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ECHI DEL PASSATO

UN GIORNO COME OGGI, SETTEMBRE

07/04/2016 - 08:31:01

 

 

IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIO

di Primiano Michele Schiavone

 
1 settembre
 
Widmer Milandri sconfigge Italo Palmarini
Il 13° campione italiano dei pesi medi fu Widmer Milandri che l’1 settembre 1946 a Rimini vinse il confronto valevole per il vacante campionato, deciso ai punti dopo 12 riprese combattute con il romano Italo Palmarini, titolare fino a pochi mesi prima dal giugno 1942. Il forlivese passò professionista nell’ottobre 1943 ed arrivò all’appuntamento tricolore dopo aver superato, tra gli altri, William Poli, Amedeo Dejana e Mario Casadei. Il ‘leone di Romagna’ difese vittoriosamente il titolo tre mesi dopo la sua conquista, a Forlì, in 12 tempi sostenuti contro Augusto Teti. Nel luglio 1947 lasciò la cintura a Cagliari dove cedette nella decima ripresa per ferita a Giovanni Manca. Nel febbraio dell’anno seguente si rimise in corsa per il campionato italiano dei pesi medi, disputando nella sua città l’eliminatoria al titolo, ma incocciò nei colpi di Michele Marini alla seconda ripresa. Il forlivese continuò una intensa attività che lo vide impegnato anche all’estero e solo nel dicembre 1952 disputò un altro match tricolore, pareggiando a Forlì con il campione Ivano Fontana, lucchese di origine teramana. Dieci mesi dopo, a Forlì, ritornò alla guida italiana dei pesi medi a spese del romano Alessandro D’Ottavio, nella disputa per il vacante campionato. Milandri mantenne la seconda cintura tricolore fino a giugno 1954, quando nella sua città cadde nel secondo round sotto i colpi di Bruno Tripodi, ligure cresciuto sui quadrati transalpini. Il romagnolo chiuse la carriera nel luglio 1957, tra i mediomassimi, dopo 100 incontri: 59-28-13. (pubblicato l'1 settembre 2016)
 
2 settembre
 
La costanza di Natale Caredda
Tra i pugili che lottarono a lungo per raggiungere la vetta nazionale si trova il nome del cagliaritano Natale Caredda. Questi, professionista dall’agosto 1969, si trovò ad affrontare il meno esperto Giuseppe Sozio, pugliese di nascita trapiantato in Lombardia, il 2 settembre 1971 a Cagliari e lo eliminò nella seconda ripresa. Dopo alcuni anni di risultati fluttuanti, nel 1976 Caredda imbroccò una serie positiva che lo condusse al campionato italiano dei pesi piuma e nel dicembre di quell’anno, a Cagliari, sconfisse ai punti in 12 riprese il marchigiano Sergio Emili. Il suo regno tricolore fu confermato nell’aprile 1977, nella stessa città, contro lo sfidante bresciano Ambrogio Mariani, già campione italiano dei pesi gallo, con verdetto deciso dopo 12 tempi. Nel giugno seguente lasciò la cintura a Civitanova Marche dove il locale Sergio Emili se la riprese per la terza ed ultima volta. Il tenace e perseverante cagliaritano continuò a lottare, inseguendo nuovamente il sogno tricolore e nel febbraio 1979, ancora tra i suoi concittadini, divenne per la seconda volta campione italiano dei pesi piuma, spodestando al termine di 12 riprese il difficile guardia destra siciliano Salvatore Melluzzo, futuro campione continentale della categoria. Sette mesi dopo, nella lussuosa Fort Village, perse terreno dinanzi a Potito Di Muro, pugliese residente a Torino, lasciandogli il titolo nazionale. Caredda continuò a combattere con fermezza fino al marzo 1983, quando affrontò senza successo a Ginevra, Svizzera, il superleggero locale Michel Giroud, scrivendo sul record il match numero 75: 39-27-9. (pubblicato il 2 settembre 2016)
 
3 settembre
 
Risultato nullo tra Minotti e Carbonara
Il 3 settembre 1972 a Piglio, in provincia di Frosinone, il superleggero frusinate Giuseppe Minotti mantenne il titolo d’Italia Centro-Sud della sua categoria pareggiando sulle 10 riprese con Giuseppe Carbonara, laziale d’adozione originario del barese. Minotti, professionista dal febbraio 1967, divenne campione dell’Italia centro-meridionale nel dicembre 1971, vincendo ai punti sul grossetano Italo Duranti. Prima di affrontare Carbonara difese la sua cintura pareggiando con Tomasso Marocco, laziale di Priverno. Nell’ottobre 1973 Minotti sfidò a Viareggio l’allora campione italiano Piero Cerù, cedendo ai punti in 12 riprese. La sua lunga carriera durò fino al novembre 1979, quando lasciò la boxe dopo 65 combattimenti: 8-47-10. La parabola a torso nudo di Carbonara fu meno prolungata: iniziò nel settembre 1970 e si concluse nel febbraio 1976, con il record di 25 confronti: 15-7-2-1 NC. Carbonara si esibì sia come superleggero che come leggero, categoria nella quale disputò un campionato italiano nel giugno 1973, sfidando a Terni il campione nazionale Enzo Pizzoni, conseguendo il risultato nullo dopo 12 riprese, dopo essere rimasto sconfitto ai punti in 10 tempi sei mesi prima. (pubblicato il 3 settembre 2016)
 
4 settembre
 
Piero Morello, campione d'Italia e d'Europa
Nel secondo anno di attività professionistica Piero Morello si trovò a combattere il 4 settembre 1986 a Silvi, in provincia di Teramo, affrontando il debuttante tunisino Fathi Kaabi, superato ai punti in 6 riprese. Morello, siciliano di nascita residente a Lucca, passò tra i professionisti nel febbraio 1985 ed arrivò all’appuntamento tricolore, per il vacante campionato superpiuma, nell’agosto 1987 a San Felice Circeo, in provincia di Latina, dove sconfisse sulle 12 riprese il calabrese Antonio Renzo, reduce dalla sfida europea al belga Jean-Marc Renard. La conquista del titolo italiano diede a Morello la possibilità di contendere al neo campione continentale della categoria, il foggiano residente nel parmense Salvatore Curcetti, la cintura EBU: il match si svolse nel febbraio 1988 a Brescia ed il risultato ai punti in 12 tempi fu propizio allo sfidante. Nel giugno di quell’anno Morello si presentò ai cuoi concittadini di Villabate, in provincia di Palermo, per difendere la sua seconda cintura contro il francese Raymond Armand, evento che lo confermò campione del vecchio continente al termine delle 12 riprese. In ottobre accettò poi la trasferta in Danimarca dove lasciò il primato europeo al locale Lars Lund Jensen, dopo aver abbandonato nella decima frazione. Morello gareggiò poche volte ancora, fino ad accettare la rivincita con Salvatore Curcetti, valevole per il vacante titolo italiano superpiuma: nel giugno 1991 a Parma, città d’adozione del foggiano, Morello rimase sconfitto con decisione in 12 tempi e lasciò il ring dopo 30 confronti: 26-4-0. (pubblicato il 4 settembre 2016)
 
5 settembre
 
Di Muro spodesta Caredda
La sera del 5 settembre 1979 la boxe italiana celebrò l’incoronazione del campione nazionale dei pesi piuma numero 41: nella sfarzosa Fort Village, località balneare della costa cagliaritana, Potito Di Muro spodestò il sardo Natale Caredda al termine delle 12 riprese, con verdetto ai punti. Di Muro, pugliese della provincia di Foggia residente a Torino, debuttò tra i professionisti nel maggio 1977, e nonostante i primi risultati sconsolanti derivanti dalle sconfitte con Lorenzo Paciullo e Gianfranco Lalli, trovò buone occasioni per farsi osservare con interesse. Nel luglio dell’anno seguente, infatti, diede il primo dispiacere a Marco Gallo, futuro campione italiano dei pesi piuma e superpiuma. Sconfitto ai punti in Norvegia dal locale di origine ugandese John Baker Muwanga, si affermò poi in un torneo allestito a Milano, dove superò Pietro Donati e Vincenzo Di Bari, con il quale aveva pareggiato in precedenza. Nel 1979 effettuò due trasferte in Francia, da dove tornò con altrettanti risultati di parità. Dopo il successo per il tricolore ottenne tre affermazioni consecutive, una dei quali a spese di Arturo De Prezzo, già affrontato con il verdetto di parità. Nel Santo Stefano pugilistico di quel 1979 a Lugo, in provincia di Ravenna, Di Muro lasciò la cintura italiana nelle mani di Alfredo Mulas, locale guardia destra nativo di Genova, dopo che una ferita lo costrinse a desistere nella nona ripresa. Di Muro salì sul ring per l’ultima volta nel settembre 1983 a Pistoia, quando sfidò il campione italiano superpiuma Marco Gallo, finendo sconfitto dopo 12 riprese. Fu per lui il confronto numero 34: 14-13-7. Sul suo record si trovano altri nomi titolati quali Luigi De Rosa, il tedesco Rene Weller, Alfredo Raininger, Michele Siracusa ed Alessandro Scapecchi, oltre al brasiliano Helenio Ferreira, allo zambiese Charm Chiteule ed al francese Aldo Di Benedetto. (pubblicato il 5 settembre 2016)
 
