbistica, negli anni ‘50. Quarantuno cammei semplici e stuzzicanti, il quotidiano visto con gli occhi di un ragazzo innamorato della palla ovale. I tempi della scuola e delle prime esperienze agonistiche. Gli amici e i rivali, i maestri che fanno crescere e una moltitudine di episodi, per capire la crescita sul campo e nella vita. L’emozione di dormire nella suite del Grand’hotel Mediterranèe di Pegli (Ge), solitamente occupata da Faruk, deposto re d’Egitto, l’amicizia con Amedeo, restio alla disciplina ma talentuoso fino ad operare il gatto. Il primo trasferimento non si scorda mai. Da Treviso all’Amatori Milano, posto di lavoro, casa e un sottobanco per le spese quotidiane. Oltre a giocare in una squadra di rango e in ascesa. Il debutto nel 1957 a 16 anni, nel Faema Treviso, prendendo il posto del grande Ferdy Sertorato come mediano. “Gli sarò grato per tutta la vita” scrive l’autore. Che racconta di un viaggio da Milano a Udine, per giocare contro la squadra friulana. Una trasferta condita da pranzi e cene non proprio frugali. Ad ogni tappa le soste a tavola riempivano il tempo prima della sfida, che fu tosta e vincente, sia pure dopo lotta aspra e leale. A notte fonda il rientro a Milano, con un piccolo inconveniente: dopo Vicenza l’autista si accorge che il serbatoio è praticamente vuoto. Caccia al distributore aperto. Nel cortile di una casa rurale l’autista suona e sveglia il gestore che si affaccia dalla finestra, vede il movimento e non trova niente di meglio che sparare un paio di colpi con la doppietta, per fortuna in aria. Chiarito l’equivoco, il serbatoio viene riempito e assicurato il ritorno a casa.
Giuliano Orlando

El Shaarawy faraone rossonero

Emiliano Fabbri – Ultra sport – Pag. 192 – Euro 14.90.

Il sogno del ragazzo con la cresta. Gioco raffinato: l’essenza tra calcio europeo e brasiliano.

Anno magico quel 1992 per il calcio. Da Neymar il brasiliano magico a Belfodil algerino incorporato alla Francia che gioca nel Chievo, l’argentino Lamela e i nostri Verratti e De Sciglio fino a Stephan El Shaarawy sangue egiziano, nato sulle alture di Savona da papà Sabry e mamma Lucia, entrambi laureati. Nel 1987 il primo figlio, cinque anni dopo il secondo. Manuel ha propensione allo studio, Stephan ha sempre il pallone tra i piedi. Che ci sia del talento in quel ragazzino se ne accorge Dionigi Donati, allenatore del Légino 1910, la squadra dove abitano gli El Shaarawy. Chiama la Juve, che rifiuta l’offerta: troppo piccolo. Papà non se la prende, lui tifa per il Genoa e proprio il Grifone lo tessera nel 2003 a 11 anni. Inizia così la carriera del Faraone. Nel 2010 vince il campionato primavera, segnando il gol della vittoria. Ma già nel 2008 in rossoblu Gasperini lo aveva fatto debuttare col Verona. Per farsi le ossa va a giocare a Padova. Nel frattempo il Milan gli mette gli occhi addosso e il 21 settembre 2011 a 19 anni, debutta con la maglia rossonera contro l’Udinese. La favola sta srotolando la pagine più belle. Si fa notare subito sia in campo che fuori. La cresta incuriosisce anche Berlusconi, che tenta un tiepido approccio per eliminarla. Rimandato al mittente. Il resto è oggi, nazionale e incidenti compresi. Il Faraone in questo momento è in bacino di carenaggio da alcuni mesi, ma lungi dalla resa. Aspetta solo il momento del rientro, per riprendere la favola di un ragazzo che deve ancora compiere 22 anni e ha già raggiunto tutti i traguardi. 
Giuliano Orlando

La farfalla sul ghiacciaio

Oreste Forno – Bellavite editore in Missaglia – Pag. 128 – Euro 12.00.

L’impossibile Dhaulagiri. Paolo e Marco hanno saputo fermarsi un attimo prima della tragedia?

Passione, riflessione, intuizione e l’umiltà di sapersi fermare un attimo prima della tragedia. Questo dice Saverio, alpinista di lungo corso, i capelli argentati, la voce portante di una storia che attraversa tre continenti: Europa, Asia e America. Retrospettiva iniziale sull’esperienza diretta, dalle scalate sulle Alpi Orobiche, nel Trentino fino alle vette himalayane, con un principio mai tradito: sapersi fermare in tempo. Il sorprendente incontro con Marco e Paolo, due ragazzi che vanno a trovarlo per chiedere consigli. Intendono salire sul Dhaulagiri, il loro primo 7000, alla maniera dei vecchi alpinisti, niente voli in elicottero e fuoristrada fino al campo base, prossimo alla cima. Saverio apprezza il gesto e illustra alcuni concetti fondamentali per apprezzare la montagna, senza l’ansia di giungere in vetta. I fiori, le sorgenti, gli uccelli, il tramonto, l’alba e soprattutto, ascoltare la montagna, che non è mai arcigna, se la tratti bene. I due arrivano ai piedi della vetta, prima del balzo finale. Un pomeriggio splendido, la cima del Dhaulagiri è talmente vicina, sembra di sfiorarla con le mani. Improvvisa appare una farfalla, che si posa sulle loro dita, poi vola via non già verso la vetta, ma la pianura. Il giorno dell’ultimo tratto, oltre trenta persone sono impegnate nella scalata. Improvvisa si stacca una valanga che colpisce gli alpinisti: muoiono in 18. Nel gruppo ci sono due italiani. La ferale notizia raggiunge Saverio, in partenza per gli USA, dove vivono i due figli. E qui ci fermiamo. Il finale lo dovete leggere nelle pagine finali, che rappresentano non solo la conclusione, ma anche la risposta ad un principio che Saverio ha trasmesso e rispettato.
Giuliano Orlando
 
Giuliano Orlando