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I PRIMI DIECI PESI MASSIMI ITALIANI

 

Esclusiva classificazione di Pietro Anselmi

Noi di sportenote abbiamo ritenuto di affidare a Pietro Anselmi, l’unico vivente in grado di fornirci la ricerca storica riguardante il pugilato italiano, anche con i record di tutti gli atleti tesserati alla Fpi, dal primo all’ultimo, il solo ad averli, il complesso e ponderoso compito di compilare le classifiche dei primi dieci pugili italiani di ciascuna categoria di peso.
Per ovvie ragioni l’amico Pietro ha reputato di iniziare la singolare e personalissima ripartizione dalla categoria di peso più affascinante, quella dei pesi massimi.
Seguiranno, con apposite valutazioni, le graduatorie delle altre divisioni di peso inferiore, a scalare, fino alla meno pesante.
Ecco la prima "sfornata". Con un click sul nome di ciascun pugile si accede al record. Buona lettura.


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Pensavo fosse più facile stilare una classifica dei migliori pugili italiani di tutte le categorie. Ho accettato di buon grado di cimentarmi in questa avventura, ma ben presto mi sono accorto come l’impresa fosse più difficile del previsto. L’arco di tempo preso in considerazione, più di un secolo in cui hanno combattuto i protagonisti, non permette di avere confronti diretti che avrebbero facilitato il compito. Inoltre il pugilato è molto cambiato in tutti questi anni e ciò permette di affermare che i pugili di alcuni lustri passati furono senz’altro migliori degli attuali, per abilità schermistica, serie di combinazioni e varietà di colpi, capacità offensiva, destrezza difensiva ed altre attitudini della noble art. Per avere una classifica più aderente possibile alla realtà ho dovuto tenere in considerazione anche il valore dei titoli conquistati dai vari pugili. Ne uscirà una classifica che sarà opinabile ma che sarà la mia classifica dei migliori dieci pesi massimi italiani. Subito un nome mi è rimbalzato in testa, quello di un certo Rocco Marcheggiano, noto come Rocky Marciano, indiscusso migliore di tutti, ma la nostra classifica riguarderà solamente i pugili italiani.
Al primo posto metto Primo Carnera, campione del Mondo, d’Europa e d’Italia in un periodo in cui il pugilato esprimeva tutto il suo massimo gradimento ed era seguito con passione in tutto il mondo. Carnera era un emigrante come molti in quel periodo ma fu sempre legato alla propria terra d’origine. Ancora oggi il nome di Carnera viene ricordato anche da chi non lo ha mai visto combattere, come qualcosa di grande, stante l’impatto che la sua figura ha generato sulla gente. Carnera non ha mai fatto il dilettante e con il tempo ha imparato a boxare ed i suoi combattimenti contro i migliori pugili di quel momento ne sono la riprova. Dopo la conquista del titolo mondiale contro Jack Sharkey, venne seguito da settantamila spettatori in Piazza di Siena a Roma quando conquistava anche il titolo europeo conto lo spagnolo Paulino Uzcudum. Un curriculum di 104 combattimenti con solo 14 sconfitte (quasi la metà di queste a fine carriera) lo consacrano come il miglior peso massimo italiano di tutti i tempi.
La seconda posizione spetta ad Erminio Spalla. Pugile molto amato dal pubblico italiano ha avuto il grande merito di inserire il pugilato italiano in un contesto europeo dominato in quel periodo dall’Inghilterra e dalla Francia. Autodidatta perfezionava il suo modo di combattere sotto le armi tanto da regalare all’Italia il primo trofeo vinto alle Olimpiadi militari di Joinville in Francia. Campione italiano è stato anche il primo pugile a conquistare il titolo europeo della categoria quando all’Arena di Milano, sostenuto da cinquantamila spettatori, batteva di misura ma nettamente il gigante olandese Van Der Veer che lo sovrastava di ben diciassette chili di peso.
Al terzo posto colloco Francesco Damiani, il secondo pugile italiano ad aver conquistato un titolo mondiale, inaugurando l’allora neonata WBO, la più giovane in ordine di tempo e, quindi, meno importante tra quelle più affermate fino a quel tempo. Dotato di ottima tecnica ha saputo mettere a frutto il suo valore con la conquista del titolo europeo della massima categoria. In quel momento il panorama mondiale era dominato da Mike Tyson. Damiani è stato un grande dilettante, bistrattato a volte da giurie partigiane come alle Olimpiadi di Los Angeles. Comunque capace di imporsi al grande cubano Teofilo Stevenson ai campionati mondiali di Monaco di Baviera nel 1982.