6 settembre
 
Matta, dopo Manai il titolo italiano
Gli appassionati di Sassari del pugilato videro due loro concittadini, Gavino Matta e Giovanni Manai, affrontarsi la sera del 6 settembre 1945 al limite dei pesi mosca. Il più quotato Matta, vincitore di Manai alcuni mesi prima sulle otto riprese a La Madallena, si affermò per la seconda volta con un fuori combattimento decretato nel settimo tempo. Matta divenne professionista nel gennaio 1938, dopo aver concluso una brillante avanzata dilettantistica che lo vide eccellere ai campionati italiani assoluti del 1934 a Napoli, 1935 a Milano e 1936 a Roma, tra i pesi mosca, categoria nella quale ottenne la medaglia d’argento ai giochi olimpici di Berlino nel 1936, finendo dietro al tedesco Willy Kaiser. Con i suoi trascorsi amatoriali Matta venne opposto ai migliori della sua divisione di peso, senza la necessaria ‘gavetta’ e perse contro avversari più esperti quali Enrico Urbinati a Roma e Jackie Peterson in Inghilterra. Tornò alla vittoria in Germania dove sconfisse entro la terza ripresa il campione tedesco Hubert Hoffermanns; quindi superò ai punti, a Modena, il titolato Enrico Urbinati, campione d’Europa e d’Italia che non mise in palio le sue due cinture. Il terzo confronto tra Matta ed Urbinati, per le due corone, avvenne a Roma nel gennaio 1940, quando il sardo dovette abbandonare nell’undicesima ripresa. Dopo quella sconfitta la carriera di Matta divenne discontinua, anche per gli eventi bellici del secondo conflitto mondiale. Chiuse il 1945 con una nutrita serie di successi caratterizzati dalla conquista del titolo italiano dei pesi mosca a discapito del calabrese Antonio Morabito, messo fuori causa nell’ottava frazione per una ferita. In quel modo Matta riscattò l’insuccesso sulle 10 riprese riportato tre anni prima a Novara. Nel luglio dell’anno seguente mantenne la cintura tricolore contro il romano Otello Balardinelli ma la consegnò al conterraneo Mario Solinas nel novembre seguente. La riprese dallo stesso Solinas, sassarese di Porto Torres, nel maggio 1947 e la mantenne fino a settembre, quando gli venne tolta per non averla difesa. Provò a tornarne in possesso della cintura nazionale nel luglio 1948 a Bologna ma il campione Guido Nardecchia lo respinse dopo 12 riprese. A quel punto Matta lasciò la boxe dopo 34 combattimenti: 24-8-2. (pubblicato il 6 settembre 2016)
 
7 settembre
 
Savo, sesto campione dei mosca
Per l’assegnazione del sesto titolo italiano dei pesi mosca, il 7 settembre 1940 a Roma si affrontarono il laziale Vincenzo Savo ed il milanese Carlo Cavagnoli, due pugili che si erano misurati in precedenza, nel capoluogo lombardo, concludendo le 8 riprese con il risultato di parità. Nel secondo confronto valevole per la vacante cintura nazionale il verdetto ai punti, redatto al termine delle 15 riprese, gratificò il rappresentante di Velletri, della provincia romana. Savo durò in carica solo due mesi, nel novembre seguente l’ex titolare Orlando Magliozzi, suo corregionale di Anzio, gli tolse la corona dopo 15 tempi. L’anno successivo Savo e Cavagnoli si affrontarono due volte ancora, con risultati alterni: a Roma si affermò il lombardo mentre a Velletri venne attestata la superiorità del pugile locale. Nel luglio di quel 1931 il laziale si recò a Manchester, in Inghilterra, nel tentativo di spodestare dal trono europeo il locale Jackie Brown, ma venne respinto con verdetto deciso in 15 riprese. Nel gennaio dell’anno seguente rimase sconfitto a Parigi dalla stella del pugilato francese Victor Young Perez, transalpino di origine tunisina finito tragicamente nel campo di concentramento di Auschwitz, Polonia, nel 1945. Savo, inattivo nel 1937 e dal 1941 al 1945, seguitò ad esibirsi in misura ridotta fino al febbraio del 1947, quando appese i guantoni al chiodo dopo 43 confronti: 31-9-3. (pubblicato il 7 settembre 2016)
 
8 settembre
 
Cerù impatta con Marocco
Quando il toscano Piero Cerù divenne campione italiano superleggeri per la seconda volta concesse la chance tricolore al laziale Tommaso Marocco. Il match si svolte l’8 settembre 1973 nella sede dello sfidante, a Priverno, in provincia di Latina, e si concluse con il risultato di parità deciso al termine delle 12 riprese. Il pugile di Carrara divenne professionista nel gennaio 1966 e giocò la sua prima carta tricolore nel maggio di quattro anni dopo, sfidando a Reggio Emilia il campione Ermanno Fasoli, dal quale rimase sconfitto con verdetto ai punti in 12 tempi. Nella rivincita con il lombardo Fasoli, disputata nel marzo 1971, il guardia destra toscano si affermò con un fuori combattimento tecnico nella settima frazione e conquistò l’agognata cintura nazionale. Cerù mantenne il primato italiano contro Romano Fanali, Nicola D’Orazione e Bruno Freschi, prima di perderlo nella quinta ripresa a favore del livornese Fanali nell’agosto 1972. Il carrarese riscattò la brutta serata consumata dinanzi ai suoi concittadini, imponendosi nel giugno dell’anno successivo a Romani Fanali, dopo 12 riprese, conquistando per la seconda volta la corona nazionale dei pesi superleggeri. Archiviato il pareggio con Marocco, disputò altre due difese vittoriose nei confronti di Giuseppe Minotti e Giorgio Braconi. Cerù lasciò vacante la cintura tricolore per sfidare il campione continentale della categoria, lo spagnolo Perico Fernandez: nell’agosto 1974, a Viareggio, l’italiano non ebbe il tempo di giocare l’importante partita a causa di una perfida ferita che lo fermò nella seconda ripresa. Il mese dopo Fernandez venne incoronato a Roma campione mondiale WBC. Il toscano disputò ancora una volta il campionato italiano, nel marzo 1975, cedendo all’udinese Bruno Freschi nel corso della settima ripresa. Cerù salì sul ring per l’ultimo match nell’agosto 1978, chiudendo la carriera dopo 68 sfide: 34-27-7. (pubblicato l'8 settembre 2016)
 
