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CLEMENTE RUSSO FINALMENTE PROFESSIONISTA

26/10/2014 - 00:19:21

 

 

APB: buona la prima di Clemente Russo

di Alfredo Bruno

Roma, 24.10.2014 – La serata diventa storia con la prima italiana dell’APB. A combattere sono i massimi, oppure i 91kg., allo spettatore la facoltà di scelta. Questa categoria è doppiamente importante perché l’Italia gioca il suo jolly: Clemente Russo, campione del mondo uscente,chiede il pass per Rio 1916, dove aspira a quell’oro per concludere una carriera inimitabile insieme al suo amico e compagno di squadra Roberto Cammarelle.

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Il Palazzetto di Viale Tiziano accoglie con dignità questo importante Torneo. La gente pur conoscendo solo Russo è accorsa, grazie ad una buona campagna dell’Ufficio Stampa che ha trovato la “solidarietà” dei due maggiori quotidiani sportivi. C’era curiosità, ma soprattutto si cerca di entrare in quella fase organizzativa dove l’occhio vuole la sua parte dentro e fuori dal ring, In/Out, termine edulcorato a più riprese. A riempire la visuale ci sono personalità del cinema dove riempie la scena un Franco Nero, che non è voluto mancare a questa prima; un ex campione come Nino La Rocca, una simpatia fluorescente che sembra avviata ad una seconda giovinezza; un campione d’oggi come Emiliano Marsili che sta convivendo bene con la celebrità che merita ed è pronto per una sfida mondiale; per finire con l’apparato federale al completo con presidente e consiglieri, dove Roberto Aschi, presidente del Comitato Laziale fa si può dire gli onori di casa.
Ma l’occhio del pubblico dirige il suo raggio sul ring dove Antonella Rossi e Terry Ayala con il gruppo dell’Action Boxe dimostra che la boxe e la danza convivono quasi con naturalezza. Le ragazze scoccata l’ora lasciano il ring tra gli applausi del pubblico. Lo speaker Claudio Sambiase gorgheggia vocali e nomi nel segno dei più famosi ringannouncer d’oltreoceano ed entrano in scena i primi pugili: Emir Ahmatovic (Germania) se la vede con Javonta Charles (USA). Lo statunitense è un guardia destra, ma il lungo avversario non dimostra difficoltà nell’inquadrarlo e già nel secondo round gli fa accarezzare il tappeto. Nel terzo Ahmatovic scopre d’incanto il montante e l’avversario va a sbattere alle corde che lo trattengono, altro conteggio; viene poi colpito al corpo, altro conteggio e finalmente il getto della spugna dall’angolo. Il vero divertimento è il minuto d’intervallo dove le ragazze dell’Action Boxe si esibiscono. Anton Pinchuk (Kazakistan) non fa bella figura con una pancetta quasi da cummenda, l’argentino Yemil Peralta Jara inizialmente gli lascia l’iniziativa, anche se i colpi migliori li porta lui. Peralta man mano si fa sempre più pericoloso e Pinchuk risolve mettendola in caciara. La cosa strana è che i giudici premiano la caciara di Pinchuk. Aleksei Egorov (Russia) insieme con Russo è il più gettonato in questa categoria. Egorov è un carro armato che non lascia respiro, sul suo cammino trova Chouaib Bouloudinats (Algeria) un pugile abile negli spostamenti e nelle risposte improvvise. Match piacevole. Il russo ha nei calzoncini la scritta Warrior, nel suo caso appropriata, l’avversario resiste bene fino allo scadere del quarto round quando viene inviato al tappeto e contato. Nel quinto round una sospetta scivolata dell’algerino viene contata. Egorov ormai è padrone assoluto fino alla fine del match. Tocca quindi a Clemente Russo, apoteosi del tifo visto che oltrettutto è l’unico italiano in gara. L’avversario si chiama Roman Golovashchenko (Ukraina) e fa subito capire con la sua guardia a testuggine di non gradire essere colpito. Russo parte a intermittenza con serie brevi che s’infrangono nella barriera dell’avversario. Pian piano “Tatanka” si scioglie, le sue serie s’infittiscono, e qualche suo atteggiamento fra le righe ravvivano l’ambiente tutto per lui. Col passare dei minuti capisci che non c’è gara. L’ucraino alla fine della quarta si dirige al suo angolo, si siede e fa capire a sorpresa che non vuole anzi non può continuare per un problema alla spalla che si stava acuendo. Vittoria senza sudore, ma l’impressione di un Clemente tirato a lucido è stata ottima.
 
Alfredo Bruno