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5 marzo 1954: Paddy De Marco batte James Carterdi Alfredo Bruno Quando Paddy De Marco salì sul ring del Madison Square Garden di Mew York erano in pochi a credere che ce l’avrebbe fatta a detronizzare James Carter, campione del mondo dei leggeri. Gli scommettitori davano perdente il piccolo paisà, nato da genitori italiani, residente a Brooklyn. La madre era di Rogliano Calabro e il padre di Benevento. Il suo nome originario era Pasquale, che fu americanizzato in Pat e poi divenne familiarmente Paddy. De Marco era diventato lo sfidante al titolo grazie alle sue precedenti vittorie su Carlos Chavez e soprattutto su Ralph Dupas, considerato all’epoca il numero uno. Nel suo record pur avendo riportato 67 vittorie erano segnati in rosso ben 11 sconfitte, sia pure subite quasi tutte da uomini di primissimo piano come ad esempio Orlando Zulueta, George Araujo, Willie Pep e quel Tony De Marco, che sarebbe diventato campione dei welter, il quale pur avendo lo stesso cognome non era affatto suo parente. Invece tra i suoi successi oltre ai due già citati facevano spicco nomi come Sandy Saddler, Billy Graham, Teddy Davis ecc. ![]() Paddy che era soprannominato l’ariete, perché si scagliava contro gli avversari a testa bassa, era passato professionista nel 1945 a 17 anni. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel bambino diligente e rispettoso, che passava il suo tempo in parrocchia e che faceva il chierichetto, sarebbe diventato un pugile; infatti, quando cominciò a frequentare la scuola media, dimostrò una forte propensione nei riguardi dello sport, iniziando con il basket e il baseball, e da lì per arrivare alla boxe la strada fu brevissima. La cosa curiosa è che il suo naso schiacciato, non fu causato dai pugni, ma da un incidente mentre giocava a baseball. Quella sera davanti a De Marco c’era una sorta di “mostro sacro”. Paddy veniva da Brooklyn, un quartiere povero dove abitavano molti italiani, mentre Carter era nato nel Bronx e aveva imparato fin da piccolo a servirsi dei pugni per difendersi e per attaccare. Era passato professionista, pur avendo 5 anni di più, un anno dopo rispetto a De Marco, ma aveva avuto una carriera intensissima con annate dai 10 ai 15 match. Era campione del mondo dal 25 maggio del 1951 quando battè prima del limite Ike Williams. Dopo in pratica combattè in difesa del titolo altre 7 volte (subendo una sola sconfitta ad opera di Lauro Salas, prontamente ripagata). Carter possedeva una potenza eccezionale per il suo peso, ed erano in molti a ritenerlo tra i primi 10 in una classifica dei migliori di tutti i tempi. I numerosi italoamericani presenti al match stavano in religioso silenzio, timorosi che Paddy non ce l’avrebbe fatta contro un avversario da molti soprannominato “Assassino”. Quando,però, a cominciare dalla quinta ripresa De Marco intensificò le sue cariche e i suoi ganci sembravano trovare un percorso preferenziale verso la mascella di Carter, il pubblico cominciò a scaldarsi e a prendere coraggio. L’italo-americano accettava pure gli scambi, dai quali ne usciva spesso vincitore, incamerando punti preziosi. Nelle ultime tre riprese (l’incontro era sulle 15 riprese) Carter, avendo capito di essere in svantaggio, costrinse l’avversario a scambi furiosi, ma Paddy replicò colpo su colpo e conquistò il titolo mondiale. Dopo si precipitò subito a casa dove l’aspettava la pizza con le mandorle e i fichi secchi, sua grande passione, preparata dalla madre per festeggiare. La sua “festa” durò poco più di 8 mesi perché Carter si prese rivincita e titolo battendolo per kot alla 14ma ripresa. Fu un match tremendo, che senz’altro incise nella sua carriera, per cui De Marco rimase pur sempre buon pugile, ma non raggiunse più i livelli di prima. |
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