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GIOCHI ASIATICI 2014: INDIANA CONTESTA IL BRONZO

 

 

Sarita Devi Laishram disconosce la vittoria della coreana Park Ji-Na

L’attività internazionale in maglietta

Campionati russi a Rostov sul Don

di  Giuliano Orlando

Si sono conclusi a Incheon nella Corea del Sud, tra la fine di settembre e il 3 ottobre, i Giochi Asiatici, la più importante rassegna continentale, giunta alla 17° edizione. Finale col botto che non ti aspetti. Nel settore femminile, l’indiana Sarita Devi Laishram, nei leggeri non ha accettato la sconfitta in semifinale contro la coreana Park Ji-Na, decretata per 3-0 e al momento della premiazione ha lanciato verso la coreana la medaglia apostrofandola così: “Questa è per te e per tutta la Corea. Meriti solo il bronzo”.
 
Sarita Devi Laishram piange di rabbia durante la premiazione
 
L’India tra le donne ha conquistato il bronzo anche nei medi con Pooja Rani e l’oro nei 51 kg. con la più popolare atleta della nazione, Mary Kom, 31 anni, cinque ori mondiali, bronzo olimpico a Londra, tre volte mamma, protagonista del film autobiografico “Mary Kom” uscito da pochi mesi. In fatto di verdetti casalinghi la Corea ha scheletri giganti nell’armadio della storia. Quelli perpetrati ai Giochi di Seul nel 1988, non hanno eguali. Vittime illustri tra gli altri, nei superwelter il nostro Nardiello e ancor più Roy Jones jr. defraudato a sua volta in finale del successo contro lo stesso Park, di cui si sono perdute le tracce dopo l‘oro immeritato. Si scoprì che il Comitato coreano aveva fatto pervenire nelle camere dei giudici e arbitri costosissimi orologi d’oro. La scandalo arrivò alla vetta del CIO e l’allora presidente, lo spagnolo Samaranch, nemico giurato della boxe, minacciò di escludere il pugilato dai Giochi, pericolo scampato, con l’esordio delle micidiali macchinette. Croce e delizia per oltre un ventennio di altrettanti verdetti assurdi. La Corea evidentemente perde il pelo ma non il vizio.
 
L’Indiana Sarita Devi Laishram, classe 1985, prima dell’ultima medaglia di bronzo conferitale è stata campionessa nazionale e mondiale dei pesi leggeri; vanta vittorie in diversi tornei internazionali e la medaglia d’argento ai Giochi del Commonwealth 2014; nel 2009 il Governo Indiano l’ha gratificata con l’Arjuna award per le sue prestazioni sportive.
 
L’edizione maschile ha visto la presenza dei migliori di tutte le nazioni iscritte. Il bilancio della rassegna partita dai sedicesimi fino ai medi, ha confermato il dominio del Kazakistan che ha messo sul ring i protagonisti dei mondiali di Almaty 2013, tenuti a riposo nelle World Series, apparsi in occasione del President’s Cup Almaty, disputato a luglio, dove erano presenti russi, cubani, thailandesi, mongoli, ucraini, uzbeki, filippini e azeri. I locali hanno vinto con Zhakipov (49), Eralyev (56), Abdrakhmanov (60), Eleusinov (69), Alimkhanuly (75), Niyazimbeto (81) e Dychko (+91), tutti sul podio ai mondiali, lasciando le briciole a Cuba con Ruiz (91), Uzbekistan con Zoirov (52) e Masuk (64) thailandese. Russia all’asciutto. Dopo tale scorpacciata ha tenuto a riposo i suoi gioielli per riproporli ai Giochi Asiatici. Dei vincitori del “President’s” si sono ripetuti gli iridati Eleusinov, che nel 2013 venne indicato dall’AIBA il miglior pugile dell’anno, il medio Alimkhanuly, l’argento mondiale Niyazimbetov (81) e Dychko (+91) ottimamente recuperato dopo il rovinoso ko subito nella finale mondiale contro l’azero-russo Medzhidov. Deludente il leggero Abdrakhmanov, fuori nelle eliminatorie conto il jordano Obada al-Kasbeh, giunto poi al bronzo, fermato dal filippino Suarez, che il nostro Valentino affronterà il 24 ottobre ad Almaty nella prima tappa del torneo dell’APB. Chi la spunta se la vedrà col vincitore tra l’irlandese Joyce e il kazako. Campioni d’Asia altri due kazaki, il mosca Suleymanov, pugile attendista, molto sgusciante e il massimo Pinchuk che non è un fenomeno, però centra gli obiettivi. Entrambi sono iscritti al torneo APB. La Corea ha vinto nei 49 kg. con l’ottimo Shin Jong-Hung che ha zittito le velleità di Zhakipov in finale e il filippino Barriga che ben conosciamo con i Thunder Italia, in semifinale. Stesso discorso vale per Han Sang-Myeong nei 56 kg. quattro incontri vinti 3-0, tra i battuti il mongolo Nyambayar, argento a Londra, il kazako Eraliyev bronzo iridato e in finale il cinese Zhang Jiawel, molto bravo.
 