9 settembre
 
Bobby Halpern, sul ring dopo 17 anni di prigione
Il 9 settembre 1977 a Nanuet, nello Stato di New York, il peso massimo statunitense Bobby Halpern affermò la sua antica passione di pugile, nonostante la tarda età, mettendo fuori causa nel terzo round il più giovane Johnny Blaine, connazionale del Connecticut. Figlio di un ebreo e di una irlandese, Halpern nacque nel Bronx, negli anni in cui il quartiere newyorkese era popolato da italo-americani con i quali strinse amicizie che lo portarono ad unirsi a gang di strada con coinvolgimenti in risse di strada tra bande. Dopo molte traversie Halpern scoprì una palestra locale ed iniziò ad allenarsi per diventare un pugile dilettante. Nel 1948 vinse il torneo denominato ‘New Jersey Diamond Gloves’ e collezionò una serie impressionante di vittorie. Si racconta che compilò un record di 200 vittorie contro 10 sconfitte. Ben presto però la sua carriera fu compromessa dalle sue attività criminali. Giovanissimo fu condannato ad una pena detentiva di 4 anni per rapina a mano armata. Halpern, soprannominato ‘il martello ebreo’ passò professionista nel novembre 1958 dopo aver letto, mentre si trovava in prigione, l’autobiografia del campione mondiale Floyd Patterson, intitolata ‘Victory Over Myself’ (La vittoria su me stesso). Dopo solo tre combattimenti a torso nudo si trovò coinvolto nuovamente in una rapina a mano armata con la conseguente condanna detentiva a 20 anni di vita. Quella seconda pesante pena gli dissipò il sogno di combattere per il campionato del mondo, ma non gli spense la fiamma del pugilato che gli ardeva dentro, così continuò ad allenarsi nelle palestre delle prigioni che lo ospitarono. Halpern fu rilasciato nel 1975 ad oltre 40 anni di età e tornò a combattere con successo nel novembre dell’anno seguente, dopo 17 anni di prigione. Subito dopo rimase vittima della potenza del canadese di origine giamaicana Trevor Berbick, futuro campione mondiale Wbc. I risultati positivi del 1977 lo posero all’attenzione di riviste quali Sports Illustrated e The Ring Magazine; come sensazione nazionale apparve in televisione e partecipò a molte trasmissioni radiofoniche. L’anno successivo i pugni di Johnny Kane e Guy Casale frantumarono ogni suo residuo sogno di gloria. A Bobby (Robert) Halpern, che amava indossare sul ring un pantaloncino recante il simbolo della Stella di Davide, gli rimase il paragone con il campione Sonny Liston che, come lui, fu un ex condannato diventato pugile professionista. Halpern lasciò la boxe per sempre nel maggio 1978 con il record di 10-4-0. (pubblicato il 9 settembre 2016)
 
10 settembre
 
Bertini vincitore di Blay
Quando Milano contendeva a Roma il ruolo di capitale italiana del pugilato e le riunioni professionistiche si avvicendavano con validità e regolarità, in una continua competizione al rialzo, ospitò il 10 settembre 1970 un confronto al limite dei pesi welter tra il toscano Silvano Bertini ed il ghanese con licenza italiana Eddie Blay, fissato sulla distanza delle 10 riprese. Tale sfida resse il sottoclou del match tra l’ex campione mondiale medi jr Sandro Mazzinghi e lo sfortunato statunitense Eddie Pace, nella sua ultima esibizione. Fecero parte del programma gli imbattuti Mario Romersi, Germano Valsecchi e Bruno Freschi, tutti vincitori in quell’occasione. Lo scontro tra il campione di Signa e l’eccellente africano arrivò al limite delle riprese stabilite, onorando l’impegno dell’organizzazione con uno spettacolo degno della piazza che lo ospitò, il cui risultato ai punti premiò la preminenza dell’italiano. Bertini debuttò a torno nudo nel gennaio 1965, dopo aver chiuso la parentesi dilettantistica con la medaglia di bronzo ai giochi olimpici di Tokyo dell’anno precedente. Prima ancora collezionò due cinture tricolori, altrettanti titoli mondiali militari, una medaglia d’oro ai giochi del Mediterraneo ed una d’argento ai campionati europei. Portato avanti senza fretta divenne campione italiano tra i professionisti nel febbraio 1968, quando tolse la cintura al laziale Domenico Tiberia a Roma. Difese il titolo sei mesi dopo pareggiando a Lignano Sabbiadoro con lo stesso Tiberia. Nel gennaio 1969 a Bologna destituì dal trono europeo dei pesi welter, con uno spettacolare fuori combattimento nella tredicesima ripresa, l’olandese Edwin Mack, vincitore l’anno prima del milanese Carmelo Bossi. Nel maggio seguente a Parigi dovette lasciare la corona continentale al francese Jean Josselin a causa di una ferita che lo fermò nell’ottavo tempo. Bertini ritornò al successo e continuò fino ad una nuova designazione per il campionato europeo: nel novembre 1971 a Ginevra, Svizzera, la sfida al campione Roger Menetrey si concluse nella tredicesima frazione quando dovette abbandonare. Il toscano lasciò la categoria dei pesi welter e nel luglio 1972 annesse la vacante cintura italiana medi jr con una vittoria ai punti in 12 tempi sul ligure Alberto Torri. Nella nuova divisione di peso si cimentò anche per il titolo mondiale Wba, nel suo ultimo combattimento, perdendo dal campione Koichi Wajima per abbandono alla tredicesima ripresa, nell’agosto 1973 a Sapporo, in Giappone. Bertini lasciò la boxe con il record di 46 confronti: 42-3-1. (pubblicato il 10 settembre 2016)
 
11 settembre
 
Liscapade, due volte campione nazionale
Tra i pugili che conquistarono due volte il titolo italiano dei pesi leggeri jr si trova Salvatore Liscapade, pugliese di nascita residente a Roma, che ci riuscì sempre per il vacante campionato. La prima volta, l’11 settembre 1976 a Nepi, in provincia di Viterbo, ottenne la cintura al termine delle 12 riprese combattute con il lombardo Ugo Poli, già titolare nazionale di quella categoria. Liscapade passò tra i professionisti nell’ottobre 1973 ed arrivò al primo appuntamento tricolore con il record immacolato. La prima difesa del titolo la fece con il più esperto siciliano Giovanni Girgenti, superandolo ai punti in 12 tempi. Nel 1973 mantenne la cintura due volte: in marzo a Rieti contro il lombardo di origine pugliese Biagio Pierri, sconfitto ai punti; in maggio a Taurisano, suo comune di nascita della provincia di Lecce, debellò nel terzo tempo Giuseppe Agate, siciliano trapiantato a Milano. Nel settembre di quell’anno Liscapade lasciò vacante il titolo italiano pensando alla  corona europea posseduta dal bresciano Natale Vezzoli. Si giocò la carta continentale in dicembre, tra i suoi concittadini salentini, perdendo con decisione al termine delle 15 riprese. Nel settembre dell’anno seguente provò a destituire dal trono nazionale il campione Aristide Pizzo, milanese d’origine siciliana, ma una ferita lo fermò nella terza frazione. La seconda conquista tricolore di Liscapade avvenne nel febbraio 1979 a spese del brindisino Cosimo Lavino, sconfitto in 12 riprese a Isernia. In questo secondo regno il mancino pugliese-laziale effettuò due difese vittoriose, entrambe con verdetti ai punti: in maggio contro il marchigiano Sergio Emili, due volte campione nazionale dei piuma, ed in agosto contro il calabrese Salvatore Fabrizio, ex titolare italiano ed europeo dei gallo. Per Liscapade arrivò un secondo appuntamento per la corona europea, nell’aprile 1980, ma il campione Carlos Hernandez lo sovrastò durante la sesta ripresa. Nel novembre dell’anno seguente tornò come sfidante al titolo italiano ma dovette abbandonare nel decimo tempo dinanzi al campione Alfredo Raininger. Decise di lasciare la boxe nel maggio 1983, dopo 35 sfide: 29-5-1. (pubblicato l'11 settembre 2016)
 
