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Fu argento olimpico a Roma 1960E' scomparso a 74 anni uno dei più grandi pugili italiani di sempre. Conquistò il titolo italiano ed europeo dei welter e quello mondiale di superwelter. Martedì i funerali.di Alfredo Bruno
Carmelo Bossi si confronta con l'americano Wilbert McClure nella finale olpimpica di Roma Le “medaglie romane” passano in blocco al professionismo facendo diventare gli anni ’60 vero cult della nostra boxe. Lo stile sparagnino di Carmelo non entusiasma e a Roma viene addirittura messo ko dal nigeriano Johnny Angel un peso medio a cui regala parecchi chili. Carmelo Bossi con il manager Libero Cecchi / foto: Vito Liverani Riprende la strada del successo che lo porterà a conquistare il titolo italiano dei welter superando Domenico Tiberia, una vittoria importante questa perché il ceccanese in quanto a furbizia e velocità di braccia non era secondo a nessuno. Un titolo che mette in luce le sue qualità che rispolvera pareggiando con il cubano Angel Robinson Garcia, evitato come la peste per la sua bravura. Carmelo Bossi e Jean Josselin al termine della loro difficile battaglia Carmelo ribadisce la sua superiorità su Tiberia e poco dopo a Sanremo compie un altro piccolo capolavoro superando un duro come Jean Josselin, il francese reduce dall’aver conteso il mondiale a Curtis Cokes. Ormai il dado è tratto e il milanese diventato uomo di classifica mondiale accetta qualsiasi sfida: in Sud Africa affronta Willie Ludick due volte per un Titolo Mondiale “locale”, perde ai punti ma per vincere avrebbe dovuto mettere ko il suo avversario. Trova disco chiuso per l’europeo contro Fighting Mack e Johann Orsolic. Sembra che il suo orizzonte non sia più luminoso, si riconosce la sua bravura, ma attua un tipo di boxe che non entusiasma. Il manager Libero Cecchi, un padre per Carmelo, e Rodolfo Sabbatini ottengono una chance mondiale con Freddie Little, il pugile di colore che fece sfigurare Sandro Mazzinghi ottenendo un polemico no contest. Carmelo Bossi in una fase del match mondiale combattuto con Freddie Little Little, che molti chiamano il professore, diventa campione mondiale dei superwelter nel 1969, titolo che difende con successo due volte. Teatro di questa sfida, che a molti appare azzardata, è lo stadio di Monza. Carmelo ancora una volta smentisce tutti e batte Little in maniera convincente, lo fa sul campo del “professore”: abilità, astuzia e scelta di tempo. Liquida successivamente il friulano Battistutta e vola ancora una volta in Sud Africa, dove stavolta viene superato da Pierre Fourie, presentatosi come superwelter, ma in verità era un mediomassimo come dimostrò disputando il mondiale contro gente del calibro di Bob Foster e Victor Galindez. Difende il titolo con un pari in Spagna contro Jose Hernandez, un pari casalingo come sarà la vittoria di Koichi Wajima in Giappone. Per trovare borse consistenti Bossi sembra condannato a combattere fuori dalle mura amiche. Carmelo Bossi non si risparmia contro Koichi Wajima al quale deve cedere il titolo mondiale Dopo Wajima Carmelo appende i guantoni al chiodo nel 1971 dopo quasi vent’anni. Una carriera da prim’attore contro avversari durissimi. Un fuoriclasse “taciturno” abituato a dire la sua sul ring contro tutto e tutti. Vent’anni fa circa fu colpito da un ictus, cosa che condizionò la sua vita, ma non intaccò la sua dignità di uomo schivo che non volle mai mettere in luce le sue grandi vittorie. Era nato il 15 ottobre del 1939, da professionista disputò 50 incontri (+ 39, -8, = 3). Alfredo Bruno ![]() |
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