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Una macchina da pugni che stordisce lo sfidanteLondra, Inghilterra, 14 dicembre 2013 – Il campione europeo dei pesi welter Leonard Bundu ha messo volontariamente in palio la cintura EBU contro l’inglese Lee Purdy e, dopo una prestazione di primissimo piano, ha riportato in patria l’alloro continentale. L’italiano ha fatto faville dinanzi alla stoica resistenza dello sfidante fino a vederlo sulla stuoia alla fine del confronto. Mancavano solo 7 secondi al termine della dodicesima ripresa quando l’arbitro tedesco Juergen Langos ha ritenuto di fermare il mulinare di braccia del campione sullo sfinito avversario. Purdy si era appena rialzato mentre il conteggio arbitrale andava avanti quando si è ritrovato nuovamente nella bufera e bene ha fatto l’arbitro a chiudere il match. L’italiano ha registrato la quinta difesa vittoriosa del titolo conquistato nel novembre del 2011. Professionista dal 2005, ha mantenuto il record immune da sconfitte con 30 trionfi (10 prima del limite) e 2 risultati di parità. A 39 anni compiuti Bundu ha combattuto con un vigore fisico che appartiene a colleghi molto più giovani di lui. Ora Bundu dovrà pensare alla difesa ufficiale che lo vedrà impegnato contro il connazionale Gianluca Branco, altro giovanotto di 43 anni suonati. Nell’ExCeL del quartiere londinese Dockland, il campione ha combattuto contro Purdy, 26 anni compiuti, con il manuale pugilistico alla mano. Ha iniziato il confronto lasciando intendere le sue non celate intenzioni di custodire la cintura europea ad ogni costo. Bundu è partito all’attacco, cambiando guardia, colpendo a due mani, sotto e sopra. Il più alto Purdy è stato colto sul tempo ed è rimasto sorpreso dalla velocità dell’italiano. Il campione ha sfoggiato tutto il repertorio appreso in tanti anni di pugilato, diretti per linee interne, ganci, montanti, tutti colpi caricati con la spalla, scagliati al viso ed alla figura con velocità e precisione. L’inglese ha usato la tattica di avanzamento con l’intento di bloccare l’italiano nello scambio a corta distanza e scagliare i suoi potenti colpi. A tratti vi è riuscito ma ha dovuto pagare un costo altissimo che lo ha portato al sacrificio descritto nell’ultimo round. Il timore paventato alla vigilia del match per l’italiano, rappresentato dal rischio di una ferita che lo ha tartassato negli ultimi combattimenti, è rimasto come un’ombra. Chi si è ferito è stato l’inglese che ha riportato nella seconda frazione un taglio sotto l’arcata sopracciliare sinistra, frutto di un preciso destro del campione. Mentre Bundu continuava a colpire a due mani con energia l’atteggiamento irridente dell’inglese si ripeteva puntuale alla fine di ogni ripresa. Il campione non è rimasto irretito dal comportamento spocchioso dello sfidante ed ha continuato a recitare la parte del migliore, fino in fondo. Bundu ha continuato con costanza a cambiare guardia, arretrando e colpendo, sempre con serie efficaci. Non ha concesso spazi allo sfidante e gli ha sempre rubato il tempo per rimanere preda delle azioni pesanti che si presentavano di tanto in tanto. Purdy ha continuato l’azione demolitrice con il montante sinistro al tronco pensando che il campione prima o poi avrebbe ceduto il passo. Bundu non lo ha fatto mai ed ha continuato a praticare il pugilato razionale che gli dava ragione, ripresa dopo ripresa, fondato sulla velocità dei colpi, sugli spostamenti con le gambe, ora a destra, ora a sinistra e all’indietro. Le azioni di attacco con colpi caricati erano seguite da spostamenti per trovare nuove posizioni da dove scagliare altri colpi pesanti. Certamente il match non si presentava come una “passeggiata” per l’italiano che dalla sesta ripresa ha mostrato i segni della lotta sotto l’occhio destro. Bundu continua a servirsi della guardia falsa per continuare il gioco tattico più favorevole. Nel settimo round il combattimento si è tradotto con azioni a corta distanza e l’inglese ha trovato gli spazi per affondare i suoi colpi maligni. Il campione ha continuato a picchiare ma è rimasto statico sulle gambe offrendosi al pugilato dello sfidante. Nell’ottavo tempo Bundu ha ripreso a spostarsi all’indietro lanciando colpi di sbarramento. Ha ritrovato la mobilità sulle gambe che gli ha permesso di apparire come un funambolo. Purdy non trovava il bersaglio che un secondo prima era a portata di pugni. Il campione si è ripresentato come una furia al suono del nono round. Ha ripreso a muoversi con agilità senza trascurare il fuoco di sbarramento. Il disorientato Purdy è caduto all’indietro ma non è stato contato dall’arbitro. L’italiano ha continuato a girare intorno all’avversario, colpendo a due mani. Nel finale l’inglese ha messo a segno colpi pesanti al volto del campione. La tattica dispendiosa di Bundu, l’unica possibile per frenare l’avanzata dell’inglese ha continuato a dominare lo scenario del decimo tempo. In alcune fasi l’inglese si è fatto pericoloso con le mazzate che affondava a due mani. Purdy ormai non aveva la velocità di esecuzione delle riprese precedenti, tantomeno la forza per prevalere. Le ultime due frazioni sono state interpretate con lo stesso canovaccio preparato dal clan italiano fino all’epilogo determinato a 2:73 della dodicesima ed ultima ripresa. Bundu non ha il classico pugno che mette fuori combattimento ma la sua determinazione e la continuità dei colpi utili a conseguire, alla lunga, risultati per fuori combattimenti. Dopo il polacco Rafal Jackiewicz, stesso nell’undicesima frazione, si è ripetuto in questa occasione. Purdy, 20-5-1 (13), ha chiuso l’anno con la seconda sconfitta prima del limite dopo quella patita lo scorso maggio contro l’americano Devon Alexander. La mancanza di movimento sul tronco lo ha esporto oltremodo alle folate poco potenti dell’italiano, ma sufficientemente precise per sommare il conto pesante del risultato anzitempo. In precedenza l’inglese Kevin Mitchell, 36-2-0 (26), ha vinto facilmente contro lo spagnolo Karim El Ouazghari, 15-4-2 (4), ingaggiato tre giorni prima per sostituire l’italiano Brunet Zamora, rimasto in Italia per motivi burocratici. Mitchell ha difeso la cintura IBF intercontinental dei pesi leggeri chiudendo il conto a 2:07 della nona ripresa. Il campione WBA interim dei pesi medi Martin Murray, 26-1-1 (11), ha superato ai punti in 8 riprese il bielorusso Sergey Khomitsky, 28-10-2 (11). L’ex titolare IBF dei pesi supergallo Jamie McDonnell, 23-2-1 (10), ha sconfitto il dominicano con licenza spagnola Abigail Medina, 9-3-2 (5), con decisione in 8 tempi. L’inglese Anthony Ogogo, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra, ha combattuta sulla distanza delle 6 riprese contro il connazionale Dan Blackwell, 5-26-0 (1). Ogogo, 4-0-0 (2), ha vinto ai punti. Primiano Michele Schiavone ![]() |
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