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Una parabla particolare, in tutti i sensidi Alfredo Bruno
L’8 marzo del 1971 tutto il mondo seguì il match tra Joe Frazier e Mouhammad Alì, anche in Italia le televisioni in bianco e nero rimasero accese fino alle 6 del mattino quando il match terminò dopo 15 riprese con la vittoria del campione, ribadita da un gancio sinistro all’ultimo round che inviò al tappeto lo sfidante e fu il suggello di una vittoria e di un match che fece epoca. Frazier fu il suo grande antagonista e con il passare degli anni il suo grande amico. Alì vinse dopo per ben due volte in battaglie indimenticabili, ma il suo capolavoro lo compì contro George Foreman, una montagna che aveva frantumato in poche battute Joe Frazier e Ken Norton. Fu una strategia che Alì cominciò dal lato psicologico con le sue dichiarazioni di fuoco e sul ring completò svuotando le energie di Big George con una condotta di gara intelligente che causò un dispendio di energie da parte del suo avversario, fino a quando nell’ottavo round portò il suo attacco definitivo come il torero con il toro. Quel match fu considerato il capolavoro di sempre. Il decalogo di come l’intelligenza avesse avuto ragione della forza bruta. “The Greatest” come ormai veniva chiamato e riconosciuto sembrò dominare la scena dentro e fuori del ring. Molto seguiti i suoi tre matches con “il marine” Ken Norton, che si tolse il lusso di superarlo dopo avergli rotto la mandibola. Una sofferenza indicibile, ma Alì riusci ugualmente a terminare il match e a prendersi la rivincita in altre due occasioni. Dominò la scena mondiale fino al 1978 anche se il suo fisico mostrava qualche crepa come avvenne contro Leon Spinks. Non stava più bene e qualche avvisaglia del suo male si cominciava a intravedere, anche se tenuto nascosto. Provò un rientro ma Larry Holmes e Trevor Berbick lo ridimensionarono, ma lo fecero in punta di piedi per non umiliare un monumento. Alfredo Bruno ![]() |
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