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VINCENZO LOMASTO, PUGILE SULLE ORME DEL FRATELLO

10/11/2014 - 11:59:50

 

 

Vincenzo Lomasto: una boxe da professionista

Preferiva la lotta ma ha scelto la boxe

di  Alfredo Bruno

Vincenzo Lomasto (+ 24, =7, - 8), 21 anni, è l’esatto contrario del fratello Francesco. E’ più giovane, più pesante, meno aggressivo, più tecnico: ma si tratta di una contrapposizione che non sminuisce la validità di questi due fratelli provenienti da Napoli e residenti a Pomezia dove le strade della boxe li hanno condotti alla Phoenix Gym di Simone D’Alessandri. Vincenzo sembra aver trovato in quest’ultimo periodo un rendimento costante, che lo rende uno degli elementi più interessanti del boxing laziale.
 
Come è accaduto l’incontro con la boxe?
Io mi sono iscritto nella boxe solo perché aveva iniziato mio fratello. A me la boxe non piaceva, preferivo la lotta”.
 
Cosa intendi per lotta?
Era quando litigavo per strada, per quattro mesi ho fatto sport da combattimento. Poi è cambiato il maestro e ce ne siamo andati. Volevo iscrivermi ad una palestra di Roma per una disciplina che non aveva niente a che fare con la boxe e devo ringraziare un mio amico che aveva detto di no, dopodiché mi sono iscritto alla Phoenix Gym dove c’era mio fratello Francesco. Ho capito nell’arco di un mese che il pugilato era tutto per me. Oltrettutto avevo trovato un ambiente ideale, che mi piaceva”.
 
Il giorno più amaro?
Potrei definire un giorno amaro quando mi hanno dato un verdetto contro ai campionati II serie. Il mio avversario era tutto segnato, io quel giorno ho pianto per la rabbia. Oltrettutto stavo anche male fisicamente, perché non mi ero potuto allenare bene, ma lo avevo colpito a più riprese e mi sembrava impossibile aver perso. Il mio avversario era venuto fin sotto la doccia per scusarsi. Una volta ho fatto subire al mio avversario due conteggi e mi hanno dato la sconfitta. Sono due match che hanno lasciato il segno”.
 
La più grande soddisfazione?
Avevo disputato pochi match quando ho incontrato per la prima volta Morena, un pugile forte e molto più esperto. Contro di lui ho disputato un grande match, applaudito da tutti, e per me quella vittoria è stata una bella soddisfazione. In un’altra occasione ricordo con piacere la mia trasferta a Villerupt in Francia contro un avversario fortissimo e lì ho imparato a conoscere le mie potenzialità. Per la prima volta ho accusato un micidiale destro ad inizio match, stavo per andare al tappeto, ma ho tenuto duro e ho vinto”.
 
Vincenzo Lomasto, a destra nella foto, in un confronto TLB
 
L’avversario che ti ha impressionato di più?
Non so rispondere. Io penso che tutti i match sono difficili. Ogni ripresa è una cosa a sé, puoi prendere un colpo o dare. Ogni match è bello per questo, pure quando incontri uno più forte di te. Devi stare sempre attento”.
 
Come ti definisci?
Mi rapporto per certi versi a mio fratello. Lui ha un temperamento più grintoso, a me piace studiare l’avversario, fare un po’ di show”.
 
Il tuo pugile preferito
Se devo dire qualcuno mi viene in mente Roy Jones jr., già quando lo pronuncio mi sembra di vederlo in azione. Il periodo che ho seguito di più è quello degli anni ’80-’90, mi entusiasmava Pernell Whitaker. Mayweather mi piace solo come spettacolo”.
 
Hai fatto la Talent League?
Si ho disputato due match come componente della Toscana. In uno ho battuto Morello in un altro ho pareggiato con Scaringella. E’ stata una bella esperienza. Io sono uno che quando sta con la testa a posto sono difficile da battere, ma se sono sfarfallato e penso ad altro neanche mi importa di prendere i cazzotti”.
 
Che cosa ti dà la boxe?
La boxe per me è un’emozione, mi riempie. Ho subito tante cose nella vita cattiveria, amore, ma l’emozione che ti dà il pugilato non ha paragoni perché parte da dentro. Probabilmente io ce l’avevo dentro da prima, solo che doveva uscire fuori”.
 
Saresti propenso a passare professionista?
Si, perché il dilettantismo non mi piace, dovrei in pratica snaturare la mia personalità e la mia boxe, la vedo come una cosa comandata e non come nobile arte. A me il pugilato piace così come lo intendo io, se mi dice male lo lascio”.
 
Alfredo Bruno