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ISLAM TIMURZIEV, UNA VITA STRONCATA DALLA LEUCEMIA

 

 

Leucemia fatale a Timurziev, il gigante russo morto a 32 anni.

Destinato ad una grande carriera, costretto al ritiro a 25 anni, dopo aver vinto l’europeo, titolare ai Giochi di Pechino.

di Giuliano Orlando

Islam Jachjajewitsch Timursijew, mussulmano sunnita, nella notte del 31 agosto chiude la sua breve vita, nell’ospedale di Sapsi, la città dove i Timurziev risiedevano dai primi del 1900, provenienti dalla Turchia. Islam aveva 32 anni, era nato il 9 gennaio 1983 a Nazran, fino al 2002 la capitale della Repubblica autonoma caucasica delI’Inguscezia. A 12 anni era entrato nella palestra locale, attratto dal pugilato, aiutato dal fisico robusto, oltre che da qualità atletiche notevoli. Una palestra sui generis, come ricorda il suo primo maestro Igor Bariev: “Un vecchio magazzeno dismesso, senza ring e con pochi attrezzi, ma Islam dimostrò subito di essere speciale. Sovrastava tutti i coetanei ed era molto maturo. Al compimento dei 14 anni, era il 1997, segnalai Islam alla sede di Mosca che lo convocò per uno stage. Quando nel ’98 vinse il titolo cadetti, con un anno di anticipo sul previsto, restò nel giro della nazionale. Ogni volta che tornava a casa, non dimenticava mai di venirmi a trovare, spesso accompagnato da mamma Khadi, sua grande tifosa”.
Durante i campionati europei dello scorso mese a Samokov in Bulgaria, chiesi ad Alex Lebzyak notizie su Timurziev. Il responsabile del team russo dal 2012, è nei quadri tecnici dal 2001, seguendo le giovanili e quindi Timurziev, che avevo visto a Mosca nel 2005, battere il cubano Solis, oro di Atene, che non conosceva sconfitte da diverse stagioni, riportandone una forte impressione per la boxe molto concreta anche se un po’ ripetitiva. Vista l’età (22 anni) pensai fosse il degno successore di Alex Povetkin, che nel quadriennio 2001-2004, aveva conquistato tutto (europei, mondiali e olimpiadi) e dopo l’oro di Atene, stava giustamente pensando al professionismo, per concretizzare sul piano delle borse, un futuro che a 25 anni, poteva riservargli lauti guadagni. Come è avvenuto. La risposta di Lebzyak non faceva presagire nulla di buono: “La leucemia non perdona e Islam negli ultimi anni è peggiorato, in particolare aveva quasi perduto la vista. Nel 2014 è stato operato in Turchia e in apparenza sembrava in recupero. Un miglioramento apparente. Al momento è in osservazione nell’ospedale di Sapsi e i medici non sono ottimisti”.
Purtroppo le previsioni drammatiche sono sfociate nella morte prematura a soli 32 anni, la stessa età in cui nel 2000, Alex Lebziak aveva vinto l’oro olimpico a Sydney, dopo la grande delusione sopportata nella stessa città nove anni prima, battuto in finale dal nostro Tommaso Russo, autentico outsider, che sconvolse tutti i pronostici. Proprio in quell’occasione conobbi Lebzyak. Amicizia che non si è mai interrotta.
I primi segnali della subdola malattia di Islam spuntano alla fine 2005, nel momento della piena maturità, dopo un cammino esaltante nei tornei giovanili. Oro europeo cadetti nel ’99 a Baku in Azerbajan nei +81, battendo il croato Preskar e in finale l’ucraino Medzhhydov 11-5. Nel 2000 ai campionati russi jr. si ferma in semifinale, battuto da Albora. Si rifà l’anno dopo, prima il titolo russo di categoria, battendo in finale il quotato Kamenv al primo round, poi il trionfo agli europei jr. (nel 2008 diventeranno youth), a Sarajevo in Bosnia: quattro incontri e altrettanti KO. Salah (Svezia), Bartkievwic (Pol), Helenius (Fin) e Medzhydov (Ucraina) le vittime. Nel 2002, anno degli europei di Perm, vinti nei +91 da Povetkim ai danni di Cammarelle, in una finale che altrove avrebbe premiato l’italiano, Timurziev disputa il torneo dei massimi a Vladivostok, presenti i più forti giganti russi. Timurziev è il più giovane (19 anni). Batte Chechenev nei quarti, ma cede nettamente di fronte a Povetkin (5-0), troppo esperto, mentre di fronte a Derevtsov finisce alla pari, come dice il verdetto di 2-3. Un quarto posto onorevole. Preludio alla prima presenza agli assoluti senior nel 2003, dove conquista un ottimo bronzo, fermato in semifinale ancora da Povetkin che a sorpresa, perde il titolo dal più anziano Lezin che aveva battuto meno di quattro mesi addietro a Vladivostok. Timurziev cresce anno dopo anno, la guida