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RENATO DE DONATO SI CONFESSA

 

DE DONATO ALLA VIGILIA DELLA SFIDA

AL CAMPIONE ITALIANO ESPOSITO

Si apre la settimana (finora) più importante dell’ancor breve carriera professionistica di Renato De Donato, che venerdì sera a Pompei sfiderà in trasferta il campione Samuele Esposito per il titolo italiano dei superleggeri (diretta su Raisport).

 Il talentuoso mancino del Team Cavallari, che in poco più di un anno da prof ha disputato sette match non scontati vincendoli tutti brillantemente ai punti e mostrando sul ring ottime qualità tecniche, parte per la Campania con grande determinazione: «Andiamo lì per prendere il titolo», ha dichiarato.
 
 Sono ottimisti anche il manager Sergio Cavallari, che stravede per De Donato e lo considera una promessa del pugilato professionistico italiano, ed il maestro Nello Iovino, che venerdì sarà al suo angolo insieme ad Antonio Leva: «Abbiamo solo un risultato - dice Iovino - e dobbiamo sfruttare la possibilità. Credo che sarà un bel titolo italiano: la nostra tecnica contro la potenza di Esposito… Saliamo sul ring e vediamo cosa succede, noi siamo pronti».
 
 25enne milanese, ultimo di nove fratelli, Renato De Donato ha iniziato a fare pugilato a 17 anni «un po’ per caso – racconta –. Ho cominciato ad andare in palestra per mettermi in forma. La cosa della boxe che mi è piaciuta fin da subito è che si può fare a pugni per sport. Non sono mai stato un tipo rissoso, ma lottare in modo istintivo e naturale in un contesto sportivo per me è il massimo. In palestra (l’ex Accademia Europea, in zona piazza Udine, adesso si chiama Dolce & Gabbana Thunder Gym) ho trovato il maestro Nello Iovino, che dopo sei mesi mi ha fatto subito combattere il mio primo incontro da dilettante. Non me ne sono nemmeno accorto, è stato tutto graduale. Al debutto ho perso contro un 30enne: di misura, ai punti, ma pur sempre perso, e mi sono arrabbiato come una bestia. Ho detto: non voglio più perdere! Poi invece ne ho persi altri…».
 
 Da dilettante Renato ha disputato 56 incontri vincendone 37, pareggiandone 7 e perdendone appunto 12, con vittorie di prestigio e convocazioni in nazionale: «Ho vinto subito, a sorpresa, i primi Campionati Regionali disputati. Agli Assoluti nazionali ho perso contro il campione in carica, Ottavio Di Leo, ma mi hanno visto bene, e mi hanno convocato per il primo ritiro in nazionale, ad Assisi. Però ero inesperto e mi hanno lasciato a casa. Poi due anni dopo ci sono tornato, in Nazionale. Nel 2008 ho vinto Guanto d’Oro, Universitari, medaglia d’argento agli Assoluti, dove ho perso in finale per soli 2 punti contro Vangeli, ancora mi mangio le mani! Sia io che lui siamo stati poi convocati in Nazionale, nella stessa categoria, in ballottaggio».
 
 In Nazionale sono arrivate le sfide contro i migliori superleggeri dilettanti di tutto il mondo: «Sono cominciati i dual match a Milano, in cui ho incontrato pugili di diverse nazioni, ma poi ai mondiali purtroppo hanno portato Vangeli… Ho affrontato avversari come lo statunitense Frankie Gomez, argento ai Mondiali di Milano, adesso professionista pupillo del mio idolo Oscar De La Hoya. Ho perso, ma l’incontro è stato bello equilibrato, e mi piacerebbe incontrarlo di nuovo. Poi ho incontrato il cubano Ronier Iglesias (oro ai Mondiali): ho perso, era veramente fortissimo. Ho combattuto anche contro il russo Semen Grivachev, campione dell’Unione Europea, e lui l’ho battuto! Infine ho disputato un torneo in Austria con la nazionale: ho vinto l’oro e la coppa come miglior pugile. Poi ho visto che non giravo più in Nazionale, e ho deciso di diventare professionista, vivendo il passaggio come una evoluzione naturale: il dilettantismo era solo una tappa, il vero pugilato secondo me è quello senza caschetto e con tanti round».
 
 Intanto Renato si è laureato in Scienze Motorie (ora è alle prese con l’ultimo anno della laurea specialistica), lavora come allenatore alla Cus Milano Rugby, dove allenta i bambini, e come educatore e pedagogo nelle scuole elementari e medie: «Mi sono avvicinato al rugby attraverso l’università, lo sto studiando. Rugby e boxe sono sport con molti aspetti simili: sono presenti la lotta, lo scontro fisico, la tecnica, la paura ed il rispetto nei confronti dell’avversario, oltre a un grande senso di appartenenza; le affinità psicologiche sono molte, perché in entrambi gli sport sei in mezzo al vortice, e devi ballare! La gente non si avvicina al pugilato, ha paura… Ma in una palestra con persone competenti non vieni certo mandato allo sbaraglio, non ti accorgi neanche di salire sul ring… Il mio maestro Nello Iovino parte dalla costruzione della persona, e vede il pugile come uno schermitore».
 
 Poi nel 2010 il tesseramento da professionista con il Team Cavallari: «Al primo incontro, lo scorso settembre sempre in Campania contro il pugile di casa Mario Lamberti, mi sono stupito di come i guanti da professionista fossero piccoli, e della assoluta libertà senza il caschetto protettivo: ti si liberano le idee, anche se i colpi fanno più male! Quel primo match con Lamberti è stato finora il più difficile, ho accusato una testata durante la prima ripresa… Poi ho sconfitto l’imbattuto Valbonesi a casa sua, il bulgaro Stoychev, Di Feto, Malek e sugli 8 round Fjodorovs e Sachbazjan… Finora è andato tutto liscio come l’olio. I momenti più difficili in carriera li ho vissuti nei dilettanti (con Iglesias in particolare ho dovuto soffrire veramente tanto), ho preso botte forti ma senza mai subire un conteggio. So che ci saranno momenti duri anche nei professionisti, ma sono pronto a soffrire per vincere, a partire da venerdì. Un ringraziamento va al nutrizionista Daniel Danila, ed ai pugili Riccardo Pintaudi e Gianluca Frezza, con cui ho fatto i guanti in queste settimane».
 
 Il welter milanese Riccardo Pintaudi esordirà da professionista con i colori del Team Cavallari proprio venerdì sera a Pompei nel ‘sottoclou’ contro Giovanni Architravo. Nell’altro match di contorno sarà impegnato anche il medio Endrit Vuka contro Elio Cotena jr, per una tripla sfida Team Cavallari – Team Cotena.
 
Ufficio stampa Boxe Cavallari
 
 

 

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