12 settembre
 
Minchillo, campione d'Italia e d'Europa
La parentesi italiana di Luigi Minchillo si chiuse il 12 settembre 1980 a Camaiore, in provincia di Lucca, quando difese per l’ultima volta il titolo italiano dei pesi medi jr contro il bresciano Vincenzo Ungaro con verdetto ai punti deciso dopo 12 riprese. Il pugliese Minchillo, cresciuto come pugile a Pesaro, debuttò a torso nudo nel gennaio 1977 dopo aver indossato la fascia tricolore tra i dilettanti, vincendo nel 1975 agli assoluti di Cagliari nei pesi welter, ed aver partecipato alle olimpiadi del 1976 a Montreal in Canada. Tra i professionisti conquistò il titolo italiano vacante nell’aprile 1979 a Pesaro quando sbrigò in una ripresa la faccenda con Clemente Gessi. Per la prima difesa, in giugno, si presentò ai suoi concittadini di San Paolo di Civitate, in provincia di Foggia, e si sbarazzò di Paolo Zanussi in cinque tempi. Per la seconda difesa tornò a Pesaro in dicembre e trionfò su Vincenzo Ungaro nella sesta tornata. Mise in palio la cintura nazionale per la terza volta nel marzo 1980 contro Alvaro Scarpelli, ancora nella sua città adottiva, e lo eliminò nella quarta frazione, riscattando l’unica sconfitta sofferta fino ad allora, per ferita. Dopo il secondo successo a spese di Vincenzo Ungaro si dedicò alla sfida continentale, cosa che si presentò nel luglio 1981 a Formia, in provincia di Latina. Il campione Louis Acaries lasciò la cintura europea all’italiano al termine di 12 riprese. Intanto Minchillo manifestò aspirazioni mondiali e nel settembre seguente a Las Vegas, Nevada, affrontò il pluricampione mondiale Roberto Duran, impegnandolo per 10 riprese. In novembre chiuse quella stagione in Francia dove eliminò nel primo round il transalpino Claude Martin, confermandosi leader del vecchio continente. Nel 1982 confermò la supremazia europea in tre occasioni: in marzo a Wembley, Londra, superò ai punti il britannico Maurice Hope e vendicò le sconfitte inferte da quest’ultimo agli italiani Vito Antuofermo e Rocky Mattioli; in agosto debellò nella quarta ripresa il campione tedesco Jean-Andre Emmerich a Praia a Mare, in provincia di Cosenza; in ottobre a San Severo, in provincia di Foggia, sostenne una feroce difesa contro lo slavo Marijan Benes che superò al termine delle 12 riprese. Dopo un 1983 vincente ma meno intenso, con lo sguardo puntato ad un traguardo mondiale, nel febbraio 1984 affrontò a Detroit, Michigan, il campione WBC superwelter Thomas Hearns, rimanendo sconfitto in 12 riprese dopo una prova enorme. In dicembre provò a destituire il titolare WBA, il giamaicano Mike McCallum: a Milano il ‘guerriero del ring’ finì la sua corsa nel tredicesimo round. Continuò a vincere per altre stagioni prima di chiudere con la boxe nel gennaio 1988 a Rimini, dove una ferita nel quarto tempo lo fermò dinanzi al francese Rene Jacquot per il vacante campionato europeo superwelter, compilando il record di 59 confronti: 54-5-0. (pubblicato il 12 settembre 2016)
 
13 settembre
 
Duilio Loi, campione completo
La terza difesa del titolo italiano dei pesi leggeri da parte del campione Duilio Loi, avvenne il 13 settembre 1953 a Grosseto, contro il locale Emilio Marconi, già affrontato e sconfitto a Cagliari l’anno precedente, e si concluse con il risultato di parità deciso dopo 12 riprese. Il debutto professionistico di Loi ebbe luogo a Genova nel novembre 1948. Due anni dopo disputò il primo campionato italiano dei pesi leggeri pareggiano a Milano con il campione Luigi Malè. Nel luglio 1951, ancora nel capoluogo lombardo, conquistò la vacante cintura nazionale dei pesi leggeri imponendosi a Gianluigi Uboldi. Sostenne la prima difesa vittoriosa contro Marconi nell’aprile dell’anno seguente e poi sfidò a Copenaghen, in Danimarca il campione europeo Jorgen Johansen, perdendo per la prima volta, dopo 15 riprese. Tornò a difendere il tricolore nel gennaio 1953 a Milano, dove piegò Ernesto Formenti. Nella stessa città venne incoronato campione d’Europa nel febbraio dell’anno seguente con un successo ai punti sul danese Jorgen Johansen. Come titolare continentale regnò fino al 1958 con 8 difese all’attivo: superò i connazionali Bruno Visintin e Giancarlo Garbelli in confronti valevoli anche per la cintura nazionale; vantò successi sui francese Jacques Herbillon e Seraphin Ferrer; pareggiò e vinse con lo spagnolo Jose Hernandez, si affermò al transalpino Felix Chiocca e pareggiò nell’ultima difesa con l’udinese Mario Vecchiatto. Nell’aprile 1959 Loi affrontò per la terza volta il grossetano Emilio Marconi, a Milano, e lo superò in 15 tempi togliendogli la cintura europea dei pesi welter. Nel febbraio 1960 respinse ai punti la sfida del ligure Bruno Visintin, sul ring milanese dove lo aveva sconfitto sei anni prima al limite dei pesi leggeri. In giugno volò a San Francisco, California, ed affrontò come challenger il campione mondiale welter jr Carlos Ortiz, portoricano domiciliato a New York, contro il quale conobbe la seconda sconfitta della carriera a torso nudo, giunta dopo 15 tempi. Nella rivincita combattuta in settembre a Milano l’italiano tolse la cintura iridata welter jr a Carlos Ortiz, battendolo sulla massima distanza. Due mesi dopo a Roma difese per la seconda volta il titolo europeo dei pesi welter contro il francese Maurice Auzel. Sempre a Milano, nel maggio 1951 affrontò per la terza volta il caraibico Carlos Ortiz che regolò ancora ai punti, mantenendo la corona mondiale. Tornò a difendere la cintura continentale in agosto contro il danese Christian Christensen, vincendo ai punti, e lo scettro mondiale in ottobre, rimediando il risultato di parità con lo statunitense Eddie Perkins. Nel luglio 1962 mantenne per l’ultima volta il titolo europeo welter a Cagliari superando il locale Fortunato Manca. In settembre tornò alla sconfitta quando l’americano Eddie Perkins gli portò via la cintura iridata dopo 15 riprese. Loi rinnovò le sue qualità di successo in dicembre a spese dello stesso nordamericano Eddie Perkins, al quale portò via la corona mondiale dopo 15 tempi e chiuse definitivamente la gloriosa carriera, al termine del match numero 126: 115-3-8. (pubblicato il 13 settembre 2016)
 
14 settembre
 
Fausto Rossi, Re senza corona
Il 14 settembre 1946 a Roma il locale di origine marchigiana Fausto Rossi affrontò per la settima volta il trevigiano Giovanni Martin, vincendo il confronto con decisione maturata al termine delle 10 riprese. Quell’anno il pugile capitolino disputò solo tre combattimenti, tutti contro l’atleta veneto, con un pareggio e due successi. Gli incontri tra i due iniziarono nel 1942: nei primi due, tenuti a Roma, si affermò ai punti in 10 tempi il laziale mentre nel terzo trionfò sulla stessa distanza il suo avversario sul ring amico di Vittorio Veneto. L’anno seguente si trovarono l’uno di fronte all’altro due volte ancora: Rossi perse il primo match a Padova dopo 10 riprese e pareggiò il secondo a Milano in 8 frazioni. Dopo la parentesi del 1946 tornarono ad affrontarsi nel giugno 1947 a Milano dove il laziale rimase sconfitto dopo 12 riprese valevoli per il titolo italiano dei pesi mediomassimi. La loro ultima sfida, la decima, avvenne nel comune natale di Martin, a Oderzo, nel luglio 1949, ed il risultato ai punti dopo 8 tempi andò al pugile locale. A quel punto della loro storia combattiva il risultato finale dei verdetti li vide appaiati: 4 vittorie ciascuno, contro altrettante sconfitte e 2 responsi di parità. Nonostante questa enumerazione Rossi non poté mai affiancare lo status di campione vantato dal suo storico avversario, perché non venne mai incoronato campione d’Italia, nonostante 6 sfide disputate per il titolo tricolore, quattro tra i mediomassimi, una da medio e l’altra come peso massimo. Il pugile romano può essere definito ‘Re senza corona’ per aver sconfitto diverse teste coronate italiane o averci pareggiato. Perse la prima chance tra i mediomassimi da Mario Casadei nel 1938; pareggiò la seconda e la terza, nella stessa categoria di peso, con Alfredo Oldoini nel 1940 e nel 1941; perse la quarta tra i pesi medi contro Italo Palmarini nel 1942 e la quinta, nuovamente tra i mediomassimi, da Giovanni Martin nel 1947. Dopo un anno di inattività affrontò nuovamente Oldoini nel 1949, senza successo, per il campionato italiano dei pesi massimi. Fu quello il suo ultimo combattimento, il numero 70 (36-21-13) di una carriera iniziata nell’aprile 1936. Rossi affrontò in Germania i grandi tedeschi Gustav Eder e Jupp Besselmann ed il campione francese dei massimi Charles Rutz; superò l’ex campione italiano Aldo Menabeni; si misurò 7 volte con il campione italiano ed europeo Luigi Musina, riportando 1 trionfo, 2 insuccessi e 4 risultati di parità; riportò due successi sul titolare nazionale Alfredo Oldoini senza titolo in gioco; sconfisse il campione nazionale Italo Palmarini senza titolo in palio, superò e perse con Gino Bonvino, campione tricolore della massima divisione di peso; cedette ai punti al campione assoluto Duilio Spagnolo. (pubblicato il 14 settembre 2016)
 