tecnica di Lebziak da i frutti sperati. Migliora la difesa, si muove meglio e aumenta il repertorio dei colpi, che fanno molto male. Se ne accorgono anche i compagni di allenamento, che faticano a tenere i suoi colpi. Impressione concretizzata ai campionati nazionali del 2004, disputati nel novembre a Samara. Timurziev li vince disputando un solo match, contro Adamov, visto che Sukhoverhkov e in finale Charitonov perdono per WO. Nel febbraio del 2005 prende parte allo storico torneo Strandja a Plovdiv in Bulgaria. Inizia costringendo all’abbandono il turco Keskin, ma viene dichiarato sconfitto dal locale Kubrat Pulev il beniamino di casa, con un verdetto bugiardo. Cinque mesi dopo, sullo stesso ring, in occasione degli europei, Pulev finisce ko al terzo round in semifinale. L’unico ad impegnarlo è il nostro Cammarelle nei quarti, mentre il croato Tomasovic e in finale il finnico Helenius cedono nettamente. La stagione iniziata alla grande, riserva a Timurziev una forte delusione a Baku nella tradizionale sfida tra Cuba e Russia della Coppa Nazioni. A distanza di un anno, ritrova Solis che dopo aver subito per due round, inizia il terzo deciso a capovolgere la situazione, dopo la strigliata del suo tecnico Salgado, che non ci sta ad una nuova sconfitta. Sorpreso dall’assalto del cubano, Timurziev viene contato e subisce ulteriori colpi, fino allo stop dell’arbitro che ritiene il russo incapace di difendersi. Sconfitta pesante e inattesa. Nel 2007 torna a combattere con rinnovato slancio. Prende parte agli assoluti a Yakutsk nel mese di maggio e ottiene l’argento, battendo Kamenev, Kharitonov e Arshba. Cede di stretta misura (22-19) a Sergeyev dalla boxe poco spettacolare ma utile a fare punti. Vince il primo Memorial Popenchenko a Mosca a fine agosto, superando due quotati rivali come Kuzmin e Pliyev e partecipa a novembre ai mondiali di Chicago. Inizia molto bene, superando l’irlandese McMonagle, l’azero Mammadov e il locale Hunter giungendo in semifinale. La sfida per la finale è contro Cammarelle, che nel frattempo è cresciuto, ma la notte precedente al match viene ricoverato d’urgenza in ospedale per un attacco di appendicite, Sfuma la rivincita e su Timurziev, cala un silenzio misterioso. Si rincorrono voci disparate, un intervento al cervello, in particolare. A sorpresa, appare il suo nome nei +91 quale titolare della Russia ai Giochi di Pechino 2008 a fine agosto. Al debutto sul ring del Workers’ Gymnasium affronta l’inglese David Price, sulla carta alla sua portata. All’angolo di Islam ci sono Kromov e Lebzyak. Timurziev inizia all’attacco, cercando la corta distanza per evitare l’allungo del più alto inglese, che appare intimorito. Si conclude il primo round con Timurziev, meno tonico del solito, ma avanti 2-0. Nella seconda tornata, un preciso diretto destro di Price arriva preciso al mento del russo che finisce clamorosamente al tappeto. Si rialza, cerca di replicare ma si espone ai colpi lunghi di un galvanizzato rivale che costringe il russo ad un nuovo kd, ancora sul destro. L’arbitro a questo punto ferma il match, con una decisione affrettata, poiché Timurziev appare lucido e pronto a riprendere la lotta. Mentre Price esulta, il russo è giustamente e decisamente contrariato. E’ l’ultima apparizione di Timurziev sul ring. Ha solo 25 anni e qualche mese dopo inizia la battaglia più difficile, dovendo combattere contro la leucemia che lo assale con ferocia. Islam ha lottato per sette anni, tra speranze e delusioni. Lo hanno aiutato sia la comunità mussulmana sunnita che lo stesso governo dell’Inguscezia, vicino al campione. Il ministro dello sport Iliaz Kotiev partecipa in solido alle spese per l’intervento in Turchia e il governo aiuta la famiglia alle costose cure, fino all’ultimo. Lo scorso aprile, Islam in una lunga intervista ad una emittente locale, appare fiducioso, non scartando una ripresa dell’attività. In realtà la condizione dell’ex campione non risulta certo ottimale, ma la speranza, dopo un parziale recupero della vista, è l’arma per non cedere. Purtroppo il sogno si spezza brutalmente pochi mesi dopo, a soli 32 anni. Di lui resta il ricordo di un campione che molto ha dato sul ring e ancor più ha lottato una volta sceso. Adesso riposa nel piccolo cimitero di Nazran dove era nato.
 
Giuliano Orlando

 

 

 

 

 

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