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LEONARD BUNDU, POTENTE CONFERMA EUROPEA

 

 

Prestigiosa vittoria di Bundu per ko

di Alfredo Bruno

ROMA, 6.4.2013 – La serata romana, se ce n’era bisogno, ha fugato ogni residuo dubbio sulle qualità di un campione come Leonard Bundu. L’ultimo si è dissolto di fronte al terrificante montante al fegato che ha paralizzato le forze di Rafal Jackiewicz, crollato al tappeto dolorante ben oltre il conteggio dei 10”, e di uno scatenato gruppetto di tifosi polacchi, che ha sostenuto il proprio campione per tutto il match. Questo è lo sport e la sua legge,a fronte di un vincitore c’è sempre uno o più sconfitti. Ci ha guadagnato lo spettacolo, perché altrimenti la serata, preparata da Mario Loreni ed Enrico Romanella, sarebbe stata catalogata con la voce  “fiacca”; e probabilmente avrebbe corso ancora di più il rischio se il discreto pubblico, accorso al “Tendastrisce”, avesse dovuto assistere ad un match di poche riprese. Per fortuna le riprese sono state 11 e il pubblico ha potuto vedere quanto vale la vera boxe e come riesce a solleticare le corde del nostro entusiasmo. Bundu, come dicevamo ha fugato ogni dubbio e stavolta è andato oltre, presentandosi al cospetto degli intervistatori Fabio Panchetti e Alessandro Duran con il volto meno segnato degli ultimi suoi incontri disputati di fronte ad avversari non paragonabili certo alla levatura di Jackiewicz. La fragilità dei suoi sopraccigli stavolta è andata “delusa”, anche questo fa parte del suo match capolavoro ed è stata, pur con una boxe aperta e invitante, un limpido segnale di bravura a non farsi colpire e soprattutto a non farsi danneggiare. Il campione lo vedi anche da questo oltre che all’ultima stoccata da matador inflitta allo sfidante.
 
Bundu esulta mentre l'arbitro dichiara l'out foto di Andrea Migliorati
 
Il match è partito agli ordini dell’arbitro inglese Philip Edwards con pochi tatticismi, perché ognuno ha attuato la boxe che conosceva a menadito. Fasi di studio pochissime, tensione tantissima, perché i due si giocavano le carte con l’intera posta di una prestigiosa carriera. Bundu scattante e attento prendeva subito in mano le redini del match di fronte ad un avversario coperto e pronto alla replica d’incontro con colpi secchi. Jackiewicz rappresenta un bersaglio mobile difficile da colpire, Bundu ci prova in tutti i modi con colpi isolati e con serie rapidissime, la sua specialità. Il fiorentino in pratica conduce la danza per tutte le riprese, ma alla resa dei fatti, usando la bilancia del farmacista, potevamo dargli, conti alla mano, ½ punto ad ogni ripresa, l’altra metà se la meritava per aver imposto il match sulla pressione continua e su un ritmo, che pian piano indeboliva le certezze del polacco, sempre pericoloso. Che qualcosa si stava incrinando nella corazza di Jackiewicz lo si capiva alla nona ripresa quando faceva cenno di essere stato colpito basso da Bundu, sinceramente avevamo visto un colpo al corpo. La cattiva notizia per lo sfidante è che il campione sembra invece aumentare il ritmo caricando con più veleno i suoi colpi. Il suo cambio di guardia continua disorienta un avversario i cui riflessi sembrano in debito. All’11mo round dopo appena 1’21” il capolavoro del montante sinistro al fegato, marchio inconfondibile del fuoriclasse. Arriva il ko e il pubblico finalmente esplode all’unisono…Roma ha trovato il Campione e la storia della noble art, coi suoi corsi e ricorsi, continua.
Diciamo subito a scanso di equivoci che il match di Bundu ha salvato la serata e da solo, con il suo svolgimento e drammatico epilogo, ha giustificato il prezzo del biglietto. Per il resto un po’ di noia e delusione è affiorata con il contorno.
 
L’età e l’assenza dal ring purtroppo hanno messo in luce alcune verità che appartengono alla legge del tempo. Il primo a pagarne le spese è stato Gianluca Tamburrini, un fisico ancora prestante per i suoi 40anni, ma una mascella fragile, che già era stata un campanello d’allarme negli incontri precedenti. Viene facile dire che il romano di fronte al giovane triestino, Fabrizio Leone, abbia pagato la dura legge del tempo. Dopo 2’10” un diretto sinistro allertava Tamburrini che veniva pescato dal gancio destro, un ko impressionante, ma una ricetta dove c’è scritto per Gianluca: “Basta con la boxe”. La sua passione può essere tranquillamente coltivata organizzando e insegnando, cose che sta già facendo con buoni risultati.
 
Altro rientro eccellente era quello di Michele Orlando, tra l’altro uno dei pochi vincitori di Bundu da dilettante. Il siciliano di Setteville ha mostrato in pieno cosa vogliono dire di cinque anni di lontananza dal ring presentando la classica pancetta della tranquillità quotidiana. Jorge Ortiz, colombiano di 43 anni, concede il bis al suo antico rivale; infatti 14 anni fa a Piove di Sacco i due si erano già incontrati e la potenza micidiale di Orlando aveva avuto il sopravvento. Molta acqua è passata sotto i ponti e Ortiz con il suo grande mestiere ha ammortizzato i colpi dell’avversario svicolando con abilità dalle situazioni più pericolose. Pian piano Michele, sollecitato da numerosi fans e colleghi di lavoro, acquistava più sicurezza e scioltezza, vincendo senza discussioni su quello che è apparso un buon sparring.
 
Tempi duri anche per Ortiz, costretto “al doppio lavoro”, visto che poco dopo lo vediamo all’angolo di Carlos Ramon Mairena, ultimo arrivo dal Nicaragua, e suo esordio italiano di fronte a Samuele Esposito, una sorta di Mike Tyson dei superleggeri ed ex campione italiano. Mairena non dispiace, ha un concetto chiaro della boxe: buona difesa e buon gioco di gambe. Due qualità che lo tengono lontano dai guai fino alla sesta ripresa quando Esposito alla ostinata ricerca del colpo duro lo costringeva ad inginocchiarsi nella sesta ripresa per essere contato, pochi duri colpi ancora e il naso sanguinante del nicaraguense richiede l’intervento del medico per il quale il match è concluso per ferita.
 
La serata era aperta da due match dilettantistici. Tra i 75 kg. Scaringella (Body Fight) si dimostrava più vario rispetto a Guainella, pugile solido e battagliero.
Toccava quindi ai supermassimi con Carbotti (Casalbruciato), una giovane promessa guidata all’angolo da Alessio Lucciarini, e il romeno Pascu proveniente dall’Abruzzo. Carbotti vinceva tranquillamente, permettendosi di curare oltre alla sostanza la qualità, tecnicamente parlando e logicamente virgolettato.

 

 

 

 

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