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MAGNESI, UN PROSPETTO DA NON PERDERE DI VISTA

20/01/2014 - 11.36.53

 

 

Intervista a Michael Magnesi

di Alfredo Bruno

Non necessariamente quando parliamo di prospect nel mondo del pugilato ci riferiamo ai professionisti, anche tra i dilettanti ci sono atleti che per le loro caratteristiche fisiche e tecniche rientrano fin dall’inizio nel mondo delle promesse. Uno di questi senza ombra di dubbio è Michael Magnesi, nato a Palestrina 19 anni fa, già in possesso di un record sostanzioso con 38 vittorie, 5 pareggi e solo 3 sconfitte. Si è laureato campione agli Assoluti Youth, disputati nel 2012 a Catania, e nel 2013 ha vinto il Guanto d’Oro a Marcianise dove ha battuto in finale, sia pure per ferita, Donato Cosenza, vincitore agli Assoluti e componente in pianta stabile della Nazionale.

Quando hai iniziato?
“Ho iniziato fin da piccolo. E’ uno sport che mi è sempre piaciuto. A casa se ne parlava molto anche per via di mio cugino, Davide Ciarlante, che è stato campione italiano ed europeo. Si respirava aria di boxe. Sono andato in palestra e ho iniziato per gioco. Il maestro dopo un paio di settimane ha visto che ero portato e ha cominciato con le figure e i guanti, poi ho fatto le visite mediche ed eccomi qua”.
 
Quanto tempo fa?
“Era il 2010. A Pisa ho fatto il primo Torneo vincendolo. E da lì sono andato sempre avanti”.
 
Cosa fai nella vita?
“Per un periodo ho lavorato come fornaio, adesso sto facendo colloqui di lavoro con la speranza di entrare in una catena di supermercati”.
 
Tu fai il pugilato, conosci questo mondo, ti interessi a quello che avviene?
“Devo essere sincero non molto, guardo qualche match in TV. Seguo i miei maestri, la palestra è diventata la mia seconda cosa, e loro insieme con i pugili sono come una famiglia per me”.
 
 
Che effetto fa allenarsi con un gruppo di campioni?
“E’ molto bello e per me rappresenta una carica in più, oltre a un incentivo per imitarli”.
 
Quale è stato il match più difficile?
“La finale del Guanto d’Oro con Donato Cosenza. Abbiamo combattuto per meno di due riprese per una ferita subita da lui, ma in quel breve frangente ho capito che è di un’altra levatura”.
 
Il tuo modo aggressivo di combattere è naturale o sei stato impostato così?
“E’ naturale, mi viene spontaneo a seconda del match e dell’avversario che ho di fronte”.
 
Cosa ti prefiggi con il pugilato?
“Voglio diventare famoso nel professionismo. Adesso ho 19 anni, combatterò per un paio d’anni ancora tra i dilettanti per fare più esperienza, magari partecipando agli Assoluti Elite, dopodiché effettuerò il passaggio”.
 
Alfredo Bruno