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ACCADDE OGGI, FUNARI TRIONFA SU LESAGE

01/04/2014 - 12.11.23

 

 

Il primo aprile 1950, allo Sferisterio di Roma

di Alessandro Bisozzi

Marcel Lesage, peso piuma francese nato nel 1925, era un pericoloso guardia destra dal pugno particolarmente potente.
Professionista dal 1948, Lesage era rimasto imbattuto per due anni di fila, collezionando nove ko su tredici vittorie consecutive.
Quando il 29 gennaio 1950 si presentò a Roma per affrontare il campione italiano Alvaro Cerasani, c'era chi dubitava sul valore effettivo di tutte quelle vittorie. I suoi detrattori non lo reputavano all'altezza del "Palletta", il romano che aveva già all'attivo una cinquantina di combattimenti e ben trenta vittorie.
L'esito di quell'incontro chiarì ogni dubbio, compreso quello sulla fragilità della mandibola di Cerasani: Lesage vinse per ko alla terza ripresa.
Ancora un paio di successi e il francese fu pronto ad affrontare Dante Venturi, il forte pugile di Terracina che qualche settimana prima aveva pareggiato l'incontro per il titolo italiano proprio con Cerasani.
Alcuni disguidi causati dal Venturi, che pochi giorni prima dell'appuntamento accusò una malattia non avvalorata dalla Federazione, fecero saltare il confronto. Fu a questo punto che l'organizzazione "XX Secolo" propose a Nicola Funari (nella foto in basso) di affrontare il francese.
Il ventunenne civitavecchiese, vincitore di Gino Bondavalli, non se lo fece dire due volte; era un'occasione fenomenale per lui, professionista da appena un anno e aspirante al titolo italiano.
Nicola era un picchiatore straordinario: veloce, istintivo, versatile e spietatamente aggressivo.
La sua impassibilità nell'approcciare i combattimenti sembrava rasentare l'incoscienza. Senza far mai trapelare nessuna emozione, egli affrontava ogni tipo di situazione, adeguando, in maniera del tutto spontanea, la sua scherma alle caratteristiche dell'avversario.
Anche il francese era lo sfidante ufficiale al titolo nazionale e quel confronto avrebbe potuto dare indicazioni significative sul prossimo dominatore della scena continentale.
Il civitavecchiese era il più giovane tra i due, ma in quanto ad esperienza non aveva nulla da invidiare all'avversario, doveva solo affinare una tecnica ancora un po' nascosta tra le pieghe della sua acerba spavalderia.
Funari aveva fatto vedere cose strabilianti fin dal suo esordio nei dilettanti, avvenuto nel 1945, quando salì sul ring ad appena sedici anni in un'incontro sottoclou dell'ultimo match del suo idolo: Vittorio Tamagnini.
Erano tante le cose che lo accomunavano al campione olimpionico, con il quale ebbe il piacere di condividere gli allenamenti in palestra e gli ultimi lampi di una carriera memorabile.
Da quei bagliori deve averne tratto lezioni pregevoli, perché Nicola, dotato di un talento naturale ed istintivo per la boxe, si trasformò in breve in un pugile completo.
L'incontro rappresentava solo un match di affinamento per Lesage, un visto irrilevante da apporre sul record prima della sfida a Bonnardel, titolare della corona di Francia dei pesi piuma.
Funari era solo un sostituto, in fondo, un rimpiazzo dell'ultimo momento, e il francese arrivò a Roma sicuro di sbrigare la pratica così come aveva fatto tre mesi prima col campione italiano Cerasani, liquidato in tre riprese.
A dire il vero, anche taluni giornali italiani si chiesero, con un certo sgradevole sarcasmo, se il civitavecchiese non avesse azzardato un po' troppo per i propri mezzi.
Il primo aprile 1950, allo Sferisterio di Roma, Lesage sale sul ring con la piena certezza che l'unica superiorità effettiva dell'avversario fosse quella rilevata alla bilancia, che aveva segnato un chilo di differenza a favore dell'italiano. Null'altro.
Funari, dal canto suo, non sembra per nulla intimorito dal francese che assale fin dal primo secondo del combattimento. Una tattica studiata a tavolino e da lui adottata con feroce determinazione, nell'intento di impedire ogni replica e di bloccare qualsiasi iniziativa del pericoloso rivale.
 
 
Il civitavecchiese imprime alla battaglia un ritmo forsennato, colpisce Lesage ripetutamente e con una precisione millimetrica, riuscendo a dominarlo sia nei corpo a corpo che dalla distanza.
Marcel è sopraffatto dall'aggressività dell'avversario. Non riesce a trovare la misura né la posizione giusta per scaricare il suo potente sinistro contro un bersaglio mobilissimo ed efficiente come quello che ha davanti. Si copre, indietreggia, si sposta con rapidità, ma Nicola non lo molla, lo investe letteralmente con un fitto tiro di colpi sparati da ogni angolazione possibile.
Un bombardamento a tappeto preciso e violentissimo che si protrae fino alla sesta ripresa, quando Lesage, pesantemente provato e già sanguinante da una brutta ferita alla bocca, è costretto all'abbandono.
Con avveduta strategia, Funari aveva dominato un confronto che sulla carta lo dava sicuro perdente, un combattimento condotto ad un ritmo travolgente a cui il francese non seppe opporre alcuna valida difesa.
La sconfitta subita dall'idolo di Roma, Alvaro Cerasani, era stata vendicata da un giovane civitavecchiese di ventuno anni.
Fu una dura punizione per Lesage, una severa lezione intitolata: mai sottovalutare l'avversario.
 
Alessandro Bisozzi