In agosto si sono svolti a Sofia in Bulgaria gli 8° campionati dell’Unione Europea, fermi dal 2009 disputati a Odense in Danimarca. In quell’occasione un bronzo con Francesco Rossano nei +91. La rassegna, nata nel 2003 a Strasburgo in Francia, con l’Italia che presentava un squadra fortissima, ma poco fortunata con Bundu, Picardi, Pisapia, Zamora, Pisanti, Russo e Boschiero, l’unico in medaglia con l’argento nei leggeri. Dal 2004 a Madrid, fino al 2007 a Dublino, passando da Cagliari (2005) e Pecs (Ungheria) nel 2006, il nostro super Cammarelle corona un poker di vittorie, primato assoluto. Nel 2008 in Polonia solo il bronzo di Picardi. Per la cronaca a Madrid, Cammarelle batte in finale il polacco Wach e l’anno dopo a Cagliari il bulgaro Kubrat Pulev, il primo ha disputato il mondiale contro Wladimir Klitschko nel 2012, mentre il secondo affronta il pluricampione il prossimo novembre. Valentino che annovera tre vittorie, nel 2006 prevale in finale sul turco Aydin Selcuk, altro sfidante mondiale.
Nella capitale bulgara l’Italia si presenta con otto atleti. D’Andrea (56), Introvaia (60),) e Cavallaro (75) fuori subito, sia pure con avversari di tutto rispetto come il moldavo Gojan campione europeo 2011, il promettente georgiano Eranosyan al quale fanno un grazioso regalo e il francesi Assomo, Di Russo (69) passa il primo turno ai danni del croato Rudan, ma si ferma contro il transalpino Cissokho bestia nera per l’Italia. Lo ricordiamo dubbio vincitore di Mangiacapre nelle World Series. Gli altri quattro salgono sul podio. Cappai pur sconfitto dal locale Andonov, aiutato dai giudici, si ferma al bronzo, mentre il gigante romano Vianello dopo aver battuto nei quarti l’irlandese Gardiner e in semifinale il georgiano Bakhtideze, tenuto a bada col sinistro, trova nell’inglese Clarke un ostacolo arduo per il vigore atletico. Il vincitore è un gigante da seguire, in semifinale ha battuto nettamente il francese Yoka, l’eterna promessa mai mantenuta. La strada del mediomassimo Manfredonia e del superleggero Mangiacapre, conduce all’oro. Il brasiliano di Napoli, inizia battendo il moldavo Ciobanu bronzo europeo, ai danni di Fiori nei quarti, è poi la volta di Pantaleyev pugile di casa, in semifinale lo slovacco Strnisko, in finale trova il quotato irlandese Darren O’Neill, e anche stavolta la spunta 2-1, come è stato per tutti gli incontri sostenuti. Straordinario il cammino stagionale di questo pugile che a Galliate a dicembre, vinse il titolo per grazia ricevuta ai danni di Sperandio. Bergamasco lo chiama in nazionale e lui, passo dopo passo, vittoria dopo vittoria, soffrendo e picchiando, è stato l’azzurro col maggior numero di successi. Per Mangiacapre, tornato superleggero la prova era il test per capire se il rientro valeva la pena di tante rinunce. Non solo ha vinto, superando prima il georgiano Melikishvili, poi il lituano Petrauskas uno dei favoriti, in semifinale il moldavo Galagot vice campione d’Europa e in finale il bulgaro Ismetov. Quattro incontri in sette giorni e il premio del miglior pugile del torneo. Un Mangiacapre in grande spolvero, fiducioso dei propri mezzi, capitano dei Thunder Italia e la concreta speranza di arrivare a Rio 2016.
 