Sul quarto gradino va Francesco Cavicchi. Il bolognese aveva tutte le qualità per ottenere grandi risultati. Fisico possente, disponeva di ottima tecnica pugilistica oltre al pugno risolutore. Unico punto negativo il temperamento. La mancanza di "cuore" come si dice in gergo gli impedì traguardi superiori al titolo europeo.
Il quinto punto tocca a Paolo Vidoz. Il goriziano malgrado avesse speso le migliori energie nel suo cammino dilettantistico (cinque volte campione italiano, bronzo ai mondiali supermassimi del 1997, oro ai Goodwill Game, argento agli europei del 2000 e bronzo alle Olimpiadi Di Sydney) seppe imporsi anche tra i professionisti con il titolo europeo conquistato contro il tedesco Timo  Hoffmann e difeso vittoriosamente contro Michael Sprott e Cencgiz Koc. Dopo la perdita del titolo per mani di Vladimir Virchis combatteva altre quattro volte per il titolo comportandosi sempre con decoro.
Al sesto posto pongo Lorenzo Zanon. Il lombardo suscitava grandi speranze al suo passaggio al professionismo. Aveva doti tecniche eccezionali sorrette da un fisico adeguato. Purtroppo un incidente motociclistico poco prima del salto di categoria lo danneggiava notevolmente. Il parziale uso del piede sinistro lo pregiudicava togliendogli quella potenza del destro che notoriamente parte dalla gamba rimasta offesa. In carriera, dopo l’europeo otteneva un combattimento per il mondiale  contro il grande Larry Holmes a Las Vegas.
La settima posizione l’assegno ad un atleta che pur avendo al suo attivo solo il titolo italiano, aveva fatto sognare gli sportivi che vedevano in lui un probabile continuatore delle gesta di Erminio Spalla, il toscano Roberto Roberti. Fu pugile dotato di una tecnica poco più che discreta ma faceva affidamento sui suoi notevoli mezzi fisici, (pesava  sui cento chilogrammi), e su una devastante potenza nei pugni. In America si fece notare per una lunga serie di vittorie e dopo il successo su Monte Munn, pugile di valore inserito nelle classifiche mondiali, tornava in Italia. Conquistava il titolo nazionale ma dovette disputare il combattimento per l’europeo a Bruxelles dove il favorito campione in carica, Pierre Charles lo respingeva ai punti.
Sull’ottavo gradino vedo Duilio Spagnolo. Il vicentino, milanese d’adozione, era un atleta dotato di fisico longilineo con buona secchezza di pugno e classe. Fece parte di quel manipolo di pugili che una volta raggiunto il successo su scala nazionale, si catapultava oltre oceano in cerca di fortuna. Il suo nome è legato alla rivalità con Luigi Musina, a quei tempi molto sentita, un dualismo alla Coppi-Bartali del ciclismo. Oltre oceano ha disputato ventiquattro duri combattimenti soccombendo solo contro i più forti.
Per gli ultimi due posti a disposizione i pretendenti sono molti e tutti meritevoli.
Al nono posto colloco Giuseppe Ros detto Bepi. Secondo il mio parere merita questo riconoscimento. Fisico poco adatto alla categoria, suppliva a questa deficienza con una straordinaria continuità d’azione che alla fine stroncava ogni avversario. Più volte campione d’Italia tentava l’avventura in campo europeo quando il campione in carica era l’ungherese di nazionalità britannica  Joe Bugner, grande atleta che godeva dei favori del pronostico. Alla Albert Hall di Londra  l’italiano veniva accolto con sorrisi ironici tanto stridente era la sua conformazione fisica nei confronti dello statuario campione d’Europa. Ma alla fine gli applausi erano tutti per lui che scendeva dal ring a testa alta. Aveva perso ma il più provato alla fine era il suo vincitore, che aveva dovuto subire la proverbiale incessante attività del brevilineo pugile, vero "Razza Piave" capace di farlo indietreggiare con colpi precisi ed efficaci.
La decima posizione l’assegno al "Martello di Manerbio" ovvero al bresciano Piero Tomasoni. Mancino potente dominava in Italia ma per ben tre volte veniva respinto per il titolo europeo. Due volte Karl Mildenber a Francoforte in Germania e la terza contro Henry Cooper a Roma, dove, prima di soccombere, riusciva ad inginocchiare il grande campione britannico.

Pietro Anselmi

 

 

 

 

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