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Dichiarazione pubblica comprovata da USADAVenerdì 11 settembre 2015 – Il pluricampione mondiale di boxe Floyd Mayweather Jr, alla vigilia del suo combattimento con Andre Berto, ha voluto esprimere precisazioni sulla sua dubbia condotta avuta sul test antidoping tenuto per il match con Manny Pacquiao. L’imbattuto pugile statunitense ha dichiarato testualmente: "Come già confermato dalla dichiarazione USADA (U.S. Anti-Doping Agency), non ho commesso alcuna violazione delle linee guida sul test di droga del Nevada o USADA (l’agenzia antidoping che ha curato i controlli per Mayweather Jr-Pacquiao). Seguo e ho sempre seguito le regole del Nevada e USADA, e lo standard di test anti-droga. Non dimentichiamo che io sono stato quello che sei anni fa che ha insistito per elevare il livello di test anti-droga per tutti i miei combattimenti. Di conseguenza, oggi più che mai vi è più test anti-droga e la consapevolezza della sua importanza nello sport del pugilato. Sono molto orgoglioso di essere un atleta pulito e continuerò a sostenere questa causa."- Floyd Mayweather La risposta ufficiale di USADA rilasciata il 10 settembre 2015 A causa di un vero e proprio fraintendimento dei fatti o di un desiderio intenzionale di trarre in inganno, numerose accuse infondate e false sono state mosse contro USADA negli ultimi articoli on-line. Sin dall'inizio, la missione unica di USADA è stata quella di proteggere lo sport pulito. In quanto tale, è un peccato ed estremamente deludente dover affrontare articoli crivellati di notevoli imprecisioni e travisamenti sulla base di voci non confermate e fonti anonime o auto-interessati che hanno incautamente mettere in discussione la nostra integrità. E' semplicemente assurdo suggerire che avremmo mai compromesso la nostra integrità per qualsiasi sport o l’atleta. Anche se gli articoli in questione contengono un gran numero di errori, i quali saranno affrontati al momento opportuno, riteniamo che sia importante correggere immediatamente il fatto riguardante la falsa idea che Floyd Mayweather ha violato le regole ricevendo una infusione IV (endovenosa reidratante) di soluzione fisiologica e vitamine. Come è stato già segnalato pubblicamente nel maggio di quest'anno da parte della Commissione Atletica dello Stato del Nevada (NSAC), il signor Mayweather ha chiesto e ottenuto un'esenzione a fini terapeutici (TUE) da USADA per infusione IV di soluzione salina e vitamine che è stato somministrata prima del suo combattimento del 2 maggio contro Manny Pacquiao. L’uso del signor Mayweather di IV non è stato vietato dalle regole NSAC in quel momento e non sarebbe una violazione delle regole NSAC oggi. Tuttavia, perché il signor Mayweather ha partecipato volontariamente al programma di USADA, e quindi soggetto alle norme del codice WADA (regolamento dell’Agenzia Mondiale Antidoping), ha ottenuto il passaggio all’ulteriore fase TUE (espressione inglese), per cui la successiva infusione endovenosa è stata somministrata per rimanere in conformità con il programma USADA. Anche se la richiesta del signor Mayweather è stata approvata solo dopo il match con il signor Pacquiao, i risultati di tutti i test erano già in loro possesso, in quando il signor Mayweather aveva già dettagliatamente informato USADA, prima di realizzare la reidratazione, in ordine ai componenti e alle quantità che sarebbero state utilizzate nella pratica dell’infusione IV. Successivamente, una volta firmata l’autorizzazione TUE, la Commissione Atletica dello Stato del Nevada (NSAC) ed il signor Pacquiao sono stati immediatamente informati, anche se la pratica non è vietata ai sensi delle norme NSAC. Nel corso degli ultimi sei anni USADA ha condotto programmi antidoping per oltre 45 combattimenti nello sport del pugilato professionistico, e ciascuno di questi programmi è stato condotto in conformità con il Codice WADA e le norme internazionali. Di conseguenza, ogni atleta che ha partecipato a uno dei nostri programmi ha accettato volontariamente di rispettare le norme del Codice WADA, fatto che costituisce l’adozione di protocolli di prova più rigorosi rispetto a quelli praticati prima. Nello sport del pugilato professionistico ci sono certamente coloro che appaiono impegnati a pervenire a programmi anti-doping autonomi ed eludere quelli esigenti attualmente in atto, e chi desidera portare avanti procedimenti che posizionano i propri interessi avanti agli interessi degli atleti. Nonostante questa opposizione, continueremo a dimostrare agli atleti puliti verso i quali operiamo, e a tutti coloro che condividono una concorrenza leale ideale, che rimaniamo impegnati nella nostra missione di proteggere l’integrità delle competizioni ed i diritti degli atleti puliti. Primiano Michele Schiavone |
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