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Non basta il coraggio a Bruun, troppo fragile Di Donato.Caccia Tutto esaurito a Milano.Milano, 28 febbraio 2015 – Tutto esaurito al Teatro Principe di Milano per l’europeo superleggeri Di Rocco-Bruun e la cintura Latina WBC welter tra Caccia e De Donato. La seconda serata di qualità non ha tradito le attese, confermando la giusta intuizione di Alex Cherchi, giovane promoter che ha indovinato la formula ma ha pure un problema da risolvere: la limitata capienza della struttura, strapiena all’inverosimile, con molte richieste di biglietti inevase. “Mi hanno chiamato anche dalla Danimarca - ricorda - ma ho dovuto spiegare che i biglietti erano esauriti da tempo. Se ci fossero stati i posti, avrei raddoppiato gli spettatori. L’aspetto confortante è che i 600/700 presenti sono usciti soddisfatti al 100%. Lo spettacolo promesso non è venuto meno. Quello che la OPI2000 si è proposta lo stiamo rispettando. Mi auguro, visto l’interessamento dei media e del pubblico, si facciano avanti nuovi sponsor che credono in questo sport”. Michele Di Rocco esulta con la cintura europea / foto di Marco Chiesa A loro volta, i protagonisti diretti, ovvero i pugili, non sono venuti meno all’impegno, dando il meglio. Risposta importante, per far capire come la collaborazione tra organizzazioni e atleti è totale e responsabile. Michele Di Rocco (39-1-1) è stato di parola: “Vincerò prima del limite, debbo dare spettacolo per meritare l’applauso del pubblico”. Lo sfidante volontario Kasper Bruun (19-2-1) ha cercato in ogni modo di arrivare al traguardo dei 12 round. Niente da fare, nonostante il danese fosse partito deciso a smentire il pronostico, usando l’uno due veloce e preciso, sorprendendo il campione, che pensava ad una fase di studio. Di Rocco impiegava qualche secondo per riordinare le idee e attuare le contromosse. Michele Di Rocco attacca Kasper Bruun / foto di Marco Chiesa Messe in atto perfettamente, muovendosi sul tronco e guadagnando la giusta misura per usare il sinistro che apre la difesa dello sfidante, preparato alla perfezione, ma di livello inferiore. Bruun, per Di Rocco è un libro aperto, troppo scolastico e rigido, il che accentua l’impatto dei diretti e montanti che il campione inizia a snocciolare senza soluzione di continuità. Il match anche se a senso unico è piacevole e spettacolare, ma la demolizione appare implacabile. Primo segnale al quarto round. Un perfetto montante sinistro offende il fegato di Bruun. che si inginocchia ma riesce a recuperare in tempo. Di Rocco non ha fretta, il rivale ha coraggio e cerca l’impossibile rimonta. Di Rocco si allontana mentre l'arbitro inizia il conteggio di Bruun / foto di Marco Chiesa Impresa disperata. Al nono round la soluzione annunciata, Bruun è sfinito, altro conteggio e poi lo stop dell’arbitro inglese John Lewis, che ha diretto con estrema facilità, vista la correttezza dei due atleti. Brunn ha fatto l’impossibile per non arrendersi, ma questo Di Rocco è troppo bravo e motivato e come ha detto alla vigilia: “Il danese è solo una tappa intermedia, il mio traguardo è molto più avanti”. I Cherchi sono da tempo al lavoro per offrire all’umbro, l’opportunità iridata. Anche se prima di raggiungerla, potremmo vedere Michele ancora a Milano,in quel di maggio-giugno. L’altro clou tra Alex Caccia (13-1) e il mancino milanese Renato De Donato (14-3), vale non solo la cintura welter Latina WBC, ma il ruolo di sicuro protagonista nei programmi in prospettiva, cominciando magari dal tricolore che Moscatiello tiene saldamente in mano. Il match è intenso e piacevole, scorre sul filo dell’equilibrio apparente per cinque round, ma gli intenditori capiscono che la metamorfosi sta indicando nel ragazzo dal pizzetto alla D’Artagnan, l’uomo del destino. Caccia in una fase di attacco con il gancio sinistro De Donato dopo una buona partenza, sfruttando l’allungo e la bella scelta di tempo, incrociando gli attacchi frontali di Caccia, quando questi inizia a variare i colpi