15 settembre
 
Garbelli vince contro Malè
La sera del 15 settembre 1957 il lombardo Giancarlo Garbelli rischiò il suo titolo italiano dei pesi welter a Viterbo contro il locale Luigi Malè, ex campione nazionale dei pesi leggeri, ma lasciò il ring dopo un successo ai punti in 12 riprese. Garbelli passò al professionismo nel novembre 1952 ed arrivò al primo appuntamento titolato nel luglio del 1955, quando sfidò a Milano il campione d’Italia e d’Europa dei pesi leggeri Duilio Loi, perdendo con decisione adottata dopo 15 tempi. Iniziò l’anno seguente con una trasferta in California come peso welter. Tornò in patria con il pensiero rivolto alla sfida tricolore di quella categoria di peso e nel gennaio 1957 affrontò a Taranto il locale campione nazionale Umberto Vernaglione, contro il quale trovò la squalifica nella quinta frazione. Nella rivincita con il pugliese di sei mesi dopo a Bologna ribaltò quel risultato nella sesta ripresa. Dopo la difesa con Malè, nel gennaio 1958 a Roma mantenne il titolo quando superò ai punti il locale Stefano Bellotti, quindi, in giugno, cedette la cintura al ligure Bruno Visintin dopo 12 tempi. Chiuse quell’anno con il tentativo di conquistare la cintura nazionale dei pesi medi posseduta dall’anconetano Italo Scortichini, ma la sfida si concluse nel nono round con il risultato di no contest. Garbelli continuò a combattere nella sua nuova divisione di peso, affrontando alcuni dei migliori pugili presenti nel vecchio continente. Non disputò alcun altro campionato ma seguitò a fornire spettacolo in tutte le sue prestazioni. Proseguì stabilmente nella professione fino al gennaio 1963. Dopo oltre 8 anni di inattività, a quarant’anni compiuti, Garbelli tornò inutilmente a combattere a Madrid, Spagna, nell’agosto 1972. Il suo palmares contempla 98 incontri: 72-14-11-1 NC. (pubblicato il 15 settembre 2016)
 
16 settembre
 
Bruno Santini supera Luciano Lugli
Il campione italiano dei pesi medi numero 27 fu il toscano Bruno Santini, arrivato alla conquista del titolo nel 1965, dopo l’abbandono della cintura da parte di Nino Benvenuti, attratto da aspirazioni internazionali. Il 16 settembre 1965 Santini difese per la prima volta la fascia tricolore a Rimini contro lo sfidante locale Luciano Lugli, conservandola dopo 12 riprese. Santini debuttò al professionismo nel dicembre 1960 e giunse all’appuntamento per il vacante campionato nazionale dei pesi medi nel luglio di cinque anni dopo a Rimini, allora provincia di Forlì, superando sulle 12 riprese il sassarese Francesco Fiori, con il quale aveva pareggiato in 8 tempi a Roma pochi mesi prima. Il campione di Prato prima dell’incoronazione nazionale riportò pochi risultati avversi: il primo nel 1961 dal francese Robert Martinez; il secondo ed  il terzo dallo statunitense Ted Wright; il quarto dall’uruguaiano Ruebn Orrico. Nel gennaio 1966 si presentò nella sua città di Prato e mantenne la cintura italiana contro il romano Fabio Bettini con decisione ai punti, registrando l’ultimo successo della carriera. In aprile a Roma cedette il passo sulle 8 riprese all’americano Clarence James; in luglio abdicò a favore di Carlo Duran, lasciandogli il primato nazionale dopo 12 riprese; in agosto soccombette a Goteborg, in Svezia, al locale Bo Hogberg, ex campione europeo dei pesi superwelter. Lasciò il ring dopo 44 combattimenti: 36-7-1. (pubblicato il 16 settembre 2016)
 
17 settembre
 
Fanali, tre volte campione d'Italia
Il livornese Romano Fanali conquistò il titolo italiano dei pesi superleggeri per la terza volta il 17 settembre 1975 a Livorno, dove tolse la cintura all’udinese Bruno Freschi, fermato nella sesta ripresa per una ferita. Il toscano fece il primo match a torso nudo nel febbraio 1965 e centrò il vacante campionato al primo tentativo nell’agosto del 1968, quando superò in due riprese il tarantino Bruno De Pace. Mantenne la cintura nel gennaio dell’anno seguente pareggiando ad Ancona con il locale Massimo Consolati. Lo stesso fece in maggio contro Ermanno Fasoli, ferito nella settima frazione. Nel settembre successivo gli toccò la stessa sorte a vantaggio di Fasoli, che gli tolse il primato nazionale per un taglio che lo pregiudicò nel sesto tempo. Fanali provò a destituire il lombardo Fasoli nel settembre 1970 ma dovette cedere ai punti. In dicembre insidiò lo scettro continentale al transalpino Rene Roque a Lione, in Francia, rimanendo sconfitto in 15 riprese. Ritornò ad interessarsi del campionato italiano ma un’altra ferita lo fermò nel luglio 1971 dinanzi al carrarese Pietro Cerù. Il livornese ottenne la rivincita nell’agosto dell’anno seguente e vestì per la seconda volta la fascia tricolore fermando Cerù nel quinto tempo. Conservò il secondo titolo nel gennaio 1973 a spese del laziale Tommaso Marocco, ma lo dovette riconsegnare al conterraneo Cerù cinque mesi dopo. Nel giugno 1975 giocò la seconda carta europea lottando a Barcellona, Spagna, per 15 assalti con il campione Jose Ramon Gomez Fouz. Il terzo regno italiano di Fanali si concluse nel febbraio 1976 a Forlì, dove lasciò l’aureola al locale Primo Bandini dopo 12 riprese. Il livornese tornò sul ring per l’ultima volta in marzo ad Oslo, Norvegia, perdendo ai punti dall’ex campione europeo superpiuma Sven Erik Paulsen. Lasciò la boxe dopo 62 confronti: 48-12-2. (pubblicato il 17 settembre 2016)
 
18 settembre
 
Luigi Valentini batte Michele Palermo
L’undicesimo campione italiano dei pesi welter fu il romano Luigi Valentini che il 18 settembre 1951, nella capitale, spodestò dal trono nazionale Michele Palermo, al suo ultimo combattimento, per abbandono nella quarta ripresa. Fu quello il modo di ricambiare l’insuccesso ai punti rimediato nell’aprile del 1946 da ‘Kid Frattini’ Palermo, professionista dal 1931. Valentini lasciò la canottiera nell’ottobre 1944 e pervenne al campionato italiano dopo una lunga gavetta. Nel 1948 il romano, reduce da confronti con qualificati avversari quali Livio Minelli, Umberto Pittori, Fernando Jannilli e Roberto Proietti, si trasferì negli Stati Uniti, perdendo solo da Johnny Bratton, futuro campione mondiale dei pesi welter. Nel 1951 si fece apprezzare in Scozia, dove perse una volta dopo due trionfi. Nel 1952 si esibì due volte a Parigi, con alterna fortuna. In novembre difese per la prima volta la cintura italiana dei pesi welter affermandosi nell’ottavo tempo sul viterbese Luigi Malè, ex campione nazionale di quella categoria. Nel 1952 si recò due volte in Belgio, alternando i risultati con campioni locali. In dicembre, a Cagliari, cedette il tricolore al locale Giuseppe Melis dopo 12 riprese. Valentini continuò a combattere ancora pochi incontri e lasciò dopo il fallito tentativo di riconquistare la cintura italiana contro il toscano Emilio Marconi a Grosseto, con il record di 57 incontri: 30-21-6. (pubblicato il 18 settembre 2016)
 
