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Due volte campione Italiano dei pesi Medi JrScomparso a 76 anni compiutiIl 31 maggio passato è venuto a mancare l’ex campione italiano di boxe Aldo Battistutta. Si è spento nella sua città friulana di Udine, dove era nato il 10 dicembre 1938. La notizia è stata data dalla sua famiglia: la moglie Maria e le figlie Monica e Zaira. Il rito funebre si è tenuto mercoledì 3 giugno scorso nella chiesa S.Vito presso il cimitero comunale. Oltre alla famiglia ha lasciato la nipote Asya, alla quale era molto legato, il fratello Giuseppe e le sorelle Silvia, Maria, Mafalda ed Elda. Professionista dal giugno del 1963 ha continuato a combattere fino al dicembre del 1971, dopo essere salito sul ring 46 volte, sommando 27 trionfi (17 prima del limite), 16 insuccessi e 3 risultati di parità.Aveva 33 anni quando decise di abbandonare l’attività pugilistica: dopo 8 anni di combattimenti a torso nudo, fiero di aver conquistato due volte la cintura di campione d’Italia dei pesi superwelter. Si sentì appagato; aveva anche girato mezzo mondo: Germania, Stati Uniti, Svezia, Costa d’Avorio, Austria, Yugoslavia e Sud Africa. Divise l’esperienza statunitense con il compagno di scuderia Nino Benvenuti, impegnato nelle sfide mondiali con Emile Griffith, subendol a stessa sorte: una vittoria ed una sconfitta. Battistutta è stato un atleta generoso, dotato di fermezza combattiva che ha saputo contrastare gli avversari meglio attrezzati tecnicamente. La sua costanza, la sua tenacia, lo hanno portato lontano, riconoscendogli i meriti che la dura legge del ring a volte nega ai tanti praticanti. Si racconta che iniziò ad andare in palestra all’età di 17 anni perché considerato affetto da rachitismo: l’incontro casuale con la boxe ne ha fatto un campione. ![]() Ha iniziato militando tra i pesi welter, categoria nella quale ha disputato il suo primo titolo nazionale nel 1967 contro il laziale Domenico Tiberia, finito con la sconfitta ai punti in 12 riprese. Nell’aprile del 1969 contese all’altro laziale Massimo Bruschini la vacante cintura dei pesi medi jr ma dovette arrendersi nell’undicesima ripresa per ferita. Sei mesi dopo ottenne la rivincita e si fregiò della sua prima corona italiana della nuova divisione di peso con l’eclatante successo al quinto round. La sua città gli offrì di difendere il titolo tra le sue mura contro il livornese Remo Golfarini, ex campione d’Italia e d’Europa. Lui assecondò la scelta dei suoi concittadini e nel marzo 1970 trionfò sul più quotato avversario con la decisione ai punti in 12 riprese. Nell’agosto seguente dovette cedere il primato nazionale al ceccanese Domenico Tiberia con verdetto ai punti in 12 tempi. Si rifece nel luglio del 1971 contro il suo corregionale Roberto Sgrazzutti con una palese superiorità sancita al decimo round: riconquistò il vacante titolo italiano dei pesi medi jr. Purtroppo sulla sua strada si ripresentò Domenico Tiberia, la sua bestia nera, e per la terza volta, era il dicembre del 1971, dovette capitolare nella penultima frazione. A quel punto prese la saggia decisione di appendere i guantoni al classico chiodo. Disse basta senza ripensamenti. Il suo esuberante temperamento è rimasto nei cuori e nelle menti di quanti lo hanno potuto ammirare sul ring. Aveva affrontato tanti pugili di valore, con alterna fortuna, ma sempre con la consapevolezza di aver dato il meglio delle sue capacità. Tra i tanti avversari ricordiamo, oltre i citati Tiberia, Bruschini e Golfarini, l’inglese Johnny Cooke, campione Britannico e Commonwealth oltre che sfidante europeo di Carmelo Bossi; il sublime cubano Miguel Angel Garcia; il campione francese Francois Pavilla, sfidante mondiale di Curtis Coke; l’eccellente Lennox Beckles della Guyana; l’enigmatico nigeriano Cyclone Barth; l’austriaco Johann Orsolics, ex campione continentale dei superleggeri e dei welter; Carmelo Bossi, campione italiano ed europeo dei welter e del mondo tra i medi jr; il sudafricano Pierre Fourie, campione nazionale dei medi e mediomassimi, quattro volte sfidante mondiale dei mediomassimi contro i fuoriclasse Bob Foster e Victor Galindez.Primiano Michele Schiavone ![]() |
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Professionista dal giugno del 1963 ha continuato a combattere fino al dicembre del 1971, dopo essere salito sul ring 46 volte, sommando 27 trionfi (17 prima del limite), 16 insuccessi e 3 risultati di parità.
Lui assecondò la scelta dei suoi concittadini e nel marzo 1970 trionfò sul più quotato avversario con la decisione ai punti in 12 riprese. Nell’agosto seguente dovette cedere il primato nazionale al ceccanese Domenico Tiberia con verdetto ai punti in 12 tempi. Si rifece nel luglio del 1971 contro il suo corregionale Roberto Sgrazzutti con una palese superiorità sancita al decimo round: riconquistò il vacante titolo italiano dei pesi medi jr. Purtroppo sulla sua strada si ripresentò Domenico Tiberia, la sua bestia nera, e per la terza volta, era il dicembre del 1971, dovette capitolare nella penultima frazione. A quel punto prese la saggia decisione di appendere i guantoni al classico chiodo. Disse basta senza ripensamenti. Il suo esuberante temperamento è rimasto nei cuori e nelle menti di quanti lo hanno potuto ammirare sul ring. Aveva affrontato tanti pugili di valore, con alterna fortuna, ma sempre con la consapevolezza di aver dato il meglio delle sue capacità. Tra i tanti avversari ricordiamo, oltre i citati Tiberia, Bruschini e Golfarini, l’inglese Johnny Cooke, campione Britannico e Commonwealth oltre che sfidante europeo di Carmelo Bossi; il sublime cubano Miguel Angel Garcia; il campione francese Francois Pavilla, sfidante mondiale di Curtis Coke; l’eccellente Lennox Beckles della Guyana; l’enigmatico nigeriano Cyclone Barth; l’austriaco Johann Orsolics, ex campione continentale dei superleggeri e dei welter; Carmelo Bossi, campione italiano ed europeo dei welter e del mondo tra i medi jr; il sudafricano Pierre Fourie, campione nazionale dei medi e mediomassimi, quattro volte sfidante mondiale dei mediomassimi contro i fuoriclasse Bob Foster e Victor Galindez.