sopra e sotto, le difese di De Donato si affievoliscono e su un preciso destro al plexus De Donato deve farsi contare per ritrovare il fiato. Soluzione rinviata di pochi secondi, Caccia è spietato e preciso, colpisce volto e stomaco e per Renato lo stop dell’arbitro è la liberazione, evitando ulteriori danni. Lo sconfitto è il primo a complimentarsi con Caccia, che esulta giustamente per una vittoria importante e non scontata. “Mi alleno a Ferrara con un grande maestro come Max Duran, ma sono calabrese di Crotone, la mia terra vera. Questa vittoria la volevo fortemente, non solo per cancellare una sconfitta imprevista ma per dimostrare che Caccia non è una tigre di carta. Adesso mi rimetto al mio manager e al mio maestro per gli impegni futuri”. Il titolo italiano? “Non sarò certo io a rifiutare”. Alessandro Caccia con la cintura WBC Latino / foto di Marco Chiesa Il resto della locandina vede il croato Granic (3) battere il modesto montenegrino Kaludjeovic (3-12), entrambi a ritmo blando con netta prevalenza per il giovane massimo, dal fisico imponente. Vince anche il laziale Podda (5) dai nobili trascorsi in maglietta. Trova il brevilineo croato Benzon (10-9) che lo minaccia con la sventola destra, spesso a bersaglio. Podda porta tanti sinistri, peccato manchino il bersaglio nove volte su dieci. Solo nella sesta ripresa si vede qualcosa in più e Podda merita la vittoria. Come ha fatto Rondena (2) che ha picchiato niente male l’altro croato Behlulovic (4-26) 34 anni portati male, anche se fa onestamente il suo lavoro di collaudatore. Rondena cerca di attuare la tattica d’attacco, ma il mestiere del rivale spesso lo irretisce e il pur promettente giovanotto di Magenta non fornisce una prestazione entusiasmante. Vittoria larghissima, tanto impegno e sicuramente utile esperienza in prospettiva. Tornando alle parole di Alex Cerchi, le sottoscriviamo in pieno. Dichiarazioni che rispecchiano la situazione di una piazza come quella milanese, in passato capitale europea della boxe. E’ passato più di mezzo secolo, visto che l’epoca di Loi data agli anni ’60, seguita da quella di Parisi, anni ’90, poi il buio totale. Salvatore Cherchi ci ha provato in tutti i modi, affidandosi a quello che passava il convento, raschiando il fondo del barile, visto che dal 2000 ad oggi, l’incremento dei professionisti è stato totalmente assente. In questa situazione avere tre campioni d’Europa (Marsili, Di Rocco e Gianluca Branco) è un miracolo, col difetto d’origine della loro data di nascita. Inoltre il numero dei professionisti in attività è assai ridotto, ne abbiamo meno della Spagna. La Lega Pro Boxe, di recente nascita sta tentando un rilancio coraggioso, ma assai problematico, dovuto in particolare al disinteresse delle emittenti importanti, la RAI in prima linea, verso una disciplina che ha uno zoccolo duro consistente, ma disorientata per la mancanza di quella continuità che è alla base per assicurare ascolti e presenze in sala. Buccioni a Roma svolge un ruolo importante, ha coraggio e spera che qualche suo amministrato compia il salto di qualità. La vittoria di Ricci in Germania contro l’imbattuto Koelling è stata un bel tonico, ma al momento è la solita rondine che non fa primavera. Per amore di verità, l’avvocato romano da tempo opera come sta facendo Alex Cherchi, sia pure con meno atleti di vertice. C’è Mario Loreni col figlio, che ha la seconda scuderia italiana, dirige Bundu e Modugno, organizza in Italia ma anche per lui, sponsor e tv sono latenti. Sergio Cavallari, che merita grande rispetto per il coraggio di proporre match non facili per i suoi amministrati, sembra aver tirato i remi in barca, limitandosi ad organizzare riunioni locali. In questo momento la OPI2000 gioca il tutto per tutto sui fronti più disparati, potendo contare sull’80% della forza italiana professionistica e un rapporto importante di Salvatore e ora anche di Christian, con le varie sigle, in particolare il WBC. Giuliano Orlando |
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