19 settembre
 
Zampieri su Proietti per ferita
Sono molti i casi in cui un pugile si afferma su un altro con il medesimo risultato prima del limite, nella stessa ripresa. Uno di questi momenti accadde al romano Giovanni Zampieri che il 19 settembre 1970 a Sant’Elia mantenne il titolo italiano dei pesi welter contro il concittadino Fernando Proietti, fermato per ferita nella sesta ripresa, come avvenuto a Roma nel maggio dell’anno precedente. Zampieri ingrossò la schiera dei professionisti nell’aprile 1967 dopo due belle soddisfazioni amatoriali nell’anno precedente, quando indossò la cintura tricolore agli assoluti di Genova e la medaglia d’oro dei campionati mondiali militari a Trieste. La sua prima sconfitta arrivò nel secondo anno professionistico ad opera del concittadino di origine campana Vincenzo Pulcrano con il quale si era creato il dualismo capitolino. La seconda battuta d’arresto gli arrivò al terzo anno dal nigeriano Ferdinand Ahumibe. Nella quarta stagione a torno nudo, nell’aprile 1970, partecipò al vacante campionato italiano dei pesi welter affrontando a La Spezia il locale Alberto Torri, liquidando l’avversario nella seconda ripresa. Per la seconda difesa della cintura italiana Zampieri dovette affrontare il cagliaritano Marco Scano: nel febbraio 1971 a Porto Santo Stefano il romano lasciò il primato allo sfidante sardo nel corso della nona ripresa. Il laziale si rimise in corsa per il titolo nazionale e sfidò Scano nel giugno 1972 a Cagliari, finendo la corsa nel settimo round. Chiuse con il pugilato dopo 32 incontri: 28-4-0. (pubblicato il 19 settembre 2016)
 
20 settembre
 
Roberto Proietti, tre volte europeo
In un passato alquanto lontano capitò più volte che due italiani si affrontarono per la disputa di due campionati, cosa impossibile da vedere ai giorni nostri per le nuove regole in vigore. Il 20 settembre 1942 a Roma si resero protagonisti per la seconda volta di una doppia sfida il romano Roberto Proietti e Bruno Bisterzo, vinta dal pugile locale in veste di sfidante per abbandono dell’avversario alla sesta ripresa. Bisterzo, padovano di nascita residente a Busto Arsizio, in provincia di Varese, si presentò a quell’appuntamento in qualità di titolare europeo ed italiano dei pesi leggeri, corone tolte a Proietti nel maggio 1943 con verdetto sulle 15 riprese. Il romano debuttò al professionismo nel maggio 1941, poco dopo la vittoria agli assoluti italiani tenuti quell’anno a Terni. Bruciò le tappe che lo condussero sedici mesi dopo a sconfiggere in 15 tempi il concittadino Ascenzo Botta e togliergli le cinture d’Europa e d’Italia dei pesi leggeri. Lungo la strada che lo portò al confronto titolato, al sesto incontro a torso nudo, a Roma sconfisse sulle 8 riprese Bruno Bisterzo, reduce dalla conquista della cintura continentale in Germania; quindi pareggiò con lui a Milano in 10 tempi. Nel primo regno europeo Proietti difese lo scettro in Olanda, superando ai punti il locale Jan Nicolaas, prima di cedere il primato a Bisterzo. Il secondo mandato europeo del romano fu più duraturo e rilevante nelle sue prestazioni che lo indussero ad esibirsi ancora all’estero, con due successi in Belgio a spese di Kid Dussart e Joseph Preys, prima di perdere da Billy Thompson in Inghilterra nel febbraio 1948. Proietti tornò sullo scranno europeo per la terza volta nel dicembre dell’anno seguente quando tolse la corona continentale dei pesi leggeri al belga Kid Dussart, ancora a Bruxelles. Nel gennaio 1950 si ripresentò in Inghilterra e difese con successo il titolo contro Billy Thompson, riscattando l’insuccesso di due anni prima. Cinque mesi dopo mise in palio la cintura per la prima volta in patria, a Milano, e superò ancora ai punti il campione belga Joseph Preys. Il romano salì sul ring per l’ultima volta nell’agosto di quell’anno a Copenhagen, dove sconfisse sulle 12 riprese l’imbattuto danese Jorgen Johansen, futuro campione europeo della categoria. Proietti lasciò la boxe con il record di 63 incontri: 55-5-3. (pubblicato il 20 settembre 2016)
 
21 settembre
 
Fabio Bettini, romano campione di Francia
Il pugile Fabio Bettini godette di due cittadinanze, prima quella italiana per la sua nascita a Roma, poi la francese per scelta. Il 21 settembre 1962 Bettini tornò al successo nella capitale francese disponendo nella terza ripresa del tunisino Abassi El Jouini. Il romano divenne professionista a Parigi nell’ottobre 1960, ma per effetto della sua origine disputò il primo campionato italiano dei pesi superwelter, l’inaugurale, nel marzo 1963, cedendo sulle 12 riprese a Bruno Visintin. Benché stabilmente residente a Parigi, partecipò ad altre quattro appuntamenti per il titolo italiano, tre al limite dei pesi medi, perdendo da Nino Benvenuti nel luglio 1964, Bruno Santini nel gennaio 1966 e Carlo Duran nell’agosto di quell’anno, uno ancora tra i superwelter contro il campione Remo Golfarini nell’aprile 1968. Nell’ottobre dell’anno successivo cinse la sua prima cintura, vincendo la vacante francese superwelter a spese di Jean Baptiste Rolland. Nel giugno 1971 gli sfuggì il titolo transalpino dei pesi medi contro Nessim Max Cohen ma si rifece cinque mesi dopo contro lo stesso pugile, divenendo campione francese nella seconda divisione di peso. L’anno seguente mantenne la cintura contro William Potrimol e Gratien Tonna. Sconfitto a Copenaghen dal danese Tom Bogs per il campionato europeo medi nel gennaio 1973, si dedicò con profitto alla difesa del titolo francese, pareggiando con Michel Chapier e superando Joel Le Guern, Vincent Parra e nuovamente Nessim Max Cohen. Nel febbraio 1974 dovette lasciare la cintura a Gratien Tonna, contro il quale in maggio disputò l’ultimo incontro nel tentativo di riprendersi lo scettro nazionale. Lasciò la boxe con il palmares di 88 combattimenti (44-30-14), realizzato con nomi importanti, oltre a quelli citati per i titoli, quali Sandro Mazzinghi, Ted Wright, Souleymane Diallo, Sugar Ray Robinson, Yoland Leveque, Milo Calhoun, Rubin Carter, Bo Hogberg, Pascal Di Benedetto, Johnny Pritchett, Les McAteer, Gerhard Piaskowy, Jean Claude Bouttier, Willie Ludick, Jose Manuel Duran ed altri. (pubblicato il 21 settembre 2016)
 
22 settembre
 
Magnolfi vincitore di Negri
Il fiorentino Alfredo Magnolfi divenne campione italiano dei pesi gallo la seconda volta il 22 settembre 1935, nella sua città, quando tolse il titolo a Gino Cattaneo, con verdetto ai punti in 12 riprese. Magnolfi debuttò come professionista nel marzo 1928 e partecipò al primo match per il campionato italiano dei pesi gallo, lasciato vacante da Domenico Bernasconi,  nel febbraio 1931 a Milano, dove superò dopo 12 tempi Achille Negri, con il quale aveva pareggiato in precedenza. Il toscano, prima di mettere in palio la cintura nazionale per la prima volta, affrontò altre due volte Achille Negri, riportando una sconfitta ed un altro risultato nullo. La prima difesa di Magnolfi avvenne nel dicembre 1932 a spese di Giuliano Secchi; seguì il successo su Leone Blasi nel luglio 1934, prima di cedere ad Edelweiss Rodriguez nell’ottobre di quell’anno. La sua seconda stagione di coronato italiano lo vide impegnato nella difesa contro Giovanni Masella, confronto del novembre 1935 finito in parità, in quella vincente sostenuta nei confronti di Vincenzo Dell’Orto nel febbraio 1936 e nell’ultima battaglia titolata, perduta contro Giuliano Secchi nel luglio seguente. Magnolfi continuò a calcare il ring fino al marzo 1940, senza conseguire altre occasioni tricolori, e lasciò la boxe dopo 92 incontri: 36-29-27. (pubblicato il 22 settembre 2016)
 
