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DELLA ROSA, MEA CULPA PER LA PROVA DI OSTIA

28/05/2014 - 19.21.51

 

 

Intervista a Emanuele Della Rosa

di Alfredo Bruno

Sono passati cinque giorni dall’infausta serata di Ostia in cui Emanuele Della Rosa si è giocato sul ring una delle più grosse opportunità che può capitare ad un pugile: la conquista del Titolo Europeo. Ci aspetta nel suo panificio “La spiga d’oro”. La cosa che salta immediatamente agli occhi è quella di vedere un volto senza alcun segno, nonostante al Pala Di Fiore si sia disputato un combattimento feroce, impietoso, una guerra condotta senza pietà. Non sfugge neanche la delusione per questa sconfitta: “La gente mi domanda se ho vinto, e quando io dico di no si meraviglia che io abbia perso prima del limite e non ai punti”.

Emanuele Della Rosa in fase di attacco contro il temibile Isaac Real  -  foto di  Renata Romagnoli

La vittoria e la sconfitta s’incrociano in un duello senza fine. Un giudizio su questo spagnolo Isaac Real, piovuto dal nulla?
“Tengo a precisare subito che non è assolutamente l’avversario più forte che ho incontrato. Un uomo battibilissimo e sono quasi sicuro che perderà alla prossima difesa del suo titolo. Il match l’ho perso, lui sul ring è stato più bravo di me, ma fondamentalmente il match l’ho perso io”.
 
Ritieni di aver commesso qualche errore?
“Ne ho commesso tanti, troppi. E’ accaduto quello che pensavo che non mi sarebbe successo mai affrontando un illustre sconosciuto. Mi sentivo già il titolo in tasca, ma inconsciamente non ero tranquillo. Mi dicevo: adesso mi sposo con la mia compagna, faccio conferire il Battesimo al mio bambino e festeggiamo l’ europeo. Pensando a tutte queste belle cose avevo una brutta sensazione, una sorta di pessimismo latente. Così è stato. Io non mi ritengo un grande pugile, uno dei più forti, ma se ci rifacessi altre tre-quattro volte sono sicuro di poterlo sempre battere”.
 
Qual è stato durante il match l’errore che in pratica ti ha condannato?
“L’errore l’ho commesso fin dall’inizio, lo consideravo un match facile. Non ammettevo che dalla  Spagna, dove il pugilato ha minore tradizione e qualità della nostra Nazione, ci fosse un pugile capace di superarmi. Era una mentalità errata e l’ho pagata cara. Mea culpa”.
 
Nella seconda ripresa dopo aver subito due conteggi a tua volta lo hai messo al tappeto…
“Pensavo che il match fosse finito lì. Ho commesso l’errore di non recuperare ossigeno, perché i due atterramenti mi avevano sfiancato. Le mie ultime energie le ho sprecate pensando che era finito e purtroppo non era così. Ho perso per sfinimento non solo fisico, ma anche mentale”.
 
Se ci sono…quali sono i tuoi programmi futuri?
“ Ho voglia di riscatto anche più di prima. Io dicevo fra me e me vinco questo europeo e poi basta, anche perché ho molti altri impegni. Adesso invece per assurdo ho trovato gli stimoli per andare avanti. Certo per continuare devo essere integro, se nei prossimi match vedo che accuso e barcollo lascio perdere, perché devo essere onesto con me e mio fratello (Enrico), che mi ha sempre seguito. Anche gli amici, la stampa, devono aiutarmi a capire quando è il momento di lasciare. Se avviene questo vorrà dire che mi sono divertito con l’unico rimpianto di non aver vinto l’europeo, che era il mio sogno”.
 
Abbiamo visto che in questo match hai sempre attaccato…
“E’ stato l’errore terminale. Io dovevo capire invece in quella fase in cui stavo recuperando di boxarlo, senza cercare di buttarlo giù, visto tra l’altro che i colpi dritti li prendeva tutti. Ero incazzato, vedevo nero…ma che devo dire: voltiamo pagina !”.
 
Facendo un resoconto della tua vita che cosa ti ha dato il pugilato?
“A me ha dato tantissimo. Io sono contento di aver fatto e di fare il pugilato. Mio figlio in pratica è nato con il pugilato. La mia compagna l’ho conosciuta con il pugilato. Un mio amico mi presentò la ragazza, appassionata di questo sport. Attraverso la boxe ho avuto amici veri. Mi ha forgiato nel carattere”.
 
Invertendo la domanda…che cosa ha preso da te il pugilato?
“La boxe ha preso una gran fetta della mia vita. Io dico che forse potrei essere un uomo migliore senza il pugilato e lo diventerò quando smetto. E’ uno sport che mi leva tempo e mi ricompensa con la fatica”.
 
Tu in un intervista hai detto di essere un fornaio che fa il pugilato…
“Verissimo, lo confermo. Sono qua dentro il mio forno per questo motivo. Io a tutti i ragazzi dico sempre: prima il lavoro, poi la boxe. In Italia e forse in tutto il mondo non è facile vivere con il pugilato. Sono pochi i pugili che guadagnano tanti soldi. Io inizialmente il pugilato lo facevo come hobby, ma poi si è trasformato in passione”.
 
Hai parlato con Cherchi?
“Ho avuto poco tempo per parlarci, perché sono dovuto andare subito in Ospedale per fare accertamenti. Io comunque gli ho detto che voglio continuare e chissà, una sconfitta come questa mi insegnerà qualcosa e mi farà diventare più forte”.
 
Mi sfiora la domanda…chi te lo fa fare?
“Si è vero. C’è chi va a pesca, chi va a caccia, e io faccio il pugilato”.  

E’ lui a voler concludere: “Tutti i più grandi campioni hanno avuto la loro caduta e si sono ripresi. Io non sono un grande, però sono caduto come loro e voglio riprendere. Poi si vedrà”.