Le donne hanno ottenuto podi all’Ahmet Comert di Istanbul in Turchia, proseguendo la linea di eccellenza già offerta dalle youth e junior. Sul non facile ring della metropoli sul Bosforo, ha destato sorpresa fino ad un certo punto, l’eliminazione della vice mondiale Terry Gordini contro la locale Akar, come quelle subite dalla Verrecchia (57) con la russa Zrazhevskaya vincitrice del torneo e della Alberti (64) per merito della Ondina, altra russa. Marenda (60) e Mesiano (57) a loro volta battevano la Dobrynina oro europeo in carica e la bulgara Kamenova argento, rompendo un tabù. Brava anche l’Amato (69) superiore alla magiara Olah. Peccato che tutte e tre si siano fermate in semifinale, battute guarda caso da tre turche, con molti dubbi nei riguardi di Mesiamo e Amato, vittime del fattore campo. Visto che agli europei di Bucarest a giugno tutte e tre sono uscite prima delle semifinali, potenza dell’aria di casa. Per fortuna, accanto ai tre bronzi brilla l’oro raccolto dalla Severin (+81) che conferma come l’argento europeo sia stata la premessa per il decisivo passo avanti. Contro la veneta il fattore campo non è bastato alle atlete di casa Yenilmez e Bozduman. L’azzurra in un colpo ne ha fatto fuori due. Bilancio più che valido, in un torneo dove il pedaggio è una costante. Nel torneo maschile era presente il mediomassimo Fiori, regolarmente battuto nei preliminari dal magiaro Harcsa, a sua volta stoppato nel match successivo dal russo Magomedov, poi vincitore del torneo.
 
A fine agosto si sono svolti a Rostov sul Don i 13° campionati russi, partiti dai 16° con 18 massimi e 20 supermassimi, tutti campioni delle varie regioni, con una base di parecchie centinaia al via. Molte le novità, considerato che nel 2013 alcuni titolari di Londra e altri big, come Aloyan (52) giunto al quarto titolo, mancando in finale una battaglia non facile contro Vetkin, 21 anni, infortunatosi in semifinale, Nikitin (56), Polyanskiy (60), Chebotarev (75), Bivol (81) e Tishchenko (91) sono rientrati e hanno vinto. Si è confermato Gimbatov (+91) classe 1993, battendo ancora in finale Babanin, che aveva superato l’ex europeo 2011, il mancino Omarov in semifinale. Presente anche Kuzmin, che nel 2011 a Mosca visse il momento di gloria, battendo Cammarelle nei quarti per arrivare al titolo. Dopo quel trionfo, non ha più raccolto nulla. Agli assoluti, imperterrito prosegue a combattere. Stavolta l’ha battuto in semifinale Gimbatov, nel 2012 Omarov in finale. Riconferma anche per il superleggero Dunaytsev, 22 anni e una buona base tecnica, che in finale ha superato Zakaryan, ex campione 2012. Delusione per il welter Zamkovoy, bronzo a Londra, che ha mancato il terzo alloro, superato in finale da Butayev, classe 1992 in crescita. Nei mediomassimi Bivol si conferma il migliore ribattendo il generoso Ivanov, il cui unico bagliore resta l’europeo di Minsk 2013. Il massimo Tishchenko, 23 anni, torna e vince ai danni di Alezey Egorov, che in sua assenza nel 2013, era salito al vertice nazionale. Bella vittoria di Vasiliy Egorov (49), in una categoria dove sono usciti in semifinale il campione uscente Galanov, argento europeo 2011, titolare già nel 2009 e 2012 e il non più verde Ayrapetyan, 31 anni, nato a Baku in Azerbajan, attivo dal 2000, vinse il primo titolo nel 2006 gemellandolo con l’europeo, superando in finale il nostro Pinto. Il bis a Minsk sette anni dopo. Adesso sembra accusare il logorio del tempo.
 
A proposito di Minsk, una rappresentativa italiana ha incontrato la nazionale bielorussa, composta dai migliori o quasi, uscendone sconfitta 7-3. Risultato di per se accettabile, considerati i valori in campo. Ma mentre i giovani e inesperti Conselmo (48) e Grande (52) si sono battuti al meglio superando Kaliyanc vice campione nazionale e il campione 2010 e 2013 Loban, sia Fiori (81) che Munno (75) hanno deluso e non poco, superati da Mickhail Dolgolevic e Bondarenko, confermando i limiti di un temperamento tiepido nel momento della battaglia. Ha vinto per contro il debuttante gigante romano Carbotti, che alla finale della Talent League aveva superato alla grande il più quotato Rossano. Il giovanotto ha margini di miglioramento, intanto fa esperienza positiva. Gli altri, da Nocera ad Ambrosi, da Barsotti a Zaccagno la sconfitta era nei pronostici. Mentre D’Andrea stenta a crescere nei 56 kg. una categoria non sua.
 
Giuliano Orlando

 

 

 

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