23 settembre
 
Baccheschi sconfigge Mazzola
Il terzo appuntamento sul ring tra il toscano Domenico Baccheschi ed il lucano Rocco Mazzola ebbe luogo a Civitavecchia il 23 settembre 1958, quando il potentino mise in palio la sua cintura italiana dei pesi mediomassimi. Quella sera Baccheschi stupì tutti, contro ogni pronostico, e dal ruolo predestinato di sfidante perdente passò alla vittoria dichiarata al termine delle 12 riprese. Il successo proclamò il grossetano di origine aretina nuovo campione italiano della categoria, il numero 23 della storia nazionale dei pesi mediomassimi. Nei due precedenti confronti il toscano rimediò altrettante perdite contro Mazzola: per ferita nel maggio 1956 a Pisa ed ai punti in 8 tempi nell’ottobre dell’anno seguente a Roma. Il risultato del quarto incontro, tenutosi in Ancona nell’ottobre 1959, andò ancora una volta all’ex campione di Potenza. Il ruolo di Baccheschi come campione italiano durò tre mesi, giacché nel Santo Stefano pugilistico romano del 1958 cedette nella penultima ripresa all’imbattuto bresciano Sante Amonti, lasciandogli il titolo. Il toscano si esibì per la prima volta a torso nudo nel luglio 1955 e continuò fino al dicembre 1960, quando lasciò il ring dopo 33 confronti: 18-10-5. (pubblicato il 23 settembre 2016)
 
24 settembre
 
Brandi batte Lopopolo
L’aretino Piero Brandi realizzò la sua sagace e penetrante prestazione della carriera professionistica la sera del 24 settembre 1964, quando a Treviso tolse il titolo italiano dei pesi superleggeri al lombardo Sandro Lopopolo, al termine di una sfida durata 12 riprese. Brandi debuttò senza canottiera nell’aprile 1962 dopo l’esperienza amatoriale che lo vide sul podio europeo del 1959 a Lucerna, Svizzera, con la medaglia d’argento tra i superleggeri, categoria nella quale partecipò l’anno seguente alle olimpiadi di Roma, dove si fermò al terzo match dopo due successi, e guadagnò la medaglia d’argento ai mondiali militari del 1961 a Fort Dix, New Jersey. Nel 1963, dopo una nutrita serie di trionfi, impattò a Firenze con il locale Nedo Stampi, poi conobbe la prima sconfitta a Milano dal brasiliano Antonio Fernandez de Jesus, quindi infilò due successi prima di abbandonare contro Massimo Consolati. L’anno successivo dopo la conquista del titolo italiano rimase vittima del brasiliano Luiz Penteado a Roma. Nel gennaio 1965 a Rimini mise in palio la sua cintura contro l’imbattuto mancino romagnolo Efrem Donati, pareggiano sulle 12 riprese. Nel marzo seguente arrivò la rivincita reclamata da Sandro Lopopolo, a Genova, dove la cintura ritornò al milanese quando Brandi abbandonò l’incontro nell’ottava ripresa. Una nuova serie positiva del toscano lo rilanciò verso obiettivi rilevanti e nel maggio 1966 sfidò sul ring amico di Arezzo il campione europeo Willy Quatuor, nel tentativo di togliergli la cintura continentale, ma la sua aspirazione finì nel corso dell’ottavo tempo. In ottobre tornò a combattere l’ultimo positivo match e chiuse con la boxe dopo 40 confronti: 33-5-2. (pubblicato il 24 settembre 2016)
 
25 settembre
 
Freschi supera Bergamasco
L’udinese Bruno Freschi divenne campione italiano dei pesi superleggeri al secondo tentativo il 25 settembre 1974 a Forni di Sopra, in provincia di Udine, superando l’imbattuto campano Ernesto Bergamasco, ferito e fermato nella seconda ripresa, per il campionato lasciato vacante dal toscano Piero Cerù. Così il friulano divenne l’ottavo titolare di quella categoria, nata 11 anni prima. Freschi debuttò come professionista a Milano nell’ottobre 1969 dopo aver vestito la fascia tricolore dei dilettanti per due anni consecutivi, agli assoluti di Napoli nel 1967 e di Cecina nel 1968, nella sua naturale categoria dei pesi superleggeri. La sua prima sconfitta a torso nudo arrivò nell’ottobre 1971 a Milano dove abbandonò contro Serafino Lucherini. Tornato al successo l’anno seguente, in marzo sfidò il campione italiano Piero Cerù, dal quale fu eliminato nel decimo tempo. Continuò con esiti positivi fino alla conquista della cintura nazionale nel 1974, anno chiuso con una sciagurata trasferta in Danimarca contro il locale Joergen Hansen, futuro coronato europeo dei welter. Nel 1975 mise in palio il titolo italiano tre volte, con due vittorie ed una perdita: in marzo si prese una sonora rivincita a spese del toscano Piero Cerù con un fuori combattimento nella settima frazione; in giugno costrinse all’abbandono nel secondo tempo il lombardo di origine marchigiana Piero Meraviglia; in settembre cedette il primato nazionale in Livorno, al locale Romano Fanali, per un ferita che lo tolse dalla competizione nella sesta ripresa. Freschi indossò nuovamente la cintura italiana nel marzo 1977, di fronte ai suoi concittadini, eliminando nell’ottavo round il lombardo Giambattista Capretti, in una sfida valevole per il vacante campionato superleggeri. In agosto Freschi subì la stessa sorte dinanzi a Giuseppe Martinese, concludendo il suo secondo regno tricolore. L’udinese diede l’addio al pugilato con esito positivo nell’aprile 1979, nella sua città, ed appese i guantoni dopo 43 combattimenti: 36-7-0. (pubblicato il 25 settembre 2016)
 
26 settembre
 
Kalambay, una cittadinanza feconda
La cittadinanza italiana concessa allo zairese Sumbu Kalambay lo proiettò in campo tricolore, permettendogli la chance al campionato nazionale dei pesi medi, opportunità che sfruttò il 26 settembre 1985 a Caserta, quando spodestò il campione Giovanni De Marco dopo 12 riprese. Kalambay debuttò al professionismo nell’ottobre 1980, in Austria, superando prima del limite il locale Esperno Postl. Prima della conquista tricolore l’afro-italiano tentò il lancio internazionale affrontando senza successo lo statunitense Duane Thomas in Atlantic City, New Jersey. La cintura italiana gli aprì le porte del vecchio continente e gli consentì di sfidare il campione europeo Ayuk Kalule, mancino danese di origine ugandese, contro il quale perse ai punti in dicembre ad Ancona. Nel settembre dell’anno seguente Kalmbay mantenne il primato italiano contro Giovanni De Marco. Nel maggio 1987 a Londra si giocò in modo appropriato la sua seconda carta europea, destituendo il guardia destra inglese Herol Graham. Il nuovo successo lo ammise a competere per il vacante campionato mondiale WBA de pesi medi ed in ottobre, a Livorno, s’impadronì della cintura iridata a scapito dello statunitense Iran Barkley. Nel 1988 mise in palio la corona iridata in tre occasioni vincenti: in marzo a Pesaro contro il giamaicano Mike McCallum, in giugno a Ravenna a spese dell’americano Robbie Sims ed in novembre a Monte Carlo contro Doug DeWitt, altro statunitense. Nel marzo dell’anno seguente s’interessò alla cintura IBF, volando a Las Vegas, Nevada, per sfidare il possessore Michael Nunn, contro il quale rimase vittima nel round iniziale. Kalambay tornò ad interessarsi del titolo europeo e nel gennaio 1990 se ne impossessò nuovamente dopo averlo tolto all’italiano Francesco Dell’Aquila. Difese con successo la cintura continentale in Francia, nel luglio di quell’anno, contro il transalpino Frederic Seillier, e poi pensò di riprendersi la corona mondiale WBA, ma il nuovo campione Mike McCallum, nell’aprile 1991, gli negò l’aspirazione. Così Kalambay continuò a gestire con profitto il suo patrimonio europeo, sottomettendo l’inglese John Ashton, lo slavo Miodrag Perunovic ed ancora l’inglese Herol Graham e l’irlandese Steve Collins. Nel maggio 1983 rimase sconfitto a Leicester dall’inglese Chris Pyatt, per il vacante campionato mondiale WBO dei pesi medi, e lasciò il pugilato agonistico dopo 64 incontri: 57-6-1. (pubblicato il 26 settembre 2016)
 
