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Il "Maestro di Cavezzo", vero spirito di avventuradi Pietro Anselmi Nei primi anni del secolo scorso il pugilato italiano in America era stato validamente rappresentato dai nostri migranti giunti nel nuovo paese privi di ogni cognizione pugilistica, trovando nella boxe un modo per emergere e farsi rispettare da chi era arrivato prima di loro. Verso la fine degli anni venti, furono i figli di prima generazione, quelli che ricordiamo come italo-americani, ad imporsi in tutto il paese. Nel frattempo anche in Italia il pugilato aveva cominciato ad essere praticato con successo ed alcuni valorosi atleti sentirono il bisogno di esplorare quell’emisfero da dove provenivano notizie mirabolanti di grandi campioni. Il primo fu il modenese Nando Tassi. Una figura totalmente dimenticata in quanto non aveva titoli da sbandierare e farsi ricordare. Analizzando il suo record si possono capire molte cose sulla sua figura di pugile e uomo. Diplomato maestro di scuola elementare, il pugilato fu anche un mezzo per girare il mondo e fare esperienze importanti. Dopo una brevissima parentesi dilettantistica, si trasferiva a Milano dove passava professionista con un minimo di esperienza. L’inizio fu poco brillante in quanto le sconfitte superavano di molto le vittorie. Ma aveva un’arma importante sulla quale faceva affidamento: il suo destro che quando arrivava a segno era determinante. Con queste premesse e tanto coraggio partiva per il Sudamerica dove non ebbe fortuna. Su quei ring era impossibile vincere. Fu a Nord che Tassi trovava il terreno ideale per il suo pugilato fatto di forza ed ardore agonistico. In un paio d’anni disputava ventuno combattimenti contro i più forti mediomassimi dell’ovest americano. Le vittorie cominciarono a farlo conoscere e tra queste spicca il pareggio imposto a Jimmy Braddock il campione che tutti conosciamo. Conclusa la sua avventura pugilistica tornato al suo paese riprendeva ad espletare la sua professione e da tutti viene ricordato come il "Maestro di Cavezzo".
Totale incontri 36 (19. 16. 1.)
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