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A Milano, Sandro Mazzinghi campione del mondoQuarto italiano dopo Carnera, D’Agata e Loidi Primiano Michele Schiavone Il 7 settembre del 1963, nel Velodromo Vigorelli di Milano – dalla fine del 2000 denominato Velodromo Maspes-Vigorelli in onore del defunto ciclista Antonio Maspes, sette volte campione del mondo nella velocitą – veniva incoronato il quarto italiano campione mondiale di pugilato, dopo Primo Carnera, Mario D’Agata e Duilio Loi. Si trattava di Sandro (Alessandro) Mazzinghi, il secondo toscano dopo il citato D’Agata. L’italiano conquistava la cintura dei pesi medi jr, conosciuta anche come categoria dei pesi superwelter, togliendola allo statunitense Ralph Dupas, detentore dello scettro da cinque mesi, da quando l’aveva sottratta al connazionale Denny Moyer con una difesa all’attivo sostenuta contro lo stesso avversario due mesi dopo. Il campione di New Orleans iniziava la difesa del titolo con una tattica di rimessa basata sull’uso del sinistro di sbarramento. L’italiano, aiutato nella preparazione da Steve Klaus, mostrava maturitą, evitando di gettarsi nella lotta feroce. Usando la mobilitą sul tronco evitava i colpi dell’americano, poi lo avvicinava per colpire in modo razionale ed efficace. Gią nella prima ripresa un destro largo faceva tremare le gambe all’americano, portandolo a inciampare e a finire per un istante fuori dalle corde. A quel punto Dupas capiva che doveva cambiare tattica se voleva mantenere il titolo. Dal secondo tempo passava alla pratica di attacco per rubare il tempo allo sfidante che, dal canto suo, continuava a incalzarlo con discernimento. Con il passare dei minuti l’americano univa alla strategia tattica l’esperienza per creare problemi al toscano, ferito all’occhio sinistro e con il viso segnato da abrasioni. Mazzinghi non demordeva, anzi, alimentava sempre di pił il combattimento con la sua azione asfissiante, ma regolata con atti studiati in palestra e messi in pratica nella sfida milanese. Nella nona ripresa, mentre l’americano provava a lanciare il suo largo sinistro, che pił volte era entrato nella guardia avversaria, Mazzinghi scagliava il suo destro che andava a segno e faceva crollare al tappeto il campione. Mentre l’arbitro svizzero Rolf Neuhold scandiva il 6 del conteggio Dupas si alzava, ma mostrava gli occhi spenti e le braccia penzoloni, manifestazioni sintomatiche che lo obbligavano a fermare il confronto a 1:45. In quel preciso istante l’italiano si trovava sul tetto del mondo, ripagato di tutti i sacrifici sostenuti nei mesi precedenti l’incontro. In quel match l’italiano aveva fatto vede i progressi acquisiti, che lo ponevano sul piano di un autentico demolitore, capace di combattere in modo razionale, rischiando di meno ma sempre pronto a cogliere il risultato prima del limite. Aveva messo a frutto la tattica tesa a demolire l’avversario ripresa dopo ripresa, preparando il terreno per il colpo risolutore. Il campione di Pontedera, a un mese dal 25mo compleanno, aveva migliorato la serie dei trionfi portandola a quota 29 (19 anzitempo) contro 1 sconfitta. Il creolo Dupas, prossimo al 28mo anno di etą, lasciava il ring con l’insuccesso numero 19 a fronte di 100 risultati positivi e 6 verdetti di paritą. Primiano Michele Schiavone |
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