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Paolo Rosi batte Salvatore Furcinitidi Alfredo Bruno
Un giovane stempiato che sembrava avere dei mattoni al posto delle mani. Un puledro scalpitante che non riusciva a esprimere la gran carica che aveva dentro. Quella sera incontrò Salvatore Furciniti, un pugile romano. Il match terminò con la netta vittoria del reatino, furono sei riprese caotiche dove l’ardore agonistico la faceva da padrone. Nessuno avrebbe pensato che quel pugile avrebbe fatto tremare i più forti leggeri del mondo, che avrebbero fatto di tutto per evitarlo. In Italia disputò 13 incontri, subendo una sola sconfitta. Poi alla fine del 1952 si stabilì in America e il suo modo di combattere piacque subito al pubblico, l’arbitro da quelle parti interveniva poco e se non eri bravo erano dolori. Quello che sbalordì fu la sua potenza, persino negli allenamenti gli sparring giravano al largo da lui. Per circa 10 anni combattè sui ring americani non guardando per il sottile qualunque fosse il suo avversario. Chi lo affrontava difficilmente accettava di incontrarlo nuovamente. Divenne un idolo per gli italo-americani. In poco tempo salì ai vertici della classifica nei leggeri. "Il bombardiere calvo" affrontò nella sua incredibile carriera i più forti in senso assoluto e lo stesso Duilio Loi era poco propenso ad affrontarlo. Sarebbe stato molto interessante vederlo affrontare oltre al triestino anche gente del calibro di Visintin e Garbelli. Dal canto suo Rosi in quei dieci anni affrontò ben 5 campioni del mondo (Flash Elorde, Carlos Ortiz, Eddie Perkins, Joe Brown e Carlos Hernandez). Il 3 giugno del 1959 ebbe la sua chance mondiale con Joe Brown perdendo per ferita al nono round quando era in vantaggio, le ferite al sopracciglio furono il suo "tallone d’Achille". Un solo pugile riuscì a metterlo giù, parliamo del venezuelano Carlos Hernandez, che lo colpì a freddo nel primo round. La sua unica vera sconfitta prima del limite coincise con l’addio alla boxe nel 1962 con un record di 37 vittorie, di cui 15 prima del limite, 10 sconfitte e 2 pari. |
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