27 settembre
 
Farinelli, per tre volte campione d'Italia
Il bolognese Enzo Farinelli vantò tre cinture italiane, due tra i pesi gallo ed una al limite dei piuma. La prima conquista la fece il 27 settembre 1969 a Cagliari, dove superò ai punti sulle 12 riprese il locale Carmelo Massa, per il vacante campionato dei pesi gallo. Abbandonò il titolo nel giugno del seguente anno alla vigilia della sfida portata al campione europeo della categoria Franco Zurlo, con il quale aveva pareggiato nel marzo 1969 nel primo tentativo tricolore; nella rivincita rimase sconfitto a Napoli con verdetto in 15 tempi. Nel giugno 1971 a Viareggio superò per squalifica Salvatore Fabrizio, nel confronto per il vacante campionato italiano dei gallo, e vinse la seconda cintura nella stessa divisione di peso. In dicembre, a La Spezia, cedette il primato nazionale al locale Antonio Sassarini per fuori combattimento nella dodicesima ed ultima ripresa. Tentò la terza conquista tra i pesi gallo nell’agosto 1972 a Genova, ma il calabrese Salvatore Fabrizio gli soffiò il successo al termine delle 12 riprese. Farinelli passò a militare nei pesi piuma e nel  marzo 1973 sfidò il campione italiano Elio Cotena, finendo sconfitto ai punti sui 12 tempi. Lo stesso anno, quando il napoletano lasciò vacante la cintura dei piuma, Farinelli si trovò a competere per il campionato italiano contro il toscano Bruno Pieracci: in ottobre a Rimini dispose nell’ultimo round del co-sfidante e si aggiudicò la sua terza corona nazionale. Tornò a La Spezia nell’aprile 1974 e per la seconda volta lasciò il suo alloro al locale Antonio Sassarini, passato nella nuova categoria, con verdetto ai punti. La parabola professionistica di Farinelli, iniziata nel febbraio 1967 a Bologna, si concluse nello stesso mese del 1976 in Brasile contro il due volte campione mondiale Eder Jofre. Lasciò la boxe dopo 46 confronti: 26-12-8. (pubblicato il 27 settembre 2016)
 
28 settembre
 
Bottiglieri, due cinture italiane
Il ridente comune di Vietri sul Mare, uno scrigno della provincia di Salerno, nella serata del 28 settembre 1984 ospitò la rivincita tra il napoletano Salvatore Bottiglieri ed il mancino siracusano Salvatore Melluzzo, nel loro secondo confronto valevole per il campionato italiano dei pesi piuma. Il campano divenne possessore della cintura nazionale sei mesi prima a Riva del Garda, in provincia di Trento, a spese del siciliano che venne fermato nella decima ripresa per ferita. In Campania le cose andarono allo stesso modo con la differenza che l’epilogo a scapito di Melluzzo si concretizzò nella dodicesima ed ultima frazione. Tra i due confronti Bottiglieri mantenne la cintura tricolore contro il brindisino Pasquale Mazza, in giugno a San Giuseppe Vesuviano, con un risultato ai punti. Il napoletano lasciò il titolo l’anno seguente e nel luglio 1986 sfidò a Londra il campione europeo Jim McDonnell, perdendo con verdetto ai punti. In novembre si riappropriò della vacante cintura italiana dei piuma superando con decisione il suo concittadino Carlo Quintano a Campione d’Italia, enclave italiana in territorio svizzero. Bottiglieri, professionista dal febbraio 1982, abbandonò anche la seconda corona nazionale e si orientò con successo verso il titolo internazionale Wbc che difese vittoriosamente in due occasioni. La nuova esperienza sopranazionale gli disegnò un traguardo ancora più ampio e nel febbraio 1989 a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, tentò di spodestare il sudafricano Brian Mitchell dal trono iridato WBA dei pesi leggeri jr, però l’imbattibile campione del mondo lo respinse in 8 tempi. Il napoletano si ripresentò alla corte italiana dei pesi piuma nel novembre 1990, ma il pareggio deciso sul ring di Villacidro, in Sardegna, lascò al salernitano Vincenzo Limatola la palma di campione. Bottiglieri smise di praticare il pugilato dopo la sconfitta all’ottavo round patita da Fabrice Benichou, nell’agosto 1991 in Francia, per il campionato continentale posseduto dal transalpino, con il record di 37 confronti: 30-5-2. (pubblicato il 28 settembre 2016)
 
29 settembre
 
Le fiammate di Matteo Salvemini
Il barlettano trapiantato nel milanese Matteo Salvemini vinse il titolo italiano professionistico al primo colpo, il 29 settembre 1978 a Milano, con l’aggiudicazione della vacante cintura dei pesi medi, quando il suo co-sfidante cremonese Trento Facciocchi venne squalificato nella settima ripresa. Il guardia destra Salvemini si convertì al professionismo nel febbraio dell’anno precedente, dopo una campagna dilettantistica che lo vide trionfare agli assoluti del 1974 a Rimini, tra i pesi superwelter. Nel 1979 mise a segno due propizie difese del titolo: in maggio a Rieti sperò ai punti il romano Roberto Felicioni, poi in ottobre a Roma l’altro capitolino di origine beneventana Nicola Cirelli, con un risultato conseguito nell’undicesima e penultima frazione. L’anno successivo lasciò la cintura tricolore per avere cura di un appuntamento in campo continentale. Nella memorabile data del 10 settembre 1980, a Sanremo, in Liguria, la cintola di Salvemini cinse la cintura europea dei pesi medi tolta all’inglese Kevin Finnegan dopo una battaglia durata 12 riprese. Tre mesi dopo Salvemini consegnò a Londra il titolo del vecchio continente al britannico Tony Sibson che glielo strappò nel corso del settimo round. Tre successivi esiti positivi condussero Salvemini nel febbraio 1982 a sfidante Gaetano Ardito per il vacante campionato italiano dei pesi medi, a Firenze, dove il fiorentino di origine napoletana lo superò ai punti. Da quel momento Salvemini riportò altre quattro sconfitte, una delle quali contro Aldo Buzzetti che, nel maggio 1983 lo fermò nella quinta frazione della corsa per, ancora una volta, il vacante campionato italiano dei pesi medi. Disputò l’ultimo match nell’aprile 1983, quando decise di abbandonare l’attività dopo 31 confronti: 25-6-0. (pubblicato il 29 settembre 2016)
 
30 settembre
 
Quante battaglie tra Canè e Ros
Tra il bolognese Dante Canè ed il trevigiano Bepi Ros ci furono cinque sfide, tutte all’insegna del campionato italiano dei pesi massimi. Nell’ultimo confronto, tenutosi a Reggio Emilia il 30 settembre 1976, la vittoria venne assegnata al pugile emiliano con decisione ai punti in 12 tempi. A quel punto i due si trovarono in perfetto equilibrio di risultati dopo due successi per parte ed un risultato di parità. Il primo match tra i due avvenne a Bologna nel maggio 1970 e Ros vinse nell’undicesima e penultima frazione, togliendo il titolo all’avversario. Il secondo incontro si tenne ancora nel capoluogo emiliano, nell’ottobre dell’anno seguente, e Canè riconquistò la cintura. Il terzo combattimento si svolse a Conegliano, in provincia di Treviso, ed il titolo tornò a Ros ancora con verdetto ai punti. Si ritrovarono nella stessa località, per Il loro quarto appuntamento, nel luglio 1974, quando Canè mantenne la sua terza cintura con il risultato di parità. A quel punto l’emiliano si trovò indietro nel computo dei risultati e solo due anni dopo ristabilì il bilanciamento di tutti gli esiti registrati nei loro combattimenti. (pubblicato il 30 settembre 2016)
 
 

 
 

 

 

 

 

 

 

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